Praga e Boemia

12 - 28 agosto 2000

 

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Mappa della Repubblica Ceca con il nostro itinerario

Il giro in Boemia, con particolare riferimento a Praga, era nel nostro programma di viaggi già dal 1996, anno nel quale facemmo la nostra prima esperienza come camperisti (a noleggio). In quell'occasione la visita della Repubblica Ceca andò in fumo a causa della ben nota lentezza della nostra burocrazia, che impiegò oltre un mese in bassa stagione per rilasciare il passaporto a mia moglie: fu così che ci trovammo costretti a ripiegare su un comunque più che soddisfacente giro dell'Austria. Ammaestrati dalla precedente esperienza, questa volta invece i documenti erano già da tempo a posto e quindi il tanto atteso viaggio potè avere luogo come previsto.

Tanto per cominciare, devo dire che si è trattato della più travagliata fra le esperienze di viaggio vissute finora. Anzi, mi auguro di poter un lontano giorno dire che si sia trattato della nostra più travagliata esperienza in assoluto, viaggi futuri compresi!

Per la descrizione di questo nostro giro di Praga e della Boemia Meridionale ho intenzione di discostarmi in qualche misura dall'usuale schema basato su un diario giornaliero, impostando buona parte del resoconto su una struttura descrittiva più globale.


La Repubblica Ceca, un Paese in cammino.

Ecco, questa è in quattro parole la mia impressione complessiva sul giovane Stato che abbiamo parzialmente visitato.

Già il primo impatto nel varcare la frontiera fra l'Austria e la Repubblica Ceca è stato per me piuttosto traumatico: in un certo modo mi è sembrato di aver fatto un salto indietro nel tempo fino all'epoca della mia infanzia, quando l'Italia, da non molti anni uscita da una guerra disastrosa, stava arrabattandosi con pochi soldi e molta buona volontà per rimettersi in sesto.

I giorni successivi in effetti non hanno fatto che confermare questa sensazione: un po' dappertutto abbiamo visto segni di un tenore di vita medio decisamente inferiore al nostro ed effettivamente paragonabile a quello che vi era in Italia fra gli anni Cinquanta e Sessanta, ma in mezzo alle case spesso squallide e talvolta perfino fatiscenti, alle vecchie Skoda sgangherate, alle persone dallo sguardo cupo, abbiamo visto inequivocabili segni di ripresa, sia a livello di collettività che di singoli cittadini.

Mi sembra comunque opportuno sottolineare, a scanso di equivoci, che in quanto affermo non vi è la benchè minima intenzione critica: al contrario, nelle mie parole vi è semmai l'opposto intento di elogiare gli sforzi di un popolo che a mio modo di vedere sta facendo del proprio meglio per lasciarsi in fretta alle spalle un passato difficile.

Sulle strade della Repubblica Ceca.

Le strade della Repubblica Ceca sono in qualche modo un buon esempio della situazione di transizione in cui versa il Paese.

La maggior parte delle strade statali ceche è costituita da tracciati piuttosto stretti, tortuosi e dal fondo alquanto malconcio. L'unica autostrada che ho percorso, ossia quella che collega Praga a Brno (ma credo che ve ne siano un paio d'altre di lunghezza inferiore in giro per il Paese), è in compenso di qualità soddisfacente sia come larghezza che come asfaltatura e semmai è carente solo dal punto di vista della segnaletica e del numero di stazioni di servizio presenti.

Quello che è invece uno spettacolo sono i veicoli che percorrono quelle strade: si va dalle grosse cilindrate tedesche nuove di fabbrica ai patetici sfascioni Skoda e Trabant risalenti ai tempi della Cortina di Ferro, per non parlare di certi camion rattoppati e senza alcuna speranza di superare il più indulgente dei controlli antinquinamento.

Ci sono poi due cose importanti da notare a beneficio di chi viaggia per le strade ceche.

La prima cosa riguarda la cattiva qualità del gasolio in vendita nel Paese, talmente scadente da finire per provocare problemi abbastanza seri nel funzionamento del motore del nostro camper, come racconterò più avanti. D'altronde, non so se fosse per colpa del carburante scadente o che altro, ma non ho mai visto altrove così tanti veicoli fermi con il cofano aperto ed in bella evidenza il deretano del proprietario chino sul motore defunto!

La seconda cosa, anche più grave, è che molto spesso i passaggi a livello o non sono segnalati affatto o sono provvisti solo della croce di Sant'Andrea. Perfino sulla statale che collega Linz a Praga passando per Ceske Budejovice, che è ovviamente un'arteria di primaria importanza, sono stato colto di sorpresa dall'improvvisa fermata del veicolo che mi precedeva: abituato come ormai sono da anni alla presenza delle sbarre ad ogni passaggio a livello, al primo attraversamento ferroviario appena valicato il confine non avevo neppure notato nè le rotaie attraverso la strada, nè la croce di Sant'Andrea!

