Provenza

25 giugno - 5 luglio 1999

 

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Mappa della Francia con il nostro itinerario

Il giro in Provenza fu il primo tentativo di uscita con il nostro vecchio mulo su distanze relativamente consistenti e devo dire che, pur con qualche piccolo problema del tutto marginale, nel complesso le cose andarono piuttosto bene.

Anzi, direi che tutto andò davvero per il verso giusto: l'unico problema, per così dire "di abbondanza", fu il caldo feroce che ci accompagnò per dieci degli undici giorni di vacanza.

Ma procediamo con ordine e passiamo alla cronaca virtuale del nostro viaggio!

N.B.: Cliccando sulle foto si può ottenerne la versione a 640x480 pixel in una finestra separata che si richiude automaticamente dopo 20 secondi.

25/6/99 - Da casa a Briançon

Naturalmente la partenza avviene nel nostro miglior stile: con calma!

Questa volta però anche Daniela pensa bene di non agitarsi troppo: si vede che la prospettiva di ben undici giorni di libertà la sta inducendo a non prendersela per un'ora in più sprecata. D'altronde, avevamo convenuto di evitare il solito stress da "domani mattina visitiamo il museo, dopo pranzo la cattedrale e se ci riusciamo anche il castello", cercando di bilanciare l'aspetto culturale ed esplorativo con l'esigenza di una buona dose di relax. Come si vedrà, potremo alla fine dire di aver centrato bene l'obiettivo!

Comunque sia, usciamo dal cortile di casa alle dieci e cinque del mattino, con un camper carico di tutto, anche grazie alle migliorie che abbiamo apportato alla capacità di stivaggio del mezzo: basti dire che siamo perfino riusciti ad infilare due sdraio (di quelle di plastica bianca stampata: trentamila lire al supermercato) dietro il sedile di guida!

Per cominciare le cose con il piede giusto, prendiamo la A4 a Trezzo e ne usciamo ad Agrate, intimoriti da una minacciosa scritta sul tabellone luminoso, riguardante una quindicina di chilometri di coda fra Sesto San Giovanni e Rho. Ci gustiamo quindi un bel pezzo di percorso alternativo via "peduncolo", Bollate e Rho, per poi riprendere l'autostrada. Per il resto il viaggio fino a Torino non presenta aspetti di rilievo, a parte la vista di un brutto incidente avvenuto da poco nella direzione opposta, con un autotreno ribaltato contro il guard-rail.

Passata Torino, giungiamo alla prima tappa prevista nella nostra vacanza: la Sacra di San Michele, che domina l'imbocco della valle di Susa dalla sommità di una vertiginosa rupe nei pressi di Avigliana. Seguendo le indicazioni, ci inerpichiamo per una interminabile strada abbastanza stretta, ripida e tortuosa, fino a raggiungere un piazzale di sosta non particolarmente grande ad un chilometro circa dal Santuario, che raggiungiamo poi con una breve passeggiata nel bosco.

La Sacra di San Michele direi che merita sicuramente una sosta: la posizione è splendida, la storia dell'insediamento interessante e la costruzione in sè degna di nota, anche se io in verità mi aspettavo perfino di più. In effetti molte parti sono inaccessibili, o perchè private o perchè pericolanti, ma parte del complesso è in fase di restauro e probabilmente in futuro sarà possibile vedere di più sulla struttura stessa della costruzione.

Ritornati a valle, abbiamo il piacere di gustare il traffico di gusto partenopeo che imperversa ad Avigliana nel pomeriggio e che ci eravamo risparmiato all'andata, essendo passati di lì all'ora di pranzo!

Dopo un breve consulto, decidiamo di lasciare l'autostrada e di seguire la strada del passo del Monginevro, entrando in Francia in direzione Briançon, per poi puntare direttamente verso la Provenza evitando il lungo giro per Grenoble e Valence. Alla prova dei fatti la scelta si rivela felice: la strada del Monginevro risulta buona come fondo e con pochi autotreni, ma un po' ripida specialmente dalla parte francese. Poco prima di Susa troviamo anche un buon camper service (gratuito) a Villar Focchiardo, nella zona di compostaggio presso il campo sportivo: un bel settepiù agli amministratori locali!

Passato il valico scendiamo a Briançon, dove troviamo facilmente un campeggio ove passare la notte. L'unico dettaglio negativo, le prese della 220: contrariamente ad altri Paesi che adottano il tipo Schüco o quelle rotonde blu (che non so come si chiamano...), i francesi usano esclusivamente un loro tipo particolare. Per fortuna che ne abbiamo per caso una, rimasta da una precedente vacanza!

26/6/99 - Da Briançon a Saintes Maries de la Mer

Partenza quasi di buon mattino alla volta della Camargue. La strada è buona ed è pure in discesa, per cui il camper va via alla grande! L'unico problema sono i TIR, perchè per un buon tratto la strada offre poche possibilità di sorpasso ed in discesa quei bestioni sono costretti ad andare pianissimo. Per buona sorte mi ritrovo primo della fila dietro ad uno di essi e dopo pochi minuti di pazienza riesco a trovare un "buco" buono per passarlo: ho proprio colto l'ultima possibilità per chilometri, per cui da lì in poi per un bel tratto la strada è tutta mia. Splendido!

