Aggiornato il 13/01/2008 alle 16.53
S. A
T A N A S I O
Comunità Cattolica Bizantina, Via dei Greci 46, 00187 Roma
SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI
CRISTIANI
18-25 gennaio 2008
“Fratelli, vi prego [...] vivete in pace tra voi. Vi
esortiamo, fratelli: correggete gli indisciplinati, confortate i pusillanimi,
sostenete i deboli, siate pazienti con tutti. Guardatevi di rendere male per
male ad alcuno, ma cercate sempre di fare il bene tra voi e con tutti. Siate
sempre lieti. Pregate incessantemente, e in ogni cosa rendete grazie. Questa è
infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi”(1 Ts
5, 12a.13b-18)
PRIMO GIORNO: Pregate sempre
Pregate continuamente” (1 Ts 5, 17)
Isaia 55, 6-9: Cercate il
Signore, ora che si fa trovare
Salmo 34(33): Ho cercato il
Signore e m’ha risposto
1 Ts 5, 12a.13b-18: Pregate continuamente
Luca 18, 1-8: Pregare sempre,
senza stancarsi mai
SECONDO GIORNO: Pregate
confidando in Dio
“In ogni tempo
ringraziate il Signore” (1 Ts 5, 18)
1 Re 18, 20-40: Signore
è Dio! È Lui il vero Dio!
Salmo 23(22): Il Signore è il
mio pastore
1 Ts 5, 12a.13b-18: In ogni
circostanza ringraziate Dio
Giovanni 11,17-44: Padre, ti ringrazio, mi hai ascoltato
TERZO GIORNO: Pregate
per la conversione
“Rimproverate quelli che vivono male; incoraggiate i
paurosi” (1 Ts 5, 14)
Giona 3, 1-10: Il
pentimento di Ninive
Salmo 51(50), 10-17: Crea in me, o Dio, un cuore puro
1 Ts 5, 12a.13b-18:
Incoraggiate i paurosi
Marco 11, 15-17: Casa di preghiera
QUARTO GIORNO: Pregate
per la giustizia
“Non vendicatevi contro chi vi fa del male (1 Ts 5,
15)
Esodo 3, 1-12: Dio ascolta il lamento degli Israeliti
Salmo 146(145): Il Signore difende i perseguitati
1 Ts 5, 12a.13b-18: Non
vendicatevi
Matteo 5, 38-42: contro chi
vi fa del male
QUINTO GIORNO: Pregate
con cuore paziente
“Siate
pazienti con tutti” (1 Ts 5, 14)
Esodo 17, 1-4: Perché?
Salmo 1:
Darà frutto a suo tempo
1 Ts 5, 12a.13b-18: Siate pazienti con tutti
Luca 18, 9-14: Una preghiera umile
SESTO GIORNO: Pregate di lavorare con Dio
“Siate sempre lieti”…..(1 Ts 5, 16-17)
2 Samuele 7, 18-29: Davide
ringrazia il Signore
Salmo 86(85): Tendi l’orecchio,
Signore!
1 Ts 5, 12a.13b-18: Siate
sempre lieti
Luca 10, 1-24: Gesù manda altri
settantadue discepoli
SETTIMO GIORNO: Pregate per le necessità
“Aiutate i deboli” (1 Ts 5, 14)
1 Samuele 1, 9-20: Anna prega
per avere un figlio
Salmo 86(85): Non respingere
la mia supplica
1 Ts 5, 12a.13b-18: Aiutate
i deboli
Luca 11, 5-13: Chiedete
e riceverete!
OTTAVO
GIORNO: Che tutti siano uno
“Vivete in pace” (1 Ts 5, 13b)
Isaia 11, 6-13 : Lupi e agnelli
vivranno insieme e in pace
Salmo 122(121): Pace entro le tue mura
1 Ts 5, 12a.13b-18: Vivete in
pace tra voi
Giovanni 17, 6-24: Che siano
tutti una cosa sola
*****
In quest’anno 2008
cade il centenario dell’inizio della prassi di pregare regolarmente per l’unità
dei cristiani per opera di padre Paul Wattson, un
ministro episcopaliano (anglicano degli Stati Uniti), co-fondatore della Society
of the Atonement (Comunità dei Frati e delle Suore dell’Atonement) a Graymoor
(Garrison, New York). In seguito egli ha
aderito alla Chiesa cattolica e la sua iniziativa continua fino ai nostri
giorni. A Roma
Proprio per
commemorare questo avvenimento il Pontificio Consiglio per la promozione
dell’unità dei cristiani ha chiesto alla Comunità dell’Atonement di
Graymoor di ospitare il Comitato misto per la preghiera composto da rappresentanti
del Consiglio Ecumenico delle Chiese e della Chiesa cattolica che annualmente
prepara i sussidi che vengono poi divulgati nel mondo intero.
Dal 1908 la prassi
della preghiera per l’unità ha avuto una lenta, ma graduale evoluzione, nella
sua impostazione e nella divulgazione nel mondo e nella sua stessa titolazione da
“Ottavario per l’unità
della Chiesa”(data da Wattson) in “Settimana di preghiera per l’unità dei
cristiani” (data dall’Abbé
Paul Couturier,1936). Il gruppo locale degli Usa ha proposto il tema:”Pregate continuamente” per l’unità dei
cristiani. Sembra accogliere la ripetuta domanda del diacono nella Chiesa
bizantina: “Ancora e ancora preghiamo in
pace il Signore!” (Besa/Roma).
EPÈKTASIS: ESSERE
PIENAMENTE CRISTIANI
SECONDO S.
GREGORIO DI NISSA
L’epèktasis, la tensione permanente verso la perfezione, è inerente
all’essere stesso cristiano. S. Gregorio di Nissa nel suo opuscolo sulla “Professione cristiana” pone la domanda; “Cosa è la professione
cristiana”? Nel senso: “Che significa essere cristiano? Cosa comporta dichiararsi
cristiano”? Egli stesso ne
descrive l’importanza. “Se si trovasse l’esatto significato di questo termine,
ne ricaveremmo un grande aiuto nella nostra vita virtuosa. Giacché mediante
un’elevata condotta di vita cercheremmo di essere veramente quello che il
nostro nome (cristiano) vuole esprimere (Fine, professione e
perfezione del cristiano, Città
Nuova Editrice, Roma 1979, p. 66). La coerenza nel dichiarasi cristiano implica
la realizzazione delle esigenze evangeliche della vocazione ad essere perfetti.
1.
“Unendoci a Cristo tramite la fede che abbiamo in lui prendiamo lo stesso
nome”. E aggiunge: “Per esprimere con una definizione il concetto di essere
cristiano, diremo che il cristianesimo consiste nell’imitazione della natura
divina” (Ibidem, p. 70). Il cristiano
partecipa alla natura e alla vita divina. Il Nisseno ricorda il racconto
biblico della creazione dell’uomo a immagine di Dio che parafrasa in questi
termini: “La primitiva conformazione dell’uomo imitava infatti la somiglianza a
Dio”. Quindi ne trae il significato della redenzione in Cristo: “La professione
cristiana consiste nel far ritornare l’uomo alla primitiva condizione fortunata”
(Ibidem p. 71). Il Nisseno giustifica
questa visione quasi in risposta a qualche opinione contraria. Egli dichiara
che l’affermazione “che il cristianesimo è una imitazione della natura divina” non
è “una definizione priva di senso” (Ibidem
p. 71). L’obiezione sembra potersi formulare cosi: come sia possibile che
la natura terrena diventi simile a Colui che è nei cieli. Il Nisseno precisa
che non si tratta di “paragonare tra loro le due nature” l’umana e la divina,
quando proprio la differenza tra le due nature mostra l’impossibilità
dell’imitazione. Ma si tratta “di imitare nella nostra vita, per quanto è
possibile, le buone azioni di Dio” (Ibidem
p. 73) come l’amore gratuito, la giustizia, la misericordia.
2.
L’allontanamento da pratiche viziose e la purificazione del pensiero e delle
opere “rappresentano la vera imitazione della perfezione del Dio celeste”. A
questo proposito cita e commenta il consiglio di Gesù: “Siate perfetti come
perfetto è il Padre vostro celeste” (Mt
5,48). Coloro che sono rigenerati tramite il Figlio e inseriti in lui, si avvicinino
ai doni perfetti che si contemplano in Dio Padre. “Il Signore, ordinandoci di
imitare il Padre celeste, ci richiede di purificarci dalle passioni terrene; da
esse ci possiamo allontanare non spostandoci da un posto all’altro, ma soltanto
con la nostra volontà” (Fine, professione
e perfezione del cristiano, Città Nuova Editrice, Roma 1979, p. 74).
L’aggettivo celeste non indica un luogo, ma una qualità, l’appartenenza a Dio.
Il Padre nostro celeste è Dio stesso. Nella medesima linea di pensiero il
Nisseno qui cita un altro versetto del Vangelo di Matteo: “Accumulatevi dei
tesori nel Cielo, dove né ruggine né tignola consumano e dove i ladri non
sfondano né rubano” (Mt 6,19). Occorre
accumulare tesori davanti a Dio, in cielo, dove non possono essere corrotti o
rubati. “Con queste parole – commenta il Nisseno – il Signore mostra che nella
vita superiore non alberga nessuna forza capace di distruggere la beatitudine”
(Ibidem p, 75). Questi tesori celesti
sono tutti quegli atti del cristiano che imitano il modo di agire di Dio stesso,
sono partecipazione alla vita divina, e quindi a Dio graditi e da Dio
garantiti.
3.
“Accumulatevi” tesori in cielo. Continuate a far crescere le vostre virtù che
vi rendono simili a Dio. L’imitazione delle qualità divine vi trasformerà, vi
trasfigurerà, vi renderà “a somiglianza di Dio”. Bisogna passare dalle condizioni
terrestri a quelle celesti, cioè divine. Il Nisseno cita e utilizza nel suo
pensiero l’Apostolo Paolo dove dice: “Non adeguatevi a questo secolo, ma
trasformatevi rinnovando la vostra mente, fino a considerare quella che è la
volontà buona, accettabile e perfetta di Dio” (Rom 12,2). In questo processo di trasfigurazione non vi è alcun termine
perché “la divinità è una cosa ineffabile ed incomprensibile e trascende ogni
pensiero conoscitivo” (Ibidem, p. 68). La meta indicata da Dio è posta in un
orizzonte reale, ma lontano: lo sforzo di raggiungerlo non deve arrestarsi. Il
Nisseno lo descrive in questo modo: “La natura dei suoi doni è tale che non può
né essere concepita dal pensiero, né spiegata con le parole. A proposito di
essi
4.
L’essere cristiano indica la vocazione a trasformare se stesso per imitare
Cristo in un processo ininterrotto verso la deificazione. Ciò comporta la
restaurazione dell’immagine di Dio deturpata dal peccato nell’uomo e quindi un
processo ascetico di conversione, di purificazione e di esercizio delle virtù
teologali (fede, speranza, carità) per crescere sempre più nella maturità
cristiana raggiungendo, per quanto possibile, la somiglianza con il Verbo di
Dio.
Eleuterio F. Fortino
INCARNAZIONE E SALVEZZA
SECONDO S. ATANASIO DI ALESSANDRIA
Per
la fede cristiana, l’atto salvifico per eccellenza è la venuta del Verbo di Dio
nel mondo. “Per noi uomini e per la
nostra salvezza discese dai cieli, si è incarnato e fatto uomo”, professiamo
nel Credo sin dal giorno del battesimo. Il credo-simbolo niceno è stato
adottato nel primo Concilio ecumenico, tenuto a Nicea nel
1.
La creazione è opera di Dio (Gn 1, 26-27). Dio ha fatto esistere tutte le cose,
creandole dal nulla “per mezzo del suo Verbo”, cosicché “dall’invisibile ha
avuto origine il visibile”. Riferendosi alla creazione dell’uomo, S. Atanasio
dice: “Diede agli uomini qualche cosa in più; non si limitò a crearli come gli
altri animali, ma li fece a propria
immagine, li rese partecipi della potenza del suo proprio Verbo” (Ibidem, 3). La creazione ad immagine di
Dio conferisce all’uomo una qualità straordinaria, perché lo rende “partecipe
della natura divina”. Da qui proviene la sua alta e intangibile dignità.
2.
Ma gli uomini, Adamo ed Eva, trasgredirono il comandamento divino, peccarono
contro il piano di Dio (Gn 3, 1-19). “Si procurarono il male e non restarono
più quali erano, si corruppero nei loro pensieri e la morte dominò su di essi”
(Ibidem, 4). L’immagine di Dio
nell’uomo è rimasta scalfita, deteriorata, quasi sepolta dalle scorie del peccato.
“La corruzione andò crescendo: …dappertutto c’erano adulteri e furti, la terra
era piena di stragi, non mancavano le colpe contro natura, le donne cambiavano
il rapporto naturale e gli uomini commettevano turpitudini maschi con maschi,
le città facevano guerra alle città” (Ibidem
5).
3.
E l’uomo non era in grado di redimersi da solo. S. Atanasio presenta un motivo
dell’incarnazione che in seguito avrà sviluppi in oriente e in occidente: “La
nostra necessità - di essere salvati - fu occasione per Lui (Dio) di scendere
tra di noi”. “Noi siamo stati il motivo della sua incarnazione” (Ibidem, 4). Assumendo la natura umana,
egli ha restaurato l’immagine di Dio e ha impresso all’uomo il dinamismo
spirituale della crescita configurandolo alla somiglianza di Dio. La liturgia
bizantina, nell’Apolytìkion della
proeorzia di Natale canta: Il Cristo nasce “per far risorgere la primitiva
immagine decaduta”.
Eleuterio
F. Fortino
Natale 2007
ROMA: S. ATANASIO
CONSIGLIO DI CHIESA
Sabato 6 ottobre si è riunito il Consiglio della Chiesa di S. Atanasio per programmare le attività dell’anno pastorale 2007-2008.
Festa Nazionale di Albania
* Il sabato 24 novembre ha avuto luogo la commemorazione del X anniversario della morte di Madre Teresa. Vi è stato proiettato un documentario del regista albanese Gjon Koldrekaj. Il regista ne fatto un appropriato commento con l’introdurrà della dr. Caterina Zuccaro.
* La domenica 25 novembre è stata
celebrata
Come leggere
Si continuerà il ciclo di mistagogia che quest’anno si concentrerà in un’introduzione alla lettura della Sacra Scrittura con tre lezioni di p. Giovanni Odasso della Pontificia Università Lateranense, con le seguenti scadenze:
* Sabato 16 febbraio: La corre-lazione tra l’Antico e il Nuovo
Testamento;
* Sabato 8 marzo: Dal Vangelo “annunciato” ai vangeli”
scritti”;
* Sabato 5 aprile: Prospettive erme-neutiche.
Eventi comunitari
1. Domenica 18 maggio; incontro a Grottaferrata dei battezzati a S. Atanasio negli ultimi 15 anni, assieme ai genitori. Responsabile sarà l’ins. Agnese Jerovante.
2. Domenica 8 giugno avrà luogo il pellegrinaggio annuale per un giorno di vita comunitaria dei fedeli di S. Atanasio con celebrazione eucaristica e pranzo al sacco. Responsabili saranno la prof. Maria Franca Cucci e la signora Irene De Michele.
3. Altre iniziative saranno concordate nel corso dell’anno secondo le neces-sità (Besa/Roma) .
Nicola Cabasilas e la Divina Liturgia
Sul tema “Nicola Cabasilas e la divina Liturgia” si è tenuto a Bose un convegno internazionale
(14-16 settembre 2006) e gli Atti sono stati pubblicati dalle Edizioni Qiqajon,
di Bose, (2007).
Il Prof. Petros Vassiliadis
della facoltà teologica ortodossa di Tessalonica (Grecia) ha presentato una
relazione su “La rinascita liturgica e
Liturgia
e l’essere della Chiesa
Questo
“essere”, in altre parole questa identità e autocoscienza della Chiesa, non è
altro che la visione di un mondo nuovo, diverso da quello corruttibile e
transeunte nel quale viviamo, la visione cioè dell’atteso regno di Dio.
Tale
visione, lungi dall’essere qualcosa di trascendentale, riservato alle realtà
ultime, costituisce una proposta concreta di vita alternativa, un superamento
della quotidianità e della corruzione della vita presente.
Questa
proposta di vita alternativa la chiesa la esprime autenticamente nella
liturgia, soprattutto in quella eucaristica, nella quale il credente vive come
una pregustazione e un’anticipazione della magnificenza del regno di Dio, ed è
chiamato contemporaneamente nella meta-liturgia,
cioè nella liturgia che segue la divina liturgia, a trasmetterla all’esterno, a
presentarla in altre parole come testimonianza vivente al mondo.
Di
conseguenza, la rinascita liturgica, che significamente riguarda questi due
stadi successivi della vita della Chiesa, non può essere una scelta, ma costituisce una conditio sine qua non e una necessità
assoluta di ogni orientamento missionario della Chiesa.
Senza
una continua rinascita dell’identità liturgica della chiesa, qualsiasi sua
testimonianza “missionaria” nel mondo risulta poco credibile.
La
rinascita liturgica nella scienza teologica contemporanea non è definita
soltanto da come la chiesa deve
rendere un culto gradito a Dio, ma si estende anche al che cosa esprime l’evento liturgico della chiesa intera.
Ogni
comunità ecclesiale è ricondotta dunque a prendere continuamente le misure
necessarie per ridefinire in maniera ortodossa la sua identità.