Donne belle e uomini ingrugnati.

A quanto pare, la Repubblica Ceca è un Paese di colossi: omaccioni lunghi e larghi e gigantesse dalle gambe vertiginose. La taglia media della popolazione in effetti è decisamente cospicua, ma quello che ci ha colpito di più in realtà non è stato tanto il loro aspetto fisico quanto piuttosto il loro atteggiamento.

Abbiamo notato infatti una profonda differenza fra il comportamento dei maschi e quello delle femmine: indipendentemente dall'età, i primi ci sono apparsi tendenzialmente molto chiusi, talvolta addirittura al limite dell'ostilità, mentre le seconde, salvo forse solo le più anziane, erano spesso piuttosto estroverse e disposte a mettersi in mostra sia dal punto di vista dell'atteggiamento che dell'abbigliamento. Devo ammettere che quest'ultima cosa non mi faceva particolarmente dispiacere, in particolar modo per quanto riguardava le più giovani: lunghi vestiti semitrasparenti, mini-minigonne su cosce slanciate e scollature da vertigine non sono mai state visioni che mi dessero particolarmente fastidio! L'abbigliamento maschile invece era sovente dimesso e talvolta addirittura al limite del disgusto, con indumenti in cattivo stato, molto sporchi ed indossati con estrema trascuratezza.

Ci siamo spesso chiesto senza trovare una risposta definitiva il perchè di questa così eclatante differenza. La migliore ipotesi che siamo riusciti a mettere insieme è stata di un diverso atteggiamento nei confronti della mutata situazione del Paese: da un lato i maschi sembrano ancora condizionati dal passato e diffidenti nei confronti del domani, mentre dall'altro le femmine paiono piene di ottimismo ed aperte alle novità..

Per finire, ho notato un'ulteriore e gradevole particolarità nel comportamento delle donne boeme. Come tutti noi maschi italici ben sappiamo per esperienza diretta, se da noi un uomo viene colto in flagrante con gli occhi fissi su una donna (anche se il tizio è semplicemente caduto in catalessi...) viene da costei abitualmente punito con un'occhiataccia seguita da un rapido e sprezzante volgersi in un'altra direzione. Ben che vada, un'espressione infastidita non gliela toglie nessuno! In Boemia invece solitamente non avviene così: ho notato che spesso la "vittima" degli sguardi maschili contraccambia apertamente lo sguardo, non di rado con un'espressione vagamente canzonatoria ma senza traccia di astio, tipo: "Ti piace quello che vedi, eh? Guardare ma non toccare!". Paese che vai... Esaminata la cosa con mia moglie, siamo giunti alla conclusione che l'atteggiamento delle donne ceche sembra essenzialmente manifestare un senso di gratificazione per l'ammirazione ricevuta. Quello che è certo è che così se non altro uno non si sente un maiale pervertito per il solo fatto di aver inquadrato una sagoma femminile per più di una frazione di secondo!

Praga, splendida città o mito sopravvalutato?

Ecco, questo è proprio un bel quesito!

In effetti sia mia moglie che io, suggestionati dalle informazioni raccolte, eravamo partiti alla volta di Praga con l'idea di andare a vedere la più bella città d'Europa, sia sotto il profilo monumentale che per l'atmosfera che la pervade. Secondo me, tutta questa grancassa non ha fatto un buon servizio nè a noi, nè a Praga.

L'impressione che noi ne abbiamo ricavato è stata infatti quella di una città molto bella e sicuramente degna di essere visitata, ricca di monumenti e molto viva, ma nulla di più. Per quanto mi riguarda, fra le città che ho avuto modo di visitare riesco immediatamente a pensarne almeno due, Parigi e Venezia, che vincono tranquillamente il confronto con Praga, sia sotto il profilo monumentale ed artistico che sotto quello dell'atmosfera. Ho inoltre visitato città che possono reggere dignitosamente il confronto, forse vincendolo o forse perdendolo, come Vienna, Monaco di Baviera o Londra, per non parlare delle moltissime che non posso giudicare non avendole mai viste: ad esempio, Madrid, Atene, Istanbul, Berlino...

Insomma, Praga merita certamente il viaggio ed una buona settimana o anche più di permanenza, ma questo d'altronde vale anche per numerose altre città, anche senza bisogno di uscire dai confini d'Italia. Entro questi certamente più ristretti ma secondo me più sensati limiti, Praga comunque è di certo una delle mete europee più consigliabili.

Gli Ebrei.

