L’ULTIMA   MATTANZA  DI SAN CUSUMANO – Bonagia  - (provincia di Trapani)

Matar in lingua spagnola significa uccidere e mattanza è la fase finale della pesca con tonnare con l’annientamento di tutti i tonni finiti nella rete

 

 

 

 


All'alba, i tonnaroti  salgono sulle barche, legate l'una all'altra e    trainate, come  in processione, da un rimorchiatore.  La "muciara"   (barca)  del Rais si ferma sulla imboccatura della tonnara,davanti allo spico mastro, asta di circa due metri,  sormontato da rami di palma e da  immagini sacre di San Pietro, San Francesco di  Paola  e  Sant’Antonio.  E’ il momento della preghiera mattutina;  il rais si toglie  il berretto e    grida la sua invocazione cantilenata:

"Un credo al Signore. Una Ave Maria alla Madonna . Un Padre Nostro a Santo Antonino, protettore della nostra  tonnara .Un  Padre Nostro a San Pietro che preghi  il Signore per un'abbondante pesca." -"Sia fatta".-rispondono tutti  in coro. E il Rais  continua:”Tre requiem aeternam  alle anime sante dei nostri morti”.“ Bongiorno, gran tonnara! – rispondono tutti. Ogni rais ha le sue  devozioni, per propiziare la forza misteriosa     del mare,che ora    mostra  il suo volto affascinante, e subito dopo può    travolgere ogni cosa  con  la forza di un uragano.

 

 

La tonnara rimane in acqua lungo tempo, per un periodo che in genere raggiunge i due mesi, ed il Raìs la ispeziona giornalmente.

Il Rais  scruta il fondo per avere certezza su una quantità elevata di tonni

In tempi moderni sub ispezionano la taglia dei pesci e se vi sono altri pesci che non siano tonni, provvedono al  loro allontanamento.

 


 


Un vascello è  posto trasversalmente sul punto estremo a ponente della camera della morte.

Sottovento e sapravento,  i parascarmi di 12 metri formano un quadrilatero, aperto nel    lato, su cui si viene lentamente si avvicina il vascello di  levante. La particolarità dell'anticamera della morte è che essa chiusa da una rete ed il tonno segue il suo istinto e non torna indietro da dove è arrivato ma rimane fermo in quel punto mentre altri tonni si comportano nello stesso modo, la rete viene tolta nel momento in cui il numero di tonni viene accettato dal Raìs e gli animali si dirigono verso la vera e propria camera della morte. Chiusa    l'ultima porta di canapa,  i tonni sono nella camera della  morte, l'unica con  la rete    fondale.

I tonnaroti tirano a forza di  braccia le reti.

 Si  innalza poderoso  il canto dell'ajamola della ciurma, che con il suo  significato    sacro conserva  immutato il ritmo del  lavoro,regola i movimenti  e alleggerisce   l'azione dei  muscoli.

“Gesù Cristo con i Santi, Santo Salvatore, Creasti  luna e sole - Creasti tanta gente

Creasti  i pesci nel mare, i tonni e le tonnare - Il promettere e il non mancare.”

Quest’aiamola è una ballata-preghiera, che deve mettere a posto la coscienza degli attori della grande carneficina. Quando nella camera della morte  i  tonni cominciano ad assommare,la cialoma  diventa    più veloce.

"Nnianzò,nnionzà"-ripete  il coro della  ciurma alla  fine di  ogni  verso.

Alla comparsa dei tonni alla superficie tutti  gridano: "Assumma,Assumma'Spara alla tonnina!" 

 

 


 

 

 

 

Il Rais dirige le operazioni nella sua muciara al centro della camera della morte. Tutti i tonnaroti leggono nei suoi gesti i comandi. Non è uno spavaldo che affronta impavido i tonni che gli sguazzano attorno e lo seppelliscono in un mare di schizzi. E’ il capo che conosce il suo mestiere e deve portare a termine il suo lavoro con successo. Con la sua voce possente deve redarguire  e correggere chi per caso sta commettendo errori che possono essere fatali. Tutto è sotto il suo controllo. Niente può sfuggirgli in quei frangenti pericolosi. Sa che può contare su uomini scelti per affrontare qualsiasi evenienza.

