Sei donne in cerca di Pirandello
di Luciano Lucignani (1989)
Ricostruiamo, con documenti e lettere
sconosciute,
un tema tempestoso nella vita del grande drammaturgo:
Caterina sua madre. Giovanna, la collegiale.
Jenny la tedesca. La cugina Linuccia.
La moglie Antonietta. E Marta Abba l'ultimo amore.
Come nella
migliore tradizione psicoanalitica, la prima è la madre, Caterina. Bambino
fragile e insicuro, Luigi Pirandello le fu sempre molto affezionato. Un muro,
che in seguito divenne insormontabile, lo divideva invece dal padre, Stefano.
Forse, grazie anche a un oscuro episodio di cui, quattordicenne, fu testimone.
Lui stesso lo raccontò in seguito (gran parte dell'opera di Pirandello è,
direttamente o no, autobiografica) nella novella «Ritorno». Scoprì che suo padre
aveva un amore clandestino con una ragazza che diceva essere sua cugina, ma in
realtà era sua nipote. I due s'incontravano, tutte le domeniche mattina, nel
parlatorio d'un convento del quale era madre badessa la sorella del padre. E una
domenica Luigi andò a sorprenderli. Il padre fece in tempo a nascondersi dietro
una tenda (dalla quale, però, spuntavano due grosse scarpe di coppale), lei
invece restò seduta al tavolo, con un bicchierino di rosolio ancora in mano.
Luigi le andò vicino e le sputò in faccia. Il padre non si mosse, né poi, a casa
gli disse o fece nulla.
Nella novella, Pirandello scrive che il ragazzo non rivide più suo
padre. Fu quasi quello che accadde nella realta; Pirandello ebbe scarsissimi
rapporti con lui, ma dopo la morte della madre, nel 1915, lo ospitò nella sua
casa di Roma, occupandosene per quel poco che poteva.
La scoperta dell'adulterio paterno è un trauma che non resterà senza
conseguenze. Qualcosa, in Pirandello, andò perduta per sempre: l'innocenza, la
fiducia nei sentimenti ne furono sconvolte: mai più, nella sua vita, l'amore
d'una donna o per una donna significherà felice serenità. E nel suo lavoro di
scrittore non vibrerà mai un sincero, spontaneo accordo dei sensi e del cuore.
Sensi e cuore sveglissimi in lui, fin dall'adolescenza. Nel 1882,
quando Luigi aveva quindici anni, la famiglia lasciò Girgenti (oggi Agrigento),
la città in cui era nato e si trasferì a Palermo, al primo piano di una casa di
via Porta di Castro. Al secondo piano c'era una famiglia della borghesia agiata,
con una bambina di appena dieci anni, Giovanna, che frequentava l'aristocratico
collegio Maria Adelaide. Nel periodo delle vacanze Giovanna, come Luigi, restava
a casa. Da un balcone all'altro, i due ragazzi cominciarono a guardarsi con
simpatia; e un giorno Luigi, seduto sulla ringhiera del balcone, intento a
fissare la bambina, perse l'equilibrio e rischiò di cadere di sotto. Se la cavò,
però, con un dente scheggiato.
Più tardi, alla fine delle vacanze, Giovanna venne a salutarlo. E Luigi,
emozionato, fece un gesto incauto, ferendosi a un dito. Giovanna, avvicinatasi,
gli prese il dito e se lo portò alla bocca per succhiarne il sangue. Eccitato,
Luigi prese quel gesto come un bacio e scoppiò a piangere. Quasi subito gli
venne la febbre e restò per tre giorni tra la vita e la morte, come smemorato.
Non si nutriva, non si tratteneva nulla, non riconosceva nessuno. Rimase a letto
due mesi, quando si alzò era quasi Pasqua. Si aggirava per la casa avvolto in
uno scialle enorme, pallido, i capelli dritti. Fu così che lo vide la bambina,
rientrata per le vacanze; Giovanna gettò un grido e svenne tra le braccia del
padre. E Luigi restò dov'era, tremando come avesse avuto quaranta di febbre. Fu
la scoperta dell'amore.
