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Ci siamo chiesti che cosa sappiamo di don Marco, se lo conosciamo davvero bene...
Allora siamo andati a intervistare coloro che l’hanno conosciuto, anche in passato, a partire dai famigliari fino agli amici conosciuti a Castelnovo. Ecco le testimonianze che abbiamo raccolto:
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MILENA, LA SORELLA
Più che di intervista trattavasi di un’invasione. Normale che la “sorellina” del nostro don Marco si trovasse un po’ in imbarazzo di fronte a una cinquantina di occhi che la stavano scannerizzando.
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Ci ha raccontato volentieri alcuni tratti dell’infanzia di don Marco: una famiglia serena e felice quella che nell’82 lascia le nebbie delle campagne di Magreta per inurbarsi nella periferia sassolese, in cui la vocazione al sacerdozio di don Marco arriva come un fulmine a ciel sereno.
“Anche allora non eravamo tanto d’accordo conferma candidamente Milena mi sembrava che potesse fare tante cose buone anche formando una famiglia e restando qui. Però il vederlo sempre più deciso, sereno e gioioso ci ha convinti”.
Naturalmente la notizia della partenza per il Brasile, più improvvisa e sconvolgente della precedente, li ha scossi ancora di più.
“La sofferenza di vederlo partire per un paese così lontano e per tanto tempo è grande, però, come allora, continuiamo a rispettare la sua decisione”.
Milena allunga qualche cioccolatino che viene spazzato senza misericordia. Igenitori sono fuori e per oggi non riusciremo ad incontrarli. Lei si sente i dovere di rifornirci di altre cibarie.
“Raccontaci qualcosa della vostra infanzia...”
E lei comincia titubante, come aprendo uno scrigno segreto...
... ma ormai i nostri cronisti hanno occhi solo per i mandarini...
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GLI AMICI DELL’ANCORA (SASSUOLO)
Gli ex giovani dell’Ancora sono stati molto disponibili e felici di raccontarci alcune “chicche” su don Marco.
Quando don Marco si è trasferito da Magreta a Sassuolo, ha conosciuto il suo primo amico in circostanze un po’ particolari...
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Passando in bici davanti alla sua casa ancora in costruzione, vede del fumo uscire sospettosamente dalla porta: entra, vede un ragazzo che sta appiccando il fuoco a delle carte nel sottoscala e don Marco gli dice: “Oh! Mi bruci la casa!”. Così conosce Andrea.
Gli ex giovani dell’Ancora sono stati molto disponibili e felici di raccontarci alcune “chicche” su don Marco.
Quando don Marco si è trasferito da Magreta a Sassuolo, ha conosciuto il suo primo amico in circostanze un po’ particolari: passando in bici davanti alla sua casa ancora in costruzione, vede del fumo uscire sospettosamente dalla porta: entra, vede un ragazzo che sta appiccando il fuoco a delle carte nel sottoscala e don Marco gli dice: “Oh! Mi bruci la casa!”. Così conosce Andrea.
Con Fabio, invece, il nostro Ferrari amava truccare i motorini e fare le corse giù per il colle, vicino al paese. Sempre con Fabio e con il mitico Ciao, attraversava il canale e andava a Dinazzano a cercare compagnia dell’altro sesso... Nessuno riusciva a trovarli e tutti si chiedevano dove andassero.
Don Marco non era un leader, ma amava stare in compagnia ed era capace di aggiustare qualunque cosa.
Quando nel gruppo degli amici cominciò a girare la voce che qualcuno della compagnia sarebbe entrato in seminario, nessuno si aspettava che questo “qualcuno” sarebbe stato proprio don Marco. Inizialmente la decisione fu presa come un tradimento: un conto era sposarsi e rimanere comunque nel giro di amici, un conto era entrare in seminario: significava non vedersi più. Poi, col tempo, la sua scelta fu capita, accettata e rispettata.
Si divertivano con poco all’Ancora: bastava stare insieme!
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DON ANGELO, PARROCO DELL’ANCORA
Don Angelo ci ha parlato molto volentieri di don Marco. Ce lo ha descritto come un bravo ragazzo, educato, servizievole, di buona famiglia. Amava molto recarsi alla Casa di Carità e aveva una ragazza. A sentire don Angelo fu dura per lui lasciarla per entrare in seminario.
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GLI AMICI DI CASALGRANDE
A Casalgrande abbiamo avuto molte notizie interessanti sulle prodezze di don Marco: era un potente giocatore di pallavolo, tanto che, un giorno, con una schiacciata, ha rotto il polso ad un avversario.
