Vito Fr.....ne

   
 

Vito Fr.....ne era un capotreno di Milano Porta Garibaldi. Non socializzava. Con lui ci si limitava a scambiare il solito ciao come si fa fra colleghi.

Nel Febbraio del 1980, avevo svolto un servizio notturno massacrante, (ero partito la sera prima, alle ore 22 e 30 ed ero appena arrivato alle 7 e 45 di una domenica mattina). In parole povere ero ubriaco di sonno e mi stavo recando al parcheggio macchine della piazza antistante Milano Porta Garibaldi.

In quel momento, mi venne incontro Vito F. e mi chiese se conoscevo un meccanico aperto di Domenica. Gli risposi di no, ma mi offrii di aiutarlo (avevo sempre i cavi in macchina). La sua Cinquecento non partiva ma la batteria era carica, e così presi dalla mia macchina, la chiave per smontare le candele (la mia cassetta degli attrezzi per l'auto era sempre in bagagliaio).

Erano incrostate in modo vergognoso. Le spazzolai, avvicinai gli elettrodi di qualche decimo di mm (d'inverno lo faccio sempre anche con le mie candele per aumentare i joule) e, la macchina si mise in moto al primo colpo.

Mi ringraziò e cercò di offrirmi un caffè. Rifiutai perché volevo solo andare a dormire. Cercò anche di offrirmi un amaro. La mia risposta fu la stessa di prima. Allora mi disse che mi avrebbe pagato una cena. Ma, dopo qualche istante, conscio di essersi sbilanciato un po' troppo, si corresse e specificò che la cena me l'avrebbe offerta alla mensa di Varese (era il posto dove si andava più spesso per noi di Porta Garibaldi).

Fu la mia rovina. Ogni volta che lo incontravo (e meno lo volevo incontrare e tanto più me lo ritrovavo tra i piedi), in qualsiasi posto e anche da lontano, mi gridava:
Paolooo ti devo una cenaaa
.
Cosicché le decine di viaggiatori in attesa dei treni in partenza sentivano questa promessa ad alta voce che mi imbarazzava e che si ripeté per quasi un anno e cioè fino a tutto il mese di Dicembre.

Sennonché, la sera del primo di Gennaio del 1981, mi recai a Varese ed entrando nei locali della mensa, lo individuai lì seduto da solo che consumava il pasto.

Entrai, e feci un saluto generico con relativi auguri di buon anno a quanti mi conoscevano (quasi tutti).

Con altre premesse, mi sarei potuto sedere al suo stesso tavolo per cenare con lui. Ma preferii sedermi ad un altro tavolo.

Bugia! Non mi sarei seduto lo stesso in quanto non mi piace stare vicino ai musoni.

Pensai a come mi sarei dovuto comportare nel caso avesse rimesso in piedi la storia di pagarmi la cena. Cercai quindi di prepararmi e mi ripetei più volte che in quel caso, gli avrei detto: Lascia stare, andiamo, al bar e beviamo qualcosa per brindare al nuovo anno.

Quando il Vito, finì la sua cena, si alzò, e a testa bassa uscì dal locale.

Da quel momento, non mi salutò più !?