Tre anni dopo, altro fuoco, altro dramma. In Luigi divampa l'amore per
la cugina Lina (detta Linuccia, per distinguerla dall'altra Lina, sorella di
Luigi). Lina è figlia d'un fratello di Stefano, Andrea, ha quattro anni più di
Luigi, è molto carina, molto corteggiata e, sembra,
molto civetta. Da principio
lei lo rifiuta, si fa beffe di lui. Poi d'improvviso, forse a causa d'una
delusione subìta, lo accetta e gli si promette. Ma i genitori di lei non sono
d'accordo, non ritengono Luigi un buon partito, è ancora studente e, cosa più
grave, ha sogni di poeta. Più tardi, per le insistenze di lei, che rifiuta ogni
partito «serio», consentiranno al fidanzamento, ma a condizione che Luigi la
pianti con gli studi e le poesie e si metta col padre nel commercio dello zolfo.
Luigi obbedisce, passa un'estate nell'inferno di Porto Empedocle nelle zolfare.
Ma non resiste. La vocazione poetica è troppo forte (e forse la vita nelle
zolfare troppo dura); torna a Palermo, si iscrive all'università e pubblica il
primo libro di versi («Mal giocondo», 1889). Da Palermo passa a Roma e da Roma
in Germania, a Bonn. Sempre più lontano da Lina che intuisce l'intiepidirsi del
sentimento e teme il distacco; colta da crisi isteriche, smarrisce la ragione.
Luigi è costretto a precipitosi ritorni, da Bonn e da Roma; ha il suo primo
incontro con la follia, e non sarà l'ultimo.
Bonn, dove resta un anno e mezzo, in confronto è un'oasi di serenità.
Soffre la lontananza dei suoi familiari e sente la nostalgia della sua terra (Girgenti
resterà sempre nel suo cuore; dovunque sia); ma gode la quieta, libera e aperta
vita studentesca che si conduce nella cittadella accademica. Studia, scrive
versi (in seguito compresi nelle due raccolte, «Pasqua di Gea», 1891 ed «Elegie
renane», 1895) e non trascura le occasioni di svago, gite, feste e rapidi,
spregiudicati amori, come quello per Jenny Schulz-Lander, graziosa figlia della
sua affittacamere.
Luigi si laurea con una tesi sulla parlata di Girgenti torna in Italia
e si stabilisce a Roma. Frequenta i salotti letterari, stringe amicizia con i
letterati siciliani Ugo Fleres e Luigi Capuana. Sarà quest'ultimo a spingerlo a
provarsi nel romanzo. Nella solitudine di Monte Cave, chiuso nella cella d'un
convento, Pirandello porta a compimento il suo primo romanzo, «L'esclusa»
(uscirà otto anni dopo, nel 1901).
Ad un anno dalla rottura del fidanzamento con la cugina, Luigi riceve
dal padre la proposta di prendere in moglie Maria Antonietta Portulano - Nietta
- figlia d'un suo socio in affari. Nietta è bella, dotata d'un suo fascino
ombroso e ha una dote di settantamila lire (grosso modo, alcune centinaia di
milioni di oggi). Pirandello accetta subito, va ad incontrare la ragazza, si
fidanza con lei e la sposa. Tutto avviene con un'incredibile rapidità. Tra
l'incontro e il matrimonio non passano neppure due mesi.
In realtà, i due
non si conoscono. Lei è una ragazza siciliana, appena istruita, cresciuta in un
ambiente dove il possesso, della «roba» come delle persone, è diritto naturale.
Il tormento intellettuale dell'uomo che sta per diventare suo marito le è
incomprensibile, la preoccupa. Luigi le scrive quotidianamente, narrandole per
filo e per segno la sua giornata, i piccoli problemi che deve affrontare, i suoi
progetti artistici le sue smanie filosofiche. Chiede insistentemente che lei gli
scriva e quando Nietta finalmente lo fa lui esulta, la proclama grande
scrittrice, si propone di farle da guida; è incredibile a quale punto possa
condurre la nefasta combinazione di passione e ingenuità.
Trascorrono nove anni, il matrimonio sembra funzionare. Da Luigi e
Antonietta sono nati tre figli, Stefano, Lietta e Fausto. Pirandello insegna al
Magistero, dà lezioni private collabora a giornali e riviste. E a questo punto
sulla famigliola si abbatte la sciagura: la miniera nella quale il padre di
Luigi ha investito tutto il suo denaro e quello della dote di Antonietta, si
allaga. E' il disastro, il dramma, la tragedia. Alla notizia, Antonietta è colta
da paralisi; non si riprenderà più dal trauma, cadrà preda della follia e finirà
in casa di cura, dalla quale uscirà soltanto morta.