 

 

 

 

Inizia  la mattanza, finiscono i canti. I tonni sono sospinti verso l'alto dal fondo mobile in rete di questa camera subacquea manovrato dai tonnaroti, a questo punto i tonni si ritrovano in sempre meno acqua e si dibattono fino allo sfinimento.  I tonni  a  fìor  d'acqua nuotano all'impazzata, sbattono code e pinne dorsali; corpi  di tonni schiacciano altri corpi,  il rosso    sangue tinge  l'acqua dai bianchi spruzzi. Qualche tonno, estremamente vitale,si  scuote possente; negli spasimi  mortali  spalanca   la bocca, la  luce abbaglia gli  occhi.

Assistere a una mattanza è uno spettacolo unico.

Senti gli schizzi sfezzarti pungenti il viso.

Vedi uomini che con destrezza con un unico sforzo con gli arpioni tirano su un possente tonno agonizzante che può dare qualche colpo di coda.

 


 

 

Il tonno agonizzante sogna ultimo il desiderio di  immergersi nel profondità silenziosa del mare e scomparire  .Vedi i guizzi,  i contorcimenti,  i colpi di testa,di dorso e di coda e gli ultimi gestì ; poi  le ferite,il sangue e l'acqua  diventare un lago rosso . Per  arpionarli i tonnaroti utilizzano paranchi o uncini in base alle dimensioni dei tonni, poi li caricano sulle imbarcazioni su cui si trovano, chiamate "Vasceddi", "Varcazze", "Parascarmi".

E'  la rappresentazione della vita che si  impone sulla morte nelle migliaia di uova fecondate nel mese di forzata convivenza di tonni maschi e femmine. Lo spirito del mondo, qui nel mare, perennemente sì rinnova secondo nascita  e morte,distruzione e risorgenza. Finita la mattanza, il Rais grida   :"E sempre sia  lodato,Gesù sacramentato",  ringraziamento all'Ente soprannaturale per la carneficina compiuta ,secondo le tradizioni secolari, per necessità e per  il  diritto alla  sopravvivenza. Alla fine, liberazione, vedi i tonnaroti immergersi  nell'acqua-sangue della camera della morte.

 


 

In genere per il trasporto dei tonni vi erano i carri.

 

Ma vi erano uomini possenti che caricavano sulle spalle anche i tonni grossi.

 

 

Nei luoghi di lavorazione del tonno, spesso impervi, il trasporto dei tonni veniva eseguito grazie ad un corridoio in cui un argano tirava su i tonni.


 

 

IL TONNO E LA RIPRODUZIONE

 

Il tonno rosso mediterraneo , il viaggiatore degli oceani,(thunnus thynnus, conosciuto anche con il nome di blue finn, pinna blu, razza di tonno  nota per le sue carni pregiate e costose, adatte ad essere consumate crude in un  piatto tipico giapponese detto  sushi . A Favignana, nella Regina delle Tonnare che da anni ha perso definitivamente la sua quota di pesca, tra i tonnaroti  non è ancora sbiadito il ricordo di quando, nel 1985, tonni di seicento chili subito dopo la mattanza venivano chiusi in “bare” colme di ghiaccio e imbarcati su un aereo con destinazione il Tsukiji fish market’s di Tokio.

 

 

La migliore qualità del tonno è quando  il colore della carne è rosa pallido rosa. Ciò avviene  nei mesi di maggio e giugno, quando il tonno si trova nella sua piena efficienza per la riproduzione. Perché la carne sia di questo colore, il tonno  deve essere completamente dissanguato. Nella rimanente r parte dell’anno, la carne si presenta rosa che tende verso il marrone. il basso tenore lipidico ne limita la qualità.