Gli Ebrei hanno ricoperto un ruolo significativo nella storia della Boemia ed a riprova di questo il Ghetto di Praga è uno dei più importanti del mondo, secondo forse solo a quello di Varsavia. Purtroppo questo durante la Seconda Guerra Mondiale portò come conseguenza che gli Ebrei della Boemia in generale e di Praga in particolare dovettero subire gravi persecuzioni da parte dei nazisti.

Della tradizione ebraica da un lato e della persecuzione nazista dall'altro rimane ampia traccia nei monumenti del Ghetto dove, pagando una cifra coerente con la tradizione ebraica nei confronti del denaro, si ha modo di ottenere una vasta panoramica sulla vita e sulle vicissitudini del Popolo Eletto in Boemia.

Merita poi una citazione a parte un personaggio che fra storia e mito si stacca dall'infinita teoria dei nomi di più o meno famosi rabbini: si tratta di Rabbi Löw. Questo grande sapiente, vissuto agli inizi del Seicento, fu celebre in parte per la grande saggezza, che diede origine ad infiniti aneddoti, ma soprattutto grazie alla leggenda secondo la quale fu lui a dare vita al Golem, un essere costruito dal fango e magicamente portato alla vita per fungere da servitore e difensore della comunità ebraica. Indipendentemente da dove si voglia tracciare la linea di confine fra storia e mito, quello che è certo è che sia il Golem che il suo creatore spadroneggiano in ogni angolo di Praga, dentro e fuori dal Ghetto e soprattutto nei negozi di souvenir!

La cucina ceca.

Come per noi abituale, le nostre intenzioni iniziali in merito al problema di conciliare turismo, alimentazione e costi erano di fare una generosa colazione in camper, limitarsi ad un panino a pranzo e poi fare un'abbondante cena la sera, solitamente di nuovo in camper. Visti i prezzi contenuti in maniera allettante dei ristoranti cechi, abbiamo ben presto modificato il sistema pranzando e talvolta anche cenando nei "restaurace" o nei "pivovar", come si chiamano là le birrerie.

Abbiamo anche riscontrato che la cucina ceca era di nostro gradimento: pur avendo una certa somiglianza con quella tedesca, un maggiore spazio lasciato alle verdure la rendeva più vicina al nostro gusto. In qualche caso, poi, c'era anche in aggiunta gratuita il brivido della sorpresa: non troppo di rado e perfino in una città cosmopolita come Praga poteva capitare di trovare il menù scritto solo in ceco! Ora, il problema è che quella lingua non assomiglia neppure lontanamente a quelle che mia moglie ed io conosciamo, cosicchè in quelle due settimane siamo riusciti ad individuare il significato di una sola parola: "brambory", ossia "patata".

Anzi, no, mi sbaglio: abbiamo imparato anche altre due parole chiave, ossia "pivo" e "Becherovka", che meritano un piccolo commento ciascuna.

"Pivo" è una parola che da sola richiederebbe un libro, perchè è il termine ceco per "birra". Per quanto mi riguarda, la birra ceca è la migliore fra tutte quelle che conosco, birre tedesche incluse. Ne esistono numerose varietà locali, ma fra tutte ne spiccano in particolare due, notissime anche all'estero: quella di Pilsen e quella di Ceske Budejovice. Pur essendo la prima ottima, io tendo però a preferire la seconda, dal gusto più morbido e che è nota nel mondo con il nome "Budweiser" (dalla versione tedesca del nome della città). Tra l'altro, l'americana "Bud" deriva proprio dalla birra di Ceske Budejovice, pur avendo piuttosto poco da spartire con l'originale.

"Becherovka" invece è il nome di un robusto e molto aromatico liquore d'erbe tipico della regione di Karlovy Vary, ottimo per concludere in bellezza una cena al "restaurace": in effetti è stato proprio lì che ne abbiamo fatto la conoscenza, grazie ad un intraprendente cameriere che masticava perfino un po' di italiano e che alla fine di una soddisfacente cena ci propose di prendere un po' di "medicina", come la chiamava lui...

La Repubblica Ceca e il turismo.

Come si suol dire, non c'è rosa senza spine!

La rosa, naturalmente, è la Repubblica Ceca stessa, dove c'è molto da vedere e spesso di notevole pregio.

Le spine vengono però da un livello alquanto basso delle risorse turistiche.

Non è tanto questione di scarsa pulizia dei campeggi o di docce fatiscenti, bene o male ci si può adattare a queste cose, quanto piuttosto di carenza di indicazioni ad uso dei viaggiatori in lingue differenti dal loro incomprensibile ed illeggibile idioma, di mancanza di guide turistiche e di ciceroni, di didascalie solo in ceco nei musei e sui monumenti. C'è inoltre da notare come, a parte Praga nella quale i campeggi più o meno ufficiali abbondano, nel resto del Paese risulta a volte molto difficile riuscire a trovarne uno: addirittura località turisticamente importanti come Telc o Cesky Krumlov ne sono del tutto sprovvisti! Il tutto per non parlare poi delle difficoltà per trovare pozzetti per le acque nere...