Il percorso si snoda lungo una serie di valli non particolarmente memorabili, poi attraversa un grande lago artificiale e raggiunge Gap, della quale l'unica cosa che noto è il traffico disordinato. Proseguendo si passa da Sisteron, che in effetti meriterebbe una sosta: la cittadina si trova su un colle che sbarra la valle della Durance e la sua posizione strategica, confermata dalle poderose fortezze, in passato deve aver procurato al luogo notevole prosperità a giudicare dall'opulento centro storico.

Non molti chilometri dopo Sisteron si passa nei pressi dell'abbazia di Ganagobie, che avevamo scelto come tappa culturale della giornata. Purtroppo l'abbazia si trova in un luogo defilato, in cima ad una rupe a strapiombo sulla vallata della Durance, molto ampia in quel punto. Quindi se da un lato la posizione è dotata di una vista magnifica, dall'altro la strada di accesso è veramente brutta, strettissima, tortuosa e molto ripida!

Dell'intero insediamento monastico si può visitare solo la chiesa, molto suggestiva e ricca di bei mosaici medievali. A parte quello c'è solo da godere della pace del posto e dell'amplissimo panorama. Se la stagione è quella giusta c'è anche da ammirare lo spettacolo di un grande campo di lavanda in fiore che si costeggia per raggiungere l'abbazia: in effetti, la Provenza è giustamente rinomata per le sue vaste coltivazioni di quella pianta.

Fuggiamo dall'abbazia sotto un bell'acquazzone e riprendiamo la nostra strada, passiamo per Forcalquier (altro appunto mentale per una futura visita) e puntiamo verso Cavaillon attraversando l'ondulata regione del Luberon: il viaggio è gradevole, anche se la strada ha un fondo che lascia molto a desiderare ed è costeggiata da grossi platani appena fuori dalla sede stradale e senza la protezione di un guard-rail.

Da Cavaillon proseguiamo per St. Rémy en Provence, Beaucaire ed Arles, prendendo poi la direzione per Saintes Maries de la Mer, nostra meta della giornata, dove troviamo posto nel semivuoto campeggio "Le Clos du Rhône". Qui incocciamo per la prima volta nel problema che diventerà poi un po' il leitmotiv della nostra vacanza: trovare un camper service adatto per scarichi a caduta. Sembra impossibile, ma pare proprio che per i francesi esistano solo i WC a cassetta estraibile!

27/6/99 - Ozi capuani a Saintes Maries de la Mer

Conformemente al nostro piano di prendercela comoda, spendiamo quasi tutto il primo giorno di permanenza in Camargue riposando e leggendo all'ombra.

Questo, in realtà, fino al pomeriggio. Poi, verso le cinque, decidiamo che potrebbe essere un buon diversivo al troppo ozio quello di prendere le biciclette e di pedalare fino a Saintes Maries de la Mer per dare un'occhiatina al posto. Il paese si rivela essere un dedalo di stradine abbastanza affollate di gente, di botteghe di souvenir e di ristoranti di tutti i tipi ma, malgrado questo, non lo troviamo sgradevole. In più ci sono camper dappertutto, anche dove è vietato...

Il posto in sè non ha poi molto di speciale: ad esclusione della chiesa, potrebbe sembrare un qualunque paesetto turistico sul mare del nostro Sud, con case bianche, frinire ossessivo di cicale e sole a martello.

La chiesa del paese invece è abbastanza particolare: vista dall'esterno sembra più una fortezza che un edificio di culto, il che è spiegato bene dal fatto che fu costruita anche allo scopo di proteggere le reliquie delle tre Sante che danno il nome al paese dalle scorrerie dei Mori. La massiccia struttura è sormontata da un qualcosa che non è un campanile ma che è lo stesso concepito per sostenere (numerose) campane: infatti si tratta piuttosto di una parete che si innalza dal tetto e che reca alcune aperture in cui trovano posto le campane. L'interno della chiesa è molto buio e spoglio a parte la profusione di ex-voto. La cripta con le reliquie di S. Sara è piena zeppa di candele, tanto da rendere l'atmosfera quasi irrespirabile. Nel complesso, pur non essendo certo la principale attrazione della Camargue, vale comunque la pena di spenderci dieci minuti.

Finito il giro del paese ci spingiamo per un breve tratto nella direzione degli stagni che costituiscono la Riserva Naturale ed abbiamo modo di avere un primo contatto con la Camargue ed il suo affascinante ambiente naturale. Tuttavia quel primo assaggio, pur avendoci già abbastanza impressionato, risulterà essere nulla più che un piccolo antipasto della giornata successiva!

Come finalino del nostro giro ciclistico-esplorativo, il tempo si volge improvvisamente al brutto e ci ritroviamo a pedalare in tutta fretta verso il riparo del camper sotto la pioggia battente! Non possiamo ancora saperlo, ma quelle saranno le ultime nuvole in assoluto fino al nostro ritorno in Italia.

28/6/99 - Giro in bici nella Riserva Naturale della Camargue

Il clou di una visita alla Camargue non può che essere un bel giro lungo nella Riserva Naturale. Tuttavia, sapendo che in quella zona il sole picchia e di ombra non se ne parla, decidiamo di evitare di trovarci in pieno deserto nelle ore più calde del giorno e di avviarci quindi alla volta degli stagni non prima delle tre del pomeriggio.

