Grande Cauriol (30/6/2002).

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Per anni il Monte Cauriol era stato una delle mete che più desideravo raggiungere in una delle mie escursioni in montagna, ma per un motivo o per l'altro non ero mai riuscito ad andarvi.

Di motivi per questa mia predilezione ce n'erano parecchi, in effetti: l'importanza storica di quella cima, la sua imponente sagoma piramidale che chiude la sfilata di cime che fiancheggiano la Val di Sàdole, il fatto stesso di trovarmi tanto di frequente nei suoi pressi e, ultimo ma non ultimo, il fatto che non sia particolarmente difficile raggiungerne la vetta.

Un po' di geografia.

Il Cauriol (m. 2499 slm) si trova in Trentino, nel centro della catena montuosa del Lagorai, che si sviluppa in direzione est-ovest e separa con un'aspra barriera di basalto la Valle di Fiemme dalla Val Sugana.

La Valle di Sadole con la Busa Alta, il Cardinal, i due Cauriol ed il Passo Sadole, appena visibile sulla destra

La malga Sadole vista dalla mulattiera per il Passo Sadole

Il modo più semplice per raggiungerlo è da Ziano di Fiemme, seguendo le indicazioni turistiche per la Valle di Sadole e risalendo la strada, molto ripida e tortuosa ma per lo meno asfaltata nella prima metà, che in circa otto chilometri porta alla malga Sadole, dove si può lasciare la macchina.

La Valle di Sadole è una profonda spaccatura disposta in direzione nord-sud, boscosa nella parte inferiore e circondata da una serie di aspre e spettacolari montagne. Sulla destra salendo (sinistra orografica) c'è il lungo costone del Mandriccione, mentre sulla destra si susseguono le vette del Canzenàgol, della Busa Alta, del Cardinal ed infine del Cauriol e del Piccolo Cauriol, accanto al quale la valle termina nel Passo Sadole, antica via di comunicazione con la Valle di Vanoi e la Val Sugana.

Un po' di storia.

Durante la Prima Guerra Mondiale lungo lo spartiacque del Lagorai ebbero luogo molti sanguinosi scontri fra i nostri Alpini e le forze Austro-ungariche: in particolare, il 26 Agosto 1916 i soldati dei battaglioni Feltre, Valbrenta e Monterosa attaccarono da sud le pendici del Cauriol e riuscirono a raggiungerne la vetta il giorno successivo, respingendo poi il 3 Settembre il contrattacco austriaco lanciato dal vicino Piccolo Cauriol.

I combattimenti proseguirono nei due mesi seguenti in direzione del vicino Monte Cardinal, ma in seguito le operazioni vennero forzatamente interrotte a causa del tempo inclemente ed i due eserciti rimasero a fronteggiarsi in una guerra di posizione, bloccati da un inverno eccezionalmente rigido e nevoso.

Nell'Ottobre 1917 la zona venne infine abbandonata dalle nostre forze a seguito della rettifica del fronte conseguente alla rotta di Caporetto, lasciando complessivamente sul campo circa 10000 caduti da parte italiana e pressochè altrettanti da parte austriaca, vittime sia della guerra che del terribile inverno precedente.

La mia escursione.

Per la verità, la mia giornata non inizia nel migliore dei modi: le previsioni del tempo sentite il giorno prima erano piuttosto scoraggianti e quando alle sei del mattino mi sveglio e guardo fuori dalla finestra per controllare la situazione, giù a Ziano di Fiemme, vedendo le nubi scure che coprono del tutto il cielo finisco per decidere di lasciar perdere e di tornarmene a letto. Mi sveglio poi nuovamente alle otto e trovo che il tempo è migliorato abbastanza da indurmi a decidere in quattro e quattr'otto di prepararmi ed andare.

Accelerando il più possibile i preparativi, finalmente mi metto in macchina per affrontare la ripida e tortuosa strada che dal paese porta alla Malga Sadole, a quota 1600, dove una sbarra impedisce il passaggio alle automobili: parcheggio lì, metto le pedule, controllo lo zaino e parto per la mia escursione. Naturalmente, per non perdere altro tempo evito di entrare nel rifugio e mi incammino subito lungo la ripida ma comoda mulattiera che risale la valle.

Dalla malga al Pian delle Maddalene il percorso è breve: come al solito, lì ci trovo le mucche della malga al pascolo. Con un po' di sorpresa mi accorgo che gli animali sono sorvegliati da un filippino, anzichè dal tradizionale ragazzino del posto: segno dei tempi che cambiano!