I principi fondamentali del rinnovamento
L’istanza di una rinascita liturgica deve
necessariamente fondarsi su determinati principi basilari, che devono regolare
ogni culto cristiano. Tali principi possono essere descritti come:
-
il culto per
essere vero deve essere contemporaneamente teocentrico
e dialogico. Deve cioè
comprendere sia la parola di Dio rivolta agli uomini, sia la lode umana, la
dossologia, la preghiera e la supplica, che a lui vengono offerte. Nel vero
culto, Dio deve essere presente tra i credenti e i credenti presenti davanti a
Dio;
-
deve essere escatologico, cioè deve tender alla
piena unità dei credenti in Cristo;
-
deve essere evangelico e in questo senso didattico, deve cioè rappresentare
l’intera storia dell’economia divina. Esso guarda oltre le assemblee culturali
in se stesse e mira alla rinascita della società umana (meta liturgia);
-
di conseguenza,
deve essere missionario. Non può
essere fine a stesso, poiché il suo fine principale è quello di portare i
credenti alla comunione con il Dio trino e gli uomini alla comunione tra di
loro e con tutta la creazione;
-
deve avere una
forma apostolica, deve essere, cioè,
un canale attraverso il quale la fede della chiesa – la sua teologia e la sua
prassi – scorrono di generazione in generazione, plasmando l’essere individuale
e collettivo dei credenti;
-
deve essere trasfigurante, deve cioè rivelare
l’autentico modo di esistenza attraverso l’illuminazione della mente, la
trasfigurazione delle passioni e la purificazione del cuore;
-
deve essere ecclesiale. Per mezzo del proprio culto
-
deve essere solistico, cioè parola di Dio rivolta a
tutto l’uomo. Lodiamo e ringraziamo Dio non semplicemente e soltanto con la
nostra mente, ma anche con il cuore e con il corpo;
Infine,
deve essere variegato, cioè opera dell’insieme
del popolo di Dio. Quale conseguenza del criterio ecclesiologico e
parallelamente, del collegamento dell’identità escatologica della Chiesa con la
sua dimensione storica ed evangelica, cioè dell’ontologia eucaristica con la
deontologia missionaria,
Conseguenze pratiche
Nel
1998 si tenne una conferenza pan-ortodossa sul tema “Orthodoxē
leitourghikē anaghennēsē kai oratē enotēta” il cui
testo definitivo è ora pubblicato in appendice dell’opera di Petros Vassiliadis
“Lex Orandi. Leitourghikē theologhia kai leitoutghikē anaghennēsē”,
Indiktos, Athinai 2005. Il Vassiliadis dopo aver riportato i suesposti principi
dal numero 8 di quel documento, commenta:
Questi
principi generali che sono in relazione con la natura del culto cristiano,
hanno certamente determinate conseguenze per il culto ortodosso del nostro
tempo. E, innanzitutto, il culto ortodosso dovrebbe naturalmente essere
celebrato nella lingua parlata dal popolo. Da secoli l’ortodossia si richiama
all’esempio dei santi Cirillo e Metodio, ma nella prassi recente tale principio
viene spesso eluso. Le nostre chiese dovrebbero chiedersi fino a che punto la
lingua del culto comunica il suo significato reale al fedele e al mondo.
In
secondo luogo, il culto liturgico è celebrato da tutta l’assemblea eucaristica,
non soltanto del clero. Per questa ragione nella preghiera liturgica generalmente
si usa la prima persona plurale. Questo è evidente, ad esempio, nell’anafora
eucaristica, la preghiera centrale della liturgia eucaristica: “facendo memoria
di questo comandamento salvifico… le cose tue da ciò che è tuo a te offrendo,
in tutto e per tutto, ti celebriamo, ti benediciamo, ti rendiamo grazie, o
Signore, ti preghiamo, o Dio nostro” (Divina Liturgia di San Giovanni
Crisostomo, in Liturgia eucaristica bizantina, a cura di M. B. Artioli,
Gribaudi, Torino 1988, p. 98). L’atto centrale qui è la nostra offerta
collettiva della lode e dell’eucarestia, la nostra divina eucaristia. Perché la
preghiera della comunità sia liturgica, dunque, occorre che tutte le preghiere
siano recitate in modo tale che tutti possano sentire. Infine, le Chiese ortodosse
dovrebbero esaminare criticamente quegli elementi che impediscono la piena
partecipazione del popolo al culto.
La
natura comunitaria del culto richiede che si riveda la dinamica dello spazio
sacro. Si dovrebbero esaminare le legittime alternative nell’architettura e
nella disposizione dello spazio all’interno della Chiesa. L’iconostasi, ad
esempio, dovrebbe permettere il contatto visivo con i fedeli, rendendoli
partecipi della liturgia che viene celebrata anche a loro nome. I coristi e i
cantori dovrebbero facilitare la partecipazione dell’assemblea. Il genere di
musica che viene utilizzato dovrebbe rendere adeguatamente il senso del testo.
Nessuna categoria di fedeli dovrebbe essere sistematicamente esclusa dalla
piena partecipazione al culto; penso alle donne, escluse in seguito ad
un’errata applicazione delle leggi di purità dell’Antico Testamento, o ai
bambini che solitamente vengono inviati alle scuole di catechesi nel tempo in
cui viene celebrata la divina liturgia, eccetera.
Il criterio teologico-ecclesiologico
della rinascita liturgica
E’ dunque
evidente che anche nella sua fase post-moderna la rinascita liturgica dovrebbe
muoversi a partire da una pura base teologica. E’ chiaro, inoltre, che tale
approccio teologico si manifesta distante, fin da principio, da ogni semplice
tentativo di riforma sincronica delle prassi liturgiche della chiesa, anche
solo dalla forma di rinascita liturgica delle istituzioni tradizionali. Quello
che si cerca in una sincera e autentica rinascita liturgica non sono
semplicemente delle celebrazioni liturgiche più attraenti – più comprensibili,
adatte alle condizioni della vita odierna, eccetera – per soddisfare i bisogni
psicologici individuali dei credenti o per celebrare più efficacemente i
sacramenti della chiesa come “conduttori della grazia divina” (una comprensione
scolastica dei sacramenti, fortunatamente oggi superata).
Quello
che si cerca non è neppure la possibilità di guidare più facilmente il popolo,
attraverso la dinamica sentimentale della prassi liturgica della chiesa, in
rifugi ideali, in case di cura delle anime, cioè in un recinto psicologico che
protegge i cristiani con ogni specie di fronti antimodernisti.
Quello
che si cerca è un ritorno ad una prassi liturgica autentica e corretta sul
piano ecclesiologico, una prassi che certamente non dobbiamo cercare soltanto
guardando agli ultimi secoli della nostra vita ecclesiale, ma diacronicamente
lungo tutta la durata della storia della chiesa.
Quello che si cerca è che la liturgia comune – e
principalmente l’eucarestia – esprima autentica-mente ľ “essere” della
Chiesa, esprima lo spirito dei padri della chiesa. In altre parole, ogni volta
che i fedeli si riuniscono insieme (epì tò autó) la chiesa deve diventare
quello che è: corpo di Cristo, popolo di Dio, comunione con lo Spirito santo,
anticipazione del Regno che attendiamo.
In
sintesi, potremmo dire, dunque, che il solo e unico criterio della rinascita
liturgica è quello ecclesiologico.
Ne
consegue che qualunque intervento nelle questioni liturgiche della Chiesa
dovrebbe essere in armonia con l’autentica ecclesiologia cristiana (Besa/Roma).
Prof. Petros Vassiliadis
Tessalonica
SETTIMANA
DI PREGHIERA PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI
18-25 -Gennaio 2008
“Pregate
continuamente” (1 Tessalonicesi 5, 17)
Fratelli,
vi prego [...] vivete in pace tra voi. Vi esortiamo, fratelli: correggete gli
indisciplinati, confortate i pusillanimi, sostenete i deboli, siate pazienti con
tutti. Guardatevi di rendere male per male ad alcuno, ma cercate sempre di fare
il bene tra voi e con tutti. Siate sempre lieti. Pregate incessantemente, e in
ogni cosa rendete grazie. Questa è, infatti, la volontà di Dio in Cristo Gesù
verso di voi” (1 Ts 5,
12a.13b-18).
1. In quest’anno 2008
cade il centenario dell’inizio della prassi di pregare regolarmente per l’unità
dei cristiani per opera di padre Paul Wattson, un
ministro episcopaliano (anglicano degli Stati Uniti), co-fondatore della Society
of the Atonement (Comunità dei Frati e delle Suore dell’Atonement) a
Graymoor (Garrison, New York).
In relazione a questo
centenario il Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani
ha chiesto alla Commissione Ecumenica dei Vescovi degli USA di scegliere e di
proporre il primo progetto dei sussidi per l’anno 2008. È stato scelto il tema “Pregate
continuamente”, indicando
come testo base una breve pericope della Lettera di San Paolo ai primi
cristiani di Tessalonica (1 Ts 5,12a.13b-18), una delle più antiche lettere di
Paolo.
La prima comunità
cristiana di Tessalonica era stata fondata da Paolo; in seguito egli aveva
sentito che serie difficoltà, provenienti dall’esterno, ma anche da divisioni
interne, agitavano quella comunità provocando divisioni e opposizioni.
Informato, Paolo si è indirizzato ad essa con due lettere.
2. Il breve, ma denso testo biblico
contiene una serie di consigli, esortazioni, ordini paterni emananti dall’amore
che Paolo nutriva per questa comunità sorta dalla sua predicazione. Si rivolge
ai tessalonicesi con “Vi
prego … vivete in pace tra voi” (1
Ts, 5,13b). I cristiani riconciliati in Cristo devono dare testimonianza della
redenzione ricevuta e della comunione ristabilita con Dio. Il tema della
riconciliazione e della pace tra i discepoli di Cristo è dominante
nell’insegnamento di Paolo.
3. Nel corpo del testo scelto, Paolo dà
alcune indicazioni per risolvere le tensioni della comunità di
Tessalonica, ma che vengono proposte come utili anche per la situazione attuale
dei cristiani per la ricerca della loro riconciliazione e della loro piena
unità. La divisione, e spesso le contrapposizioni polemiche tra i cristiani nel
nostro tempo, vanno risolte per mezzo del dialogo teologico, ma vi è un grande
spazio di relazioni fraterne da istituire e realizzare per creare nuove
condizioni di vita fraterna e pacifica. Vi è grande spazio e urgenza del
dialogo della carità: Paolo indica che occorre fare il bene reciprocamente,
evitare le ritorsioni al male ricevuto, sostenere i deboli, esercitare la
pazienza con tutti, vivere nella letizia, rendere grazie a Dio in ogni cosa.
Inoltre: “Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie, esaminate ogni
cosa, tenete ciò che è buono” (1 Ts 5,19).
4. Tra le indicazioni date da S. Paolo è
compreso il consiglio proposto come titolo del tema della preghiera per l’unità
di quest’anno: “Pregate
incessantemente” (1 Ts 5, 17), pregate di continuo,
“senza
interruzione” (adialèiptōs). In “ogni tempo e in ogni ora”, come richiede la preghiera delle
Ore nella Chiesa bizantina. Il paradossale consiglio di San Paolo - pregare
senza interruzione - ha fatto molto riflettere gli uomini spirituali. I “Racconti di un pellegrino russo” hanno
inizio proprio con questo problema: “Come è possibile pregare senza
interruzione?”. Eppure il consiglio di San Paolo si riferisce a tutti i
discepoli di Cristo. Il Comitato Misto che ha proposto il tema applica il
consiglio della preghiera ininterrotta anche alla promozione dell’unità di
tutti i cristiani. La proposta della preghiera non è limitata ad “una”
settimana, ma si estende all’intero anno.
In un’indicazione sull’uso dei sussidi,
il Comitato Misto, che ha preparato i testi, afferma: Cento anni or sono ha
avuto inizio la pratica della preghiera per l’unità. Quest’anno si celebra
quell’inizio per una nuova sollecitazione. S’incoraggia
a continuare la preghiera per l’unità e a farla “senza interruzione”. Il pellegrinaggio verso la piena unità ha
bisogno assoluto del viatico della grazia di Dio da invocare ogni giorno. La
piena unità è dono di Dio.
5. La prassi della preghiera per l’unità
offre l’opportunità a tutti i battezzati di partecipare al movimento ecumenico
e non si limita a coloro che vivono in contesti interconfessionali, ma a tutti
coloro che professano
Nell’enciclica sull’ecumenismo (UUS, 22)
il servo di Dio Giovanni Paolo II ha posto in alto la preghiera comune e
continua: “Sulla via ecumenica verso l’unità, il primato spetta senz’altro alla
preghiera comune, all’unione orante di coloro che si stringono insieme
attorno a Cristo stesso”.
Eleuterio
F. Fortino
S. A T A N A S I O
Comunità Cattolica Bizantina, Via dei
Greci 46, 00187 Roma
SESTA LETTERA FESTALE DI S. ATANASIO
In vista della celebrazione
della Pasqua, riportiamo alcuni brani della lettera di Pasqua scritta da S.
Atanasio per annunciare che in quell’anno 334
In essa, tra l’altro, per la prima volta, si
ricorda l’inizio della quaresima con l’interruzione nei giorni di sabato e
domenica e con altre indicazioni utili per la storia dell’anno liturgico:
1. Ancora una volta, miei
cari, Dio ci ha guidato al tempo delle feste, e nel suo amore per gli uomini ci
ha portato alla sua convocazione. Infatti Dio, colui che fece uscire Israele
dall’Egitto, anche adesso ci ha chiamato alla festa, dicendo per mezzo di Mosè:
“Osserva il mese dei nuovi frutti e celebra
2. Se Dio ama e invita alla
festa, non è giusto indugiare, miei fratelli,
né essere negligenti, ma dobbiamo procedere verso di essa alacremente e
con zelo, cosicché, cominciando da quaggiù con prontezza, possiamo ricevere la
caparra della festa celeste.
Se infatti celebriamo
diligentemente la festa di quaggiù, senza dubbio riceveremo quella gioia
completa che è nei cieli, come dice il Signore: “Ho desiderato molto
mangiare questa Pasqua con voi, prima che io soffra: vi dico che non la mangerò
finché non si compia con voi nel regno di Dio”.
3. Noi la mangiamo qualora,
comprendendo nella nostra mente il fondamento della festa ed essendo
riconoscenti verso il benefattore, ci comportiamo secondo quanto è degno della
sua grazia, come dice Paolo: “Cosicché facciamo festa non con il levito vecchio, né con il lievito
di malizia, ma con azzimi di purezza e di verità”.
4. Il Signore infatti morì
in quei giorni affinché non praticassimo più le opere della morte; donò se
stesso affinché noi preservassimo le nostre realtà dagli inganni del diavolo; e
ciò che è veramente stupendo, il Logos fu nella carne, affinché noi non fossimo
più nella carne, ma essendo nello spirito, adorassimo Dio che è spirito.
5. Infatti colui che non è
così disposto, ma abusa di questi giorni, non fa festa, ma come un
irriconoscente accusa la grazia, e se pure predilige per onore i giorni,
tuttavia non supplica il Signore che in questi giorni lo ha redento. Egli ascolterà, anche se crede di far festa,
la voce dell’apostolo che lo biasima: Voi osservate giorni e mesi e stagioni
e anni, temo di essermi affaticato invano per voi.
6. Non a proposito dei
giorni è la festa, ma noi celebriamo la solennità in onore del Signore che in essi ha patito a causa nostra. Infatti
come nostra pasqua è stato immolato il Cristo.
Così anche Mosè, insegnando
a Israele a non credere che la festa
appartenesse ai giorni, ma al Signore, dice:
Pasqua 2006
E
L’ANNO LITURGICO
Dalla Pasqua ha inizio la
lettura dell’Evangeliario e del libro dell’ Apostolos.
Il ciclo dell’Oktoichos
di continuo e ciclicamente di settimana in settimana estende durante l’anno la
celebrazione della resurrezione.
“E’
veramente risorto” è l’annuncio permanente dell’anno liturgico. Questo è
trasparente per tutte le feste despòtiche o del Signore, ma lo è anche per
quelle theomitòriche e per quelle dei santi che sono un riflesso dell’opera
salvifica del Signore risorto. Un santo celebrato è una persona riconosciuta
come uno che ha vissuto il battesimo nelle sue due dimensioni di morte e di
resurrezione, trasformato ad immagine e somiglianza di Dio.
Ciò è possibile perché
Cristo è morto per liberare l’uomo dal peccato ed è risorto per la salvezza di
ogni uomo perché passi dalla morte alla vita.
La festa pertanto è
celebrazione dell’opera compiuta da Gesù Cristo culminata nella resurrezione.
L’anno liturgico è un’anàmnesi continua della redenzione, un invito a dar
gloria a Dio e un appello a conformare noi stessi alle esigenze evangeliche.
Il richiamo alla
resurrezione è contenuto anche nell’antifona quotidiana:“Salvaci, Figlio di
Dio, tu che sei risorto dai morti, noi che a te cantiamo alleluia”.
Il culto bizantino è fondato sulla celebrazione
della resurrezione.
Eleuterio F. Fortino
L’EPINICIO DELLA RESURREZIONE
Cantando
l’epinicio
“Giorno della
risurrezione, risplendiamo, o popoli: pasqua del Signore, pasqua! Dalla morte
alla vita, dalla terra al cielo, ci ha fatti passare il Cristo Dio, cantando
l’inno di vittoria (epinìkion àdontas). Così canta l’irmos
della prima ode del canone pasquale. Attualizzando il passaggio del popolo
ebreo, sano e salvo, attraverso il Mar Rosso, ad imitazione del cantico di Mosè
a cui si ispira la prima ode, Gesù fa passare dalla morte alla vita, dalla
terra al cielo “cantando l’epinicio”.
Nel secondo troparion
della stessa ode, siamo noi redenti, che, invitati alla partecipazione, canteremo quell’inno: “Purifichiamo
i sensi, e vedremo il Cristo sfolgorante dell’inaccessibile luce della
risurrezione, lo udremo chiaramente dire: “Gioite!”, e noi canteremo l’inno di
vittoria (epinìkion àdontes). I fedeli si uniscono all’epinicio iniziato
dallo stesso Cristo. Questo sentimento di vittoria domina l’intero canone ed
ispira la celebrazione pasquale bizantina sintetizzata dall’inno tipico del
giorno: “Cristo è risorto dai morti e con la morte ha distrutto la morte
dando la vita a coloro che erano nei sepolcri”.
Il canone
di Pasqua
Il canone pasquale è “uno
dei testi innografici più noti e più popolari della tradizione bizantina” (André
Lossky). È attribuito a Giovanni Damasceno (VII-VIII secolo) e sotto il suo
nome viene tuttora riportato nei libri liturgici. E’ strutturato sulla scorta
dei cantici mattutini e in genere è l’irmos di ogni ode che ne fa il
collegamento ideale, pur sviluppandosi ognuna delle 9 odi in nuove tematiche.