Ad esempio, a Kutna Hora c'è un monumento che "forse" è una fontana medioevale, ma i soli riferimenti che abbiamo trovato nella cittadina erano scritti in ceco; a Kolin ci sono due potenzialmente interessanti musei, uno storico ed uno etnografico, con personale (cortesissimo) che parla solo il ceco e che con un sorriso fornisce ai visitatori un foglietto descrittivo scritto solo in tedesco, mentre le didascalie sulle teche sono solo in ceco; ancora a Kutna Hora, quasi tutti i giri guidati di visita alla miniera d'argento sono in ceco. Eccetera...

Un'altra cosa particolare da notare è che occorre pagare il biglietto di ingresso per visitare qualsiasi luogo di culto dotato del benchè minimo interesse artistico. In compenso, in linea di massima il prezzo delle visite è molto contenuto ovunque, ad eccezione del Ghetto di Praga che in questo senso si allinea molto bene con i prezzi dell'Europa Occidentale...


Ed ecco ora un breve diario giornaliero.

11/8/00-14/8/00 - Da casa a Praga attraverso l'Austria

Il nostro viaggio ha avuto inizio la sera di venerdì 11 quando, finito il lavoro, ho raggiunto Daniela a casa, insieme abbiamo completato l'allestimento del camper e siamo infine partiti con l'intenzione di far tappa in un campeggio a Chiusa, fra Bolzano e Bressanone. Il nostro piano infatti consisteva nel tentare di precedere la fiumana dei vacanzieri del sabato portandoci già il venerdì sera nei pressi del confine austriaco, per poi ripartire la mattina successiva in direzione di Linz non lungo la più battuta direttrice lungo l'autostrada del Brennero ma seguendo un percorso attraverso l'Austria che si snodava fra Dobbiaco, Lienz, il Tauerntunnel e Linz, per poi raggiungere il confine ceco nei pressi di Freistadt. Infatti, sulla base delle informazioni ricevute l'idea originaria era quella di passare la prima settimana girando per la Boemia e la seconda a visitare Praga, in modo di evitare di trovarci in città durante la settimana di Ferragosto.

Tutto sommato sarebbe stato un buon piano, se non fosse stato per un dettaglio marginale: all'ingresso del Tauerntunnel abbiamo trovato una mostruosa coda di almeno quindici chilometri! Risultato, dopo due ore di prima/freno/frizione/folle il sottoscritto ha perso la pazienza e, lasciata l'autostrada, ha infilato il camper su per un ripidissimo valico di montagna (il tunnel l'avevano fatto per un motivo, giusto?) e poi per un lungo e serpeggiante percorso attraverso l'ondulato altopiano dei Tauri, gradevole ma in verità un po' monotono. Alla fine della giornata abbiamo quindi trovato posto per dormire in un campeggio a pochi chilometri dall'autodromo di Zeltweg, teatro poco tempo prima del Gran Premio di Formula 1 (Schumacher fuori alla prima curva e tanti ringraziamenti a Zonta da parte della Mac Laren). Insomma, tutto il vantaggio della partenza anticipata era andato in fumo e nubi temporalesche cominciavano ad addensarsi, in cielo e non solo lì.

Il giorno dopo, quindi, ulteriore tappa di trasferimento interrotta solo da un'abbastanza insignificante fermata al monastero di Kremsmünster e pernottamento in quel di Freistadt, a due passi dal confine ceco. Il giorno di ritardo accumulato ha infine fatto sentire il suo peso ed abbiamo così finito per modificare il programma originale, decidendo di puntare prima di tutto su Praga che, fra gli inconvenienti del 1996 e quelli attuali, sembrava cominciare a diventare una meta irraggiungibile.

14/8/00-20/8/00 - Praga

La permanenza a Praga si è protratta per una settimana, durante la quale ci siamo dedicati alla visita di buona parte della città: il vecchio municipio, il Kyr, Hradcany, Vysehrad, il ghetto e via dicendo. Come al solito, qualcosa è rimasto fuori dai nostri itinerari, ma credo che siamo comunque riusciti ad avere un quadro abbastanza ampio della città.

D'altronde, una parte significativa di ciò che c'è da vedere a Praga non si trova nei suoi monumenti ma nelle sue strade: solo in parte si tratta della tanto celebrata atmosfera cittadina (sulla quale ho già espresso le mie debite riserve), quanto per gli innumerevoli dettagli apparentemente insignificanti ma tuttavia caratteristici che spesso capita di incontrare per le sue strade, oltre che per le vestigia di un genere di società tanto dissimile dalla nostra e che ha lasciato una notevole impronta nei decenni trascorsi.