Dal  fenicio Than,- animale di  grossa dimensione,- è  l’unico  pesce a sangue caldo,robusto e  inoffensivo; a maggio, spinto dall'istinto dì riproduzione va alla ricerca di  acque  limpide e temperate. Per   la sua forma  idrodinamica ha una contrazione muscolare  molto rapida e una notevole efficacia di  nuoto, durante  le migrazioni  riesce a  percorrere circa  150 miglia al  giorno con una velocità costante di  30 Km/h   ,che    può  arrivare anche ai     70. Da quanto scrivono i ricercatori Raimondo Sarà e Pasquale Arena del Centro Sperimentale per l'industria della pesca di Messina,la specie di tonno catturato  in Sicilia fino  agli anni 90 durante l'inverno in parte stazionava nei fondali dell'Egeo a del Tirreno anche a profondità di 600-1200 metri in strati ricchi di elementi faunistici,quando gli strati superficiali ne erano privi.

Altri, reduci dalle zone di pascolo dell'Atlantico, si radunavano nelle acque prospicienti lo stretto di Gibilterra, pronti "ad entrare in Mediterraneo non appena le caratteristiche ambientali diventassero favorevoli. Una volta entrati,riuniti in branchi di parecchi centinaia, si separavano in squadre e seguivano le rotte tracciate nelle varie diramazioni dei filoni di corrente, detti zoocorrenti, per la ricchezza di organismi planctonici. Questi hanno una funzione indicatrice importante per la temperatura e per la salinità della massa d'acqua, favorevoli al fine di limitare il dispendio energetico,perché questi giganti del mare hanno un elevato rendimento metabolico e muscolare. Il flusso centrale di corrente di  ingressione atlantica si dirige verso la punta della Sicilia Occidentale,poi si dirama con un troncone verso Nord-Est; qui nei tratti a ridosso l'ingresso dei tonni è favorito dalla  controcorrenti costiere che si dirigono verso Sud-Ovest. I primi ad arrivare intorno al 20 maggio erano  i grossi tonni, scurì per lo spesso strato di squame, che vivevano in uno stato di  torpore e con  l'attività fisica ridotta al  minimo o ad una profondità di 30-40 metri e a una temperatura poca più di  15 . Alla  fine di maggio  arrivavano i tonni di media dimensione di colore acciaio argenteo, che si mantenevano in strati profondi 20-10 metri e ad una temperatura di 16 gradi ; nella metà di giugno arrivavano i golfitani di 60-100 Kg, che si mantenevano in superficie ad una temperatura di 16-20 . All'inizio i maschi con una maturazione sessuale precoce rispetto alle femmine erano più numerosi,via via il rapporto si invertiva. Quando veniva il tempo della riproduzione , i tonni di dimensione omogenea si portavano negli strati superficiali, le femmine restavano nel fondo,  i maschi, avanzando in forma collettiva di tre-quattro- dieci, con una rotazione rapida del corpo dall’alto verso il basso si adagiavano  per pochi secondi sui ventri delle femmine; questo contatto favoriva la fuoriuscita delle uova pelasgiche, che galleggiavano in un mare pieno di seme maschile . I tonni all'inizio della primavera erano grassi; alla fine del periodo riproduttivo registravano un calo nel peso fino al 25 Kg,  perché per quanto riguarda il cibo si nutrivano pochissimo affidandosi esclusivamente a quanto avevano accumulato. Dal mese di luglio in poi non avevano  più istinto gregario e si muovevano isolati o in piccoli gruppi, la loro  principale attività consisteva nel vagare veloci  alla ricerca di cibo che veniva condotta inseguendo banchi di sardine e di acciughe.

 

