Storia e leggenda
Narra una leggenda mitica che
Tifeo dalle cento teste, ribellatosi con altri giganti a Giove, venne da questi
sepolto nel Golfo partenopeo, sotto l' Epomeo dell' isola d' Ischia. Ma Tifeo,
indispettito e sempre più furente, tentava di scuotere il pesante giogo,
causando con i suoi moti e le sue lacrime violenti scuotimenti. Intanto la
candida dea dell' amore, Venere nata dalla schiuma del mare, viene a consolarlo
ed a mutare le sue bollenti lacrime nelle numerose e caldissime sorgenti
minerarie che dovevano poi curare i tanti dolori dell' umanità sofferente!
In realtà Ischia apparve sulle acque del Golfo a guisa di un gigantesco
Horst-vulcanico, nel quaternario, e per un rigonfiamento submarino; ciò è
confermato dalla presenza di fossili che vi si trovano tuttora i quali
appartengono alle specie viventi nel mare Mediterraneo. E solo dopo secoli e
millenni, tempestata da una variabilità di edifici vulcanici, ha assunto questo
paesaggio straordinariamente multiforme, di incomparabile bellezza.
A causa di questi lontanissimi cataclismi, le tracce umane compaiono nell' età
neo-eneolitica. Scarsi strumenti e schegge di rifiuti sono stati trovati negli
scavi di Santa Restituta; strumenti di selce e ceramica dipinta in località
Cilento (comune d' Ischia).
Il primo nome che ci giunge a mezzo degli storici è quello di Pythecusa (isola
delle scimmie), ma questo significato cadde quando si pensò all' altro
derivante dalla parola greca Pytos (grosso vaso di creta). Ciò dimostra l'
industria praticata da quegli abitanti nella fabbrica di vasi di terracotta, che
esistono ancora oggi.
Altri storici vogliono derivare la parola Pythecusa dalla parola greca Pitos -
Apollo , dio che ebbe la venerazione dei primi abitanti. Altra derivazione della
parola Pythecusa si volle ricercare nella natura vulcanica del suolo.
"Aenaria" fu l'altro nome dell' isola che Plinio fa derivare da
Aineios - Enea. Altri credono che potesse derivare dal greco oinos - vino, e poi
per antonomasia detta (ainaria) e (vinaria), cioè terra produttrice di vino.
Attualmente si chiama Ischia. Questo nome appare verso la fine del settimo
secolo dell' era volgare, quando la lingua latina si trasforma in quelle romanze
e neo latine. Alcuni vogliono vedere in questo nome quello di (Ischis) Apollo,
debellatore di ogni male per le salutari sorgenti delle acque che vi sono in
essa. Una seconda, dal vocabolo (Ixion) femore riferibile alla sua
configurazione geografica. La terza, dal vocabolo (Ischis, robur ) - che
significa forza - per l' esistenza di un castello. L'ultima e più accettabile
dai critici, si vuole la derivazione di Ischia da Iscla e Ischra. Molti alti
critici più o meno fantasiosi, sostengono, avvalendosi di molti dati
caratteristici dell' isola, l' ipotesi che essa sia stata l' isola di Scheria.
I pionieri che giunsero ad Ischia vennero dall' isola di Eubea e prima di
mettere piede sulla penisola italica si stabilirono sul lido di Lacco Ameno, ove
fondarono la prima cittadella che divenne ben presto un ricco centro industriale
per ceramiche e per la lavorazione del ferro. Fu l'emporio più avanzato verso
settentrione ed il più lontano dalla madre patria, esso rispose ad un preciso
piano con cui alcidesi ed Eretrinesi, vollero assicurarsi il mercato etrusco cui
vendevano pregiate merci orientali in cambio del rame e del ferro. Conoscitori
dell'arte dei vasai, seppero sfruttare abilmente i giacimenti argillosi dell'
Epomeo, installando fornaci e laboratori nell'area archeologica di Santa
Restituta, dove si osservano i resti sovrastanti di più di undici forni.
Fino al 700 a.C., PitheKusaj dominò il commercio su tutta la fascia del
Mediterraneo orientale, dagli insediamenti e dai corredi funebri ci vengono
oggetti importati dalla Siria, scarabei egiziani, provenienti dalla regione del
Delta, recanti invocazioni al Dio Amun, sono stabili dall VIII al VI sec. a.C. .
La collina del Monte Vico, in faccia al sole nascente, si è rivelata come zona
sacra, con resti di templi consacrati al culto del nume Apollo.
Ma ben presto l' esplosione di prodottigreci venne contrastata dallo sviluppo
della civiltà etrusca che si estendeva verso il sud. Onde i Pithecusani e i
Cumani, dopo averli sconfitti nella battaglia campale di Ariccia, dovettero
affrontarli anche per mare. Nella battaglia navale del 474, presso le acque di
Cuma, l'attacco etrusco venne ribattuto, ma i Cumani essendo stati aiutati dai
Siracusani, dovettero rinunciare all' isola di Pithekussaj, che divenne dominio
di Gerone.
A partire dal terzo secolo a.C. una nuova esplosione ceramistica, condotta con
una nuova tecnica e vernice nera lavorata ad Ischia dove si trova disseminata su
quasi tutte le rive ed i paesi mediterranei.
Nel periodo romano, Ischia è abitata su ogni angolo perfino sopra l' Epomeo.
Centri di massima attività si rivelano a Lcco Ameno con la continuazione del
lavoro dell'argilla, a Cartaromana con una plumbaria purtroppo scomparsa nel
mare, a Buonopane con l' industria di ceramiche "sigillata chiara",
centro religioso dell' età romana sono le sorgenti di Nitrodes, dove si
venerano le Ninfe assieme al culto di Apollo. Il messaggio della buona novella
vi approda verso la fine del secolo scorso, e si insedia sull' antico centro
industriale greco, in Lacco Ameno ; la presenza dei resti di una Basilica e del
cimitero paleocristiano ne rendono indiscussa ogni dimostrazione. L'insediamento
cristiano vi resta fino ai nostri giorni, legato intorno al culto dell' Augusta
martire Restituta, venutaci da Cartagine.
Scendono i barbari in Italia, Ischia ne risente gli effetti, sia per il tramonto
delle sue industrie e dei suoi commerci e sia per le diverse occupazioni degli
invasori che seminano ovunque distruzione e morte.
Ischia si ridesta solo nei periodi delle dominazioni normanne, sveve ed angioine,
ed il cuore propulsore di ogni attività è limitato al castello d' Ischia.
La città d' Ischia per tutto il periodo aragonese, è intimamente legata con le
vicende di quella dinastia.
Alfonso di Aragona, conquistato il castello (1423), vi fece eseguire opere
grandiose, trasformando interamente la primitiva città medioevale.
Gli anni più felici per il castello d' Ischia furono quelli della Duchessa
Costanza d' Avalos che seppe riunire intorno a se una cerchia di poeti e dotti.
Assieme a Costanza ed a Vittoria Colonna vissero sulla rocca la bella Maria d'
Aragona.
L' isola intanto, assumeva sempre più il volto attuale con lo stabilirsi dei
Comuni, che hanno conservato, grosso modo, dall' ultimo mezzo millennio, quasi
gli identici nomi e confini.
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