LISIA:Per l'uccisione di Eratostene(Traduzione capp.6/26)

[6] Quando ebbi deciso di sposarmi, o Ateniesi, e presi moglie, dapprima mi comportavo in modo da non darle fastidio, ma neppure da lasciarle eccessiva libertà; la sorvegliavo quanto era possibile, la tenevo d'occhio quanto era logico. Una volta venuto al mondo un figlio, ero ormai tranquillo, e le affidai tutte le mie cose, pensando che eravamo legati dal più forte vincolo familiare: [71 e in un primo momento, o Ateniesi, era proprio una moglie modello; amministra-trice sagace ed economa, dirigeva con criterio la casa; dopo la morte di mia madre, ecco, morendo quella è diventata la causa di ogni guaio. [8] Mia moglie, infatti, che aveva preso parte al trasporto ', fu adocchiata da quest'uomo che col tempo riuscì a sedurla: spiò l'ancella incaricata delle spese al mercato, e, a forza di  proposte, trasse in rovina la padrona. [9] In primo luogo, o giudici - è necessario che io entri in questi particolari - la mia casa è a due piani, con un ugual numero di stanze al piano superiore e al pian terreno, adibiti come appartamento l'uno delle donne, l'altro degli uomini 2. Dopo la nascita de) bambino, la madre stessa provvedeva ad allattarlo: perché non corresse pericolo nello scendere la scala al momento di fargli il bagno, io mi traslocai di sopra, le donne di sotto. [10] Era ormai un'abitudine, e tante volte mia moglie andava a coricarsi giù accanto al bambino, per dargli il latte e non lasciarlo strillare. La cosa si protrasse a lungo, senza che si affacciasse in me nessun dubbio; anzi ero talmente ingenuo da reputare mia moglie la più onesta fra tutte le donne di Atene. [11] Passato qualche tempo, o cittadini, un giorno rientrai inatteso dalla campagna 3, e il bambino, dopo il desinare, strillava e faceva le bizze tormentato apposta dall'ancella a questo scopo: in casa c'era quell'uomo; ho saputo tutto dopo. [12] E io invito mia moglie a scendere a dare il latte al bambino, per farlo smettere di frignare. Ella dapprima nicchiava, come se avesse piacere di vedermi dopo la assenza prolungata; dato che perdevo la pazienza e le ripetevo di andare e subito: «Già - mi aggredì - cosi resti a dar noia all'ancella; già un'altra volta che eri ubriaco cercavi di portartela con te» 4. [13] Scoppiai a ridere: lei si alza, esce, chiude la porta, come per celia, e si porta via la chiave. Ed io, senza farci caso e senza sospetti, mi misi a letto col piacere di uno che ritorna dalla campagna, [14] L'indomani mattina viene ad aprirmi: le chiesi cos'era quel cigolio di porte che avevo udito di notte e mi rispose che si era spento il lume che stava presso il bambino e aveva dovuto riaccenderlo dai vicini. Ritenni che le cose stessero cosi e non replicai nulla. Mi sembrò, o cittadini, che avesse il viso imbellettato mentre non erano trascorsi ancora trenta giorni dalla morte di suo fratello; senza però il minimo commento uscii, e me ne andai senza proferir verbo. [15] Qualche tempo dopo, o giudici, e non mi passava certo per la resta di essere in tanti guai, mi ferma una vecchia, che mi aveva spedito di nascosto una donna di cui quell'individuo era l'amante, come seppi più tardi: essa, furiosa contro di lui, sentendosi offesa perché non la frequentava più cosi spesso, gli aveva messo qualcuno alle calcagna finché non era venuta a scoprire il come e il perché. [16] Mi si accosta dunque quella vecchia, che mi attendeva presso casa, e «Eufilero -mi apostrofa - non credermi una che si impiccia degli affari altrui; vengo da te perché ce l'ho colla persona che disonora te e tua moglie. Prendi l'ancella che va al mercato e vi serve e mettila alle strette; sarai informato di tutto. Eratostene del demo di Oe - soggiunse - è la causa dei tuoi mali ed ha rovinato non solo tua moglie, ma anche molte altre: è un po' il suo mestiere!». [17] Pronunziate queste parole, o giudici, si allontanò ed io di colpo mi sentii smarrito; i particolari mi si affollavano alla mente, ed ero pieno di sospetti, riflettendo che ero stato chiuso in camera, ricordandomi che in quella notte avevano cigolato e le porte del cortile e la porta sulla strada, cosa mai successa prima, e che mi era parso che mia moglie si fosse imbellettata. Tutto questo mi tornava in mente ed ero agitato dai sospetti. [18] Rientrato a casa ordino all'ancella di seguirmi al mercato; la porto invece da un amico e le rivelo bruscamente che ero al corrente di tutto ciò che succedeva a casa mia. «Quanto a te, hai due possibilità di scelta:o essere sferzata e andare a finire alla macina   senza speranza di cavartela mai 


