Quinto incontro 25/03/03 - La comunicazione - Relatore: Francesca Valenti

Proposta come esigenza del gruppo: sarebbe opportuno fare a Trapani una serie di incontri fra genitori, docenti di sostegno e responsabili degli istituti di riabilitazione per collaborare assieme nel gestire i disabili. 

La scuola ha una funzione educativa e trova le basi del suo essere nel mettersi accanto alle famiglie per contribuire insieme alla crescita culturale del ragazzo. Ciò acquista più rilevanza nel caso di un disabile che va visto come un ragazzo da curare in maniera particolare nelle sue esigenze tenendo conto delle sue potenzialità.

L'informazione nella società di oggi rappresenta potere e la comunicazione è un aspetto dell'informazione. La comunicazione è complementare, quando uno si pone su un piano più alto rispetto all'altro. Bisogna sempre ricercare  la comunicazione simmetrica, cioè fare in modo che i messaggi siano sullo stesso piano. Molto spesso a scuola ciò non avviene, perché gli insegnanti qualche volta non hanno la preparazione specifica per affrontare la comunicazione. L’Insegnante talvolta porta con sé il vissuto familiare, che non riesce a far tacere dentro di sé e pertanto non è capace di ascoltare gli altri e di mettersi dal punto di vista degli altri.

Intervento- Ho constatato che il maestro di sostegno di mio figlio non ha professionalità. In questo periodo mio figlio è molto nervoso a scuola, maneggia spesso gli occhiali e li rompe. Ho fatto  presente la cosa all'insegnante e lui mi ha aggredito dicendo: "Non posso stare continuamente attento a quello che fa suo figlio. Se vuole c'è questo. Il problema è suo e non mio" Ho Semplicemente risposto che andava fatta un'indagine sul  perchè il ragazzo reagiva male  in un ambiente in cui non si trovava bene con se stesso .

Sarebbe opportuno che nelle scuole si creasse una figura referente di Tutor per i disabili, che prendesse  atto delle situazioni incresciose che spesso possono accadere e che ha approntasse le strategie per risolverle all'interno del consiglio di classe.

Intervento  -  L'insegnante di italiano ha assegnato  un compito sulla descrizione di una giornata scolastica. Mio figlio ha scritto che non voleva fare i compiti e che non voleva salutare il professore. Non ho sopportato che l'insegnante scrivesse in rosso: " Tu i compiti li devi fare, ti piaccia o no."

L'insegnante doveva capire che l'alunno  voleva comunicare un disagio e non doveva chiudere la porta. Il ragazzo ha voluto lanciare una sfida. Manifestare un disagio è meglio dell'indifferenza. Ribellarsi è una forma di vitalità. Guai a soffocare dentro la propria insofferenza. L'insegnante deve capire questo e incanalare sulla giusta strada il disagio. Intervento -Anche in altri campi il disabile non  è preso in considerazione. Ad esempio qualche  medico di famiglia considera tempo sprecato quello impiegato per un disabile. Mia figlia ha avuto una peritonite, che non è stata diagnosticata dal medico di famiglia e si è salvata solo perché con urgenza l'ho portata in ospedale e  i medici l'hanno operata con urgenza. - Non è giusto che il neuropsichiatra, quando visita il figlio disabile, tenga  fuori dall'ambulatorio i genitori. Prima di visitare deve ascoltare quello che i genitori devono comunicare. - A scuola mi è capitato di dover comprare 600.000 di libri per mio figlio, che non sono stati utilizzati. L'insegnante di sostegno avrebbe dovuto suggerirmi libri più adatti a mio figlio. - Quando ho detto agli insegnanti di mio figlio, che frequenta la terza media, che volevo scriverlo al superiore, essi si sono lamentati e non volevano ammetterlo alla frequenza del superiore. Ho fatto presente che per legge devono interrogarlo su un percorso individualizzato. - In una scuola media un ragazzo si è messo a piangere quando ha visto che nella propria  scheda alla fine della valutazione del primo quadrimestre non c'era alcun giudizio. Si condanna l'insegnante di sostegno, che in questo modo ha dimostrato di non avere fatto nulla e il consiglio di classe che gliel'ha  permesso.L'insegnante di sostegno deve puntare su pochi obiettivi irrinunciabili. Il Bambino è contento quando verifica che ciò che ha appreso è utile  fuori dalla scuola. Purtroppo nella nostra scuola alcuni insegnanti di sostegno  queste cose non le capiscono.