La storia del re nudo
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Il re nudo è la favola che dimostra come la bugia di uno, diffusa a molti diventa una verità. |
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Antefatto: Mio nonno aveva 85 anni e un'osteria con cucina. Alla morte di mio padre, tutti i parenti ci aiutarono economicamente per diversi mesi e, nel mese di luglio del '65, in una riunione di famiglia concordarono perché gestissimo noi l'osteria. Per noi che eravamo rimasti senza mezzi di sostentamento, è stato un grande aiuto. Approfitto di questo scritto per ringraziarli ancora tutti e far sapere loro che non ho dimenticato. Alla fine di settembre compravamo il mosto da un fornitore di Ciro' (CZ). Il mosto smetteva di fare la prima fermentazione e già il giorno dei morti, qualcuno ci chiedeva di assaggiare il vino nuovo ( non ho mai capito se lo facevano solo per sincerarsi che nelle botti ci fosse il succo d'uva o, se era mera gola). In verità non erano molti e noi ancora per un po' tenevamo il vino vecchio che era più bevibile e non faceva correre in bagno come quello NUOVO. Nel mese di dicembre si cominciava definitivamente a vendere il vino nuovo, bello spumeggiante e ancora profumato d'uva. Entro i primi del mese di marzo tutti i 6000 litri di vino-da-mosto finiva nelle gole riarse dei nostri abituali clienti e altri che poi non vedevi più fino all'anno successivo. Da quel momento in avanti compravamo il vino, sempre dallo stesso fornitore. Ma riempivamo solo una botte da 500 litri. Quando il vino cominciava a scendere lentamente, mi infilavo dietro la botte e mettevo sotto un mattone per inclinarla. Intanto, si provvedeva a telefonare al grossista per la fornitura che avveniva in giornata. Dovete sapere anche che, molte volte di mattina, si fermava un motorino o una vespa. Scendeva uno mai visto e chiedeva un bicchiere di vino. ERA UN ASSAGGIATORE. Era uno di quelli che si intendono di vino, una specie di sommelier di periferia di quelli che poi, vanno in giro e con aria di sapientoni, riferiscono a quelli che hanno il palato atrofizzato, dove sono i posti dove si può bere un bicchiere di vino buono. Un pomeriggio del '71, un nostro abituale cliente (un certo Giovanni Bova), che forse aveva la bocca disturbata da altri sapori, assaggiando lo stesso vino del giorno precedente chiese: "Avete cambiato vino?"..... "No!" rispose mio fratello. "Compreremo il vino nuovo, quando finisce quello che abbiamo". Il cliente insistette affermando che quello non era il solito vino. Nel giro di poche ore, tutti gli avvinazzati di Reggio Calabria seppero che da noi il vino non era più quello di una volta. Nessuno si prese il disturbo di venire a controllare se era vero, e la nostra osteria divenne un deserto per almeno una settimana. Una mattina, entra nell'osteria un tale Santino che faceva parte di una comitiva abituale. Questi chiese a mia madre se lei, quella sera, poteva riferire un messaggio ai suoi amici. Mia madre rispose che non poteva farlo in quanto era una settimana che la nostra osteria rimaneva deserta. Seguirono le spiegazioni... Don Santino (il don non ha niente a che fare con la mafia, da noi si usa comunemente in dialetto, quando ci si rivolse ad una persona, facendone seguire il nome. Se, invece, si fa seguire il cognome, si usa il signor come in italiano), disse allora a mia madre: "Signora, ci penso io!". Fu così che si sparse la voce in tutta Reggio Calabria, che avevamo cambiato il vino e quello nuovo era un signor vino. La sera stessa, nella nostra osteria, ci fu il pienone. Tutta gente allegra, che beveva soddisfatta di gustare finalmente quel signor vino. Anche quel tal cliente (Giovanni Bova) era presente e sentenziò: Questo è vino, NON QUELLO DELL'ALTRA VOLTA! ERA SEMPRE LO STESSO VINO!
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Ogni riferimento a persone o cose è puramente reale!!!!!!!!!! |