Non mi sembra il caso ora di scrivere l'ennesima guida turistica di Praga, elencando una sfilza di monumenti più o meno imperdibili: voglio cercare invece di evidenziare qualche aspetto forse più marginale ma che mi ha in qualche modo impressionato.

Uno di questi è senza dubbio l'eterogeneità degli stili architettonici presenti: non di rado capita di vedere affiancati edifici barocchi, liberty e di stile socialista, oppure decorazioni liberty sovrapposte a facciate barocche o pregevoli monumenti con uno sfondo di casermoni popolari. Il tutto in un guazzabuglio che lascia spazio a sorprese anche piacevoli ad ogni angolo di strada. E' positivo poi notare come siano numerosi gli edifici sui quali sono in corso opere di manutenzione e restauro, segno di una evidente volontà di ripresa.

Un'altra cosa, meno piacevole, è l'odore che domina in varie parti di Praga anche solo poco discoste dai suoi centri storici: si sa che tutte le città hanno un loro odore caratteristico e, per chi non vi è residente, in linea di massima puzzano tutte di qualcosa. Così vi sono città che puzzano di fumo, altre che sanno di fritto, altre di pesce marcio e via dicendo: l'odore dominante in varie zone di Praga è invece quello di fognatura, purtroppo...

Un aspetto di Praga che ho d'altro canto trovato estremamente piacevole è la ricchezza di proposte musicali quotidianamente offerte ai suoi visitatori a prezzi anche abbastanza ragionevoli. In molte parti della città capita molto facilmente di trovare giovani che offrono locandine di spettacoli per i quali sovente vendono direttamente anche i biglietti: le proposte spaziano da Bach a Gershwin, dalla musica concertistica a quella da camera ed alla lirica, per non parlare della vasta scelta di musiche di autori boemi, primi fra tutti naturalmente Smetana e Dvorak.

Anche noi abbiamo assistito ad uno di questi concerti: la nostra scelta è caduta sull'esibizione di alcuni giovani artisti boemi tenuta nella normalmente inaccessibile chiesa di un convento di proprietà dei Cavalieri di Malta. Fra i vari brani eseguiti tengo a citare in particolare due splendide esecuzioni: una trasposizione per sola arpa de "La Moldava" di Smetana ed una particolarissima esecuzione del Terzo Movimento della "Sinfonia dal Nuovo Mondo" per violino, arpa e soprano che interpretava sopra la musica di Dvorak un antico poema boemo.

Naturalmente, come ogni città turisticamente importante, anche Praga pullula di negozi di souvenir. Quello che mi ha però sorpreso è stato il fatto che non "pelano" il turista come succede dappertutto, anzi sembra che i prezzi tendano ad essere più elevati al di fuori della capitale. Questo discorso vale anche per gli oggetti di artigianato ed in particolare per i famosi cristalli di Boemia. Turista avvisato...

C'è un'altra cosa di cui Praga è piuttosto inflazionata: gli artisti di strada. Come al solito, ce ne sono di tutti i generi, di tutte le età, di tutte le nazionalità e, purtroppo, di tutti i livelli di abilità. Se ne trovano un po' dappertutto, ma il loro vero regno è il famoso Ponte Carlo: a causa dei folti capannelli che si formano attorno a questi artisti, l'attraversamento della Moldava lungo quel ponte a volte richiede un tempo incredibile!

La lista delle cose di cui Praga abbonda non può non comprendere anche i ristoranti: ve ne sono di tutti i tipi e per tutte le tasche, anche se il miglior pranzo là viene comunque a costare più o meno come un normale pasto in un ristorante medio qua. In linea di massima ci siamo sempre trovati bene sia dal punto di vista della qualità del cibo, che del servizio, che della pulizia. In più, apparentemente a Praga le cucine dei ristoranti non chiudono mai ed è possibile trovare qualcosa di meglio di un Big Mac a qualsiasi ora del giorno.

Il servizio di trasporto pubblico di Praga infine merita una citazione: la rete comprende tre linee di metropolitana e numerose linee di superficie, prevalentemente tramviarie, e la copertura del territorio della città mi è parsa decisamente adeguata. Inoltre il prezzo del biglietto è molto contenuto e sono anche disponibili tessere di libera circolazione per più giorni per cifre molto interessanti. L'unico neo, peraltro del tutto trascurabile, è costituito dallo stato di manutenzione dei veicoli, tutti apparentemente bisognosi più di sostituzione che di riparazioni.