Lo schema innografico redazionale generalmente si sviluppa nella dinamica che
indica negli elementi dell’Antico Testamento il typos e nel Nuovo Testamento
l’antitypos, il simbolo e la realtà, l’ombra e la luce, l’annuncio profetico e
la realizzazione soteriologica. Il canone di conseguenza è denso di riferimenti
biblici, usati liberamente per le esigenze estetiche e interpretative orientate
alla celebrazione dell’evento fondamentale della fede cristiana: la
risurrezione di Cristo.
Il
Synaxàrion
Il Synaxarion del giorno
proclama il senso della festa: “Nella grande e santa domenica di pasqua,
festeggiamo la vivificante resurrezione del Signore, Dio e Salvatore nostro
Gesù Cristo”.
Lo stichos poetico specifica:
“Il Cristo disceso solo per combattere contro l’Ade, è risalito con
l’abbondante bottino della
sua vittoria. A Lui la gloria e la potenza, per i secoli dei secoli. Amen”.
Il canone esprime
un’ermeneutica poetica e musicale dell’evento incomprensibile.
Le immagini si accostano,
si ripetono, si sovrappongono, si completano, si contrastano con l’intento di
toccare l’immaginazione dell’uomo per cogliere il messaggio della risurrezione
inaccessibile, inesprimibile, apofatico. Un eccesso di sfolgoranti immagini per
disporre all’atto di fede. “Il canone pasquale è rappresentativo del posto
dell’innografia nella Chiesa bizantina come veicolo di propagazione delle
verità dottrinali” (André Lossky).
Le odi del
canone
Nelle sue 8 odi (è assente
la seconda) il canone pasquale in ciascuna di esse fa riferimento agli 8
cantici biblici nel seguente ordine: Cantico di Mosè (Es 15,1-19), Cantico di
Anna (1 Re - 1 Sam 2,1-10); Cantico di Abacuc (Ab 3), Cantico di Isaia (Is 26,
9-20), Cantico di Giona (Gio 2,3-10), Cantico dei tre fanciulli (Dn 3,26-56),
Cantico delle creature (Dn 3,57-88), Cantico della Madre di Dio e di Zaccaria
(Lc 1, 46-55.68-79).
Il vero elemento di
congiunzione tematica si trova nell’irmos di ciascuna ode. Oltre al riferimento
biblico i tropari delle singole odi sviluppano il tema celebrativo e quello
spirituale partecipativo dei fedeli chiamati al rinnovamento interiore e alla
propria resurrezione in novità di vita. Questo intreccio emerge con grande
trasparenza nella prima ode che fa riferimento
al canto di Mosé e degli Israeliti dopo aver varcato il Mar Rosso:
“Voglio cantare in onore
del Signore,
perché ha mirabilmente
trionfato,
ha gettato in mare
cavallo e cavaliere.
Mia forza e mio canto è il
Signore,
egli mi ha salvato”.
L’irmos della prima ode
spiegando il significato della pasqua canta:
“Dalla morte alla vita,
dalla terra ai cieli,
ci ha fatti passare il
Cristo”.
Per questo, nel secondo
tropario, si dichiara: “Canteremo l’inno di vittoria”.
Questo evento ha valenza
cosmica. Il terzo tropario coinvolge l’universo:
“Ben giustamente, si
allietino i cieli
ed esulti la terra.
Sia in festa tutto
l’universo, visibile e invisibile,
perché Cristo è risorto.
Eterna letizia!”
La parafrasi dell’ermeneutica e la rielaborazione
innografica costituiscono una forma di ricezione della parola di Dio, di una
sua attualizzazione e di riascolto nella
nuova situazione.
In altre odi l’innografo
assume un’idea dal cantico a cui si riferisce, la applica e la sviluppa. Così
dal cantico di Anna (1 Sam 2, 1-10) si assume l’affermazione che Dio tutto
sostiene, rafforza i deboli, abbassa ed esalta, “fa morire e fa vivere, fa
scendere agli inferi e risalire”, sostiene e rinnova la vita. Il secondo
tropario della terza ode canta: “Tutto il creato festeggi la risurrezione di
Cristo nella quale è stato rafforzato”.
In questo senso l’irmos
più esplicitamente invita a bere una bevanda nuova, “non prodigiosamente
scaturita da una roccia infeconda, ma dalla tomba di Cristo, dalla quale scorre
la fonte dell’incorruttibilità: in Lui noi siamo stati fortificati”.
Similmente nell’ode 4 si
ispira al cantico di Abacub in cui si celebra Dio nella sua opera di
giustizia e di salvezza.
“Sei uscito per la salvare
il tuo popolo,
per salvare il tuo
consacrato” (Ab 3,13).
L’irmos invoca la presenza
di Abacuc perché il suo grido si è avverato:
“In questa veglia divina,
stia con noi Abacuc
l’ispirato”!
“Oggi è salvezza per il
mondo,
oggi è risorto Cristo
nella sua onnipotenza”.
Il terzo tropario ricalca
il tema del tempo della salvezza realizzata nei confronti del passato in cui
essa si attendeva. Il troparion canta:
“Davide, progenitore di
Dio,
ha danzato con giubilo
davanti all’arca,
che era solo un’ombra.
Noi popolo santo di Dio,
vedendo realizzate le figure,
godiamo di divina letizia, perché è risorto Cristo,
nella sua onnipotenza”.
La 5 ode si ispira al
cantico di Isaia dove si dice: “Al mattino ti cerca il mio spirito” (Is 26, 9).
L’irmos collegandosi fa
riferimento alle donne che vanno di buon mattino ad imbalsamare il corpo
di Cristo, ma risolve il senso nell’offerta di un inno e nella visione di
Cristo luminoso risorto:
“Vegliamo dal primo
albeggiare,
e in luogo di un unguento,
offriamo al sovrano un
inno:
e vedremo Cristo, sole di
giustizia,
che per tutti fa sorgere
la vita”.
L’ode 6 si ispira al
cantico di Giona che rimase nel ventre della balena per tre giorni e tre
notti. L’interpretazione l’aveva già fatta Cristo stesso davanti agli
scribi e ai farisei che chiedevano dei segni. “Questa generazione perversa e
adultera pretende un segno. Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di
Giona profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del
pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nella terra” (Mt 12, 39-40).
L’irmos della sesta ode
ricalca il segno di Giona:
“Sei disceso nelle regioni
sotterranee,
hai spezzato le sbarre
eterne
che trattenevano i
prigionieri, o Cristo;
e il terzo giorno
come Giona dal grande
pesce,
sei risorto dalla tomba”.
Le odi 7 e 8 prendono
ispirazione dal profeta Daniele. La settima ode si rifà al cantico dei tre fanciulli
nella fornace, miracolosamente mantenuti in vita. L’irmos canta:
“Colui che ha liberato i
fanciulli dalla fornace,
divenuto uomo, patisce
come mortale,
e con la passione
riveste ciò che è mortale
dello splendore
dell’incorruttibilità,
Lui, il solo Dio dei Padri
benedetto e più che
glorioso”.
L’invito celebrativo
riassume il senso:
“Festeggiamo la morte
della morte,
la distruzione dell’Ade”.
L’ode 8 si riferisce al
cantico delle creature sempre in Daniele e gli dà il nuovo e definitivo
motivo:
“E’ questo il giorno di
santa convocazione,
il giorno uno della
settimana,
il giorno regale e
sovrano,
festa delle feste,
solennità delle solennità,
nel quale benediciamo Cristo
per i secoli”.
L’ultima ode, come di
solito, si riferisce al Magnificat e invita al tripudio
“Illuminati, illuminati,
nuova Gerusalemme.
La gloria del Signore
sopra di te è sorta.
Danza ora ed esulta, o
Sion!
E tu tripudia, pura madre
di Dio,
per la risurrezione del
tuo figlio”.
I tropari delle diverse
odi esaltano aspetti complementari che illuminano il tema centrale della
risurrezione con l’esortazione festiva:
“Esulta e gioisce oggi
tutto il creato,
perché Cristo è risorto
e l’Ade è stato
spogliato”.
Bibliografia
André Lossky, Le canon des matines pascales byzantines, ses sources
bibliques et patristiques, in L’Hymnographie, Edizioni Liturgiche,
2000, pp. 256-284;
Egon Wellesz, A History of Byzantine Music and
Hymnography, Oxford, 1961.
SETTIMANA SANTA E PASQUA IN S. ATANASIO A ROMA
2006
“Credo
in un solo Signore Gesù Cristo
...e
patì e fu sepolto e il terzo giorno risuscitò,
secondo le Scritture”
DOMENICA - PALME |
ore 10.30 |
Benedizione delle Palme |
|
ore 18.30 |
Akoluthia del Nymphios |
LUNEDI’
SANTO |
ore 18.45 |
Liturgia dei Presantificati |
MARTEDI’
SANTO |
ore 18.45 |
Liturgia dei Presantificati |
MERCOLEDI’ SANTO |
ore 18.45 |
Liturgia dei Presantificati |
GIOVEDI’ SANTO |
ore 10.30 |
Esperinòs e Liturgia di S. Basilio |
|
ore 18.00 |
Ufficio della Passione (Lettura dei 12 Vangeli) |
VENERDI’ SANTO |
ore 10.00 |
Ora nona - Esperinòs Deposizione dalla Croce |
|
ore 18.00 |
Epitaphios thrinos Enkomia Processione |
SABATO SANTO |
ore 10.00 |
Esperinòs e Liturgia di S. Basilio |
|
ore 23.00 |
Mesonyktikòn Anastasis Orthros Liturgia di S. Giovanni Crisostomo |
DOMENICA DI PASQUA |
ore 10.30 |
Liturgia di S. Giovanni Crisostomo |
|
ore 19.00 |
Esperinòs Proclamazione dell’Evangelo in varie
lingue |
Xristo;" ajnevsth ejk nekrw'n
qanavtw/ qavnaton pathvsa"
kai; toi'" ejn toi'?" mnhvmasi zwh;n
carisa;meno".
Cristo
è risorto dai morti, con la morte ha calpestato la morte
e
a quanti giacevano nei sepolcri ha donato la vita.
U ngjall nga varri Zoti Krisht, me vdekje
vdekjen dyke shkelur,
edhe të varrosurve një jetë ja duroi të re.
S. A
T A N A S I O
Comunità
Cattolica Bizantina, Via dei Greci 46, 00187 Roma
“Dalla morte alla vita, dalla terra ai cieli,
ci ha fatto passare il Cristo! E noi
canteremo l’epinicio”
Orthros di Pasqua
Nella
gioia delle celebrazioni pasquali
assicuro
il mio fedele ricordo nella preghiera
e
auguro abbondanza di doni celesti
Eleuterio F. Fortino
Roma, Pasqua 2006
Il Sinodo verso la conclusione
Con lettera in data
23 ottobre 2005 il Presidente della Commissione Centrale di
Coordinamento ha presentato agli Ordinari per la loro valutazione i testi degli
schemi votati come risultato della Consultazione sinodale.
Durante l’estate
Il sommario del volume risulta così strutturato:
1. Prologo: Sinodo, Evento di
Grazia – Opera di Dio per la santificazione dell’uomo;
2.
3. Catechesi e Mistagogia;
4. Liturgia;
5. Formazione del clero e dei
membri degli Istituti di vita consacrata;
6. Diritto Canonico
Particolare;
7. Rapporti Interrituali;
8. Ecumenismo – Dialogo Interreligioso
– Sette – Nuovi Movimenti;
9. Rievangelizzazione;
10. Missione;
11. Epilogo: “Chiamati ad essere
santi” (Rom 1,7).
Dopo la loro valutazione gli Ordinari presenteranno
il risultato alla Santa Sede per l’approvazione canonica.
Il Sinodo Intereparchiale
per le tre Circoscrizioni Bizantine in Italia, come recita il titolo del
prologo, votato nell’Assemblea sinodale, è considerato “Evento di Grazia –
Opera di Dio per la santificazione dell’uomo (Inter - Sinodo).
CELEBRAZIONE
DEL II SINODO INTEREPARCHIALE
Prefazione
Dall’autunno del 2004 al
gennaio del
“Domando al Signore che il
vostro Sinodo contribuisca a favorire un rinovato annuncio dell’Evangelo in
ogni vostra Comunità come pure un vigoroso slancio ecumenico” – ha affermato il
Santo Padre Giovanni Paolo II all’udienza concessa ai sinodali l’11 gennaio
2005. La Santa Sede aveva approvato la convocazione del Sinodo nel 1994. Subito
dopo una commissione antepreparatoria ha lavorato per individuare le tematiche
da affrontare e la loro articolazione.
Finalmente nel 2001 è stato indetto il II Sinodo e sono state costituite
sette commissioni di studio e
La celebrazione sinodale ha avuto tre sessioni:
I Sessione: 17-22ottobre;
II Sessione: 15-18 novembre 2004;
III Sessione:10-14 gennaio 2005.
Nelle prime due sessioni sono stati
discussi e votati gli schemi con proposte di emendamenti. Nella terza questi
sono stati votati, uno per uno, per essere
introdotti negli schemi definitivi.
Nell’omelia di chiusura del Sinodo il Prefetto della
Congregazione delle Chiese Orientali ha
sottolineato il valore degli orientamenti sinodali per la vita delle tre
Circoscrizioni bizantine e per il loro avvenire. Egli ha segnalato l’aspetto
nuovo dell’elaborazione del Diritto Particolare come richiesto dal CCEO. “Per
la prima volta nella storia le Circoscrizioni bizantine italiane hanno questa
provvidenziale opportunità” - egli ha affermato.
Dopo la recognitio da parte
della Santa Sede le decisioni sinodali avranno il loro valore normativo.
In questo opuscolo si
raccolgono diversi testi pubblicati, mentre si svolgeva la celebrazione del
Sinodo.
1
SINODO DEI BIZANTINI IN ITALIA
Le
tre Circoscrizioni ecclesiastiche cattoliche bizantine in Italia si avviano a
celebrare il loro II Sinodo Intereparchiale in tre sessioni con inizio domenica
17 ottobre
Si
tratta delle due Eparchie italo-albanesi, quella di Lungro in Calabria e quella
di Piana degli Albanesi in Sicilia e del Monastero esarchico di S. Maria di
Grottaferrata nei pressi di Roma. I fedeli delle due eparchie sono i
discendenti degli albanesi di tradizione bizantina del secolo XV, emigrati per
sfuggire all’occupazione ottomana del loro Paese, mentre il monastero di
Grottaferrata trae origine dalla tradizione monastica degli italo-greci
dell’Italia Meridionale del secolo XI, portata alle porte di Roma da S. Nilo di
Rossano. Questo monastero, unico sopravvissuto di quell’epoca, celebra
quest’anno il millennio di esistenza (1004-2004). Le tre Circoscrizioni,
geograficamente distanti l’una dall’altra, sono unite nella comune tradizione
bizantina.
Primo Sinodo Intereparchiale
Ciò
ha determinato la Santa Sede ad autorizzare, già nel passato, nel 1940 il I
Sinodo Interperachiale delle tre Circoscrizioni. Queste, benché eredi di una
antica permanenza storica in Italia, sono state costituite come tali soltanto
nel secolo XX: la diocesi di Lungro nel 1919, quella di Piana degli Albanesi
nel 1937 e l’erezione del monastero di Grottaferrata ad esarcato nel 1937.
Ben
presto si è constatata l’opportunità di un incontro canonico-pastorale comune
con la celebrazione di un Sinodo Intereparchiale.
Nel
decreto di indizione si affermava: “Fin dall’ottobre del 1937, dopo la
costituzione dell’eparchia di Piana dei Greci e dell’erezione del monastero
esarchico di Grottaferrata, l’immortale Pontefice Pio XI, cui stette tanto a
cuore la causa degli orientali, ebbe a manifestare il desiderio che il clero e
i fedeli di rito bizantino delle eparchie e del monastero esarchico studiassero
l’opportunità di celebrare un sinodo
intereparchiale che unificasse la disciplina nei paesi sottratti agli
ordinari di rito latino, per far parte delle eparchie ed assicurasse la purezza di quei riti che a voi tramandarono, come
la più preziosa eredità, i vostri Padri, pur tra mille pericoli e difficoltà”.
Il
Cardinale Lavitrano, arcivescovo di Palermo, nella sua qualità di ordinario di
Piana dei Greci nel discorso di apertura del Sinodo sottolineava lo scopo
dell’assemblea in termini analoghi e aggiungeva che era stata studiata la
natura del comune incontro e che “i
vostri Pastori, scartando la primitiva idea di sinodi diocesani, stimarono più
opportuno raccogliersi in un sinodo intereparchiale”. Il Sinodo si tenne
nei giorni 13-16 ottobre 1940.
Verso il II Sinodo Intereparchiale
Da
quel tempo si sono verificati importanti eventi ecclesiali che hanno portato
alla decisione di tenere un II Sinodo Intereparchiale. Innanzitutto la
celebrazione del Concilio Vaticano II. Il decreto Orientalium Ecclesiarum – di cui ricorre il 21 movembre prossimo il
XL di promulgazione - ha dato orientamenti importanti per la vita di queste
Chiese. Conseguentemente la pubblicazione del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali (1990) ha riproposto in
modo organico la disciplina comune delle Chiese Orientali cattoliche, lasciando
aperti dei canoni da precisare nel diritto
particolare di ciascuna delle Chiese
sui iuris. Inoltre gli orientamenti pastorali dati dal Santo Padre – come
nella Novo Millennio ineunte - e
dalla Conferenza Episcopale Italiana – nel documento Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia - sollecitavano una
riflessione comune delle comunità bizantine, che vivono nel contesto, italiano
con tutti i problemi connessi di una progressiva secolarizzazione e di
crescente indifferenza e con la conseguente esigenza di una nuova
evangelizzazione.
Per
queste comunità minoritarie infine si constata anche il rischio di diluire la
comunione nell’omologazione.