Come dice Rosa, “don Marco sa fare tutto”: ogni volta che c’è qualcosa da aggiustare, se si tratta di macchine, motori, impianti elettrici, non c’è problema: ci pensa lui!
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A don Romano, la prima cosa che viene in mente, pensando a don Marco, è la sua sonora risata.
Gli è sempre piaciuto molto stare in compagnia e la buona cucina, tanto che una sera, a casa di Rosa, preso da chiacchiere e torte (di cui anche noi abbiamo fatto esperienza (slurp!)), si dimentica di andare a dire Messa.
Don Marco si era affezionato a Casalgrande. Così quando ha saputo di doversi trasferire a Castelnovo Monti, durante un campeggio a Ligonchio, un po’ intontito e frastornato dalla notizia, butta giù una zanzariera che non aveva visto (vai alla foto).
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Uno dei divertimenti principali di don Marco era fare gli scherzi: oltre ad un cartellone natalizio con tutte le foto dei catechisti da piccolini, è stato anche capace di falsificare una bolletta telefonica: secondo la lettera recapitata a Rosa, il suo numero di telefono e quello del moroso di sua figlia, sarebbero stati messi sotto controllo a causa di un traffico telefonico notevole.
Quali scherzi sono riusciti a fare a don Marco? Nessuno: è troppo difficile coglierlo in fallo.
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DON BATTISTA
COME HA CONOSCIUTO DON MARCO?
L'ho conosciuto solo quando è arrivato qua come collaboratore e aiutante, dal momento che è molto più giovane di me.
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QUALI SONO STATE LE SUE IMPRESSIONI SU DI LUI?
È una persona intraprendente, che ha una grande capacità lavorativa, sa usare con facilità i computer, macchine, motori, capace di fare impianti elettrici. Uno studioso e un lavoratore. In generale è una persona che sa farsi amare, capire, molto alla buona, operoso. Incide molto sulla vita dei giovani, parlando bene ai bambini, ai ragazzi con incontri educativi, soprattutto nella stagione estiva.
SECONDO LEI LA SUA PERMANENZA QUI E' STATA POSITIVA?
Sì, ma purtroppo quando ha iniziato a sentirsi inserito, cominciare a raccogliere i frutti del suo lavoro, il vescovo lo ha inviato per altri lidi.
COSA HA FATTO D'IMPORTANTE PER LA PARROCHIA?
Ha lavorato per la formazione dei gruppi giovanili, facendo l'insegnante di religione alle scuole medie e superiori, inoltre ha impiegato molto del suo tempo per l'impianto del salone della Pieve e dei locali utilizzati come ritrovo per il catechismo. Ha lavorato molto su alla Pieve per creare un salone sufficientemente adatto agli incontri, alle giornate di ritrovo dei parrocchiani. E’ sempre riuscito a costruire un buon rapporto con i genitori dei giovani, infatti, tutti erano disposti ad aiutarlo.
CHE RAPPORTI AVEVA CON LUI?
Avevo rapporti molto amichevoli
LE HA FATTO QUALCHE SCHERZO?
A me sì, quando poteva li faceva a tutti. Lo scherzo che più mi ha divertito, anche se io non stavo tanto bene, è stato quando mi sono rotto il braccio. Mi ha fatto credere che era una rottura fasulla e quindi mi dovevano togliere il gesso “per la mia felicità e dei parrocchiani”, invece non era vero niente, poiché la rottura c'era veramente.
È stato pubblicato su "Tutto Montagna " e su qualche gazzetta. Nonostante tutto si stava insieme, in comunione fraterna, dal momento che lasciavo ampio spazio alle sue attività.
COME HA REAGITO ALLA SCELTA D'ANDARE IN BRASILE?
Mi dispiace molto, ma capisco che la scelta è dipesa dal vescovo. Marco c'era già stato due volte, ma non se lo aspettava certamente; il vescovo lo ha invitato ad accettare questa proposta. Quando era più giovane lui aveva dato la disponibilità.
Gli costerà parecchio, perché abbandonare la parrocchia, Sassuolo, i genitori e gli amici gli sarà molto difficile. Avrà molto da lavorare, ma con le sue qualità, darà un buon servizio alla Chiesa.
Mi ha pregato scherzosamente di andare con lui, ma ho risposto che non posso: nonostante il clima buono, tanta verdura e carne ottima, data la mia età non me la sento. Avessi 10 anni di meno...
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DON GELI
COME HA CONOSCIUTO DON MARCO?
Avevo già sentito parlare di lui, ma ho cominciato a conoscerlo meglio quando ho saputo di venire a Castelnovo. Lui mi è venuto a trovare una domenica pomeriggio dei primi di settembre dell'anno scorso a Braida e abbiamo chiacchierato un po’, così abbiamo impostato il nostro stare insieme.