più da una sorte così miserabile, o confessare esattamente la verità: e in tal caso non subirai danni di sorta, anzi ti perdonerò le tue colpe. Non mentirmi ed esponimi per filo e per segno la verità», fi 9] Essa dapprima si teneva sulla negativa, facessi quello che volevo, lei era all'oscuro di tutto; ma, appena pronunziai il nome di Erarostene e dissi «è lui l'individuo che ha relazione con mia moglie», credette che io fossi perfettamente informato e rimase atterrita. Si gettò allora ai miei piedi, e ricevuta da me l'assicurazione che non le sarebbe accaduto nulla, [20] rivelava come quell'uomo l'avesse fermata dopo il funerale, come lei avesse poi finito per parlarne a mia moglie; come mia moglie con l'andar del tempo si fosse lasciata persuadere. E ancora, come riceveva le visite, che alle Tesmoforie 6 mentre ero in campagna se ne era andata al santuario della dea con la madre di lui: insomma mi raccontò ogni cosa punto per punto. f21] Quando ebbe finito «che nessuno lo venga a sapere» ripresi «altrimenti decadrà il nostro accordo. Esigo che tu mi aiuti a coglierli sul fatto: non mi interessano le parole, ma la prova che le cose sranno così» 7. Promise di farlo. [22] Passarono intanto quattro o cinque giorni... s come io vi mostrerò in modo palmare. Prima però voglio esporvi quel che successe l'ultimo giorno. E mio intimo e familiare un certo Sostrato. Lo incontro che tornava dalla campagna dopo il tramonto del sole. Pensando che a quell'ora a casa non avrebbe trovato più niente da mangiare, lo invitai a cena da me: arrivati a casa, saliamo al piano di sopra e ci mettiamo a tavola. [23] Una volta rifocillatosi Sostrato se ne parte, io mi ritirai a dormire. Ed ecco, o giudici, penetra in casa Erarostene, e l'ancella corre a svegliarmi e mi avverte: «è là». Le ordino di tener d'occhio la porta, scendo in silenzio, esco e mi reco da vari amici; alcuni non li trovai in casa, altri non erano neppure tornati in città. [24] Presi con me quelli che c'erano, il maggior numero possibile, mi incamminai. E, prese delle fiaccole nell'osteria più vicina, entriamo da me: l'uscio non era sbarrato, ma tenuto aperto dalla ancella. Spalancata la porta della stanza da letto, i primi ad entrare lo vediamo ancora mentre giaceva accanto a mia moglie, gli altri, venuti dopo, nudo in piedi sul letto. [25] Allora, o giudici, con un colpo lo stendo a terra; gli stringo le mani dietro la schiena, lo lego e gli domando perché si era introdotto in casa mia per disonorarmi. Ed egli ammetteva la sua colpa, ma pregava e supplicava che non l'uccidessi, che consentissi ad accettare del denaro 9. [26] «Non io ti ucciderò — replicai - ma la legge della città, che tu hai violato e posposto ai tuoi piaceri, tu, che hai preferito renderti così colpevole verso mia moglie e i miei figli piuttosto che ubbidire alle leggi e conservarti onesto». [27] Così, o giudici, ebbe la ricompensa sancita dalla legge per chi agisce come lui, e non è stato tratto a violenza dalla strada, ne si è rifugiato presso l'altare domestico, come affermano costoro: e in che modo, se colpito nella camera da letto cadde subito, gli legai le mani dietro la schiena, c'era tanta gente là dentro a cui non poteva sfuggire e non aveva ne spada ne bastone ne un'alti'arma con cui difendersi contro di noi che eravamo entrati? [28] Ma, cittadini, credo che anche voi lo sappiate: coloro che non operano conforme a giustizia sostengono che gli avversar! mentono; mentre sono essi a dire il falso e a macchinare tali trame per accendere negli uditori sdegno contro chi opera conforme a giustizia.