L’iniziativa
di tenere un sinodo è stata approvata dalla Santa Sede. Quindi negli anni 1996-2000 una commissione
antepreparatoria ha identificato gli argomenti principali da affrontare. Nel
2001 gli Ordinari hanno costituito
Tematiche sinodali
Gli
schemi sono così organizzati: 1. Prologo: Contesto teologico e pastorale; 2.
Il tema generale del Sinodo è “Comunione e annuncio dell’Evangelo”. Il Sinodo Intereparchiale si
pone nella prospettiva del rafforzamento della comunione ecclesiale – in tempo
di dispersione, di crescente individualismo e di vago relativismo – per un
rinnovato annuncio evangelico all’interno e all’esterno delle Comunità che lo celebrano.
Lo schema conclusivo, che esprime lo scopo ultimo
del Sinodo, contiene l’appello ad essere santi, cioè a stabilire la comunione
personale di ciascuno con Dio, condizione che porta anche ad esprimersi e ad
estendersi nella comunione con il prossimo: comunione fra le persone, fra le
parrocchie e fra le Circoscrizioni. L’esigenza di comunione attraversa tutti i
progetti degli schemi sinodali che, per aspetti diversi, concorrono a far
nascere e a far crescere, o a difendere in momenti di crisi, la comunione
ecclesiale.
Lo
schema introduttivo descrive il contesto teologico e pastorale in cui si situa
la tematica sinodale. Viene delineata una ecclesiologia di comunione come
riflesso della teologia trinitaria, di unità nella diversità. Una riflessione
sulla Chiesa locale è stata necessaria per ricordare la tipicità bizantina
delle Chiese che celebrano il Sinodo e le loro esigenze nel momento presente in
prospettiva del futuro, il tutto orientato al Regno di Dio che viene. Il ruolo
della Sacra Scrittura – lettura continua, proclamazione, studio, applicazione
nella vita personale ed ecclesiale – è prioritario per la formazione della
Chiesa locale e per la sua vita e la sua missione. Diversi schemi, come quello
sulla formazione dell’intera comunità locale per mezzo della “catechesi e della
mistagogia”, quello sulla “formazione del clero e dei membri degli Istituti di
vita consacrata”, quello sulla “rievangelizzazione” illustrano le esigenze
formative nel contesto della tradizione bizantina con i suoi strumenti
teologici, spirituali, disciplinari. Le proposte tendono ad usare tali
strumenti e orientamenti, adeguandoli alle esigenze culturali odierne.
Un tema particolarmente urgente è quello del
“Diritto canonico”. Il Sinodo studierà la proposta del “Diritto Particolare”
delle tre Circosrizioni che lo celebrano.
Un posto centrale poi ha la “liturgia” fonte e
culmine della vita ecclesiale.
In queste Circoscrizioni è ben sentito il tema dell’ecumenismo, cioè della ricerca della piena unità dei cristiani, in particolare fra cattolici e ortodossi. Anche questa tematica rientra nelle prospettive della ecclesiologia di comunione esposta nel prologo. L’assenza di piena comunione spinge tutti coloro che fanno professione di credere nella Chiesa una, a concorrere - con lo studio, la preghiera, il dialogo e quando è possibile con l’azione – ad eliminare l’anomalia della divisione.
L’Arcidiocesi Ortodossa in Italia del Patriarcato
Ecumenico sarà rappresentata, con una delegazione fraterna, al Sinodo Intereparchiale in tutte e tre le
sessioni. Le tre Circoscrizioni
bizantine in Italia vivono accanto alle diocesi italiane di rito latino e
nell’eparchia di Piana degli Albanesi si trovano nella stessa giurisdizione del
vescovo bizantino anche parrocchie di rito latino. Si è posto il problema dei
“rapporti interrituali” sempre con lo scopo di evitare malintesi, far crescere
i rapporti di fraternità e la cooperazione pastorale come si conviene a
cristiani che professano la stessa fede.
La prospettiva generale del Sinodo è missionaria. La
missione fa parte dell’essenza della Chiesa, “apostolica” perché fondata sulla
predicazione degli Apostoli e “apostolica” perché “mandata” a predicare
l’Evangelo a tutte le genti in ogni tempo e in ogni luogo. Lo schema sulla
missione auspica che incominciando con l’annuncio rinnovato al proprio interno
- dove crescono i non credenti, originari del luogo o soprattutto immigrati –
le nostre Comunità si impegnino anche al di fuori di esse mettendosi, dove
possibile, al servizio delle Comunità cattoliche locali.
L’intera
preparazione ed elaborazione dei progetti di schemi sinodali sono fondati sui
seguenti criteri: mantenere integre le tradizioni della Chiesa bizantina
(OE,2), ritornare alle avite tradizioni qualora indebitamente si fosse venuti
meno ad esse (OE,6), osservare la norma dell’organico progresso per eventuali
innovazioni (OE,6), avere presenti le esigenze attuali e le prospettive future
delle tre Circoscrizioni, osservare quanto stabilito dal Magistero.
“Tradizione
e rinnovamento” è stata questa la bussola di orientamento avuta per la
preparazione sinodale.
Gli
Ordinari nell’approvare i progetti di schemi per la discussione che avrà luogo
nel Sinodo nei prossimi giorni hanno affermato: “Chiediamo a tutti i sinodali
il sacrificio di una particolare attenzione perché siamo convinti che il Sinodo
dovrà essere il punto di rafforzamento della comunione fra le persone, le
parrocchie e le tre Circoscrizioni, in modo da rendere possibile, nella
comunione, un rinnovato annuncio dell’Evangelo nelle nostre Comunità e per le
nuove generazioni”[1].
2
APERTO IL SINODO DEI
BIZANTINI IN ITALIA
I Sessione (17-22 ottobre
2004)
Con la “propiziatrice benedizione
apostolica” di S.S. Giovanni Paolo II si è aperta la celebrazione del II Sinodo
delle Circoscrizioni Bizantine in Italia. Nel messaggio inviato tramite il
Segretario di Stato si afferma che “esprimendo vivo compiacimento per provvida
iniziativa ecclesiale, Sua Santità formula voti di buon esito all’Assise
nell’auspicare che l’incontro destinato a rinnovato impegno di evangelizzazione
susciti crescente vitalità spirituale
delle Comunità bizantine in Italia”.
La prima sessione (17-22 ottobre)
è stata aperta con una celebrazione della Divina Liturgia a cui hanno preso
parte i tre Ordinari (il vescovo di Lungro S.E. Mons. Ercole Lupinacci, il
vescovo di Piana degli Albanesi S.E. Mons. Sotir Ferrara, il Rev.mo
Archimandrita P. Emiliano Fabbricatore). Concelebravano il Presidente della
Commissione Centrale di Coordinamento, i Vicari Generali delle due eparchie, il
rappresentante del Monastero di Grottaferrata e vari sacerdoti e diaconi.
Ha preso parte
alla Liturgia dal trono l’Arcivescovo Maggiore di Leopoli degli Ucraini il
Cardinale S. E. Lubomyr Husar. Ugualmente ha fatto S.E. Mons. Szilard
Keresztes, vescovo di Hajdudorog dei greco-cattolici di Ungheria.
Sono stati
presenti molti pellegrini italo-albanesi e diversi membri della Comunità
cattolica bizantina di Roma, tutti accolti con cordialità dall’Egumeno e dalla
Comunità monastica.
Una presenza ufficiale al Sinodo, particolarmente
significativa e gradita, è stata quella del Delegato fraterno dell’Arcidiocesi
Ortodossa d’Italia del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli il Rev.mo
Archimandrita Grigorios Stergiou, vicario per l’Italia Centrale.
Segue il Sinodo,
in rappresentanza della Congregazione per le Chiese Orientali, S.E. Mons. Pio
Francesco Tamburrino, arcivescovo metropolita di Foggia – Bovino. Egli, con
personale conoscenza della problematica di queste Comunità, ha rivolto una pregnante
esortazione.
All’appello sono
risultati presenti 118 sinodali (sacerdoti, monaci, religiosi, religiose,
laici, uomini e donne). Il vescovo di Lungro, quale Ordinario più anziano, ha
fatto la prolusione ricordando le varie tappe di preparazione e l’orientamento
generale del Sinodo. Gli schemi sinodali sono undici. In questa prima sessione
ne sono stati discussi sei (Prologo: contesto teologico e pastorale del Sinodo;
Tutti e sei gli
schemi discussi sono stati votati a maggioranza con la formula “approvo con
riserva”. La varietà degli apporti (critiche, emendamenti, proposte) offriranno
la possibilità di precisazioni e miglioramenti ai vari schemi.
La seconda sessione avrà
luogo sempre a Grottaferrata (15 – 19 novembre 2004) per esaminare gli altri
cinque schemi (Rapporti interrituali; Ecumenismo, Dialogo interreligioso,
Sette; Rievangelizzazione; Missione; Epilogo: “chiamati ad essere santi” (Rom
1,7). Nella terza sessione, nel gennaio 2005, si voteranno gli emendamenti
proposti. Quelli approvati saranno introdotti negli schemi definitivi.
Il Prefetto della Congregazione
per le Chiese Orientali, nel suo messaggio, ha fatto un commento alle tematiche
sinodali. E’ un beneaugurante auspicio. Egli ha affermato: “L'attenzione alla
situazione reale in cui vivete ed operate, la radicazione di tutto il lavoro
nella Sacra Scrittura e nella Liturgia alla luce della vostra tradizione
rituale e storica, e poi la riflessione sulla catechesi e sulla formazione
rivolte a tutte le componenti del popolo di Dio sono auspicio di una rinnovata
azione pastorale, che spero possa essere efficace soprattutto nei confronti
delle nuove generazioni! Lo spirito interrituale, ecumenico e interreligioso
che vi anima consentirà di guardare con fiducia al futuro secondo la
prospettiva della "nuova evangelizzazione". Tanto ci esorta alla
responsabilità missionaria il Papa Giovanni Paolo Il, che è conoscitore sicuro
del tempo presente. E proprio in questo ambito
3
II SESSIONE
15-18 novembre 2004
Intervento del card. Camillo Ruini, Presidente della
Conferenza Episcopale Italiana – Partecipazione del Patriarca greco melkita
cattolico S.B. Gregorio III e del Presidente della Conferenza Episcopale
Albanese S.E. Mons. Angelo Massafra -Saluto del Delegato fraterno
dell’Arcidiocesi Ortodossa d’Italia, Archimandrita Giorgio Antonopoulos.
Nella
Basilica di Santa Maria di Grottaferrata si è svolta (15-18 novembre) la
seconda sessione del II Sinodo Intereparchiale delle tre Circoscrizioni
ecclesiastiche bizantine in Italia delle eparchie di Lungro in Calabria e di
Piana degli Albanesi in Sicilia e del monastero esarchico di Grottaferrata, per
l’esame degli ultimi cinque schemi del programma sinodale sul tema generale:
“Comunione e Annuncio dell’Evangelo”.
“E’
motivo di gioia per tutta
Nei tre intensi giorni di lavoro sinodale sono stati
presentati, discussi e approvati con emendamenti, i seguenti cinque schemi:
Ecumenismo, Dialogo interreligioso, Sette e Nuovi Movimenti Religiosi; Rapporti
interrituali; Rievangelizzazione; Missione e l’epilogo sulla vocazione alla
santità come scopo ultimo del Sinodo. Gli emendamenti dovranno ora essere studiati per discernere
quelli che, nella linea della votazione, possono essere coerentemente inseriti
nei testi sinodali. Tali emendamenti saranno sottoposti alla votazione finale
nell’ultima sessione, prevista nei giorni 10-14 gennaio 2005.
Le tematiche di questa sessioni si riferivano al rinnovamento della vita interna di queste Comunità, per mezzo di un’azione pastorale di rievangelizzazione, che faccia fronte alle tendenze secolarizzanti rilevate a livello nazionale da diversi documenti della CEI e riscontrabili anche nelle eparchie bizantine di Calabria e Sicilia. Sono stati analizzati i rapporti fra le eparchie bizantine e le diocesi latine circostanti per una fraterna cooperazione per l’annuncio concorde dell’Evangelo, nel rispetto delle proprie caratteristiche liturgiche e delle norme disciplinari contenute dei due Codici di diritto canonico. Tutto ciò apre alla riflessione sulla missione delle Chiese locali, come dimensione essenziale del mandato del Signore risorto a fare discepole tutte le genti in ogni tempo. Lo schema sull’ecumenismo ha sollecitato una riflessione sulla ricerca della piena unità tra i cristiani, particolarmente tra cattolici e ortodossi, e sull’apporto che possono offrire le tre Circoscrizioni bizantine cattoliche in Italia.
Questa dimensione è stata sottolineata
esistenzialmente dalla presenza del delegato fraterno dell’Arcidiocesi
Ortodossa d’Italia del Patriarcato Ecumenico. L’archimandrita Giorgio
Antonopoulos, inviato dall’Arcivescovo Gennadios, Metropolita d’Italia ed
Esarca dell’Europa Meridionale, è stato accolto con fraternità cordiale ed
ecclesiale. Egli si è rivolto all’Assemblea sinodale e ha porto il saluto e
l’augurio dell’Arcidiocesi Ortodossa. Anche nella precedente sessione
l’Arcidiocesi ortodossa d’Italia aveva inviato un delegato fraterno, il quale,
subito dopo, è stato eletto metropolita
del Camerun del Patriarcato greco-ortodosso di Alessandria e di tutta l’Africa.
Ha onorato questa seconda sessione la presenza,
durante tutti e tre i giorni di assemblea, di Sua Beatitudine Gregorio III,
Patriarca di Antiochia dei greco-melkiti cattolici. Egli è più volte
intervenuto attivamente e propositivamente nella discussione dell’assemblea,
esprimendo un apprezzamento caloroso sugli schemi per la loro “solidità
teologica e la loro apertura pastorale” nei confronti dei problemi che
Ha seguito l’intera sessione, il rappresentante
della Congregazione per le Chiese orientali, S.E. Mons. Francesco Pio
Tamburrino, Arcivescovo Metropolta di Foggia-Bovimo.
Dopo questa sessione il Sinodo si prepara alla sua
ultima fase per la votazione delle eventuali modifiche redazionali e per
l’approvazione finale degli schemi[3].
4
III SESSIONE
10 -14 gennaio 2005
Nella
Basilica di Santa Maria di Grottaferrata si è celebrato il II Sinodo Intereparchiale
delle tre Circoscrizioni ecclesiastiche bizantine in Italia: cioè della
eparchia di Lungro per gli albanesi di Calabria e dell’Italia Continentale,
dell’eparchia di Piana degli Albanesi in Sicilia e del monastero esarchico di
Grottaferrata sul tema: “Comunione e Annuncio dell’Evangelo”.
Questo
tema è articolato in undici schemi:
1. Prologo: Contesto teologico
e pastorale del Sinodo;
2.
3. Catechesi e mistagogia;
4. Liturgia;
5. Formazione del clero e dei membri degli Istituti
di vita consacrata;
6. Diritto canonico;
7. Ecumenismo, Dialogo interreligioso, Sette e Nuovi
Movimenti Religiosi;
8. Rapporti interrituali;
9. Rievangelizzazione;
10. Missione;
11. Epilogo: Chiamati alla santità (Rom 1,7).
Dopo
l’autorizzazione della Santa Sede (1994) a tenere un II Sinodo Intereparchiale,
ha avuto luogo la fase antepreparatoria (1996-2000) e quella preparatoria
(2001-2003), seguita dalla fase celebrativa in tre sessioni: la prima nei
giorni 17-22 ottobre 2004, la seconda nei giorni 15-18 novembre 2004, e la
terza nei giorni 10-14 gennaio 2005. Nelle prime due sessioni sono stati
discussi e votati tutti gli schemi. Gli emendamenti proposti sono stati votati
definitivamente nella terza sessione.
Il
Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali S.B. Ignace Moussa I Card.
Daoud ha presentato gli Ordinari e i Sinodali al Santo Padre e il Sinodo
stesso: “Il Sinodo Intereparchiale – egli ha detto – è una forma particolare di
Sinodo, per la quale si richiede il consenso della Santa Sede sia per la
convocazione sia per l’approvazione definitiva degli Atti perché essi abbiano
valore normativo”.
Nel
suo discorso il Santo Padre ha elogiato il tema scelto per il Sinodo e i suoi
intenti: “Per evitare una trasformazione indebita dell’identità spirituale che
vi distingue, è vostro intendimento curare una solida formazione radicata nella tradizione orientale e atta a
rispondere in maniera efficace alle sfide crescenti della secolarizzazione”.
Dopo aver richiamato che la tradizione bizantina contiene celebrazioni che
“costituiscono un potente veicolo di catechesi per il popolo cristiano”, come i
sacramenti, l’anno liturgico, l’Ufficio
divino e le Liturgie di S. Giovanni Crisostono e di S. Basilio, egli ha
concluso: “Giustamente pertanto voi le fate risuonare in modo comprensibile nelle
lingue del nostro tempo”.
Durante
i lavori sinodali della III Sessione sono stati votati 187 emendamenti per i
dieci schemi che erano stati “approvati con riserva” cioè con proposte di
emendamenti su questioni determinate. Gli emendamenti si riferivano: 14 al
Contesto teologico e pastorale, 16 alla Sacra Scrittura nella Chiesa locale, 24
alla Catechesi e alla mistagogia, 29
alla Liturgia, 39 alla Formazione del clero e dei membri di Istituti di vita
consacrata, 17 al Diritto canonico, 13 ai Rapporti interrituali, 14
all’Ecumenismo, 14 alla Rievangelizzazione e 9 alla Missione. Gli emendamenti
sono stati approvati tutti, meno uno. L’11° schema (“Chiamati alla santità”
Rom. 1,7) era stato approvoto integralmente già nella prima tornata di
votazioni.
La
votazione degli emendamenti è stata presentata e curata dalla Segretaria
generale del Sinodo (segretario p. Antonio Costanza di Grottaferrata e
co-segretari: archim. Donato Oliverio e archim. Antonino Paratore).
Al
termine delle votazioni il vescovo di Lungro S.E. mons. Lupinacci, nella
qualità di Ordinario anziano, ha salutato e ringraziato l’assemblea valutando
positivamente il suo operato e ha epresso la gratitudine di tutti al monastero
di Grottaferrata per l’ospitalità offerta al Sinodo.
