White romanza la storia di Artu', Lancillotto, Ginevra e la cerca del Graal, rifacendosi a "La morte di Artu'" di Th. Malory. Ma a spingere all'opera lo scrittore non e' il fascino esercitato dalla leggenda arturiana, ne' il desiderio di ammaliare i lettori con atmosfere medioevali piu' o meno genuine. White e' interessato al valore universale della vicenda di Artu': la storia di amore tra Ginevra e Lancillotto, contrastata dal grande affetto e dalla fedelta' che entrambi provano nei confronti del re, e l'opera di civilizzazione che quest'ultimo intraprende per trasformare l'Inghilterra in un paese pacifico e sicuro, sono, secondo White, esperienze che ogni uomo e donna moderna possono condividere e apprezzare. Da qui i lunghi brani di introspezione psicologica, in cui l'autore cerca di analizzare i motivi della passione - pur sempre immorale - che lega Ginevra e Lancillotto, e le tante digressioni e i tanti dialoghi in cui vengono spiegati i tentativi fatti da Artu' per ricondurre all'ordine i feroci baroni di Inghilterra, offrendo loro un nuovo ideale da sostituire a quello, antico, della violenza e della prevaricazione: la Tavola Rotonda, simbolo di giustizia e di un uso assennato della forza.
"Re in eterno" e' appunto la storia di un grande tentativo di educazione, individuale e collettiva: Merlino, precettore di Artu', cerca di comunicare al proprio allievo un'esperienza profonda della vita (magari mediante abili incantesimi che permettono al giovane Artu' di passare giorni o mesi nelle forme di un animale in mezzo ad altri animali, sperimentando i vari tipi di societa' naturali); il ragazzo, divenuto re, cerchera' di trasmettere al popolo inglese cio' che ha imparato. E sara' una lotta disperata contro mentalita' e abitudini vecchie di secoli... Una tragica lotta che opporra' Artu' al clan degli Orkney, di cui suo figlio Mordred fa parte e che incarna le antiche logiche barbariche e tribali. Nello scontro tra la vecchia e la nuova mentalita', gli amici diverranno nemici, e guerre assurde saranno combattute, fino all'ultima, tragica battaglia...
Tenendo presente questi punti si giustificano i numerosi anacronismi
di cui l'opera e' costellata, a partire dalla maggiore licenza
narrativa che White si concede, ambientando la vicenda ai tempi della
dominazione normanna dell'Inghilterra (e infatti Artu' incontrera'
Robin Hood durante l'assalto ad un castello magico difeso da un
grifone), circa cinque secoli dopo l'epoca di Camelot, quindi. In
realta' l'autore vuole soltanto strappare la vicenda arturiana al
mondo del mito e collocarla in un passato che i lettori possano
sentire in qualche modo prossimo e familiare. Sempre a tal fine,
credo, White si sforza di descrivere il mondo medioevale con grande
precisione e realismo (memorabili i brani sulla falconeria, sui
tornei, sulla vita nei castelli), si' da cancellare ogni aura fiabesca
o di irrealta'.
La storia di Artu' e' una storia reale, pare dirci l'autore, e
appartiene a tutti coloro che sono disposto ad accoglierne gli
insegnamenti sempre validi.
Consigliato a chi vuole provare a leggere un romanzo ben scritto ma diverso dal solito, a chi e' interessato a conoscere un po' di piu' della vita nel medioevo (confidando nella accuratezza dell'autore ^_^) e a chi e' tanto innamorato delle storie di Artu', Lancillotto e Ginevra da non stancarsi mai di sentirsele raccontare...
Curiosita': dal primo libro della quadrilogia e' stato tratto il cartoon Disney "La spada nella roccia". Occhio pero' che nel romanzo di White manca il personaggio di Maga Mago'... ^____^
Fritz Tegularius