Ma che fare in attesa dell'ora di iniziare la gita?

Semplice, si va a fare un pranzetto un po' diverso dal solito in uno dei numerosi ristorantini di Saintes Maries de la Mer. Sceltone uno di nostro gusto, dietro la piazza del mercato, ci godiamo un ottimo pranzo a base di specialità locali: sangrìa come aperitivo, assortimento di "coquillages" (molluschi vari, tra cui anche cozze ed ostriche crude! Per fortuna schiviamo la salmonellosi...), cozze alla provenzale (slurp!), bistecca di toro e "taureau à la gardienne" (toro alla maniera dei mandriani, ossia una specie di spezzatino molto, molto saporito), dessert, acqua, vino e caffè. Il tutto per l'equivalente di 81.000 lire in due.

Notare la presenza della carne di toro nel menù: la Camargue pullula di allevamenti di cavalli bianchi e di tori, questi ultimi allevati come animali da carne e da corrida. Con la carne di toro vengono anche prodotti dei salumi molto saporiti, dei quali prima di lasciare la regione faremo una scorta a mio avviso decisamente insufficiente! L'altra specialità del posto è il cosiddetto "Vin du Pays des Sables", prodotto in una regione che in realtà si estende oltre i confini della sola Camargue: si tratta di un vino dal gusto abbastanza particolare del quale abbiamo gradito particolarmente il bianco bevuto molto fresco. A me ricorda un po' il nostro Bianco della Lugana e questo per me costituisce già di per sè una lode!

Alla fine del pasto ci ritroviamo belli satolli e lievemente storditi dal vino e dalla sangrìa, ma non c'è proprio da preoccuparsi: siamo praticamente certi che dopo una mezz'ora di pedalata sotto il sole della Camargue del pranzo non rimarrà alcuna traccia!

Nella Riserva Naturale la situazione è più o meno la seguente: il fiume Rodano sfocia nel Mediterraneo con un ampio delta che racchiude una moltitudine di stagni, il più grande dei quali si chiama "Etang de Vaccarès", che nel loro insieme costituiscono un habitat ideale per numerose specie animali. Questo ambiente viene preservato da una linea di dune sabbiose che separano il mare dagli stagni, la cui temperatura e salinità rimangono così a livelli ottimali. La maggior parte della Riserva è preclusa al passaggio dei visitatori, a meno che non siano guidati lungo cammini prestabiliti da fare esclusivamente a cavallo. E' però possibile percorrere a piedi o in bicicletta un argine artificiale che corre fra le dune e gli stagni e che si snoda fra Saintes Maries de la Mer e la foce del Grande Rodano.


Nel nostro caso ci limitiamo a raggiungere il faro della Gacholle, che si trova ad una quindicina di chilometri da Saintes Maries de la Mer e quindi non molto addentro nella Riserva, ma comunque in misura sufficiente per apprezzare l'ambiente naturale e la sua fauna. Il panorama è di una piattezza assoluta, nel quale anche i vegetali più alti non superano i due o tre metri, ed è costellato di dune di sabbia finissima e di macchie di cespugli che dividono gli stagni uno dall'altro. Negli stagni vivono numerosissimi uccelli, gabbiani, aironi cenerini, garzette e fenicotteri rosa, oltre ad altre specie meno facili da individuare. L'aria è piena delle grida di questi uccelli e del frinire di miliardi di infaticabili cicale. Sopra a tutto domina feroce il sole che, in un giorno assolutamente privo di nubi come quello capitato a noi, martella implacabile fino a sera.

Giunti ad un certo punto lungo la strada del ritorno incontriamo una diramazione che porta l'indicazione: "al mare 900 metri". Vedere il mare ci sembra in effetti una bella idea, così decidiamo di seguire il nuovo percorso, sobbalzando sulle bici lungo il viottolo che punta verso le dune, debitamente recintato a destra ed a sinistra come una trincea. L'attraversamento delle dune infatti è possibile solo lungo appositi varchi costellati di minacciosi cartelli di divieto assoluto di oltrepassare la recinzione, onde evitare di danneggiare il delicato ecosistema.

Finalmente raggiungiamo la fine del viottolo... e restiamo di stucco! Pensavamo di trovare il mare ed infatti l'abbiamo trovato. In un certo senso...

Infatti il mare è a mezzo chilometro di distanza, al di là della spiaggia di gran lunga più grande (e più vuota...) che abbia mai visto! Vabbè, fatto trenta facciamo trentuno, diciamo, e ci avventuriamo attraverso quel mare di sabbia spingendo le biciclette, visto che di pedalare non se ne parla proprio. Dopo duecento metri cominciamo ad avere le visioni, dopo trecento ci ripromettiamo di non ridere più alle barzellette sulla gente sperduta nel deserto, dopo quattrocento incontriamo un tronco d'albero secco come un chiodo buttato lì chissà quando dalla marea e dopo cinquecento, urrà, troviamo finalmente il mare!