Il
Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali ha valutato con favore il
lavoro sinodale e ha dichiarato: “Delineato il quadro teologico e studiato il
contesto pastorale, i vari schemi possono ora affrontare le concrete esigenze
ecclesiali in modo canonicamente fondato e coordinato”.
L’Arcidiocesi Ortodossa
d’Italia del Patriarcato Ecumenico è stata rappresentata in tutte e tre le
sessioni sinodali attraverso un suo delegato fraterno. Nella prima sessione ha
preso parte l’archimandrita Grigorios Stergiou, in seguito nominato metropolita
del Camerun. Nella seconda e terza sessione è stato presente l’archimandrita
Giorgios Antonopoulos. Questi a conclusione dell’ultima sessione è intervenuto,
a nome dell’arcivescovo Gennadios, Metropolita d’Italia, per ringraziare
dell’invito e per l’accoglienza fraterna ricevuta. Egli ha espresso un positivo
apprezzamento per le tematiche sinodali e per il dibattito svolto, partecipato
e puntuale. “Tutto ciò - egli ha detto - interessa anche noi ortodossi in
Italia”.
Infine l’archimandrita papàs
Donato Oliverio, co-segretario, ha letto il decreto di chiusura del II Sinodo
Intereparchiale.
Ora, dopo che da parte della
Commissione Centrale di Coordinamento gli emendamenti saranno integrati nei
vari schemi, il risultato sarà presentato agli Ordinari che, dopo opportuno
esame, li sottoporranno alla Santa Sede per la necessaria
Recognitio-approvazione.
Il presidente della
Commissione Centrale di Coordinamento, l’archimandrita Eleuterio F. Fortino, ha
dichiarato alla TV SAT 2000: “Le decisioni sinodali costituiscono per gli
Italo-Albanesi la guida sicura e il viatico verso il futuro”[4].
5
UDIENZA
DEL PAPA
Martedì,
11 gennaio 2005
La mattina dell’11
gennaio S.S. Giovanni Paolo II ha ricevuto nella Sala Clementina i membri del
II Sinodo Intereparchiale con a capo i tre Ordinari.
Era presente
l’arcivescovo di Foggia S.E. Pio Francesco Tamburrino, rappresentante della
Congregazione per le Chiese Orientali.
E’ stata offerta al
Santo Padre una icona dipinta da Josif Droboniku, ispirata alla Madonna del
Buon Consiglio di Genazzano, che la tradizione vuole emigrata dall’Albania in
Italia. Da Genazzano il suo culto è stato trasferito da Stefano Rodotà tra gli
arbëreshë di Calabria.
I sinodali sono
stati presentati al Santo Padre da S.B. Ignace Moussa I Daoud, Prefetto della
Congregazione Orientale, Patriarca emerito di Antiochia dei Siri.
della Congregazione per le Chiese Orientali
Beatissimo
Padre,
Le tre Circoscrizioni bizantine d'Italia si sono riunite nel secondo Sinodo Intereparchiale. I lavori si concluderanno nei prossimi giorni a Grottaferrata con la Divina Liturgia, che porrà il sigillo di grazia al lungo cammino di preparazione e alla fervida celebrazione delle tre sessioni.
Il Sinodo
Intereparchiale è una forma particolare di Sinodo, per la quale si richiede il
consenso della Santa Sede sia per la convocazione sia per l'approvazione
definitiva degli atti perché essi abbiano valore normativo.
L'assise ha
voluto interrogarsi sul tema della comunione e dell'annuncio del Vangelo, nella
piena fedeltà alla tradizione bizantina e alla luce del Concilio Ecumenico
Vaticano II. Proprio quarant'anni or sono il decreto Orientalium Ecclesiarum ha esaltato la dignità delle Chiese
orientali e insieme la loro responsabilità per l'annuncio dell'Evangelo. Il
contesto religioso, culturale e sociale italiano è estremamente mutato
nell'arco di tempo che ci divide dal primo Sinodo Intereparchiale del 1940. Ma
ancora attende che grazie alle comunità bizantine le parole dell'Oriente si uniscano
a quelle dell'Occidente per svelare all'uomo contemporaneo tutta la ricchezza
del mistero di Cristo Redentore (cfr. Orientale
lumen 28).
Santo Padre,
ho l'onore di presentarVi l'omaggio devoto e il ringraziamento profondo delle comunità
bizantine italiane.
Vi salutano gli Ecc.mi vescovi eparchiali di Lungro e Piana degli
Albanesi, mons. Ercole Lupinacci e mons. Sotir Ferrara, e il Rev.mo padre
Emiliano Fabbricatore, archimandrita esarca di Grottaferrata con la comunità
monastica. A loro ha la gioia di unirsi
Oggi pastori
e fedeli ricevono il dono tanto ambito dell'incontro con Vostra Santità e
possono rinnovare l'adesione gioiosa di fede e di amore al ministero del
Successore di Pietro, al Vostro illuminante magistero, confermando la fedeltà
dei loro Padri. E fin d'ora essi assicurano l'accoglienza alle disposizioni che
saranno adottate circa il presente Sinodo per il bene delle comunità bizantine
d'Italia. Ma quello di oggi è insieme il ritrovo dei figli con il Padre e
Pastore da cui sono conosciuti ed amati, il Quale li conforterà e incoraggerà
in una generosa testimonianza a Cristo Gesù.
Con Voi
eleviamo al Signore uno speciale rendimento di grazie ed invochiamo la
benedizione celeste a sostegno delle feconde prospettive di rinnovamento
ecclesiale maturate in un clima di intensa preghiera, riflessione e confronto.
Grazie, Santo Padre, dal profondo del cuore!" [5]
2. Discorso di S. S. Giovanni Paolo II
Beatitudine,
venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
carissimi Fratelli e Sorelle!
1. Vi accolgo
con gioia e vi saluto cordialmente. Saluto in primo luogo il Prefetto della
Congregazione per le Chiese Orientali e lo ringrazio per le cortesi parole che
mi ha rivolto a nome di tutti i presenti. Estendo il mio saluto alle Comunità
che voi qui rappresentate, ed a coloro che prendono parte al vostro Sinodo, che
ha come tema: “Comunione e annuncio dell'Evangelo”.
Si tratta di un
tema quanto mai attuale per le vostre due eparchie e per il monastero esarchico
di Grottaferrata. Eredi di un comune patrimonio spirituale, queste vostre
realtà ecclesiali sono chiamate a testimoniare l'unità della stessa fede in
diversi contesti sociali. Esse collaborano dal punto di vista pastorale con le
comunità di tradizione latina e rafforzano sempre più la loro identità, facendo
tesoro della loro millenaria tradizione bizantina.
2. Per favorire tutto ciò, il vostro Sinodo ha
posto l’accento su temi essenziali come la catechesi e la mistagogia in vista
di un’adeguata crescita spirituale dell'intero Popolo di Dio. Ha inoltre
individuato percorsi teologici e ascetici per la preparazione del clero e dei
membri degli Istituti di vita consacrata. Inoltre, per evitare una
trasformazione indebita dell’identità spirituale che vi distingue, è vostro
intendimento curare una solida formazione radicata nella tradizione orientale
ed atta a rispondere in maniera efficace alle sfide crescenti della
secolarizzazione.
La Santa Sede, mediante
3. Il rito bizantino
celebra i mirabilia Dei
per l'umanità e, al riguardo, le Anafore di san Giovanni Crisostomo e di san
Basilio sono di sublime esemplarità. Le Preghiere Eucaristiche e la
celebrazione degli altri Sacramenti, come l'intero svolgimento liturgico e il
Culto divino con la ricca innografia, costituiscono un potente veicolo di
catechesi per il popolo cristiano.
Quasi quotidianamente voi
celebrate la Divina Liturgia di san Giovanni Crisostomo, il quale per la sua
arte oratoria e per la sua conoscenza delle Sacre Scritture è stato chiamato
“Bocca d'oro”. Le sue parole penetrano anche oggi nell'orecchio e nel cuore
dell'uomo. Giustamente pertanto voi le fate risuonare in modo comprensibile
nelle lingue del nostro tempo.
4. Vi incoraggio poi a
proseguire i contatti, grazie alla comune tradizione liturgica, con le Chiese
ortodosse desiderose anch’esse di rendere gloria all'Unico Dio e Salvatore. Il
Signore Onnipotente, che nel Natale appena passato ha rivelato la sua divina
tenerezza nella luminosa incarnazione del Verbo, conceda a tutti i credenti in
Cristo di vivere appieno l’unità della medesima fede. Per questo prego e
domando al Signore che il vostro Sinodo contribuisca a favorire un rinnovato
annuncio dell'Evangelo in ogni vostra Comunità come pure un vigoroso slancio
ecumenico.
Questo ardente auspicio
affido alla Santissima Madre di Dio, mentre di gran cuore imparto a voi qui
presenti ed alle vostre eparchie una speciale Benedizione Apostolica[6].
6
OMELIA DI CONCLUSIONE DEL SINODO
Durante la concelebrazione della Divina Liturgia di S. Giovanni Crisostomo che ha concluso il II Sinodo Intereparchiale, il Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali S.B. Ignace Moussa I Daoud, ha tenuto la seguente omelia:
Eccellenze,
Rev.mo
Archirnandrita Esarca,
fratelli
e sorelle nel Signore,
"Benedetto
sia Dio Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni
benedizione spirituale" (Ef 1,3)".
A conclusione del secondo
Sinodo Intereparchiale delle tre Circoscrizioni ecclesiastiche bizantine in
Italia è doveroso il fervido ringraziamento a Dio che ha ispirato, sostenuto e
portato a compimento il cammino!
Un Sinodo è sempre evento di
grazia. Il Signore assicura la sua presenza là dove due o tre sono riuniti nel
suo nome (cfr. Mt 18,20). Lo Spirito Santo che è "presente ovunque e tutto
riempie", Lui "datore dei beni", invocato all'inizio dell'
Assemblea sinodale, vi ha guidato verso tutta intera la verità, nella comune
professione di fede e nella comunione di intenti in vista di un rinnovato
annuncio dell'Evangelo.
1. Il nostro grazie va al Santo Padre, mentre siamo
ancora commossi per l'udienza speciale accordataci martedì 11 gennaio nel
Palazzo Apostolico Vaticano.
2. Il Sinodo delle Circoscrizioni bizantine in
Italia, le quali vivono in contesto di maggioranza latina, assume un
particolare significato. Il Cardinale Camillo Ruini, Vicario di Sua Santità e
Presidente della CEI, venendo ad incoraggiare i lavori sinodali ha rilevato la
vostra vitalità quale "prova evidente di come tutta la ricchezza della
tradizione cristiana d'Oriente sia perfettamente compatibile con la fedeltà
sincera alla Sede Apostolica".
Effettivamente, quali eredi
di una singolare tradizione teologica, culturale, spirituale, liturgica,
disciplinare siete chiamati a rafforzare la vostra identità e a trasmetterne
fedelmente i valori alle nuove generazioni in comunione di fede e fraterna
cooperazione con i cattolici di tradizione latina.
3. Il primo Sinodo nell'anno 1940 è stato convocato subito dopo la costituzione dell'eparchia di Piana degli Albanesi (1937) e l'elevazione a Monastero Esarchico dell'antico cenobio di Grottaferrata (1937). Le nuove Circoscrizioni, assieme all'eparchia di Lungro degli Italo-Albanesi dell'Italia Continentale, istituita nel 1919, pur distanti tra loro dal punto di vista geografico, sono accomunate dalla stessa tradizione. Il primo Sinodo aveva lo scopo di rafforzarla, di purificarla da ibridismi determinati da varie traversie storiche ed avviare una migliore presenza ecclesiale degli orientali in Italia.
Gli Ordinari del tempo, nel
decreto di indizione, ricordando la genesi dell'assise sinodale ne indicavano
gli scopi: "Fin dall'ottobre del 1937, dopo la costituzione dell'eparchia
di Piana dei Greci e del monastero esarchico di Grottaferrata, l'immortale Pontefice
Pio XI, cui stette tanto a cuore la causa degli Orientali, ebbe a manifestare
il desiderio che il clero e i fedeli di rito bizantino delle eparchie e del
monastero esarchico studiassero l'opportunità di celebrare un Sinodo
Intereparchiale che unificasse la
disciplina nei paesi sottratti agli Ordinari di rito latino per far parte
delle eparchie ed assicurasse la purezza
di quei riti che a voi tramandarono, come la più preziosa eredità, i vostri
Padri, pur tra mille pericoli e difficoltà".
Un auspicio speciale
formulava Pio XII nell'udienza concessa ai sinodali (18 ottobre 1940) a
conclusione dei lavori: "Cotesto Sinodo, che ci auguriamo sia albore di un
nuovo meriggio nella storia religiosa degli Italo-Greci, richiama alla nostra
mente la visione di un passato ricco di preziosa operosità a gloria di Dio e a
bene delle anime e ci insinua e ci dà fiduciosa speranza di attuazioni non meno
belle e feconde per l'avvenire".
Nonostante le obiettive
difficoltà dei tempi bellici e postbellici, quel Sinodo si è rivelato positivo
nel campo di una più adeguata prassi liturgica, nella formazione di uno spirito
unitario e nell'incremento di fraterni rapporti con le comunità latine
circostanti.
4. Il presente Sinodo si svolge in una situazione
nuova. Le tre Circoscrizioni si sono ben consolidate.
Ed importanti eventi sono
sopraggiunti a segnare la vita della Chiesa intera, con influssi di notevole
portata sulle Chiese Orientali Cattoliche.
Il Concilio Ecumenico
Vaticano II, prima di tutto.
Con i suoi documenti, e in
particolare con il decreto "Orientalium Ecclesiarum", l'assise
conciliare ha sottolineato dignità e valori delle Chiese Orientali Cattoliche
considerandole "fermamente quale patrimonio di tutta
Il secondo evento è la
promulgazione (1990) del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali Cattoliche
(CCEO), il quale offre il quadro canonico generale in cui situare le decisioni
sinodali. Ed è proprio il Codice a richiedere che le singole Chiese elaborino
il Diritto Particolare. Ho appreso
con soddisfazione che il Sinodo ha riservato alla questione la dovuta
attenzione e che uno schema contiene una specifica proposta. Il Diritto Particolare darà la piattaforma
unitaria nel perseguimento degli orientamenti del Concilio e del nuovo Codice.
Per la prima volta nella storia le Circoscrizioni bizantine italiane hanno
questa provvidenziale opportunità.
5. Il Sinodo Intereparchiale si presenta, pertanto,
come adeguato strumento di ricezione dello spirito del Concilio e del Codice. I
criteri che hanno guidato la preparazione e la celebrazione, lo studio previo,
la redazione degli schemi, la loro discussione ai vari livelli e la loro
votazione, lo mostrano con evidenza. La consultazione sinodale ha inteso
mantenere integre le tradizioni della Chiesa bizantina (OE, 2) e ritornare a
quelle avite qualora indebitamente fossero state abbandonate (OE, 6). Essa,
inoltre, ha deciso di guardare al futuro, applicando l'indicazione conciliare
dell'organico progresso (OE, 6) e tenendo ben presenti le esigenze attuali e le
prospettive per l'avvenire.
Delineato il quadro
teologico e studiato il contesto pastorale, sulla base dei diversi schemi
potranno essere affrontate le concrete esigenze ecclesiali in modo
canonicamente fondato e coordinato.
Mi rallegro, soprattutto,
perché avete posto a riferimento supremo
Giustamente vi siete
preoccupati della formazione di tutti i membri della comunità, proponendo una
rinnovata catechesi e mistagogia.
Le vocazioni, però,
richiedono la preghiera e la testimonianza dell'intera comunità ecclesiale, e
la cura per le vocazioni deve essere inserita nella pastorale generale,
opportunamente coordinata con la pastorale familiare e giovanile.
Fonte e culmine della vita
cristiana è la liturgia. Il vostro Sinodo, lodevolmente, ne fa un punto
centrale, considerando tutti gli aspetti che aiutino una migliore
partecipazione del clero e dei laici.
Incoraggio, poi, anche per
parte mia la sensibilità ecumenica. Avete voluto testimoniare che la diversità
legittima è arricchimento per tutti. Ed avete affermato che le vostre comunità
intendono partecipare alla ricerca della piena unità dei cristiani con la
preghiera e con ogni possibile sforzo. E' motivo di intensa gioia la presenza a
questo Sinodo dei delegati fraterni dell’Arcidiocesi Ortodossa d'Italia del
Patriarcato Ecumenico.
Vi siete interessati anche
ai rapporti interrituali. Per la prima volta hanno preso parte al Sinodo le
parrocchie latine che si trovano nella giurisdizione dell'eparchia di Piana
degli Albanesi, con rappresentanti del clero e del laicato. Tale partecipazione
favorirà una cooperazione pastorale rispettosa e costruttiva nella condivisa
comunione di fede e di giurisdizione.
Scopo ultimo del Sinodo è la
vocazione alla santità. Cristo, partecipando la sua santità alla Chiesa,
genera, illumina e sostiene i passi degli individui e delle comunità verso la
perfezione cristiana. Tutto e tutti debbono tendere a questa comune meta, che è
l'apice del cammino ecclesiale. La serietà di un Sinodo si giudica su questa
preoccupazione fondamentale, e sono lieto di potervi rendere atto di questa
specifica attenzione sinodale.
6. Dopo la recognitio
della Santa Sede, le vostre deliberazioni entreranno nella vita delle
comunità. Mi auguro che possano costituire una guida sicura per risolvere le
questioni aperte dall'evoluzione dei tempi e un aiuto concreto per incrementare
la vita cristiana e renderla proposta avvincente per le nuove generazioni e per
chi ancora non conosce il Vangelo vivo: Cristo Signore!
7. Cari fratelli e sorelle,
mi felicito con gli Ecc.mi e Rev.mi Ordinari per
l'indizione del Sinodo e li ringrazio di cuore!
Ringrazio tutti coloro che vi hanno preso parte a
diverso titolo:
Mi congratulo con gli organismi
che ne hanno diretto la celebrazione, e con l'amata Comunità Monastica che ci
ospita nella fervida memoria del suo millennio di fondazione.