Messo con le spalle al muro dalla vita, Pirandello reagisce con una
forza, una caparbietà e una capacità di lavoro impressionanti. Nascono nuovi
romanzi («Il fu Mattia Pascal», 1904, « Suo marito», che poi diventerà «Giustino
Roncella, nato Boggiòlo», 1911 e «Si gira», riscritto come «Quaderni di Serafino
Gubbio, operatore», 1916), escono raccolte di novelle, saggi («L'umorismo» e
«Arte e scienza», 1908) e prendono forma i
primi timidi tentativi di
teatro. Fortuna e sfortuna si alternano nel destino dello scrittore: la maggiore
casa editrice del tempo, quella dei fratelli Treves, gli apre le porte e così
farà il primo quotidiano d'Italia, «Il Corriere della sera». Ma c'è anche la
guerra, c'è la prigionia del figlio Stefano, c'e la morte della madre,
l'aggravarsi delle condizioni di Nietta.
Il lavoro non è più solo una necessità, diventa una specie di
anestesia: chiuso nel suo studio, dove tuttavia lo raggiungono le urla della
sventurata moglie, Luigi trascorre ore e ore al tavolino, vergando un foglio
dopo l'altro con quella sua calligrafia obliqua, da professore; ma sarà questa
condizione di martire a guadagnargli il paradiso dell'arte. Attori e attrici di
fama gli rappresentano drammi e commedie, da Talli a Ruggeri, dalla Melato alla
Gramatica. Nel 1921 la compagnia di Niccodemi, con la Vergani e Almirante mette
in scena al Valle di Roma «Sei personaggi in cerca d'autore», un insuccesso
seguito da un trionfo. Pirandello è ormai uno scrittore affermato, viaggia per
tutto il mondo, ha casa nei grandi alberghi di Parigi, Londra, Berlino, New
York. Nel 1924 c'è una pagina nera; (iscrizione al partito fascista, l'indomani
del delitto Matteotti. Innocenza, rivalsa nei confronti della borghesia che lo
ha ignorato, deriso, insultato? Sono ipotesi possibili; ma il nero resta.
L'anno dopo si costituisce il Teatro d'arte di Roma e Pirandello ne
assume la direzione artistica. Cerca un'attrice che possa interpretare la
commedia di Bontempelli, «Nostra Dea» e incontra Marta Abba. Altro colpo del
destino, l'ultimo. Dal primo istante in cui la vide Pirandello se ne innamora. È
una passione senza scampo, la passione d'un celebre vecchio (Luigi ha
cinquantotto anni) per una bella e giovane donna (Marta ne ha venticinque)
destinata a diventare famosa. Da quel momento Pirandello non vedrà che lei, non
scriverà che per lei; nascono «Diana e la Tuda», «L'amica delle mogli»,
«Trovarsi», «Come tu mi vuoi». Non sono fra i suoi drammi migliori, ma da essi
traspare la vicenda del suo amore, un amore violento, contorto, feroce, che non
può (e forse non vuole) essere corrisposto. Nella solitudine in cui vive, questo
sentimento è l'unica consolazione che resta al vecchio scrittore.
Quali furono i rapporti tra
i due? Fu, il loro, un amore platonico o furono amanti? Non possiamo dirlo, il
mistero è (forse) chiuso nel carteggio fra i due, gelosamente custodito
dall'attrice fino al giorno della sua morte e poi donato alla Princeton
University che dovrebbe (ma quando?) curarne la pubblicazione.
Confidenze fatte da persona degna di fede che fu molto vicina a
Pirandello e alla Abba, fanno intuire che qualcosa accadde, fra i due,
nell'autunno del 1925 durante la prima tournée del teatro d'arte di Roma in
Germania. Una sera, nel grande albergo d'una città tedesca, Luigi entrò nella
camera di Marta, ma ne uscì non molto tempo dopo, visibilmente emozionato.
Perché? Lei gli si rifiutò? O lui non ebbe il coraggio di prenderla?
È stata fatta una terza ipotesi, troppo delicata per poterla riferire,
che coinvolgerebbe una terza persona. Una donna.
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