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........era il 1977, stavo facendo
il mio ultimo imbarco sul Mp VERANIA prima di passare con l'armatore CEFALU'
di Palermo. Il Verania era un motopesca oceanico nuovo della Soc. Armatrice
SIAMAR di San Benedetto del Tronto, diventata in seguito (stessi
proprietari/armatori) F.lli Mascaretti. Una nave studiata e
costruita per quel tipo di lavoro, non era molto grande, lunga circa
80 metri aveva una buona navigabilita' e tutto il necessario per
rimanere in mare lunghi mesi. Navigavamo in Oceano Atlantico a circa
13 mn fuori la Guinea Bissau (dotati di tutti i permessi necessari
per effettuare la pesca in quella zona), sotto un sole
cocente ed un mare apparentemente calmo. Avevamo salpato da poco la
rete e ci accingevamo a calarla di nuovo non prima di aver incassettato e
selezionato il pescato della cala precedente nelle celle frigorifere. Prima
di gettare la rete, il
nostromo ed i marinai svolsero le consuete verifiche dopodichè diedi ordine
di calarla osservando la manovra dalla plancia di comando.
Avanzavamo con la
macchina al minimo e la rete dallo scivolo di poppa veniva riconsegnata al
legittimo proprietario, il mare, che a quell'ora della sera, erano circa le
21.30 si era colorato di nero. La scia bianca dell'elica lasciata a poppa era
ancora visibile per centinaia di metri e sembrava dividere quel
tenebroso mare dandomi una sensazione di dolore misto a tristezza a cui ero abituato da tantissimi
anni, quel mare che mi riservava sempre delle sorprese.......non si era mai
smentito, il mare.
Concludemmo la manovra
assicurandoci fosse andata a buon fine e verificammo le
attrezzature. La macchina aumento' i giri e dal fumaiolo una nuvola
di fumo grigio s'innalzo' nel cielo trasportata e dispersa dal vento
incessante. Iniziammo a pescare non prima di aver concordato con
l'equipaggio i turni di guardia ed i lavori vari di manutenzione da
farsi. Gli addetti alle attrezzature continuarono a riparare una
rete da pesca usata in precedenza e danneggiata in modo piuttosto
serio, era il loro lavoro e lo facevano in modo impeccabile.
Proseguivamo tranquillamente la nostra navigazione da circa un'ora
quando improvvisamente sentimmo sotto di noi la nave rallentare
bruscamente. In quel momento mi trovavo in sala nautica e stavo
verificando, facendo il punto nave, la posizione della stessa. A
voce alta, quasi strillando, chiesi al 1° uff. di coperta Sig. Di
Paolo Piero che, al momento era di
guardia, cosa fosse successo, ma non seppe darmi risposta se non
esprimendo il suo stupore e meraviglia con un'espressione
preoccupata. Nel frattempo anche il 2° uff. di coperta Sig. Mosca
Graziano ci raggiunse in plancia per capire cosa stesse succedendo
ma eravamo tutti confusi non sapendo cosa pensare.
Chiamai con il telefono interno
il D.M. Sig. Spina Domenico detto "bolletta" e gli diedi ordine di fermare la
macchina. L' intero equipaggio corse in coperta richiamato dalle
grida e dagli ordini strillati agli addetti alle attrezzature, era
tutto un corri corri. A nave e macchina ferma i cavi
di acciaio che assicuravano la rete e l'intera attrezzatura da pesca erano
in forte tensione,
pertanto qualcosa o era finita nella rete o si era impigliata (era
cosa molto probabile) considerato il fondale in cui stavamo pescando
circa 25/30 metri.
Restammo per alcuni minuti a discutere con gli altri
ufficiali sull'accaduto e decidemmo immediatamente e senza perdere
tempo di recuperare la rete per verificare cosa vi fosse finito
dentro. Tutti in coperta, gli addetti al verricello iniziarono a
salpare la rete. Ci accorgemmo subito che qualcosa non andava, il
verricello sforzava terribilmente, eravamo quasi al limite e ci
guardavamo tutti sbalorditi non sapendo cosa
fosse finito nella rete e se ce l'avremmo fatta. Piano piano i cavi furono recuperati e con
essi iniziammo ad intravedere la rete. Qualcosa vi era finito dentro,
qualcosa di grosso, molto grosso,
ma non capivamo cosa. Il verricello sotto sforzo estremo strideva
incessantemente,
urlava quasi di dolore ma continuava a lavorare. Ad un tratto aveva
cambiato rumore, sembrava non farcela piu' ed eravamo tutti preoccupati. Dallo scivolo inizio' ad
apparire "la preda", era enorme, non sapevamo ancora cosa
fosse, era venuta su solo una piccola parte del pesce, si vedeva e
capiva ben poco dal momento che, la vista del contenuto era ostruita
dalla rete stessa che lasciava intravedere ben poco. Molto
lentamente, per non guastare il verricello che gia'
era sotto sforzo dando segni di cedimento, iniziammo ad issarlo a
bordo. Rimanemmo sbalorditi quando vedemmo che passava a
malapena tra le pareti dello scivolo e dopo circa due ore e mezza lo
tirammo definitivamente a bordo. Occupava per lunghezza gran parte
della coperta arrivando quasi allo scivolo della nave, era enorme e pensavo ai danni che avrebbe
potuto provocare. Passarono circa 2 ore e mezza prima di tirarlo
definitivamente in coperta. Nella rete era finito uno squalo balena dalle dimensioni gigantesche,
straordinarie.