La preghiera delle tre Circoscrizioni ha
certamente sostenuto l'intero lavoro di preparazione al Sinodo e la sua
celebrazione. Sia ancora la preghiera ad ispirarne l'esecuzione.
Il Signore e
Nella
Basilica di Santa Maria di Grottaferrata si sta svolgendo il II Sinodo
Intereparchiale delle tre Circoscrizioni ecclesiastiche bizantine in Italia:
cioè della eparchia di Lungro per gli albanesi di Calabria e dell’Italia
Continentale, dell’eparchia di Piana degli Albanesi in Sicilia e del monastero
esarchico di Grottaferrata sul tema: “Comunione e Annuncio dell’Evangelo”.
Questo tema è articolato in undici schemi:
1. Prologo: Contesto teologico
e pastorale del Sinodo;
2.
3. Catechesi e mistagogia;
4. Liturgia;
5. Formazione del clero e dei
membri degli Istituti di vita consacrata;
6. Diritto canonico;
7. Ecumenismo, Dialogo
interreligioso, Sette e Nuovi Movimenti Religiosi;
8. Rapporti interrituali;
9. Rievangelizzazione;
10. Missione;
11. Epilogo: Chiamati alla
santità (Rom 1,7).
L’elaborazione
di questi schemi ha avuto un lungo processo di preparazione. Dopo
l’autorizzazione della Santa Sede (1994) a tenere il Sinodo intereparchiale,
una commissione antepreparatoria instituita dai tre Ordinari ha individuato la
problematica. In seguito all’indizione del Sinodo (2001) sono state create
sette commissioni di studio e
“E’
motivo di gioia per tutta
“Le
tre Circoscrizioni ecclesiastiche bizantine presenti in Italia - egli ha
continuato - hanno storia e caratteristiche diverse, ma sono affini nel loro
essere testimoni della tradizione liturgica e spirituale orientale nell’ambito
della Chiesa italiana e di una piena e cordiale cattolicità. Per chiunque abbia
conoscenze e sensibilità adeguate, le vostre tre Chiese locali sono la prova
evidente di come tutta la ricchezza della tradizione cristiana d’Oriente sia
perfettamente compatibile con la fedeltà sincera alla Sede Apostolica”. Quindi
il Cardinale Ruini ha comunicato “il saluto e la benedizione paterna del Santo
Padre stesso, che approvò nel 1994 la presente assise sinodale e ne attende con
speranza risultati fecondi di bene per la vita spirituale delle Circoscrizioni
ecclesiali qui riunite”.
Evento ecclesiale
La celebrazione del Sinodo Intereparchiale è un
evento ecclesiale di importanza vitale per i bizantini cattolici in Italia.
Questi sparsi in diverse regioni con tre Circoscrizioni, due eparchie (Lungro
in Calabria e Piana degli Albanesi in Sicilia) e un esarcato, il monastero di
S. Maria di Grottaferrta nei pressi di Roma, si incontrano per riflettere
insieme sulla propria realtà in vista di una più coerente vita cristiana
sviluppata nel flusso della comune tradizione bizantina.
Dopo
il primo Sinodo Intereparchiale (1940) tenuto sempre a Grottaferrata, abbiamo
vissuto due avvenimenti importanti con dirette conseguenze anche per le
comunità bizantine in Italia: il Concilio Vaticano II (1062-1965) e la
promulgazione del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali (1990). Il Concilio
con il Decreto sulle Chiese Orientali Cattoliche ha richiamato alla pratica
della corretta ed integra tradizione orientale. Il nuovo Codice ha dato le
conseguenti norme disciplinari. Il nostro Sinodo pertanto si è posto nella
prospettiva della ricezione di questi superiori orientamenti, riesaminando la
situazione delle tre Circoscrizioni nei diversi campi della pastorale, della
formazione del clero e dell’intero popolo (catechesi e mistagogia), della
liturgia, dei rapporti interrituali, delle relazioni ecumeniche, della presenza
dei fedeli di tradizione bizantina in una società in cambiamento, anche con
effetti negativi come la secolarizzazione, il relativismo, il materialismo. Per
la preparazione delle tematiche e per la loro discussione si sono adottati i
secguenti criteri:
Questo intreccio di criteri cercava di armonizzare
le dimensioni di tradizione e rinnovamento per rispondere alla dinamica della
storia.
Il Prefetto della Congregazione per le Chiese
Orientali il cardinale S.B. Ignace Maoussa I Daoud in un messaggio al Sinodo ha
fatto un commento alle tematiche sinodali: “L’attenzione alla situazione reale
in cui vivete ed operate, la radicazione di tutto il lavoro nella Sacra
Scrittura e nella liturgia alla luce della vostra tradizione rituale e storica,
e poi la riflessione sulla catechesi e sulla formazione rivolte a tutte le
componenti del popolo di Dio sono auspicio di rinnovata azione pastorale, che
spero possa essere efficace soprattutto nei confronti delle nuove generazioni”.
Il Cardinale ha sottolineato un compito
caratterizzante questo Sinodo: “Consentitemi di sottolineare la peculiarità di
questo Sinodo: l’elaborazione del “Diritto Particolare” in esecuzione a quanto
richiesto dal Codice dei Canoni della Chiese Orientali. Compito ormai
indilazionabile. Anch’esso concorrerà alla crescita e alla fioritura delle
vostre Comunità”. In tal modo le tre Circoscrizioni avranno per la prima volta
un diritto particolare comune e proprio. Ciò rafforza la loro comunione.
Evento culturale
Una Chiesa locale vive in un contesto culturale
concreto.
Il Sinodo ha tenuto conto della propria provenienza
storica delle tre Circoscrizioni e del contesto culturale attuale. Esse di
fatto esprimono una propria identità di Chiese particolari con propria cultura,
con tradizioni e discipline proprie. Il Presidente della Conferenza Episcopale
Italiana ha fatto riferimento a questo apporto e a questa testimonianza
nell’ambito della Chiesa in Italia. In tanto tutto ciò è possibile in quanto la
testimonianza è autentica e non inquinata o omologata ad altre culture. E ciò è
utile anche per la comprensione e l’ attualizzazione della propria tradizione
in modo da non sterilizzarsi o diventare strumento di alienazione.
La tematica sinodale non ha tenuto conto soltanto
della cultura teologica, ma della cultura in senso più ampio. Ha rilevato con evidenza
la dimensione culturale. E ne ha fatto una specifica trattazione per ta
trasmissione della fede. Ha evidenziato che nelle eparchie arbëreshe la
trasmissione della fede trova un canale – ed anche problemi – nella cultura
bizantina, nella cultura arbëreshe e nella cultura italiana. In realtà il
fedele arbëresh incontra “vitalmente” queste tre dimensioni.
Nel proprio paese, l’architettura, l’iconografia,
l’innografia, la liturgia trasmettono una visione del mondo e una propria
concezione dell’uomo e del suo destino veicolato dalla cultura bizantina.
Lo stesso si può dire e forse a maggior ragione per
la dimensione albanese. Nell’ambito familiare e sociale, nella tradizione
popolare, negli usi e nei costumi locali si trasmettono caratteristiche
fortemente radicate. L’uso della lingua albanese nel culto, là dove la lingua è
parlata, rafforza tutti questi legami culturali.
Infine il fedele arbëresh partecipa alla vita
culturale italiana attraverso la frequenza delle scuole di ogni ordine e grado,
essendo per lui normalmente l’italiano la lingua della comunicazione
scientifica e civica. In tal modo il fedele arbëresh è “tridimensionale”.
Questa condizione gli offre una “apertura”
spirituale e culturale significativa. Il Sinodo lo ha rilevato e valorizzato.
Evento spirituale
La celebrazione del Sinodo costituisce un evento
apirituale di rinnovamento della fede, della speranza e della carità reciproca.
L’incontro fra sinodali di Sicilia, di Calabria e con i monaci di
Grottaferrata, che molti di noi avevano avuto come professori o compagni di
ginnasio e di liceo, generava ed esprimeva una gioia sincera. Risvegliava la
comunione e questa causava la gioia. Ciò si è espresso nelle concelebrazioni
liturgiche. Tra gli arbëreshë, a mia conoscenza, non vi erano mai state
concelebrazioni così ampie. L’insieme del Sinodo intende orientare verso una
maggiore aderenza all’Evangelo che si vuole annunciare anche agli altri.
L’epilogo, ispirato al versetto preso
dalla lettera ai Romani (”Chiamanti ad essere santi”, Rom 1,7), esplicita
l’intento più profondo del Sinodo. L’appello alla santità, tanto a livello
individuale quanto comunitario, è contenuto in tutti gli schemi da quelli
indirizzati alla formazione - catechetica, teologica, pastorale - a quelli
indirizzati alla celebrazione, o alla disciplina, oppure alla missione. Tutti
tendono a far vivere in pratica le esigenze evangeliche. La carenza più grave è
proprio la poca conoscenza del Vangelo e la poca incidenza che concretamente
esercitano le istanze evangeliche nelle relazioni personali e tra le comunità.
Proprio questa esigenza vuol mostrare il fatto che subito dopo il Prologo viene
posto come primo schema quello della “Sacra Scrittura nella Chiesa locale”.
Osservazione conclusiva
La preparazione e la celebrazione del II Sinodo
Intereparchiale ha usufrutito dell’apporto di tutte le componenti della Chiesa
bizantina cattolica in Italia. Nel primo Sinodo Intereparchiale aveva preso
parte soltanto il clero. In questo II Sinodo, oltre al clero e ai monaci, vi
hanno partecipato le religiose delle varie Congregazioni e i laici, uomini e
donne, con parità di diritti e con identici doveri. Si manifestava
Hanno
espresso la simpatia e la loro solidarietà alle nostre Comunità con la loro
personale partecipazione S.B. Gregrorio III, Patriarca greco-melkita cattolico
di Antiochia, Alessandria e Gerusalemme; Sua Eminenza il Cardinale Lubomyr
Hussar, Arcivescovo Maggiore di Leopoli degli ucraini.
Va particolarmente ricordato che, in spirito di
comunione, l’Arcidiocesi Ortodossa d’Italia del Patriarcato Ecumenico,
rispondendo positivamente all’invito, ha inviato a tutte le sessioni il suo
Delegato al Sinodo, ricevuto con calorosa cordialità e con fraternità
ecclesiale. Nella prima sessione è stato l’Archimandrita Grigorios Stergiou e
nella seconda l’Archimandrita Giorgio Antonopoulos[8].
Il 14 gennaio 2005 un’ ampia
e sentitamente partecipata concelebrazione liturgica ha concluso le sessioni
del II Sinodo Intereparchiale nella Basilica di S. M. di Grottaferrata. Dopo
Le celebrazioni liturgiche hanno scandito i
vari momenti celebrativi. La mattina veniva concelebrata la Divina Liturgia di
S. Giovanni Crisostomo alternativamente in lingua greca, in lingua albanese e
parzialmente in italiano. Le sessioni avevano inizio sempre con
l’intronizzazione del Vangelo. Le sessioni mattutine degli altri giorni
prevedevano la recita della preghiera del Sinodo, quelle vespertine l’Ora Nona.
Nell’ultima sessione per due volte i rappresentanti delle parrocchie latine,
hanno guidato la celebrazione dei vespri in rito romano, partecipati
dall’intera assemblea.
Nell’ultima sessione il
Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, dopo la proclamazione del
Vangelo, ha tenuto un articolato discorso sul Sinodo e la sua importanza per la
vita delle tre Circoscrizioni, mettendo in rilievo le sue tematiche relative
alla formazione dell’intero popolo di Dio, del clero e dei membri degli
Istituti di vita consacrata, alla celebrazione della liturgia e dei sacramenti,
ai problemi della rievangelizzazione. Ha sottolineato l’importanza del Diritto
Particolare. La lettura del Decreto di chiusura del Sinodo ha coronato l’intera
sessione.
Risuonava con un particolare significato l’ultima ammonizione del diacono: “En eirini proèlthomen”, “Procediamo in pace”, “Në paqe le të dalim”, mentre si scioglieva l’assemblea. L’esortazione assumeva il senso di un invito a procedere all’applicazione del Sinodo nella vita delle singole comunità: la Liturgia dopo la Liturgia, il Sinodo dopo il Sinodo[9],
9
DECRETO DI CHIUSURA
Ercole Lupinacci, Vescovo di Lungro degli
italo-albanesi dell’Italia continentale;
Sotir Ferrara, Vescovo di piana degli Albanesi;
Emiliano Fabbricatore, Archimandrita ordinario di S.
Maria di Grottaferrata;
legislatori di questo Sinodo, col Nostro presente
decreto dichiariamo concluso questo Sinodo Intereparchiale, convocato e
celebrato con ogni canonica solennità, a maggior gloria di Dio, della Beata
Vergine Maria e dei Santi Protettori delle nostre Chiese e sotto la loro
speciale protezione.
Ora ringraziando il Signore per un cammino sinodale
che attraverso la dedizione di tanti e la attenzione anche al di là delle
nostre Chiese, ci ha indotto a questo momento di comunione e di speranza,
presentiamo alla sede Apostolica il testo sinodale per la competente approvazione.
Dato a Grottaferrata, lì 14 gennaio 2005
Apòdosis della festa della Santa Teofania
Ercole Lupinacci, Vescovo
Sotir Ferrara, Vescovo
P. Emiliano Fabbricatore
10
GLI ITALO-ALBANESI
DA CLEMENTE VIII (1595) A
GIOVANNI PAOLO II (2005)
Le tre Circoscrizioni bizantine
in Italia, vale a dire le eparchie di Lungro per gli Albanesi di Calabria e
dell’Italia continentale e di Piana degli Albanesi in Sicilia, e il monastero
esarchico di Grottaferrata stanno celebrando il II Sinodo Intereparchiale. L’11
gennaio 2005, avviandosi a conclusione il Sinodo, il Santo Padre Giovanni Paolo
II ha ricevuto nella Sala Clementina tutti i sinodali e ha rivolto loro una
densa esortazione aperta al futuro. Il luogo dove si teneva l’udienza,
1. Clemente VIII ha un posto importante nella storiografia e nella vita degli albanesi in Italia. Nel 1595 per suo mandato è stata promulgata una “Perbrevis Instructio su alcuni riti indirizzata ai Vescovi latini, nelle cui città vivono Greci o Albanesi di rito greco” (cfr. Italo - Albanensia a cura di Attilio Vaccaro, Editoriale Bios, Cosenza, 1994, pp.135 -137). Come si può notare, nel titolo stesso sono presi in considerazione gli Albanesi di rito greco. Essi erano già stati sistemati all’interno delle diocesi latine, pur conservando la propria tradizione liturgica. Vengono identificati quali “Albanenses graeco ritu viventes”. L’istruzione è perciò indirizzata agli “Episcopi latini” nelle cui diocesi vivevano greci e italo-albanesi. Ciò significa che il fenomeno degli Italo-Albanesi era conosciuto e che dal punto di vista romano, in risposta a sollecitazioni dei vescovi locali latini, si davano delle norme di comportamento, particolarmente per questioni liturgiche. L’Istruzione si apre con la proibizione rivolta ai “Praesbyteri graeci” di cresimare, al contrario di come invece prevede la prassi bizantina. L’intervento nell’Ordo liturgico, confermato dalla Costituzione Etsi pastoralis di Benedetto XIV (1742), è grave e ha generato permanenti tensioni. Al caso il I Sinodo Intereparchiale di Grottaferrata (1940) ha portato una prima correzione sancita dal Concilio Vaticano II e dal conseguente Codice dei Canoni delle Chiese Orientali (CCEO). Inoltre l’Istruzione clementina prevedeva la creazione a Roma di un vescovo ordinante di rito greco per le ordinazioni dei candidati di rito greco agli ordini sacri. I vescovi latini nelle cui giurisdizioni si trovavano fedeli di rito greco, soltanto a questo vescovo ordinante dovevano dare le loro dimissorie. L’Istruzione clementina, era limitata alla concezione del tempo, ma era importante, perchè riconosceva la presenza delle comunità di rito greco, comprese quelle italo-albanesi, dava delle norme precise di comportamento che prevenivano interventi indebiti delle autorità locali.
2..Di carattere e
qualità profondamente diversa era l’evento che si realizzava con l’udienza di
Papa Giovanni Paolo II al II Sinodo Intereparchiale. Non si trattava più di
fedeli immessi in Comunità latine, o al massimo di parrocchie di rito greco
inserite in diocesi latine, ma di eparchie – Sinodo Intereparchiale –
formalmente istituite da Benedetto XV (1919) e da Pio XI (1937), con una
propria gerarchia e un proprio popolo, cosciente della propria identità
ecclesiale bizantina in piena comunione nella Chiesa cattolica e con un
particolare impegno morale per il raggiungimento della piena unità con i
fratelli ortodossi. La pacificazione interiore apportata dalla creazione delle
eparchie è stata vera e profonda. Il Prefetto della Congregazione per le Chiese
Orientali ha presentato al Papa i Sinodali, pastori e fedeli, dichiarando che
essi nell’incontro “possono rinnovare l’adesione gioiosa di fede e di amore al
ministero del successore di Pietro, al vostro illuminato magistero, confermando
la fedeltà dei loro Padri”. Oltre alla creazione delle strutture ecclesiali,
l’elemento decisivo che ha promosso la crescita coerente di queste comunità
bizantine in Italia è stato l’orientamento, che si è progressivamente fatto
strada, del diritto e del dovere di recuperare la propria autentica tradizione
liturgica e disciplinare. Questa prospettiva è emersa dalle parole di Giovanni
Paolo II rivolte al Sinodo. Egli considera le comunità bizantine “eredi di un
comune patrimonio spirituale” e rileva che ora esse “rafforzano sempre più la
loro identità, facendo tesoro della loro millenaria tradizione bizantina”.