LA TONNARA FISSA

La tonnara o "mandraga" è una rete utilizzata per catturare i tonni, composta da fitti labirinti creati con reti con maglie via via sempre più spesse, ed ancore galleggianti, posizionate in modo tale da ottenere delle vere e proprie camere subacqueee. Si distingue da quella volante,  nata negli anni 70,  con rete a circuizione o "ciangiolo" che segue lo stesso principio della tonnara fissa. Ormai  Il 90 % delle catture di tonno in Italia deriva dalle tonnare volanti. Per impiantare una tonnara fissa verso la metà di aprile il rais con gli operai procedeva alle operazioni del" crociatello", che consisteva nel mettere in tensione ed allargare in linea levante -ponente quattro cavi d'acciaio,fissati a croce a quattro ancore, che, sostenendo le reti sottomarine fissate nel fondo dalle ancore e dai tufi, grazie ai galleggianti affioravano  a pelo d’acqua  e costituivano o le pareti dell'isola, suddivisa in varie camere .Da levante verso ponente i tonni che vìa via arrivavano, e , quando il rais avrà deciso,  saranno avviati verso l'ultima, la camera della morte, che a differenza delle altre ha anche una rete fondale fatta di fitte maglie. Poi  sì poneva una lunga rete di sbarramento, chiamata costa, lunga alcuni chilometri,che aveva la funzione di interrompere il  cammino dei tonni,mentre un'altra rete di sbarramento, detta coda, aveva il compito di deviarli per farli risalire verso l'imboccatura dell'isola. Il maggior pericolo per la pesca del tonno era dato dalla presenza degli squali, che possono essere di varia specie e alcuni grossi parecchi quintali. Appena qualcuno di essi si accostava all'esterno delle reti, i tonni spaventati cominciavano ad agitarsi e potevano anche sfondare le reti e fuggire. Spesso i tonni andavano  via anche per il rumore degli aliscafi e delle imbarcazioni a motore. La pesca del tonno nel  1990 nella Tonnara di San Cusumano (Trapani) era  ancora redditizia, perché furono  catturati 1336 tonni, mentre a Favignana 1279 .Per quanto riguarda le altre tonnare le ultime pesche, che diedero scarsi  risultati, avvennero a Scopello nel 1983 e a Punta Raìs nel 1985.

 

 

1990 – Intervista a MOMMO SAFINA, ultimo rais della tonnara di San Cusumano (provincia di Trapani)

Il Raìs, termine che ha origini arabe, è il capo dei tonnaroti e  decide quando la tonnara può avere inizio sia durante la stagione che quando si può dare inizio alla vera e propria mattanza dei tonni

— Su che cosa si basa il suo lavoro di rais, cioè di responsabile della tonnara di San Cusumano di proprietà degli eredi di Nino Castiglione?

—Ho una grande esperienza in questo lavoro. Sin da piccolo ho imparato da mio nonno tutti i segreti del mare: i venti, le correnti,  il sopravvenire delle bufere e il comportamento dei pesci..  A  ventanni  nei  pressi  di  Cofano  su uno scoglio pescavo i pescespada di passaggio.Da giovane come tonnaroto  molto ho appreso dai rais, che furono tutti miei maestri. Dai rais ho sempre seguto i loro insegnamenti ; ma ho sempre cercato di trovare accorgimenti tecnici nuovi e di metterli in pratica per una migliore riuscita della pesca. Sotto la mia guida la tonnara di S. Cusumano ha superato Favignana, che nel passato era sempre la prima per la quantità dei tonni pescati.»

— Quali sono le innovazioni tecniche da lei apportate?

Rispetto i miei uomini (circa 60)e traggo da ognuno le potenzialità massime nell’affrontare ogni difficoltà improvvisa. Una squadra  di tonnaroti, altamente specializzati nel proprio compito, che come un’orchestra, lavorano all’unisono senza commettere errori. Sono loro gli attori dei miei successi:ujno per tutti e tutti per uno. La mia invenzione più importante è l’essere riuscito  ad allungare  I  cavi di acciaio legati alle ancore che tengono la tonnara a ponente e a levante che da  125 metri li ho portati a  515 metri , ingrandendo la tonnara di tre volte – meraviglia di tutti i rais, perché anche  quando il mare è in tempesta ,tutta la struttura si immerge   lentamente   sott'acqua, poi riassesta senza spezzarsi.»

 

  Uno squalo -Un  figlio si attacca allo squame.

 

— A che cosa si devono nella pesca del tonno , le annate scarse?

Le cattive annate si hanno quando nelle tonnare entrano gli squali, che noi chiamiamo "bistini" di cui i più pericolosi sono i "mangialuvari” dalla testa schiacciata, gli squali azzurri e quelli bianchi, che seminano paura fra i tonni, facendoli allontanare velocemente. L'anno scorso abbiamo trovato uno squalo di 1.030 kg. ammagliato nella camera grande.»