C'è anche un sacco di conchiglie buttate in secca dalla marea, per cui Daniela comincia subito a raccoglierne un po'. Così facendo, però, progressivamente ci spostiamo dal punto di accesso fra le dune, per cui infine decidiamo di proseguire lungo la spiaggia fino all'accesso successivo. Gran bella pensata! Finiamo così per trascinarci per una mezza dozzina di chilometri lungo quella striscia interminabile, spingendo le biciclette nella sabbia e scrutando le dune alla ricerca di un passaggio consentito. Intorno a noi, neanche un'anima viva fino a dove si perde lo sguardo!

Finita quella specie di ritirata di Russia, torniamo finalmente sull'argine dove possiamo subito apprezzare la superiorità di una bicicletta in confronto ai piedi come mezzo di trasporto. Trascinandoci stancamente con il rapporto più leggero che il cambio ci metta a disposizione riguadagnamo le comodità del nostro camper, distrutti nel fisico ma con ancora negli occhi uno degli scenari naturali più belli che avessimo mai visto.

29/6/99 - Da Saintes Maries de la Mer a Remoulins via Aigues Mortes

Finita la nostra permanenza in Camargue optiamo per trasferirci nella zona di Avignone, ma visto che siamo in zona allunghiamo leggermente il percorso e passiamo a visitare anche Aigues Mortes. Pertanto, adempiute le solite formalità con i serbatoi del camper (acque nere escluse, accidenti ai camper service francesi!) e con l'ufficio cassa del campeggio, puntiamo nella direzione dell'antico porto dei Crociati.

Lungo il cammino attraverso la parte interna della Camargue finalmente vediamo i branchi di tori, della cui esistenza cominciavo per la verità anche a dubitare: vedevo sempre scritto da tutte le parti "attenzione ai tori", ma di quei bestioni neanche l'ombra. Che fosse un mito per turisti? Invece no, i tori ci sono eccome: a quanto pare, però, le mandrie di cavalli vengono tenute più verso la costa e quelle di tori più verso l'interno. Rassicurati sull'esistenza dei tori, riprendiamo quindi il nostro percorso.

Aigues Mortes è un posto un po' particolare: nacque ottocento anni fa come porto fortificato collegato al mare con un sistema di canali, ma la sua decadenza cominciò dopo solamente due o tre secoli a causa delle mutate condizioni strategiche. Di conseguenza la manutenzione dei canali venne trascurata ed oggigiorno il porto è ormai ridotto al livello di traffico fluviale. Del passato splendore rimane la lunga cinta fortificata che ancor oggi circonda la maggior parte dell'abitato e la Torre di Costanza, che ne costituisce la cittadella e che ne è anche la parte più antica, usata in origine come faro e torre di avvistamento oltre che come fortezza.

Giunti alla meta, troviamo posto in uno dei parcheggi sotto le mura ed affrontiamo la visita della torre e la lunga passeggiata lungo la cinta difensiva. La parte più interessante è senza dubbio la Torre di Costanza, sia per la sua struttura che per essere stata usata a lungo come prigione per gli Ugonotti. Il giro delle mura ha il difetto di essere piuttosto lungo e, dopo aver visitato due o tre torri, anche abbastanza ripetitivo. Tutto sommato direi quindi che vale la pena di soffermarsi sul primo paio di torri e successivamente di dedicare un po' di attenzione solo a quelle principali.

Per il resto il paese di Aigues Mortes non offre granchè, ad eccezione della chiesa di Sainte Marie des Sablons (unica aperta delle quattro chiese indicate sulle mappe), che può valere la pena di una visita. Tuttavia a me rimangono sullo stomaco le sue vetrate moderne...

Riprendiamo la strada in direzione di Nîmes e passiamo accanto alla Tour Carbonnière, appena fuori Aigues Mortes, che visiterei volentieri se non fosse pressochè priva di una reale possibilità di parcheggio a distanza accettabile. Il resto del viaggio non ha storia: uniche note di rilievo il caldo feroce e la sgradevole impressione ricavata dalla vista dei palazzoni alla periferia di Nìmes.

La necessità ormai impellente di trovare un campeggio dotato di camper service a caduta ci costringe a questo punto ad una irritante peregrinazione. Persistere nella ricerca ci porta comunque buoni frutti, facendoci infine trovare un ottimo campeggio a Remoulins, il paese che si trova nei pressi del Pont du Gard.

30/6/99 - Visita di Nîmes

Dato il fresco offerto dalla vegetazione abbondante, passiamo buona parte della nostra prima giornata a Remoulins a leggere, comodamente piazzati con le sdraio all'ombra degli alberi. Mooolto piacevole!

Il pomeriggio invece ci rituffiamo nel turismo attivo con una puntata a Nîmes. Dopo un po' di ricerche troviamo numerose possibilità di parcheggio nelle stradine dalle parti della stazione: unica condizione, soddisfare la fame di monetine di un parchimetro.

Devo dire che troviamo Nîmes nel complesso un po' deludente: la città in sè non ha niente di particolare ed i famosi monumenti di epoca romana (l'Arena, la Maison Carrée, la Porte d'Arles ed il cosiddetto Tempio di Diana, che in realtà è ciò che rimane delle terme) non ci sembrano adeguatamente valorizzati, malgrado il loro significato storico come testimonianze della presenza romana nel sud della Gallia.

