Che dire di questa trilogia? Se dovessi scegliere un solo aggettivo opterei
per "stravagante"... ma piacevolmente stravagante. La caratteristica che
piu' mi ha colpito e' infatti la eterogeneita' degli stili... nell'arco dei
tre libri si alternano le vicende, tutte molto diverse fra loro, di
numerosi personaggi; si va dal dramma alla commedia, dall'avventura "cappa
e spada" all'avventura "di viaggio", all'avventura favolistica stile
Pollicino. E per ogni circostanza Vance adotta lo stile piu' adatto,
passando da episodi di lirismo commovente a momenti quasi farseschi,
alternando uno stile brusco ed essenziale, "che va subito al sodo", a
lunghe descrizioni di atmosfera, ad altri stili ancora.
Lyonesse non e' probabilmente il libro che vi cambiera' la vita o che vi
suscitera' chissa' quali riflessioni filosofiche, ma e' sicuramente, e questo non e' poco, un fantasy ben
scritto e dotato di non poca originalita'. Se c'e' una accusa che non si
puo' fare a Vance in questa opera e' di essere ripetitivo o prevedibile. A
mio giudizio, neppure noioso, perche' nonostante le diverse parti ricoprano
un po' tutti i "generi" della fantasy nessuna di queste mi e' parsa meno
interessante o piu' noiosa delle altre.
Ci sono invece parti che mi sono piaciute in modo particolare... ma dovrei spoilerare per dirle e quindi taccio.
Ma entrando un po' piu' nel dettaglio, ci sono alcuni aspetti che mi sono piaciuti in modo particolare:
- i "buoni" e i "cattivi". In Lyonesse la linea che divide buoni e cattivi non e' cosi' marcata come in molta fantasy, e soprattutto si impiega molto tempo a capire quali sono i "buoni" e quali i "cattivi". Entrambi, poi, sono molto interessanti e perfettamente motivati. I "cattivi" di Vance sono astuti, determinati, capaci e soprattutto hanno degli ottimi motivi per agire come agiscono. I "buoni" sono astuti, determinati, capaci e soprattutto hanno degli ottimi motivi per agire come agiscono. Lo scontro e' quindi molto interessante.
- l'ironia. Molti sono i momenti in cui l'ironia dell'autore si fa assai forte e a tratti abbiamo anche episodi quasi esilaranti, sicuramente divertenti.
- nessuno e' al sicuro. Un pizzico di cattiveria ci vuole in una bella storia che si rispetti, e' come il sale sull'insalata. E Vance ha giustamente intuito che il sale va sparso un po' dappertutto, non solo qua e la'. E cosi' il destino crudele si puo' abbattere su chiunque, e non esistono personaggi troppo "fighi" per poter essere sconfitti o umiliati o uccisi. Nessuno ha la garanzia di poter arrivare fino in fondo "all'ultimo quadro"; non c'e' neppure la garanzia di andarsene "in grande stile", con episodi di grande effetto, come di solito succede ai personaggi fantasy destinati a morire.... Il risultato e' che il lettore impara ben presto a non dare nulla per scontato, e ad aspettarsi che le vicende prendano una piega inaspettata.
- i personaggi femminili. In molta fantasy la presenza di una donna e' un evento raro, e molte donne della fantasy sembrano solo guerrieri maschi con i capelli lunghi. Vance imbastisce cinque o sei personaggi che sono indiscutibilmente donne, con personalita' differenziate. Suldrun, Sollace, Glyneth, Tatzel, Melanchte, Madouc sono tutti personaggi caratterizzati, con diverse motivazioni. Mi e' piaciuta in particolare Madouc, la protagonista del terzo libro, con cui Vance e' riuscito a descrivere deliziosamente il passaggio dall'infanzia all'adolescenza di una bambina vivace che diventa poco a poco una donna.
- gli esseri fatati. Creature assai diverse dagli uomini, per cui i nostri abituali concetti di "bene" e "male" hanno ben poco senso, che vivono secondo le leggi della loro natura... Fate e folletti sono deliziosi e divertenti. Ma compaiono anche orchi, troll e altro ancora.
- la magia. Fra le righe, senza lanciarsi in lunghissime dissertazioni ma pur sempre in modo abbastanza chiaro, Vance ci spiega un po' si e un po' no come funziona la "sua" magia e quali effetti abbia su chi la pratica. Sta di fatto che i maghi di Vance non somigliano per niente ai "tradizionali" maghi... per certi versi mi sembrano piu' credibili!
- le battaglie. Avete presente quelle lunghissime battaglie stile Terry
Brooks, con pagine e pagine di descrizioni dei movimenti di questo o quel
singolo battaglione, con il racconto pressoche' in tempo reale di
combattimenti durati quattro giorni? Io le ho sempre detestate :PPP
Quando serve, Vance racconta, in non piu' di mezza pagina, chi, dove, come,
quando ha combattuto, chi ha vinto e chi c'e' morto, e la storia, quella
veramente interessante, puo' proseguire senza grossi intoppi. Bravo ragazzo
:)
In conclusione, l'aggettivo "stravagante" si addice a questa opera... che comunque e' molto piacevole. Credo che un giorno o l'altro la rileggero', e questo e' gia' un ottimo segno.
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Claudia Rege Cambrin in Marcotroll