21/8/00 - Da Praga a Kutna Hora

La prima tappa del nostro giro nella Boemia Meridionale era prevista a Kutna Hora. Tuttavia, dal momento che quella cittadina da sola avrebbe richiesto una giornata di visita, abbiamo preferito prendercela calma e coprire l'ottantina di chilometri che la separano dalla capitale dedicando qualche tempo a due altre località: Kourim e Kolin.

Kourim (che però si pronuncia "curgim", perchè sopra la "r" c'è quella specie di accento circonflesso rovesciato che denota il suono "rg", accidenti a quella lingua ostrogota...) è un grosso villaggio e nulla più, ma ha la prerogativa di aver in passato goduto di un certo benessere grazie alle vicine cave di una pietra rossiccia da costruzione che per un certo periodo fece la sua fortuna. Rimangono come tracce di quel passato opulento una bella chiesa (bella da fuori: era chiusa e la successiva apertura era prevista solo per l'indomani, come abbiamo potuto decifrare dalla tabella degli orari scritta in ceco), parte delle abbastanza notevoli mura di fortificazione, apparentemente eccessive per un abitato del genere, ed alcuni begli edifici.

A titolo di curiosità, abbiamo poi notato sulla facciata del municipio una targa che commemorava un irredentista del luogo, certo Vaclav Konrad, che aveva combattuto a fianco dei nostri soldati nella Prima Guerra Mondiale e che, se non ho male interpretato la scritta, venne giustiziato come traditore dagli Austriaci, al pari di Cesare Battisti.

Kolin, invece, è una cittadina di discrete dimensioni, il cui non disprezzabile centro storico è però letteralmente circondato da una consistente fascia di opprimente edilizia popolare. Anzi, sarebbe meglio dire che in un certo qual modo a Kolin c'è una specie di museo dell'edilizia popolare di stampo socialista, nel senso che abbiamo notato una vera e propria serie di svariati quartieri-dormitorio, tutti simili come impostazione ma di epoche e stili architettonici differenti.

Il centro storico di Kolin invece presenta una vasta piazza circondata da belle case dalle facciate ornate di stucchi ed alti frontoni e, non lontano da questa, una grande chiesa gotica, chiusa al momento del nostro arrivo ma recante un cartello con gli orari di apertura. Stanti così le cose, abbiamo deciso di raggiungere Kutna Hora, visitarla il giorno successivo e poi ripassare da Kolin proseguendo nel nostro percorso.

22/8/00 - Kutna Hora

Kutna Hora è una delle numerose località ceche sotto il patrocinio dell'UNESCO ed in effetti lo è a buon diritto. La particolarità di questa cittadina è di essere situata su uno sperone roccioso all'interno del quale si trovano vene di minerale d'argento e questa circostanza, al pari di quanto avvenne in analoghe località altrove, costituì nel passato un fattore decisivo per il benessere e lo sviluppo del luogo.

Tre sono le cose principalmente degne di attenzione a Kutna Hora: la grande cattedrale di Santa Barbara, dalle particolarissime tre cupole "a tenda", la miniera d'argento con l'annesso museo e la Corte Italiana, palazzo che deve il suo nome agli architetti italiani che lo realizzarono. Nel complesso è una cittadina ben meritevole di una giornata di visita e questo malgrado le carenze di gestione turistica già menzionate in precedenza.

Tuttavia, nel nostro diario di viaggio Kutna Hora sarà anche ricordata per la paura provata durante la notte al campeggio, quando una tempesta di eccezionale violenza si è abbattuta sulla cittadina, mentre noi bloccati nel camper che oscillava violentemente sotto la spinta del vento assistevamo alquanto preoccupati agli sconquassi provocati dalla furia degli elementi. Infatti la mattina dopo, mentre ci aggiravamo per l'abitato durante la nostra visita, abbiamo avuto modo di notare i gravi danni subiti da numerosi edifici. Per parte nostra, dopo che durante la notte il nostro camper era stato anche colpito da un giovane albero sradicato e spinto dal vento, quel mattino ci siamo trovati a ringraziare il Cielo perchè il campeggio non era stato messo nell'adiacente parco, le cui grandi querce erano state schiantate dal vento ed avevano lasciato cadere al suolo i loro pesanti rami!

23/8/00 - Da Kutna Hora a Telc

La successiva cittadina che avevamo scelto di visitare era Telc, un paio di centinaia di chilometri verso sud, non lontano dal confine con l'Austria. Data la distanza, buona parte della giornata sarebbe quindi stata spesa in una tappa di trasferimento. Tanto valeva quindi riempire il tempo rimanente prima tornando a Kolin nella speranza di trovare finalmente aperta la chiesa gotica e poi facendo tappa a Cesky Sternberk per visitarne l'imponente castello.