Ad esempio la Maison Carrée, significativa dal punto di vista architettonico, soffre però di una pessima collocazione, soffocata com'è dalle case che la circondano su tre lati e ne lasciano libero solo il fianco destro anzichè quello principale. Addirittura l'Arena non risulta nemmeno visitabile, essendo praticamente nascosta sotto gli allestimenti necessari per gli spettacoli.

Insomma, alla fine ci troviamo a concordare che la visita a Nîmes si è rivelata come la più deludente di tutto il nostro giro in Provenza e dintorni.

1/7/99 - Pont du Gard

Anche questa giornata si apre all'insegna del prendersela calma. Pertanto, la parte turistica della giornata comincia solo verso le cinque del pomeriggio!

Il menù della giornata prevede una visita al Pont du Gard, da raggiungere in bicicletta stante la breve distanza dal campeggio (tre o quattro chilometri). Il ponte (che in realtà non è altro che un tratto dell'acquedotto che alimentava Nîmes) è uno splendido esempio di architettura civile di epoca romana ed è ancora piuttosto ben conservato: inoltre la sua collocazione sembra fatta apposta per valorizzarlo, proteso com'è attraverso una profonda valle boscosa. Dulcis in fundo, è un raro esempio di monumento che non costa niente visitare!

Seguendo i consigli del gestore del campeggio, invece che ritornare lungo la strada rifacendo il percorso dell'andata ci arrampichiamo sul costone della valle fino a raggiungere la sommità del ponte e da lì attraversiamo le colline lungo un viottolo, puntando verso il campeggio.

La prima sorpresa del percorso ce la dà il ponte stesso: visto dalla sommità ci si accorge che il suo andamento non è affatto rettilineo come sembra da sotto, ma forma invece una curva abbastanza accentuata. La seconda sorpresa, subito a ruota della prima, è la galleria lunga una cinquantina di metri che dobbiamo percorrere per attraversare la prima delle colline lungo il nostro percorso e che altro non è che la condotta dell'acqua che proseguiva dopo il ponte.

Dopo aver sbagliato strada una prima volta ed essere finiti in uno stretto canyon che termina all'imboccatura di una buia ed apparentemente profonda caverna dall'aria minacciosa, troviamo la via giusta e ci avviamo lungo un interminabile percorso ondulato fra le colline coperte dalla brughiera provenzale e popolate dalla solita miriade di cicale. Il tutto sarebbe molto più piacevole senza l'inevitabile sole a picco e magari anche con qualche salita in meno, ma si tratta comunque di una bella gita, anche se molto più faticosa del previsto.

Verso la fine del percorso, subito prima dell'ultima salita prima del campeggio, attraversiamo il villaggio di Saint Bonnet du Gard, tranquillo agglomerato di case sovrastato da una chiesetta fortificata che avevamo già notato il giorno precedente ritornando da Nîmes. Superata la chiesa, finalmente la nostra fatica si conclude con una lunga discesa che ci riporta dritti dritti all'agognata ombra degli alberi intorno alla nostra piazzola.

2/7/99 - Visita di Avignone

Eccoci finalmente ad una giornata di classico turismo culturale: la visita al Palazzo dei Papi di Avignone, insieme alla Camargue l'altra meta fondamentale della nostra vacanza. Naturalmente una visita del genere non ci consente il solito ozio mattutino ed infatti già di buon'ora siamo in piedi e pronti a percorrere la ventina di chilometri di distanza da Avignone.

Già di per sè Avignone merita una tappa, se non altro per l'animazione e per quell'aria di fermento culturale che la pervade: tra l'altro, fra la metà di luglio e la metà di agosto Avignone ospita un importante festival teatrale ed in parallelo alla manifestazione ufficiale la città si riempie di artisti di strada che danno al tutto un'atmosfera un po' "bohémienne".

A sua volta il Palazzo dei Papi giustifica una visita ad Avignone: la struttura è massiccia e composita, più una fortezza sviluppatasi nel corso dei secoli che un vero e proprio palazzo, ma purtroppo il suo interno soffrì non pochi danni ai tempi della Rivoluzione Francese, che per il patrimonio storico-artistico francese fu una vera e propria calamità. Le dimensioni complessive del palazzo sono molto notevoli, ma la visita in realtà ne copre solo una metà e forse anche meno: se da un lato questo può essere un sollievo per le stanche membra, dall'altro lascia però il visitatore con la sensazione che possa essere rimasto indietro qualcosa di interessante nella visita.

Avignone presenta anche altri monumenti e musei, anche se in linea di massima non possono competere con il Palazzo dei Papi. Il ponte di Saint Bénézet merita però una citazione particolare, se non altro per l'importanza storica e simbolica che rivestì nel tempo per la città. L'attuale ponte è in realtà un mezzo ponte, che parte dalla cinta di mura di Avignone e si protende fino al centro del fiume: naturalmente un tempo il ponte era completo, ma le forti piene del Rodano lo distrussero più volte in passato ed alla fine il passaggio attraverso il fiume venne ricostruito altrove. Sul ponte è anche meritevole di un'occhiata la curiosa doppia cappella dedicata a Saint Bénézet.

3/7/99 - St. Bonnet du Gard, Sernhac ed Uzès

Per decisione unanime, dedichiamo questa giornata a cose abbastanza tranquille: la mattina giro in bicicletta ed il pomeriggio una puntata alla non lontana cittadina di Uzès.