Elogia lo sforzo sinodale di promuovere una solida formazione catechetica,
mistagogica e teologica. Per questo il sinodo “ha individuato percorsi teologici
e ascetici per la preparazione del clero e dei membri degli Istituti di vita
consacrata”. Il Papa ribadisce come fatto e come dovere il consolidamento
dell’identità ecclesiale. “Per evitare una trasformazione indebita dell’dentità
spirituale che vi distingue, è vostro intendimento curare una solida formazione
radicata nella tradizione orientale e atta a rispondere in maniera efficace
alle sfide crescenti della secolarizzazione”. Giovanni Paolo II assicura
l’assistenza positiva di Roma. “La Santa Sede – egli afferma – mediante
3.Da Clemente VIII a Giovanni Paolo II gli Italo-Albanesi hanno vissuto un lento, ma vero progresso istituzionale, culturale e spirituale. Il Sinodo dà ora orientamenti certi per il futuro[10].
Udienza di Papa Giovanni Paolo II al II Sinodo Intereparchiale
Vaticano, Sala Clementina, 11 gennaio 2005-
E’ stata
offerta al Santo Padre un’icona dipinta da Josif Droboniku
ispirata alla
Madonna del Buon Consiglio di Genazzano
Udienza di Papa Giovanni Paolo II al II Sinodo Intereparchiale
Vaticano, Sala Clementina, 11 gennaio 2005-
E’ stata
offerta al Santo Padre un’icona dipinta da Josif Droboniku
ispirata alla
Madonna del Buon Consiglio di Genazzano
TESTAMENTO
DI GIOVANNI PAOLO II AGLI ITALO-ALBANESI
Il 2 aprile 2005 alle ore 21,37 è serenamente deceduto all’età di 84 anni il Santo Padre Giovanni Paolo II, accompagnato dalla preghiera di un’immensa moltitudine di credenti nel mondo intero. Alle ore 22 le campane della Chiesa di S. Atanasio hanno suonato a lungo.
“Eterna la
memoria! Fratello nostro indimenticabile e degno della beatitudine”.
La mattina dell’11 gennaio
2005 S.S. Giovanni Paolo II ha ricevuto nella Sala Clementina i membri del II Sinodo
Intereparchiale con a capo i tre Ordinari. I sinodali sono stati presentati al
Santo Padre da S.B. Ignace Moussa I Daoud, Prefetto della Congregazione per le
Chiese Orientali, Patriarca emerito di Antiochia dei Siri. A nome dei sinodali
è stata stata offerta al Santo Padre un’ icona dipinta da Josif Droboniku,
ispirata alla Madonna del Buon Consiglio di Genazzano,che secondo la tradizione
proviene dall’Albania. Il suo culto tra gli Atbëreshë è stato diffuso da Stefano Rodotà nella prima parte del secolo XVIII.
E’ stata questa una delle
ultime udienze pubbliche del Santo Padre, in seguito ricoverato due volte in
ospedale e quindi assistito in Vaticano.
Dopo il saluto del cardinale
Daoud,il Santo Padre aveva salutato i sinodali incoraggiandoli nella fedeltà
all’Evangelo, alla tradizione bizantina e all’impegno ecumenico. Qui di seguito
il discorso del Santo Padre:
Beatitudine, venerati
Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio, carissimi Fratelli e Sorelle!
1. Vi accolgo con gioia e
vi saluto cordialmente. Saluto in primo luogo il Prefetto della Congregazione
per le Chiese Orientali e lo ringrazio per le cortesi parole che mi ha rivolto
a nome di tutti i presenti. Estendo il mio saluto alle Comunità che voi qui
rappresentate, ed a coloro che prendono parte al vostro Sinodo, che ha come
tema: “Comunione e annuncio dell'Evangelo”.
Si tratta di un tema
quanto mai attuale per le vostre due eparchie e per il monastero esarchico di
Grottaferrata. Eredi di un comune patrimonio spirituale, queste vostre realtà
ecclesiali sono chiamate a testimoniare l'unità della stessa fede in diversi
contesti sociali. Esse collaborano dal punto di vista pastorale con le comunità
di tradizione latina e rafforzano sempre più la loro identità, facendo tesoro
della loro millenaria tradizione bizantina.
2. Per favorire tutto ciò, il vostro Sinodo ha posto l’accento su temi
essenziali come la catechesi e la mistagogia in vista di un’adeguata crescita
spirituale dell'intero Popolo di Dio. Ha inoltre individuato percorsi teologici
e ascetici per la preparazione del clero e dei membri degli Istituti di vita
consacrata. Inoltre, per evitare una trasformazione indebita dell’identità
spirituale che vi distingue, è vostro intendimento curare una solida formazione
radicata nella tradizione orientale ed atta a rispondere in maniera efficace
alle sfide crescenti della secolarizzazione.
La Santa Sede, mediante
3.
Il rito bizantino celebra i mirabilia Dei per
l'umanità e, al riguardo, le Anafore di san Giovanni Crisostomo e di san
Basilio sono di sublime esemplarità. Le Preghiere Eucaristiche e la
celebrazione degli altri Sacramenti, come l'intero svolgimento liturgico e il
Culto divino con la ricca innografia, costituiscono un potente veicolo di
catechesi per il popolo cristiano.
Quasi quotidianamente voi
celebrate la Divina Liturgia di san Giovanni Crisostomo, il quale per la sua
arte oratoria e per la sua conoscenza delle Sacre Scritture è stato chiamato
“Bocca d'oro”. Le sue parole penetrano anche oggi nell'orecchio e nel cuore
dell'uomo. Giustamente pertanto voi le fate risuonare in modo comprensibile
nelle lingue del nostro tempo.
4. Vi incoraggio poi a
proseguire i contatti, grazie alla comune tradizione liturgica, con le Chiese
ortodosse desiderose anch’esse di rendere gloria all'Unico Dio e Salvatore. Il
Signore Onnipotente, che nel Natale appena passato ha rivelato la sua divina
tenerezza nella luminosa incarnazione del Verbo, conceda a tutti i credenti in
Cristo di vivere appieno l’unità della medesima fede. Per questo prego e
domando al Signore che il vostro Sinodo contribuisca a favorire un rinnovato
annuncio dell'Evangelo in ogni vostra Comunità come pure un vigoroso slancio
ecumenico.
Questo
ardente auspicio affido alla Santissima Madre di Dio, mentre di gran cuore
imparto a voi qui presenti ed alle vostre eparchie una speciale Benedizione
Apostolica (Besa/Roma).
SINODO
INTEREPARCHIALE
1.
CONCLUSE
DEGLI SCHEMI DEL II SINODO INTEREPARCHIALE
Nella
Basilica di Santa Maria di Grottaferrata si è celebrato il II Sinodo
Intereparchiale delle tre Circoscrizioni ecclesiastiche bizantine in Italia:
cioè della eparchia di Lungro per gli albanesi di Calabria e dell’Italia
Continentale, dell’eparchia di Piana degli Albanesi in Sicilia e del monastero
esarchico di s. Maria di Grottaferrata sul tema: “Comunione e Annuncio
dell’Evangelo”.
Questo
tema è articolato in undici schemi:
2. Prologo: Contesto teologico
e pastorale del Sinodo;
2.......................................................................
3................................................................................................. Catechesi
e mistagogia;
4........................................................................................................................... Liturgia
5.......................... Formazione
del clero e dei membri degli Istituti di vita consacrata;
6............................................................................................................ Diritto
canonico;
7................ Ecumenismo,
Dialogo interreligioso, Sette e Nuovi Movimenti Religiosi;
8..................................................................................................... Rapporti
interrituali;
9........................................................................................................ Rievangelizzazione;
10. Missione
11.Epilogo: Chiamati alla santità (Rom 1,7).
Dopo
l’autorizzazione della Santa Sede (1994) a tenere un II Sinodo Intereparchiale,
ha avuto luogo la fase antepreparatoria (1996-2000) e quella preparatoria
(2001-2003), seguita dalle fase celebrativa in tre sessioni: la prima nei
giorni 17-22 ottobre 2004, la seconda nei giorni 15-18 novembre 2004, e la
terza nei giorni 10-14 gennaio 2005. Nelle prime due sessioni sono stati
discussi e votati tutti gli schemi. Gli emendamenti proposti sono stati votati
definitivamente nella terza sessione.
Il
Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali S.B. Ignace Moussa I Card.
Daoud ha presentato gli Ordinari e i Sinodali al Santo Padre e il Sinodo
stesso: “Il Sinodo Intereparchiale – egli ha detto – è una forma particolare
di Sinodo, per la quale si richiede il consenso della Santa Sede sia per la
convocazione sia per l’approvazione definitiva degli Atti perché essi abbiano
valore normativo”.
Nel
suo discorso il Santo Padre ha elogiato il tema scelto per il Sinodo e i suoi
intenti: “per evitare una trasformazione indebita dell’identità spirituale
che vi distingue, è vostro intendimento curare una solida formazione radicata
nella tradizione orientale e atta a rispondere in maniera efficace alle sfide
crescenti della secolarizzazione”. Dopo aver richiamato che la tradizione
bizantina contiene celebrazioni che “costituiscono un potente veicolo di
catechesi per il popolo cristiano”, come i sacramenti, l’anno liturgico,
l’Ufficio divino e le Liturgie di S. Giovanni Crisostono e di S. Basilio, egli
ha concluso: “Giustamente pertanto voi le fate risuonare in modo
comprensibile nelle lingue del nostro tempo”.
Durante
i lavori sinodali della III Sessione sono stati votati 187 emendamenti per i
dieci schemi che erano stati “approvati con riserva” cioè con proposte di
emendamenti su questioni determinate. Gli emendamenti si riferivano: 14 al
Contesto teologico e pastorale, 16 alla Sacra Scrittura nella Chiesa locale, 24
alla Catechesi e alla mistagogia, 29 alla Liturgia, 39 alla Formazione del
clero e dei membri di Istituti di vita consacrata, 17 al Diritto canonico, 13
ai Rapporti interrituali, 14 all’Ecumenismo, 14 alla Rievangelizzazione e 9
alla Missione. Gli emendamenti sono stati approvati tutti, meno uno. L’11°
schema (“Chiamati alla santità” Rom. 1,7) era stato approvoto
integralmente già nella prima tornata di votazioni.
La
votazione degli emendamenti è stata presentata e curata dalla segretaria
generale del Sinodo (segretario p. Antonio Costanza di Grottaferrata e
co-segretari: archim. Donato Oliverio e archim. Antonino Paratore).
Al
termine delle votazioni il vescovo di Lungro S.E. Mons. Lupinacci, nella
qualità di Ordinario anziano, ha salutato e ringraziato l’assemblea valutando
positivamente il suo operato e ha ringraziato il monastero di Grottaferrata per
l’ospitalità offerta al Sinodo.
L’Arcidiocesi
Ortodossa d’Italia del Patriarcato Ecumenico è stata rappresentata in tutte e
tre le sessioni sinodali attraverso un suo delegato fraterno. Nella prima
sessione ha preso parte l’archimandrita Grigorios Stergiou, in seguito nominato
metropolita del Camerun. Nella seconda e terza sessione è stato presente
l’archimandrita Giorgios Antonopoulos. Questi a conclusione dell’ultima
sessione è intervenuto, a nome dell’arcivescovo Gennadios, Metropolita
d’Italia, per ringraziare dell’invito e per l’accoglienza fraterna ricevuta.
Egli ha espresso un positivo apprezzamento per le tematiche sinodali e per il
dibattito svolto, partecipato e puntuale. “Tutto ciò - egli ha detto -
interessa anche noi ortodossi in Italia”.
Infine l’archimandrita papàs Donato Oliverio, co-segretario, ha letto il decreto di chiusura del II Sinodo Intereparchiale.
Ora, dopo che,
da parte della Comissione Centrale di Coordinamento, gli emendamenti saranno
integrati nei vari schemi, il risultato sarà presentato agli Ordinari che
cureranno la presentazione alla Santa Sede per la necessaria Recognitio-approvazione.
Il Presidente
della Commissione Centrale di Coordinamento, l’archimandrita Eleuterio F.
Fortino, ha dichiarato alla TV SAT 2000: “Le decisioni sinodali
costituiscono per gli Italo-Albanesi la guida e il viatico verso il futuro
(Inter-Sinodo).
2.
GLI ITALO-ALBANESI DA CLEMENTE VIII (1595) A GIOVANNI PAOLO II (2005)
Le tre Circoscrizioni Bizantine
in Italia, vale a dire le eparchie di Lungro per gli Albanesi di Calabria e
dell’Italia continentale e di Piana degli Albanesi in Sicilia, e il monastero
esarchico di Grottaferrata stanno celebrando il II Sinodo Intereparchiale. L’11
gennaio 2005, avviandosi a conclusione il Sinodo, il Santo Padre Giovanni Paolo
II ha ricevuto nella Sala Clementina tutti i sinodali e ha rivolto loro una
densa esortazione aperta al futuro. Il luogo dove si teneva l’udienza,
1. Clemente VIII ha un posto importante nella storiografia e nella vita degli albanesi in Italia. Nel 1595 per suo mandato è stata promulgata una “Perbrevis Instructio su alcuni riti indirizzata ai Vescovi latini, nelle cui città vivono Greci o Albanesi di rito greco” (cfr. Italo - Albanensia a cura di Attilio Vaccaro, Editoriale Bios, Cosenza, 1994, pp.135 -137). Come si può notare, nel titolo stesso sono presi in considerazione gli Albanesi di rito greco. Essi erano già stati sistemati all’interno delle diocesi latine, pur conservando la propria tradizione liturgica. Vengono identificati quali “Albanenses graeco ritu viventes”. L’istruzione è perciò indirizzata agli “Episcopi latini” nelle cui diocesi vivevano greci e italo-albanesi. Ciò significa che il fenomeno degli Italo-Albanesi era conosciuto e che dal punto di vista romano, in risposta a sollecitazioni dei vescovi locali latini, si davano delle norme di comportamento, particolarmente per questioni liturgiche. L’Istruzione si apre con la proibizione rivolta ai “Praesbyteri graeci” di cresimare, al contrario di come invece prevede la prassi bizantina. L’intervento nell’Ordo liturgico, confermato dalla Costituzione Etsi pastoralis di Benedetto XIV (1742), è grave e ha generato permanenti tensioni. Al caso il I Sinodo Intereparchiale di Grottaferrata (1940) ha portato una prima correzione sancita dal Concilio Vaticano II e dal conseguente Codice dei Canoni delle Chiese Orientali (CCEO). Inoltre l’Istruzione clementina prevedeva la creazione a Roma di un vescovo ordinante di rito greco per le ordinazioni dei candidati di rito greco agli ordini sacri. I vescovi latini nelle cui giurisdizioni si trovavano fedeli di rito greco, soltanto a questo vescovo ordinante dovevano dare le loro dimissorie. L’Istruzione clementina, era limitata alla concezione del tempo, ma era importante, perchè riconosceva la presenza delle comunità di rito greco, comprese quelle italo-albanesi, dava delle norme precise di comportamento che prevenivano interventi indebiti delle autorità locali.
2. Di carattere e qualità profondamente diversa
era l’evento che si realizzava con l’udienza di Papa Giovanni Paolo II al II
Sinodo Intereparchiale. Non si trattava più di fedeli immessi in Comunità
latine, o al massimo di parrocchie di rito greco inserite in diocesi latine, ma
di eparchie – Sinodo Intereparchiale – formalmente istituite da Benedetto XV
(1919) e da Pio XI (1937), con una propria gerarchia e un proprio popolo,
cosciente della propria identità ecclesiale bizantina in piena comunione nella
Chiesa cattolica e con un particolare impegno morale per il raggiungimento
della piena unità con i fratelli ortodossi. La pacificazione interiore
apportata dalla creazione delle eparchie è stata vera e profonda. Il Prefetto
della Congregazione per le Chiese Orientali ha presentato al Papa i Sinodali,
pastori e fedeli, dichiarando che essi nell’incontro “possono rinnovare
l’adesione gioiosa di fede e di amore al ministero del successore di Pietro, al
vostro illuminato magistero, confermando la fedeltà dei loro Padri”. Oltre alla
creazione delle strutture ecclesiali, l’elemento decisivo che ha promosso la
crescita coerente di queste comunità bizantine in Italia è stato
l’orientamento, che si è progressivamente fatto strada, del diritto e del
dovere di recuperare la propria autentica tradizione liturgica e disciplinare.
Questa prospettiva emergeva dalle parole di Giovanni Paolo II rivolte al
Sinodo. Egli considerava le comunità bizantine “eredi di un comune patrimonio
spirituale” e rilevava che ora esse “ rafforzano sempre più la loro identità,
facendo tesoro della loro millenaria tradizione bizantina”. Elogiava lo sforzo
sinodale di promuovere una solida formazione catechetica, mistagogica e
teologica. Per questo il sinodo “ha individuato percorsi teologici e ascetici
per la preparazione del clero e dei membri degli Istituti di vita consacrata”.
Il Papa ribadisce come fatto e come dovere il consolidamento dell’identità
ecclesiale. “Per evitare una trasformazione indebita dell’dentità spirituale
che vi distingue, è vostro intendimento curare una solida formazione radicata
nella tradizione orientale e atta a rispondere in maniera efficace alle sfide
crescenti della secolarizzazione”. Giovanni Paolo II assicura l’assistenza
positiva di Roma. “La Santa Sede – egli afferma – mediante
3. Da Clemente VIII a Giovanni Paolo II gli Italo-Albanesi hanno vissuto un lento, ma vero progresso istituzionale, culturale e spirituale. Il Sinodo dà orientamenti certi per il futuro.
3.
Il 14 gennaio 2005 un’ ampia e sentitamente partecipata concelebrazione
liturgica ha concluso le sessioni del II Sinodo Intereparchiale nella Basilica
di S. M. di Grottaferrata. Dopo
Le celebrazioni liturgiche hanno scandito i vari momenti celebrativi.
La mattina veniva concelebrata la Divina Liturgia di S. Giovanni Crisostomo
alternativamente in lingua greca, in lingua albanese e parzialmente in
italiano. Le sessioni avevano inizio sempre con l’intronizzazione del Vangelo.
Le sessioni mattutine degli altri giorni prevedevano la recita della preghiera
del Sinodo, quelle vespertine l’Ora Nona. Nell’ultima sessione per due volte i
rappresentanti delle parrocchie latine, hanno guidato la celebrazione dei
vespri in rito romano, partecipati dall’intera assemblea.