Il tentativo di visitare la chiesa a Kolin merita una cronaca. Giunti sul posto, naturalmente la chiesa era chiusa. Abbiamo quindi tentato di rivolgerci al vicino museo etnografico: chiuso! Però, osservando più attentamente la porta, abbiamo notato un piccolo cartello che presumibilmente diceva di suonare il campanello per farci aprire. Infatti, dopo un po' di attesa ha fatto la sua comparsa una molto gentile signora con la quale abbiamo tentato di stabilire un dialogo impossibile. Alla fine, ci siamo ritrovati in mano due biglietti per la visita al museo ed un foglietto scritto in tedesco che serviva a spiegare ai turisti stranieri il contenuto delle didascalie delle teche, scritte in ceco. Finita la visita del piccolo museo, nuovo tentativo con l'adiacente museo dedicato alla storia cittadina, sperando in una miglior sorte. Qui non c'era campanello: abbiamo dovuto bussare al vetro di una finestra. Ci ha aperto la porta una estroversa anziana signora che masticava quattro-parole-quattro di tedesco, grazie al quale fatto è riuscita a capire che ci interessava la chiesa e non il suo museo. Ci ha condotto allora alla vicina canonica alla ricerca del parroco, ma naturalmente non c'era nessuno. A quel punto, non ci rimaneva altro da fare che visitare anche quel museo! Sottinteso, la chiesa non siamo riusciti a vederla...

Lasciata Kolin, la nostra strada ci ha portato quindi attraverso l'ondulata campagna boema fino al castello di Cesky Sternberk. Il paesaggio della regione è gradevole, tutto morbide colline, pascoli, campi coltivati e boschetti, con rari e piccoli villaggi qua e là: insomma, piuttosto monotono, ma gradevole.

Il castello di Cesky Sternberk sorge arroccato su una ripida collina che domina quasi a strapiombo la valle scavata dal placido fiume Sazava: si tratta di una imponente fortezza, in parte visitabile al seguito di una guida ed in parte abitata dai conti Sternberk, tornati proprietari dopo la fine del passato regime. Il lato buffo della faccenda è stato che, essendo previsto anche il commento in italiano ed essendo noi gli unici italiani presenti, abbiamo avuto a disposizione per il nostro giro una guida tutta per noi, che tra l'altro parlava un ottimo italiano con appena un po' di accento. Insomma, o troppo, o niente!

Finita la visita al castello, abbiamo ripreso il viaggio in direzione di Telc, che abbiamo raggiunto nel tardo pomeriggio. Visto che ormai eravamo lì e che il più vicino campeggio era ad oltre venti chilometri di distanza, ci siamo concessi una prima occhiata alla cittadina e la cena al ristorante prima di portarci verso il campeggio. Ci siamo ritrovati così a dare la caccia ad un fantomatico luogo nell'oscurità, avendo come unico riferimento la probabile posizione sulla carta della nostra destinazione. Quando ormai cominciavamo a pensare di aver sbagliato strada, finalmente ad un incrocio ci è apparso un cartello indicatore che più o meno diceva: "al campeggio, 100 metri"...

24/8/00 - Telc

Telc è una cittadina con un interessante centro storico circondato da una tipica periferia rurale. Il cuore dell'abitato è costituito da una grande piazza triangolare il cui contorno è formato da una serie ininterrotta di basse case antiche dagli alti frontoni e dalle facciate tutte diverse fra loro, riccamente decorate e dipinte a colori vivaci o decorate a graffiti. Nel vertice della piazza spiccano poi un bel castello rinascimentale e l'ex-convento dei Gesuiti. Nel resto del paese si trovano numerosi gradevoli scorci ed infine sotto i portici della piazza principale si trova una lunga serie di piccole botteghe.

L'attrattiva principale di Telc è la scenografia spettacolare della piazza, ma anche il castello merita sicuramente una visita, naturalmente guidata e naturalmente con la scelta fra il ceco ed il tedesco. In questo caso, però, la nostra scelta è caduta proprio sulla visita in ceco: conoscendo comunque troppo poco il tedesco per poter seguire bene la spiegazione, ci è parso stupido spendere di più per non capire niente lo stesso! Tra l'altro la guida (al solito, giovane e graziosa) ci ha gentilmente concesso qualche spiegazione extra in inglese...

Finita la visita di Telc, sono iniziati i problemi: il programma era quello di portarci verso Ceske Budejovice, cenare in città e poi trovare posto in uno dei campeggi dei dintorni, ma si vede che il diavolo a quel punto aveva deciso che era ora di metterci la coda ed anche in più di un modo, per giunta!