Obiettivo primario del giretto in bici è quello di ritornare a Saint Bonnet du Gard, nella speranza di trovare finalmente aperta la chiesetta fortificata vista due giorni prima. Constatato come la nostra speranza sia vana, proseguiamo verso Sernhac (altro piccolo paese consigliato dal gestore del campeggio) attraverso una distesa di campi coltivati e di brughiera mediterranea e, quasi inutile dirlo, con l'abituale accompagnamento di sole a picco e concerto di cicale. Al termine di una buona pedalata finalmente raggiungiamo l'abitato di Sernhac, che in effetti si rivela essere una piacevole sorpresa, ricco di angoli pittoreschi ed anch'esso dotato di una chiesa fortificata.

Dopo l'abituale ozio pomeridiano, verso le cinque del pomeriggio finalmente usciamo dal campeggio: direzione Uzès, cittadina ad una ventina di chilometri a nord di Remoulins. Una volta raggiunta la nostra meta, trovare parcheggio per una volta si rivela cosa sorprendentemente facile: infatti appena entrati nell'abitato troviamo una indicazione "parcheggio" sulla destra e subito troviamo un'ampia area pressochè deserta, dove abbiamo perfino la buona sorte di trovare posto all'ombra!

Uzès è dotata di un pittoresco ed abbastanza vivace centro storico medioevale, costellato di torri e dominato dalla mole di un notevole castello, il cui unico difetto per noi è quello di essere ormai in orario di chiusura: colpa nostra, d'altronde! La cittadina offre anche alcune chiese (da notare in particolare Saint Théodorit con il suo campanile a pianta circolare, unico in Francia) e musei. Insomma, quando ci capiterà di ripassare per quella regione vedremo di andare di nuovo ad Uzès, magari in un orario più ragionevole!

4/7/99 - Da Remoulins ad Antibes via Villeneuve lès Avignon

Tutte le cose belle hanno una fine, specialmente le vacanze! Così anche per noi è ormai imminente il momento di metterci sulla strada verso l'Italia. Senza fretta, però, passando prima di tutto a visitare la cittadina di Villeneuve lès Avignon e facendo poi tappa in Costa Azzurra, che Daniela non ha mai visto.

Villeneuve lès Avignon si trova sulla riva destra del Rodano proprio di fronte ad Avignone, a cui era in un lontano passato collegata dal ponte di Saint Bénézet, il famoso "Pont d'Avignon" della canzoncina:

Sur le pont d'Avignon
on y danse, on y danse,
Sur le pont d'Avignon
on y danse tous en rond.

In passato la posizione di Villeneuve fu anche abbastanza particolare, trovandosi sul confine fra il Regno di Francia ed i possedimenti del Papato e disponendo nel suo territorio di alture dominanti il fiume e quindi importanti dal punto di vista strategico. Il risultato di questo fu la costruzione di un grande castello, il "Fort St. Andrè", e di una serie di residenze di proprietà dei vescovi della curia papale, la principale delle quali è la Chartreuse.

Proprio dalla Chartreuse iniziamo la nostra visita, approfittando anche della buona sorte nel trovare un posto in una tranquilla area di parcheggio a meno di cento metri dall'ingresso. Oltre alla comodità, abbiamo in più il piacere di scoprire che la visita ci viene anche a costare piuttosto poco, grazie al fatto che chi può esibire il biglietto della visita al Palazzo dei Papi di Avignone ha diritto ad uno sconto!

La Chartreuse è molto grande e molto interessante: peccato solo che anche su di essa si fosse abbattuta la furia della Rivoluzione Francese, che causò gravi danni specialmente alla chiesa. I settori residenziali del complesso invece furono meglio preservati, anche perchè usati in seguito come abitazioni civili: sono quindi interessanti da visitare le celle dei frati, che in realtà più che celle potrebbero essere chiamate villette a schiera, con cucina abitabile e stanza di lavoro al pianterreno, grande stanza da letto con annesso studio al primo piano ed orto/giardino coltivato a piante medicinali sul retro. Il tutto per un solo frate in ciascuna casetta: in una moderna città ci sono famiglie intere che non dispongono di uno spazio maggiore!

Dopo pranzo ci dedichiamo alla visita del Forte di St. Andrè, che occupa la sommità di un'ampia collina che domina il Rodano. Un tempo il forte era in realtà una cittadella di discrete dimensioni, con all'interno un villaggio e due o tre chiesette, oltre naturalmente alle strutture dedicate alle attività militari, come magazzini ed armerie. Purtroppo delle strutture interne non è rimasto poi molto ed inoltre buona parte dell'area è ora occupata da un convento, mentre sono rimasti intatti i due possenti torrioni che fiancheggiano il portale di accesso. La visita di questi torrioni è abbastanza interessante, anche se in realtà dell'arredo interno è rimasto poco. In ogni caso, dalla loro sommità si gode un'ottima vista su Avignone.

Volendo, a Villeneuve ci sarebbero state anche altre cose da visitare: ad esempio, su una collina di fronte a quella del forte sorge la torre detta di Filippo il Bello, alla quale però decidiamo di rinunciare principalmente a causa del caldo e della stanchezza, per non parlare del poco tempo rimasto a disposizione.