Il Cardinal

Proseguo e supero l'indicazione per la salita al Cardinal, che torreggia maestoso sulla mia sinistra con la sua caratteristica sagoma a trapezio: quell'ascesa dovrà però aspettare, anche perchè non è di quelle che è opportuno affrontare da soli.

Dopo il Pian delle Maddalene inizia il lungo falsopiano che conduce fino alle sorgenti del torrente Sadole, dove finisce la parte riposante del percorso: a quel punto infatti la mulattiera si restringe e comincia ad inerpicarsi sul lato destro della valle (ossia il lato sinistro orografico). Sono troppo impegnato a camminare a passo sostenuto per avere modo di alzare gli occhi, ma so che così facendo potrei vedere la grande sagoma piramidale del Cauriol troneggiare sulla desolata distesa del ghiaione che la gente del posto chiama il Maseròn.

Finalmente, dopo un'ora e venti dalla mia partenza dal rifugio raggiungo il Passo Sadole: purtroppo, sono un po' più stanco di quanto sarebbe stato opportuno, ma avevo deciso che sarebbe stato importante raggiungere nel più breve tempo possibile il passo, perchè solo lì avrei potuto decidere in base alle condizioni atmosferiche se avrei potuto proseguire oppure no.

Mi concedo una sosta per bere un po' di integratore salino e per mangiare una tavoletta di destrosio ed intanto cerco di capire che tipo di evoluzione avrei potuto aspettarmi dalle condizioni meteorologiche. Dopo un po' di incertezze ed un'analisi delle possibili mete alternative decido: si va!

Mi rimetto in marcia, questa volta a passo più misurato, e mi incammino lungo la cosiddetta "Via Italiana", che in base alle informazioni in mio possesso risulta essere meno dura della "Via Austriaca". Il sentiero inizialmente corre a mezza costa ed in leggera salita attorno al Piccolo Cauriol, che incombe sulla mia sinistra come un incubo di scure rocce dentellate. Alla mia destra invece il pendio erboso scende ripido verso la Valle di Vanoi ed il mio pensiero non può fare a meno di correre ai nostri Alpini che in un giorno di tarda estate di più di ottant'anni fa lo risalirono allo scoperto sotto l'infuriare del fuoco nemico.

Il tratto tranquillo del percorso però finisce presto: all'improvviso il sentiero si impenna e prende a risalire il ripido versante della montagna. Raggiungo così il bordo di un pianoro e mi trovo così al cospetto del Grande Cauriol, che ai miei occhi sembra quasi stia attendendo la mia visita come un gigante bonario: lo vedo grande e bello, per nulla minaccioso ma neppure intenzionato a rendermi la vita facile.

Sembra quasi che voglia dirmi: - Sono qua. Non farò nulla per ostacolarti il cammino, ma nemmeno per facilitarti le cose: se vuoi raggiungere la mia vetta devi trovare la forza dentro di te, da solo. - Strano ma vero, nemmeno per un istante lungo il percorso mi capiterà di dubitare del fatto di riuscire.

Il Cauriol, visto dalla Via Italiana

Il Piccolo Cauriol, visto dalla Via Italiana. Sulla destra, la Selletta Carteri

Alzando gli occhi, alla mia sinistra vedo i pinnacoli di basalto del Piccolo Cauriol ed alla mia destra la sagoma triangolare del Grande Cauriol. In mezzo fra di essi c'è l'ampia insellatura che sarà la prossima tappa lungo il mio percorso: la Selletta Carteri, dal nome di un ufficiale italiano che in quel luogo con i suoi soldati compì atti di eroismo durante i combattimenti. In lontananza vedo le minuscole sagome stagliate contro il cielo di alcune persone che mi hanno preceduto sulla sella: la cosa mi provoca anche un certo sollievo, pensando di non essere dopotutto l'unico pazzo ad avventurarsi in un luogo tanto sperduto in una giornata di tempo incerto.

Ripreso fiato, proseguo lungo il sentiero che, attraversato il piccolo pianoro, si impenna subito con secchi zig-zag lungo il costone scosceso, al punto che negli ultimi dieci o venti metri devo aiutarmi un paio di volte con le mani per non scivolare all'indietro.