La prima serie di problemi è stata data dall'insorgere di minacciosi sintomi di guai al motore del camper: con i suoi ventitrè anni di onorato servizio, il nostro potente propulsore ha sempre manifestato una certa tendenza alle paturnie, ma quel giorno aveva proprio deciso di renderci la vita difficile. In qualche modo, comunque, siamo riusciti a raggiungere Ceske Budejovice, a fare due passi per il centro prima di cena e poi a mangiare in un ristorante in città, piuttosto caratteristico in quanto ricavato dall'antico mattatoio. Il resto dei problemi sono venuti dopo cena, ma questa volta non per colpa del camper che per qualche motivo suo aveva deciso di rimettersi a rigare dritto. Le nuove difficoltà infatti sono state dovute alla ricerca del campeggio: dopo che i primi due della lista ci sono costati lunghi ed inutili giri per scovarli, il terzo ed ultimo possibile siamo infine riusciti ad individuarlo ad una trentina di chilometri dalla città, dentro ad un bosco ed accessibile tramite una strada nascosta fra i cespugli e dotata di un'indicazione quasi invisibile.

25/8/00 - Cesky Krumlov

Per l'ultimo giorno di permanenza in Repubblica Ceca avevamo previsto un gran finale: la visita di Cesky Krumlov, una bella città di impronta medioevale dominata da un grande castello che, grazie alla sua costruzione portata avanti in epoche diverse, è in realtà l'unione di tre distinti edifici, uno medioevale, uno rinascimentale ed uno barocco.

La visita della piccola città e del suo castello ci ha in effetti richiesto tutta la giornata, pur avendo lasciato da parte uno dei due giri guidati disponibili. L'impressione che ne abbiamo tratto è quella di una tappa imperdibile in un qualsiasi giro della Boemia, pur essendo forse il luogo più occidentalizzato dal punto di vista turistico fra quelli che abbiamo visitato, al pari e forse oltre la stessa Praga.

Finita la visita di Cesky Krumlov, ormai era da considerare praticamente finito anche il nostro giro in Boemia, quindi ci siamo messi sulla strada per il piccolo paese di Prachanice, dove avremmo fatto l'ultimo pernottamento prima di varcare il giorno seguente il confine con la Germania. Alle solite, la ricerca del campeggio si è rivelata molto più impegnativa del previsto, ma alla fine siamo riusciti a scovarne uno in un non meglio identificato villaggio e ci siamo affrettati a prendervi posto, preoccupati anche dai problemi sempre più seri che il camper presentava.

26/8/00-28/8/00 - Ritorno a casa

Appena ripartiti, il camper questa volta aveva deciso di non lasciarci cullare alcuna illusione ed aveva preso subito a creare problemi, oltretutto acuiti dalla presenza di numerose salite sulle quali tendeva regolarmente ad impuntarsi di brutto. Raggiunta Prachanice, abbiamo deciso di fare una sosta per lasciar riposare il motore e tentare anche un po' di manutenzione di fortuna: se non altro, quell'apparentemente insignificante paese ci ha offerto alcune belle cose da vedere ed in particolare la bella piazza principale con le facciate dei palazzi decorate a graffito.

Appena ripartiti da Prachanice i problemi naturalmente sono tornati subito a farsi vivi, ma ormai avevo deciso di raggiungere la Germania a costo di trainare il camper personalmente, anche perchè l'idea di cercare di farmi capire da un meccanico di campagna ceco mi faceva venire i brividi!

Bene o male, infatti, tra un'imprecazione ed una maledizione alla fine sono riuscito a portare il camper fino al primo villaggio oltre il confine ed a chiamare da lì la Europ Assistance, con la quale avevo stipulato la polizza guarda caso appena prima di partire. Devo dire che mi sono trovato benissimo con il loro aiuto: in meno di due ore dalla mia chiamata siamo stati raggiunti dal carro attrezzi dell'officina convenzionata più vicina, che ci ha caricati a bordo e ci ha portati in sede, ad una trentina di chilometri di distanza, dove pur essendo sabato il meccanico (che poi era anche il camionista ed il titolare dell'officina) si è messo subito sotto a cercare di riparare il guasto.

Non potendo finire il lavoro seduta stante e ricevuto il nulla osta dalla Europ Assistance il meccanico stesso ci ha poi trovato un albergo per le due notti che ci separavano dal lunedì mattina. Per nostra fortuna, poi, il giorno dopo era prevista una sagra in paese (una di quelle belle sagre alla tedesca, con salsicce, birra a fiumi e la banda che suona mazurche), per cui non abbiamo nemmeno avuto granchè da annoiarci. Ciliegina sulla torta, quando il lunedì mattina ci siamo recati all'officina per controllare la situazione, il camper era già bello che riparato!

Poco più di un mese dopo ho poi ricevuto a casa un assegno con il rimborso delle spese di albergo: considerando la prontezza del soccorso, la disponibilità e professionalità dell'assistenza e la rapidità del rimborso, mi sembra di aver impiegato bene le trentamila lire del premio di assicurazione.

Alla prossima!!!