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QUALI SONO STATE LE SUE IMPRESSIONI SU DI LUI?
Impressioni subito ottime, un carattere franco, aperto e sempre pronto a ridere e scherzare, ma allo stesso tempo impegnato sul serio in quello in cui crede. Queste sono le caratteristiche che io ho potuto apprezzare in questo anno.
LA SUA PERMANENZA QUI E' STATA POSITIVA?
Io posso solo parlare di quest'ultimo anno, ma da quello che ho visto e sentito, da come lui si è comportato in questi tempi, dall'affetto che ha suscitato, dalle iniziative che ha intrapreso, posso affermare che in questi quattro o cinque anni, nonostante alcune difficoltà e qualche delusione, ha lavorato molto bene e ha creato buoni rapporti con i ragazzi.
E' RIUSCITO A COSTRUIRE SUBITO UN BUON RAPPORTO CON DON MARCO?
Non è difficile costruire un buon rapporto con Don Marco, perché prima di tutto è lui che lo costruisce. Mi è sembrato di vivere una situazione di collaborazione, rispetto e impegno comune per realizzare quegli ideali che entrambi abbiamo.
COSA HA FATTO D'IMPORTANTE PER LA PARROCCHIA?
Per la parrocchia ha fatto di tutto, soprattutto ha dato il suo tempo, la sua presenza, i suoi ideali, il suo entusiasmo, la sua fede, la sua capacità di testimonianza; q
ueste sono le cose principali. Ha dato un enorme sviluppo alla Caritas, ha organizzato i lavori in mezzo ai ragazzi ponendo delle buone premesse per attività future, ha coltivato l'amicizia, la conoscenza con tanti operatori, tanti giovani, adulti e genitori.
Ci ha dato anche la gioia di vedere un prete che sa vivere l'amicizia, sa incontrare la gente, sa mettersi in gioco per quello in cui crede.
LE HA FATTO QUALCHE SCHERZO?
Una delle caratteristiche di Don Marco è fare degli scherzi, adesso non me ne vengono in mente, però ho partecipato qualche volta alle sue attività "scherzose".
COME HA REAGITO ALLA SCELTA D'ANDARE IN BRASILE?
L'ho dovuta accettare. La mia accettazione è andata oltre i problemi che questa scelta ha comportato. Le difficoltà sono due: la nostra amicizia, che spero continuerà ad esserci nonostante la lontananza, e l'interruzione di un lavoro pastorale che stava svolgendo molto bene qui. Sono dispiaciuto, ma ora appoggio questa sua decisione. Penso che la nostra parrocchia, con una certa gioia, possa accompagnare don Marco nella sua missione. Andare in missione per un sacerdote e per uno che crede nel Vangelo, è una bella cosa. Noi gli vogliamo bene e penso che possiamo accettare questa bell'impresa. Se è una scelta della Chiesa, don Marco ha fatto bene a dire di sì.
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MARCO BARONI
La prima impressione che ho avuto vedendo Don Marco è stato quella di un ragazzo molto giovane, che avrebbe potuto fare tanto per la nostra comunità, ma soprattutto per i più giovani che hanno bisogno di essere incoraggiati.
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L’esperienza più recente che ho vissuto con lui è stato il pellegrinaggio a Lourdes. Durante il tempo trascorso insieme ha ricevuto l’invito del vescovo Adriano Caprioli per confermare la disponibilità, data in precedenza, di un’eventuale partenza come missionario in Brasile.
Don Marco ha chiesto al Vescovo uno o due giorni per pensare meglio e rifletterci, tenendoci all’oscuro di tutto.
Noi, vedendolo agitato e così pensieroso pensavamo avesse qualche problema.
Questo viaggio è stato ancor più significativo, perché sapevamo che la Madonna avrebbe aiutato don Marco a fare la scelta più giusta e l’avrebbe accompagnato nel suo viaggio in Brasile.
Abbiamo saputo della sua partenza appena arrivati a casa da Lourdes.
Tutti hanno provato un gran dispiacere, ma sappiamo che lui è contento di partire per andare dove serve il suo aiuto.
Il mio rapporto con lui è ottimo, anche se non sono mancate discussioni, ma ovviamente sempre rispettandoci a vicenda.
Andiamo d’accordo anche perché io ho cinque figli di età diverse, che hanno potuto conoscerlo e vivere esperienze assieme a lui.
Una delle tante doti di Don Marco è quella di saper socializzare subito e quindi di essere diretto e spontaneo con tutti.
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