 

 

 

— Qual è, secondo lei, il percorso del tonno nel Mediterraneo?

-È certo che nei mesi di febbraio e marzo alcuni pescatori, li hanno avvistati lontano dalle nostre coste. Quindi ritengo che una buona parte risieda nel Mediterraneo, alcuni branchi provengono dall'Atlantico. Un vecchio rais che era stato in Tripolitania, raccontava che lungo le nostre coste l'arrivo dei primi tonni aveva un ritardo di dodici giorni rispetto a quello della Spagna e del Marocco, di sei giorni rispetto a quello della Sardegna, ma che era contemporaneo con quello della Tunisia e Libia.»

— Qual è il comportamento dei tonni?

-Solo i sommozzatori riescono a contare il numero dei primi tonni che arrivano, perché viaggiano in acque più profonde. Dopo il 20 maggio, soltanto, si incominciano a scorgere i primi branchi di 20-30, in acque profonde.-

 

 


 

 

ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE

 

Fino al secolo scorso la pesca del tonno ebbe la massima espansione lungo tutte le coste della Sicilia.Ecco alcune cifre sul numero delle tonnare; 41 nel 1578, 79 nel 1709, 51 nel 1816, 21 nel 1883. Nel 1990  le due uniche superstiti furono  quelle di Favignana e San Cusumano.'Le tonnare di golfo Solanto, San Giorgio di Patti ed Oliveri (Milazzo) nelle insenature con acque pulite e calme, traevano  risorse dalla pesca dei golfitani. Le tonnare di ritorno Karzameni (loto), Capo Passaro e Tre Fontane (Mazara) .lungo le coste orientali e meridionali della Sicilia, erano attive nei mesi di Luglio ed Agosto.

Restano ancora in piedi,ma ormai abbandonati e prossimi alia rovina,i vasti complessi costruiti  per  l'alloggiamento delle barche .degli attrezzi cella mattanza e per  la  lavorazione dei tonni nelle tonnare armai abbandonate. Di questa attività fiorente    restano  i malfaraggi, cioè i bagli e i cortili    adibiti alle  imbarcazioni e alle attrezzature.

Sulla camparla si depositavano  le reticelle  trizzane, si    riparavano  le imbarcazioni, nei  depositi si conservava  il  corpo della tonnara con le reti,  i cavi,  le boe e i gavitelli. Vi erano,inoltre,  gli edifici della lavorazione; l'appiccatoio con    ganci    utilizzati per appendere  i tonni, con  i piani dì sgrigliatura e di ranchìatura. L'attività    molto redditizia  offriva  lavoro a centinaia di persone non solo nei periodi  di pesca,ma anche tutto    l'anno nella  lavorazione del tonno. Il  lattume    o si  vendeva  fresco    o si metteva in salamoia; a  fette si essiccava al sole. La bottarda , “le uova"  si conservavano  a fettine sotto sale o sotto olio. Il ventre, le budella, il cuore e il polmone si essiccavano al sole sotto sale;la tonnina ,nelle diverse qualità, sarra, ventresca bianca e busonaglia (quella nera attaccata alla spina), si conservava in barili di  legno sotto sale per  la vendita. Le teste,la coda e la spina bollite grazie ad    un procedimento chimico, producevano un olio impiegato per    impermeabilizzare gli edifici o per le industrie di  fonderia; essiccate davano una    farina utilizzata per l'allevamento o per concime.

La crisi delle tonnare  è iniziata con il tracollo dei Florio che avevano  il monopolio della vendita dei prodotti ittici. Nel 1865 nelle tonnare di Favignana e di Formica  si catturarono ben  14.020 tonni.   In questi ultimi decenni  si è  assistito al crollo del mercato dei prodotti ricavati dai nostri tonni.  Le tonnare, ormai in disuso, costituiscono un patrimonio di strutture e di strumenti  di  lavoro,che sta irreparabilmente andando       in rovina. Occorrerebbe salvaguardare questo patrimonio,    testimonianza      di una antica organizzazione del  lavoro, in   mare e a terra,inteso come prodotto dell'esperienza collettiva, prima che l'incuria e il tempo non distruggeranno completamente ogni traccia .