Lo misurammo, era lungo oltre19 metri,
semplicemente spaventoso, non oso pensare al suo peso, mi basta
sapere che l'argano progettato per la nostra nave da pesca era quasi
al limite dello sforzo e della rottura. All'epoca non potemmo documentare
l'evento, non era come oggi che tutti posseggono un telefonino con
fotocamera, l'unica cosa che ritenemmo opportuno fare fu quella di
misurarlo e rigettarlo in mare. Eravamo li per lavorare, per
guadagnarci la pagnotta, non eravamo dei ricercatori, ogni giorno
perso era da recuperare se volevamo tornare a casa al piu' presto. Rimanemmo
tutti li, in coperta, per alcuni minuti a contemplare quella
meraviglia della natura, quel gigante dei mari cercando di capire
come fosse finito nella rete un "bestione " del genere ed ancora
oggi a distanza di tanti anni ci penso. Nessuno aveva a bordo una
macchina fotografica, non dico impensabile ma raramente qualcuno
documentava il nostro lavoro, solo in qualche occasione, quasi
sempre a Natale e solo se qualcuno pensava di portarla da casa, i
tempi dei selfie erano lontanissimi e nessuno allora avrebbe mai
pensato alla tecnologia odierna.
Ora si presentava un'altro
problema, lo dovevamo rimettere in mare ed al piu' presto. Riunimmo
tutto l'equipaggio e facemmo un veloce ma accurato "briefing"
(allora questo termine non sapevamo neanche cosa fosse) sul da
farsi. Ognuno disse la sua esponendo idee e soluzioni, ci accorgemmo
che tra il dire ed il fare le difficolta' erano immense.
Incominciammo la manovra tra cavi, carrucole, cavi di ritorno ed
altre carrucole sparse in coperta che per l'occasione era diventata
una ragnatela. Cercammo una soluzione che non avrebbe compromesso la
vita dell'animale e fummo tutti molto accorti affinchè quel bestione
riprendesse il mare sano e salvo e senza problemi. All'albeggiare lo
restituimmo al mare, il sole stava sorgendo ed i riflessi quasi mi
accecarono. Ci vollero diverse ore d'intenso
lavoro e 14 persone che incessantemente lavorarono. Quando ci
liberammo della preda feci un profondo sospiro, accesi una sigaretta
e diedi una lunga boccata osservando l'orizzonte colmo di luce e
pieno di colori.
Tutto
era finito per il meglio grazie al buon Dio. Il mare ci aveva
concesso la bonaccia necessaria consentendoci di liberare quel suo
figlio capitato per caso nella nostra rete. Il giorno avanzava ed in
cielo
la Croce del Sud e tantissime altre stelle erano ancora visibili,
una giornata indimenticabile. Navigando con la macchina al minimo,
spegnemmo le luci di navigazione lasciando accesi i potenti fari in coperta
che con la
loro luce giallastra illuminavano la rete danneggiata dall'insolita
preda ed i marinai che vi stavano lavorando per ripararla.............
Ci allontanammo da quella zona di
pesca e navigammo alla "vela" per alcune ore prima di rigettare la
rete in mare.........Andai sull'ala di plancia di dritta,
riaccesi una sigaretta ed osservai l'orizzonte. Una fresca brezza
mattutina ed il cielo terso annunciavano una giornata di bonaccia. La plancia era
attraversata da un raggio di sole, osservai il radar per qualche
istante controllando che sul nostro
percorso non ci fossero ostacoli di sorta. Un intenso profumo di
caffè sali' dalla cucina annunciando l'arrivo del mozzo, riaccesi una sigaretta e controllai di nuovo il
radar....... Proseguimmo sulla nostra rotta confondendoci
tra l'azzurro del cielo e lo scintillio del sole sul mare............. |
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