Tu chiamale se vuoi...

emozioni

Tu chiamale se vuoi... emozioni!

Gli autori d'anteguerra dominano ancora il campo musicale. Il genere è per lo più melodico-sentimentale; quello POP, portavoce delle tendenze e delle esigenze di un pubblico popolare, vittima della rete del sistema produttivo, si riduce nei limiti angusti di uno stile buono per tutti gli usi, nell'ambito del quale si può far rientrare senza difficoltà una varietà composita di espressioni musicali, pur diverse l'una dall'altra.

Un po' diverso è il discorso a proposito del ROCK che, dopo la frenetica contestazione giovanile degli ultimi anni, è di nuovo sulla cresta dell'onda.

Ed è proprio dal filone della musica rock che è germinato inaspettatamente il genere nuovissimo, l'ultimo grido in fatto di novità musicali per i giovani: il PUNK, caratterizzato prevalentemente come espressione musicale di odio, di contestazione spregiudicata e irriverente, di violenza formale, di aggressività programmatica.

Non risulta, pertanto, affatto causale il risveglio di un interesse generale del mondo giovanile per la produzione musicale classica.                                                                                                                                               Non si tratta di un ritorno al passato ma di una volontà nuova di capire, di rendersi conto, di accettare in prima persona la validità di espressioni artistiche, di valori civili, di sentimenti umani che pure costituiscono il patrimonio di generazioni che hanno avuto probabilmente problemi affini, se non identici, a quelli che oggi devono affrontare i ragazzi, gli adolescenti, i giovani.       

I juke-box diffondono la musica nei locali pubblici e consentono di gettonarla a piacere; successivamente esplode la "Febbre del sabato sera" e la disco-music diventa definitivamente dance. Sono gli anni del "riflusso": dopo tanta contestazione la gente vuole tornare spensierata, uscire la sera, buttarsi in discoteca.                                       


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