Il programma della giornata a questo punto prevede infatti un lungo trasferimento da Villeneuve lès Avignon alla Costa Azzurra, per espresso desiderio di Daniela. Per la verità il sottoscritto non è troppo contento della cosa, avendo già visto il posto e non avendolo trovato di proprio gradimento, ma per fare contento il Capo si fa questo ed altro, no? Comunque, fra le località possibili lungo il litorale propongo Antibes che, con il suo centro storico arroccato su una collina ed il porto dominato dalla mole della fortezza, mi sembra tutto sommato il posto più gradevole fra quelli (pochi, in verità) che conosco.

Come tappa di trasferimento ci aspettiamo un lungo calvario sotto il sole ed in effetti così puntualmente avviene: anzi, sembra quasi che un qualche diavoletto dispettoso si stia divertendo a spostare la nostra meta un po' più in là ad ogni chilometro che percorriamo! Comunque, bene o male Antibes alla fine riusciamo a raggiungerla e ci dedichiamo subito alla ricerca del campeggio: per la verità finiamo anche per avere una fortuna sfacciata e riusciamo ad occupare l'ultima piazzola disponibile nel primo dei campeggi della lista...

Completate le solite operazioni necessarie quando si prende posto in un campeggio, andiamo alla vicina stazione della ferrovia e prendiamo il treno per Antibes: raggiungiamo il paese in letteralmente due minuti di viaggio e ci mettiamo a gironzolare alla ricerca di un posto soddisfacente per mangiare. Finiamo così per fermarci in un ristorantino specializzato in cozze, che vengono proposte in un'infinità di intingoli diversi: facciamo le nostre ordinazioni e dopo un po' ci vediamo portare due zuppiere stracolme di molluschi, quasi mezzo chilo a testa e pure buoni!

Dopo siffatta mangiata è d'uopo fare una lunga passeggiata per digerire, naturalmente, per cui ce ne andiamo per un bel po' a zonzo per una Antibes che ha tutta l'aria di non voler andare mai a dormire: finiremo poi per prendere l'ultimo treno disponibile per tornare al campeggio. Doverosamente facciamo anche un giro del porto, esaminando con occhio critico da totali incompetenti le imbarcazioni ormeggiate: ce ne sono proprio per tutti i gusti e (quasi) tutte le tasche, dai piccoli battelli vecchiotti che ci sembrano la versione galleggiante del nostro camper ai mostruosi superpanfili da traversata oceanica. Insomma, mica roba da metalmeccanici come noi!

5/7/99 - Da Antibes a casa (sigh!)

E venne il giorno del ritorno a casa... ahimè!

Giusto per dare a Daniela una sensazione di che tipo di posto sia Nizza, invece di prendere subito l'autostrada scelgo di percorrere il litorale fino ad oltrepassare la città: palazzoni a profusione e traffico a dir poco intenso fanno da sfondo ad un'ampia spiaggia che vista dal camper sembra essere di ghiaia anzichè di sabbia. Insomma, non si tratta precisamente del tipo di posto che fa per me!

Per il resto la giornata si riduce solo ad una lunga marcia sotto il sole, macinando i chilometri uno dopo l'altro e desiderando solo di arrivare presto a casa. L'unica variante che ci concediamo, ma giusto per fare una cosa diversa, è quella del rientro in Italia passando per il colle di Tenda invece che per il classico percorso lungo il mare. Comunque la scelta si rivela tutto sommato positiva, se non altro per averci portati ad attraversare una regione che nessuno dei due aveva mai visto prima.

Alla prossima!!!


Riassunto:

Sacra di San Michele ad Avigliana (TO): ingresso 4000 lire, strada di accesso non troppo agevole, bella posizione, interessante monumento, parzialmente in restauro

Camper service a Villar Focchiardo: ben indicato, comodo e gratuito. Si trova non lontano dal campo sportivo, nell'area di compostaggio del paese in un piccolo recinto aperto solo di giorno.

Campeggio "Les 5 Vallées" a Briançon: in due 113,30 FF tutto compreso, pianeggiante, tranquillo, con molti alberi, piccolo spaccio, organizzazione un po' "casareccia"

Abbazia di Ganagobie: ad una quindicina di chilometri da Sisteron in direzione di Cavaillon, stradaccia di accesso stretta, ripida e tortuosa, splendida posizione panoramica, si visita solo la chiesa, suggestiva e con bei mosaici medioevali, immancabile negozietto di tisane e santini

Campeggio "Le Clos du Rhône" a Saintes Maries de la Mer: un paio di chilometri ad ovest del paese, presso la foce del Piccolo Rodano, poco ombreggiato (ma alcune piazzole hanno una tettoia di canne annessa), piuttosto grande, vicino al mare, spaccio e trattoria, camper service solo per WC a cassetta, spesa complessiva 411 FF per tre pernottamenti

Chiesa delle Saintes Maries: dedicata a Santa Maria Giacoma, Santa Maria Salomè e Santa Sara, che la tradizione vuole essere fuggite dai Mori su una piccola barca per giungere infine ad approdare a Saintes Maries de la Mer. Santa Sara, in particolare, era la cameriera negra delle altre due ed è oggi venerata come patrona dagli zingari Rom, che si radunano a Saintes Maries due volte all'anno in suo onore. La chiesa in sè è molto spoglia e ricorda una fortezza, ma è senza dubbio caratteristica e merita una visita da parte di chi si trovi a passare in zona.

