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Evoluzione della famiglia nel corso del XIX secolo

 Il XIX secolo, rispetto alle epoche precedenti, vide alcuni significativi mutamenti all’interno delle strutture famigliari. All’interno del nucleo familiare la donna era ancora sottomessa al marito, che rimase il garante e l’amministratore dell’unione coniugale su cui si basava la società.

Ma il XIX, fu anche il secolo in cui la crescente industrializzazione, su grande scala, portò le donne sul mercato della forza lavoro, cosa del tutto innovativa.

 Se nei secoli precedenti, le donne di determinate classi sociali potevano partecipare alla produzione, in seno all’unità domestica, ossia lavorando a casa, con la rivoluzione industriale, sempre più donne lasciano il focolare domestico per andare a lavorare nelle fabbriche, questo determina una netta divisione fra gli appartenenti alle classi povere, le cui donne sono costrette ad andare a lavorare e le classi più agiate in cui le donne continuano ad occuparsi della casa, del marito e dei figli, vivendo questa condizione in modo positivo, poiché la possibilità di occuparsi della prole, aiutate magari da una balia, diventa un segno di distinzione sociale. E’ bene ricordare, che in questo periodo, le rivendicazioni femministe cominciano a diventare più frequenti, e per reazione, giornali, romanzi,riviste e uomini di chiaro ingegno si occupano del ruolo della donna. Gli sforzi del mondo culturale, di stampo ancora fortemente maschilista, chiamando in causa la presunta debolezza fisica e intellettiva ma ancor di più la capacità di generare della donna, tentano, di relegare, con sempre meno efficacia, la figura femminile entro le pareti domestiche, un luogo dove con il passare del tempo sempre meno donne accetteranno di stare.

In ogni caso quel che venne meno, nel corso dell’800, fu l’unità della famiglia come organizzazione produttiva, all’interno della quale anche il ruolo della donna sposata e madre aveva un carattere lavorativo. Del resto, specialmente nel mondo contadino, la stessa maternità aveva avuto un significato anche economico, di produzione di forza-lavoro, ma nell’800 assunse un significato diverso perché le norme legislative sul lavoro minorile, la scolarizzazione e i mutamenti nel costume sminuirono la funzione economica dei figli. 

Un fatto chiave fu l’ accresciuto benessere generale, lento e contrastato, ma indubitabile. Questo significò per la donna dei ceti medi e medio-superiori maggiori possibilità d’istruzione, di tempo libero, di attenzioni per se stesse e per i propri desideri e bisogni. La prima è forte conseguenza fu che  cominciarono a fare meno figli di prima. La crescite economica delle società europee moltiplicò le opportunità per le giovani donne di conquistare una propria indipendenza economica temporanea in nuove attività ritenute incompatibili con le esigenze della rispettabilità borghese:nella scuola, negli uffici, nei negozi. Per le ragazze dei ceti medi urbani si accrebbe notevolmente la libertà di movimento  sociale, con la diffusione di locali pubblici per il ballo , dell’ uso della bicicletta, delle attività sportive.

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