Il Cardinal, dalla Selletta Carteri. Giù per il ghiaione, la Via Austriaca

Il Cauriol, dalla Selletta Carteri

Non appena oltrepasso con lo sguardo il crinale della sella, la vista imponente che mi si presenta davanti già da sola mi ricompensa della fatica spesa: proprio di fronte a me si staglia infatti la possente massa del Monte Cardinal, che insieme ai due Cauriol domina la distesa di pietre del Maseron, in una visione che grazie alle nuvole scure che assediano le vette ha un sapore quasi di bolgia dantesca.

Alla Selletta Carteri una pausa per riposare si impone: resto quindi una buona ventina di minuti a chiacchierare con altri escursionisti, a rifocillarmi ed a fare foto del paesaggio e di un piccolo altare di sassi sul quale spicca una suggestiva croce fatta con i supporti dei fili spinati.

Quando comincio a sentirmi un po' più in forze, la voglia di raggiungere la vetta mi riprende: mi rialzo, mi risistemo addosso lo zaino e con passi molto misurati mi incammino verso la base dell'ultima rampa, quella che mi condurrà alla vetta, circa centocinquanta metri più in su.

La salita è ancora ripida, ma è comunque meno dura che nel tratto prima della Selletta Carteri. Tuttavia ora il sentiero si è fatto più pericoloso, anche se di tratti veramente esposti non ce ne sono, e quindi devo prestare maggiore attenzione ad ogni passo, sostando frequentemente per riprendere fiato e per studiare il percorso: una scivolata può sempre capitare e le conseguenze in quel tratto potrebbero anche essere molto serie.

Dopo una mezz'ora di ascesa noto con un certo stupore che il sentiero, anzichè proseguire zigzagando su per il fianco del monte, all'improvviso piega verso est per aggirarlo: so che non dovrebbe mancare molto alla vetta, ma quando supero una sporgenza ed alzo gli occhi rimango un po' sorpreso nel vedere la croce sommitale appena qualche metro sopra di me!

Ce l'ho fatta! Alla faccia del fiato corto e della vita sedentaria, sono riuscito a raggiungere la vetta del Cauriol!

La Val di Sadole dal Cauriol, con la malga ed in lontananza l'abitato di Predazzo

Sulla vetta del Cauriol!

Accanto alle lapidi commemorative

Malgrado la giornata non ideale, siamo in una decina in cima alla montagna, tutti più o meno appollaiati sui grossi sassi che ne ricoprono disordinatamente la sommità: prima ancora delle lapidi, un segno evidente della violenza dei cannoneggiamenti che martoriarono le rocce di quella vetta.

In confronto all'andata, il ritorno è sempre meno duro... ma non di molto!

Per la discesa scelgo di seguire la "Via Austriaca", così da completare il giro della montagna. Capisco subito perchè questa via è considerata più dura: il percorso seguito all'andata in effetti è parecchio più ripido, ma è anche più breve ed il sentiero è più liscio, mentre da questa parte il tracciato è un classico spaccagambe che discende con ampi tornanti un ghiaione interminabile che in fondo va a confluire nel Maseron.

Attraverso il Maseron, lungo la Via Austriaca

Strada militare austriaca nei pressi del Passo Sadole

Insomma, ringrazio il Cielo per aver scelto questa strada per la discesa anzichè per la salita! Tuttavia, anche così quando raggiungo il fondo mi sento le gambe un po' malferme e le ginocchia infiammate che mi stanno urlando nei nervi tutto il loro dolore...

La marcia diviene così sempre più penosa: l'obiettivo ormai è stato raggiunto, mi sento appagato e, anche se il tempo si è intanto messo al bello, non vedo l'ora di raggiungere mia moglie al rifugio Cauriol, giù alla malga Sadole. Dopo un'interminabile discesa, trovo finalmente sollievo alla base della balza del Maseron, dove il torrente Sadole sgorga dalle rocce.

Sulla via del ritorno, guardando indietro verso i due Cauriol

Faccio il pieno di acqua fresca e mi siedo a riposare ed a rinfrescarmi, godendomi intanto il silenzio pressochè assoluto e la pace di quel luogo.

Che altro c'è da raccontare? Nulla, credo: c'è solo ciò che di questa giornata è rimasto dentro di me e che non è nemmeno cosa facile da esprimere. Credo anzi che ciascuno abbia le proprie sensazioni personali e che non sia forse nemmeno giusto esternarle: è meglio piuttosto che ognuno di noi si sviluppi le proprie senza essere influenzato dai racconti di altri.

La Baita Cauriol

Una cosa sola resta forse da citare: la fetta di strudel di mele fatto da mia cognata, giù al rifugio, che mi sono divorato con soddisfazione al mio ritorno alla base!