Ristorante "La Main à la Pâte" dietro la piazza del mercato di Saintes Maries: per 256 FF in due si fa un pasto molto soddisfacente in quantità e qualità a base di specialità locali (vedi testo).

Riserva Naturale della Camargue: a piedi, in bicicletta o a cavallo, non andarci è imperdonabile per chiunque ami gli ambienti naturali pressochè incontaminati. Vale anche la pena di camminare un po' lungo l'immensa spiaggia. D'obbligo la macchina fotografica, meglio se con teleobiettivo, il cappello, la crema solare ed una buona scorta d'acqua. Una passeggiata decente richiede almeno cinque o sei ore in bicicletta.

Aigues Mortes: il paese in sè può valere la pena di spenderci una mezza giornata, parcheggio fuori dalle mura (35 FF per 4 o 5 ore), visita delle fortificazioni e della Torre di Costanza (32 FF a testa) lunga ed un po' faticosa ma abbastanza interessante, chiesa di Sainte Marie des Sablons discreta ma con orrende vetrate moderne. Nei pressi è suggestiva la Tour Carbonnière, a parte la difficoltà di parcheggio.

Campeggio "La Soubeyranne" presso Remoulins: un chilometro a sud del paese in direzione Tarascon, quattro stelle, 89 FF in due tutto compreso in bassa stagione, 121 FF in alta stagione, piscina, parco giochi, piccolo spaccio (niente frutta, ma albicocche gratis da cogliere nel viale di accesso!), ristorante, tennis, ampie piazzole molto ombreggiate, servizi adeguati, camper service con pozzetto a caduta.

Nîmes: città di aspetto moderno, con alcuni monumenti degni di una visita: in particolare l'Arena, la Porte d'Arles, il Tempio di Diana (ossia, la parte restante delle antiche terme) e soprattutto la Maison Carrée, monumento di grande rilievo ma penalizzato da una cattiva collocazione.

Pont du Gard: ad un paio di chilometri a nord di Remoulins, è un maestoso viadotto di epoca imperiale romana che faceva parte dell'acquedotto che alimentava la città di Nîmes con le acque di una sorgente situata nei pressi di Uzès; è un'opera di notevole pregio ed ottimamente conservata, che merita sicuramente una visita anche da chi è semplicemente di passaggio nella regione.

Saint Bonnet du Gard: paesino a pochi chilometri da Remoulins nella direzione di Nîmes, niente di speciale ma tranquillo e caratteristico, con una chiesa fortificata (quasi sempre chiusa) che sovrasta il paese.

Avignone: merita una visita di almeno un giorno; oltre che vedere la città nel suo complesso, alcune chiese, un paio di musei ed il celebre ponte, è d'obbligo la visita al Palazzo dei Papi (63 FF a testa il biglietto che comprende anche la visita del ponte).

Sernhac: paese nei pressi di Remoulins, niente di speciale ma piacevole con i suoi scorci e la sua chiesa fortificata.

Uzès: Cittadina medioevale fra le colline a nord del Pont du Gard, con un bel centro storico con torri, alcune chiese (St. Théodorit) ed un grande castello; nel complesso merita ampiamente una deviazione.

Villeneuve lès Avignon: cittadina sulla riva opposta del Rodano rispetto ad Avignone, merita certamente una visita, particolarmente per la Chartreuse (ingresso scontato a 21 FF per chi ha conservato il biglietto del Palazzo dei Papi di Avignone) e per il forte St. Andrè (15 FF l'ingresso), oltre che per altri monumenti (torre di Filippo il Bello) e per il bel centro storico.

Antibes: animatissima località turistica della Costa Azzurra, con un bel centro storico (stranamente tranquillo rispetto al resto del paese) arroccato su una collina presso il porto, dominato dal lato opposto da un'imponente fortezza (di cui non so nulla).

Campeggio "Les Embruns" a Biot: si trova in direzione di Nizza, circa a metà strada fra Antibes e quegli orrendi palazzoni a forma vagamente triangolare che dominano il paesaggio del litorale per chilometri, al di là della ferrovia rispetto al mare, 3 stelle, molto verde, piuttosto piccolo, relativamente tranquillo tenendo conto della zona, 125 FF tutto compreso in due, molto vicino alla stazione della ferrovia (pochi minuti di treno per Antibes).

Ristorante "Moulerie les Chardons Bleus": nel centro di Antibes, lungo una delle stradine che dal porto conducono verso il centro storico (la seconda da sinistra voltando le spalle al porto, credo), specializzato in cozze preparate con una trentina di intingoli diversi a scelta, 230 FF in due per antipasto, una terrina da 450 grammi di cozze a testa, vino della casa, acqua e caffè.

Tunnel di Tenda: vecchissimo tunnel senza pedaggio che collega Cuneo a Nizza, non meriterebbe una particolare citazione se non per osservare che il transito è libero nei due sensi per autovetture e piccoli furgoni mentre è a senso unico alternato per camion e (direi) anche camper nemmeno tanto grossi, specie se mansardati; il motivo è dato dalla sezione ellittica della galleria, che costringe i veicoli alti a tenersi verso il centro della carreggiata.

N.B.: opinioni strettamente personali!