ISCHIA TRA STORIA E LEGGENDA            ISCHIA TRA STORIA E LEGGENDA

La viticoltura                         www.cantinefiorentino.cjb.net  

La viticoltura dell'isola d'Ischia ha origini millenarie. Sulla coppa di Nestore, ritrovata a Montevico (Lacco Ameno), compare un'iscrizione che elogia il buon vino locale e testimonia che gli Eubei, antico popolo greco colonizzatore dell'isola, introdussero la coltivazione della vite.  La tecnica di coltivazione, in particolare modo, richiama alla tradizione greca e differisce da quella etrusca usata nel centro Italia e nelle zone interne della Campania.               

 La viticoltura è stata alla base dell'economia isolana per lunghi periodi storici, condizionandone la vita e i costumi degli stessi abitanti. 
Le colture sull'isola si estendono dalle coste fin sugli irti pendii montani dove cellai e terrazzamenti, costruiti con rinforzi di muri a secco di pietra di tufo verde, consentono la coltivazione della vite. Dal 1500 il vino bianco sfuso veniva esportato via mare verso la terraferma ai principali mercati italiani e stranieri fino in Dalmazia, veniva posto in "carrati" trasportati dalle vinacciere (barche a vela). Dal 1955 a oggi il cambiamento dell'economia isolana è stato radicale.

Lo sviluppo rapido del turismo, che è diventato la principale risorsa economica dell'isola, ha indebolito e in parte cancellato il passato culturale di una tradizione che andava protetta e salvata.
Dal 1929 ad 1990 la produzione di vino è passata da 250.000 a 62.000 ettolitri l'anno, e dei 2747 ettari destinati a vigneti si è passati a soli 900 ettari nel 1990, di cui 600 rappresentano la viticoltura di pendenza. Oggi vi è una particolare ripresa della produzione vinicola anche per il prestigio che la qualità del vino d'Ischia mantiene sul mercato. 

Le qualità di uve più comuni e diffuse, tutte coltivate sull'isola certamente da 300 anni  sono: 

VITIGNI A BACCA BIANCA : Biancolella, Forastera, Arilla 
VITIGNI A BACCA ROSSA : Guarnaccia, Piedirosso o Per'e Palummo, S. Lunardo. 

Il Biancolella, Forastera, Piedirosso e Guarnaccia sono coltivati dai 200 ai 600 mt. s.l.m.;       l'Arilla e il S. Lunardo insieme ad altre varietà al di sotto dei 200 mt.

Nel modo di condurre il vigneto è frequente la spalliera costituita da pali di castagno e canne su cui è tradizionale allevare il ceppo ad altezza variabile, fino a 2 mt. nei vigneti del versante Nord-Est. Le distanze tra i filari di viti vanno dai 70 cm a 1 mt e 20 cm. La potatura si effettua manualmente in genere nei periodi da gennaio a marzo. Anche la raccolta è manuale e avviene a seconda delle zone da agosto a novembre e le produzioni ad ettaro vanno mediamente dai 70 ai 90 quintali all'anno.