Nell’ultima sessione il Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, dopo la proclamazione del Vangelo, ha tenuto un articolato discorso sul Sinodo e la sua importanza per la vita delle tre Circoscrizioni, mettendo in rilievo le sue tematiche relative alla formazione dell’intero popolo di Dio, del clero e dei membri degli Istituti di vita consacrata, alla celebrazione della liturgia e dei sacramenti, ai problemi della rievangelizzazione. Ha sottolineato l’importanza del Diritto Particolare. La lettura del Decreto di chiusura del Sinodo ha coronato l’intera sessione.
Risuonava con un particolare significato l’ultima ammonizione del diacono: “En eirini proèlthomen”, “Procediamo in pace”, “Në paqe le të dalim”, mentre si scioglieva l’assemblea. L’esortazione assumeva il senso di un invito a procedere all’applicazione del Sinodo nella vita delle singole comunità: la Liturgia dopo la Liturgia, il Sinodo dopo il Sinodo (Besa/Roma).
II
SINODO INTEREPARCHIALE
EPARCHIE
DI LUNGRO E DI PIANA DEGLI ALBANESI - MONASTERO ESARCHICO
DI S. MARIA DI GROTTAFERRATA
Le tre Circoscrizioni
Ecclesiastiche Bizantine Cattoliche in Italia (Eparchia di Lungro, Eparchia di
Piana degli Albanesi e Monastero Esarchico di Santa Maria di Grottaferrata) con
il consenso di S.S. Giovanni Paolo II, si apprestano a celebrare il II Sinodo
Intereparchiale,.
Il tema del Sinodo è:
e viene sviluppato nei
seguenti schemi:
Il prossimo Sinodo si
propone di rispondere all’impellente urgenza generale della pastorale di
rievangelizzazione, che ha al suo centro Gesù Cristo, morto e risorto, salvezza
per ogni uomo.
Si avranno tre sessioni
sinodali che si terranno nella Basilica di Santa Maria di Grottaferrata nei
seguenti periodi:
Iª Sessione dal 17 al 22 ottobre 2004
Iª Sessione dal 15 al 19 novembre 2004
IIIª Sessione dal 10 gennaio al 14 gennaio 2005.
Lettera Periodica
Commissione Centrale di Coordinamento del II Sinodo Intereparchiale
(Eparchie di Lungro e di Piana degli Albanesi - Monastero Esarchico di
Grottaferrata)
61/2003
“L’informazione ordina e coordina” (Besa)
INCONTRO DELLA COMMISSIONE CENTRALE DI COORDINAMENTO 22-23-24
giugno 2004 – ROMA |
Comunicato della segreteria
esecutiva
Il presidente della CCC,
archimandrita Eleuterio F. Fortino, ha introdotto i lavori presentando la
situazione della revisione in corso. Tre schemi sono stati già inviati agli
Ordinari, altri tre sono sostanzialmente pronti, gli ultimi quattro sono in
revisione. Nelle prossime settimane tutti saranno comunicati agli Ordinari “per
il loro esame previo per decidere se possono essere sottoposti alla discussione
sinodale”.
1.
Per l’odierno incontro erano
presenti il rev.do Diacono prof. Luigi Fioriti e il prof. Nicola Corduano che
cureranno la revisione del testo in base alle indicazioni date dalla CCC.
Lo schema contiene queste
tematiche: I. Rievangelizzazione e famiglia; II. Mondo della scuola; III.
Giovani; IV. Mondo del lavoro; V. Cultura e mezzi di comunicazione; VI. Impegno
politico. VII.Comunità della diaspora.
Lo schema si collega e
presuppone altri schemi come:
2.
Il secondo schema esaminato è stato “
Lo schema presenta i seguenti capitoli: I. Annuncio
cristiano; II. La missione nelle nostre Comunità; III. La missione delle nostre
Comunità; IV. La trasmissione della fede attraverso la cultura (bizantina,
arbëreshe, italiana). Le integrazioni delle osservazioni della CCC saranno
fatte dal diacono Luigi Fioriti in collaborazione con il prof. Nicola Corduano
e con la prof. Maria Franca Cucci.
3.
Il terzo schema esaminato è stato quello su “Ecumenismo”. Sullo
schema era stato consultato p. Emmanuele Lanne. I suoi emendamenti sono stati
inseriti nel testo. Lo schema presenta tre parti chiaramente distinte: I.
L’ecumenismo come ricerca dell’unità dei cristiani; II. il dialogo interreligioso,
relazioni con le religioni non cristiane; III. Le sette e i nuovi movimenti
religiosi.
4.
5.
6.
I comunicati della
Segreteria o della Commissione Centrale di Coordinamento per la preparazione
del II Sinodo Intereparchiale possono
essere ripresi e
divulgati liberamente. Sede: via dei Greci 46 –
00187 Roma; Tel/ Fax 06/3244903; www.santatanasioroma.subito.cc; intersinodo@libero.it |
Lettera Periodica
Commissione Centrale di Coordinamento
del II Sinodo Intereparchiale
(Eparchie di Lungro e di
Piana degli Albanesi e Monastero
Esarchico di Grottaferrata)
60/2004 “L’informazione ordina e coordina”
(Besa)
INCONTRO DELLA COMMISSIONE CENTRALE DI COORDINAMENTO 25 MAGGIO 2004 |
Comunicato della segreteria
esecutiva
Il 25 maggio 2004, si è svolta a Roma, nella sede della
Segreteria centrale presso
L’incontro è stato aperto
con la preghiera per il Sinodo guidata dall’Archimandrita p. Antonino Paratore.
1. Il
presidente della CCC, archimandrita Eleuterio F. Fortino, ha informato sul
procedimento in corso dei lavori di revisione. In particolare ha comunicato che
p. Lamberto Crociani, esperto per il Sinodo, ha riveduto lo schema “Catechesi
e Mistagogia”. Per lo schema “
2. Padre
Antonio Costanza, segretario della competente commissione, ha presentato lo
schema “Formazione del clero e alla vita consacrata”, sulla base dei pareri
di p. Luigi Padovese, delegato per i collegi della Congregazione per le Chiese
Orientali, di p. Manel Nin, rettore del Pontificio Collegio Greco e di Suor
Rosalia, della Congregazione delle Suore Basiliana, a nome delle religiose
impegnate nella preparazione del Sinodo. Sono state prese in considerazione le
osservazioni ricevute.
3. In
seguito si è esaminato lo schema “Rapporti Interrituali” sulla base
delle osservazioni del prof. Carl Gerold Fürst (Germania) e di p. Lorusso
(Istituto Ecumenico “S. Nicola” di Bari). E quindi il progetto di “Regolamento
del Sinodo” su cui si erano ricevuti i due pareri richiesti per una
“lettura canonica” ai professori p. Dimitrios Salachas e mons. Natale Loda
4.
Sono state esaminate diverse questioni organizzative (convocazione
dei membri sinodali, invito a membri di altre Chiese, ecc.). Il Sinodo avrà
inizio il 17 ottobre, Domenica dei Santi Padri del VII Concilio Ecumenico e si
svolgerà in tre sessioni:
Iª sessione dal 17 al 22 ottobre 2004
IIª sessione dal 15 al 19 novembre 2004
IIIª sessione dal 10 al 14 gennaio 2005
5.
I comunicati della
Segreteria o della Commissione Centrale di Coordinamento per la preparazione
del II Sinodo Intereparchiale
possono essere ripresi
e divulgati liberamente. Sede: via dei Greci 46 –
00187 Roma; Tel/ Fax 06/3244903; www.santatanasioroma.subito.cc; intersinodo@libero.it |
Lettera Periodica
Commissione Centrale di Coordinamento
del II Sinodo Intereparchiale
(Eparchie di Lungro e di
Piana degli Albanesi e Monastero
Esarchico di Grottaferrata)
59/2004 “L’informazione ordina e coordina” (Besa)
INCONTRO DELLA COMMISSIONE CENTRALE
DI COORDINAMENTO – ROMA 6 MAGGIO 2004
Il
6 maggio 2004, si è svolta a Roma, nella sede della Segreteria centrale presso
L’incontro è stato aperto con la preghiera
per il Sinodo guidata Madre Aurelia Minneci.
Il presidente della CCC, archimandrita Eleuterio F. Fortino, ha informato sul procedimento in corso dei lavori di revisione. Ha presentato l’Ordine del Giorno.
Nella prima sessione di lavoro si è studiata
la procedura da proporre agli Ordinari per l’approvazione di un decreto sulle
modalità circa la validità delle sessioni e delle decisioni dell’Assemblea
Sinodale in relazione al can. 924 del CCEO.
In seguito si è studiata la compilazione dell’elenco delle persone da convocare per il Sinodo, secondo le varie categorie previste dal Decreto di Indizione del Sinodo, elenco da sottoporre agli Ordinari.
Nel pomeriggio il presidente ha introdotto lo studio fatto sul progetto di Schema sul “Diritto Canonico” elaborato dalla competente Commissione. Erano stati consultati i canonisti: prof. dr. Carl Gerold Fürst (Germania) e il prof. p. Lorenzo Lorusso (Istituto Ecumenico di Bari).
Il prof. p. Dimitrios Salachas ha presentato una nuova redazione dello schema con l’analisi e l’integrazione delle osservazioni ricevute. Sono state esaminate e discusse le nuove formulazioni di diversi canoni.
La prossima riunione della CCC avrà luogo il 25 maggio 2004 per l’esame dello schema “Formazione del clero e alla vita consacrata”, su cui sono stati consultati il rev. prof. p. Luigi Padovese, l’Archimandrita p. Manel Nin, rettore del Pontificio Collegio greco, e il rev. p. Nicola Cuccia rettore del Seminario Pontificio “Benedetto XV” di Grottaferrata (Inter/Sinodo).
Comunicato della segreteria
esecutiva
I comunicati della
Segreteria o della Commissione Centrale di Coordinamento per la preparazione
del II Sinodo Intereparchiale possono
essere ripresi e
divulgati liberamente. Sede: via dei Greci 46 –
00187 Roma; Tel/ Fax 06/3244903; www.santatanasioroma.subito.cc; intersinodo@libero.it |
Lettera Periodica
Commissione Centrale di Coordinamento
del II Sinodo Intereparchiale
(Eparchie di Lungro e di
Piana degli Albanesi - Monastero
Esarchico di Grottaferrata)
57/2004 “L’informazione ordina e
coordina” (Besa)
RIUNIONE CCC – ROMA, 26
FEBBRAIO 2004
Comunicato
della segreteria esecutiva
Il
26 febbraio 2004, si è svolta a Roma, nella sede della Segreteria centrale
presso
L’incontro
è stato aperto con la preghiera per il Sinodo guidata dal rev.mo archimandrita
papàs Antonino Paratore, segretario della CCC.
Il presidente della CCC, archimandrita
Eleuterio F. Fortino, prima di fare le sue comunicazioni sui lavori del giorno
ha ricordato che il 16 febbraio è deceduta la madre di Maria Franca Cucci,
coordinatrice della segreteria esecutiva della CCC. Questo spiega l’odierna
assenza di Maria Franca. Il presidente ha anche ricordato che nel tempo in cui
la signora Zaira Cucci stava a Roma più volte, il sabato, aveva contribuito a
correggere i testi relativi alla preparazione del Sinodo, specialmente al tempo
della composizione della “bozza” dei progetti sinodali. E’ stato cantato il
tropario “Metà
pnevmàton”.
1. Il programma del giorno
prevedeva l’esame di due schemi: nella mattinata quello su “Catechesi e
Mistagogia” e nel pomeriggio la “Sacra Scrittura nella Chiesa locale”.
2. Per lo schema “Catechesi
e Mistagogia” era stata chiesta la lettura a due esperti: Don Walter Ruspi,
direttore dell’Ufficio Catechistico nazionale (CEI) e a p. Lamberto Crociani,
docente presso
3. Sullo schema “
4. L’archim. p. Donato Oliverio
ha riferito su alcune nuove formulazioni introdotte nel progetto di “Regolamento
del Sinodo”, in seguito a quanto
discusso nell’incontro del mese scorso della CCC. A conclusione dello studio
della CCC, il progetto dovrà essere esaminato da un canonista.
5. P. Antonio Costanza del
Monastero di Grottaferrata ha informato sulla preparazione dell’Aula Sinodale
nella Basilica di S. Maria di Grottaferrata. I Sinodali saranno ospitati al
centro “Mondo Migliore” sul lago di Castelgandolfo. Le tre sessioni sinodali si
svolgeranno:
·
dal 17 al 23 ottobre 2004 (1ª Sessione)
·
dal 15 al 19 novembre 2004 (2ª Sessione)
·
dal 10 al 14 gennaio 2005. (3ª Sessione).
6.
I comunicati della Segreteria
o della Commissione Centrale di Coordinamento per la preparazione del II
Sinodo Intereparchiale possono
essere ripresi e
divulgati liberamente. Sede: via dei Greci 46 –
00187 Roma; Tel/ Fax 06/3244903; www.santatanasioroma.subito.cc; intersinodo@libero.it |
Lettera Periodica
Commissione Centrale di Coordinamento del II Sinodo Intereparchiale
(Eparchie di Lungro e di Piana degli Albanesi - Monastero Esarchico di Grottaferrata)
56/2004 “L’informazione ordina e
coordina” (Besa)
INCONTRO DELLA CCC CON GLI ORDINARI
29 GENNAIO 2004 - ROMA
Comunicato della Segreteria
esecutiva
Il
29 gennaio 2004, si è svolta a Roma, presso la sede della Segreteria centrale,
una riunione congiunta tra gli Ordinari delle tre Circoscrizioni Bizantine in
Italia e i membri della Commissione Centrale di Coordinamento.
La
riunione è stata aperta con la preghiera per il Sinodo guidata da S. E. Mons.
Ercole Lupinacci.
Il
presidente della CCC, Archimandrita Eleuterio F. Fortino, ha informato sulla
situazione della preparazione del Sinodo:
a) Tutte le Commissioni hanno riveduto
i progetti di schemi sulla base delle reazioni delle Comunità locali;
b) Ora prende l’avvio la
“lettura critica” degli schemi da parte della CCC, con l’aiuto degli esperti;
c) Su tutti gli schemi sono
stati già interpellati “esperti” in materia.
S. E.
Mons. Ercole Lupinacci, S. E. Mons. Salvatore Ferrara e il Re.mo Archimandrita
Padre Emiliano Fabbricatore hanno ringraziato
È seguita la presentazione dei punti all’O.d.G. e la discussione con gli Ordinari. Sono state prese le decisioni riguardanti:
a) La
modalità di consegna – agli Ordinari - dei progetti sinodali riveduti dalla
CCC. Saranno inviati loro schema dopo schema, a mano a mano, che l’esame della
CCC è considerato concluso.
b) La presentazione, da parte dell’Archimandrita Donato Oliverio, del progetto di Regolamento del Sinodo, approvato in linea di massima, con richiesta di ulteriori precisazioni;
c) La presentazione, da parte dell’Archimandrita Antonino Paratore, di un progetto per invito a delegati fraterni di Chiese ortodosse al Sinodo;
d) E’ stato ricordato che al I Sinodo Intereparchiale (1940) ha preso parte una delegazione della Chiesa ortodossa autocefala di Albania;
e) E’ stato concordato di invitare rappresentati della CEI, delle Conferenze Regionali di Calabria, di Sicilia, del Lazio e delegati di alcune altre Chiese cattoliche;
f) E’ stata presentata l’opportunità di invitare vescovi cattolici, in Italia e all’estero, di quei luoghi dove vive un numero consistente di italo - albanesi;
g) Sono state presentate, da parte di P. Antonio Costanza del Monastero di S. Maria di Grottaferrata, questioni logistico - organizzative. I Sinodali saranno ospitati nel Centro “Mondo Migliore” sul lago di Castelgandolfo.
Nel
pomeriggio i membri della CCC hanno preso in esame la revisione del “Prologo:
“Contesto teologico e pastorale del Sinodo”.
INTER – SINODO
Lettera Periodica
Commissione Centrale di Coordinamento del II Sinodo Intereparchiale
(Eparchie di Lungro e di Piana degli Albanesi - Monastero Esarchico di
Grottaferrata)
55/2003
“L’informazione ordina e coordina” (Besa)
INCONTRO
DELLA CCC - 18
Dicembre 2003 - ROMA |
Comunicato
della Segreteria Esecutiva
Il 18 dicembre 2003 si è
incontrata a Roma
Subito dopo il presidente
della CCC, l’Archimandrita p. Eleuterio F. Fortino, ha introdotto la riunione.
Innanzitutto ha comunicato che soltanto due schemi non sono ancora pervenuti
alla CCC, dopo la revisione da parte delle rispettive Commissioni.
Le Commissioni hanno ben
lavorato e si può quindi, già programmare la “lettura critica” che dovrà fare
Ha poi presentato l’O.d.G.
proponendo che si parli prima della programmazione degli incontri della CCC e
poi del “Regolamento del Sinodo” con la questione speciale del “Quorum richiesto per l’Assemblea
canonicamente valida” sulla base del “Votum” del prof. Dimitrios Salachas.
·
1) 29 gennaio: Prologo:
Contesto teologico e pastorale del Sinodo;
2) 26 febbraio:
Sacra Scrittura; Catechesi e Mistagogia;
3) 30 marzo: Liturgia;
4) 29 aprile: Diritto Canonico e Rapporti
Interrituale;
5) 25 maggio:
Formazione del clero e alla vita
religiosa;
6) 22 giugno: Ecumenismo e Dialogo Interreligioso; ed
Epilogo: “Chiamati ad essere santi”;
7) 20 luglio: Rievangelizzazione e Missione.
· Per la determinazione dei membri dell’assemblea sinodale si prende come modello il can.238 del CCEO
che tratta dell’Assemblea eparchiale.
· Per
la validità dell’Assemblea sinodale si è
preso come base il can. 924 del CCEO che stabilisce: “Per quanto riguarda gli atti
collegiali, se non è espressamente stabilito diversamente dal diritto:1° ha forza di diritto ciò che, presente la
parte maggiore di coloro che devono essere convocati, è piaciuto alla
parte assolutamente maggiore di coloro che sono presenti; se invece i voti
sono stati uguali, il presidente dirima la parità col suo voto”.
· La prossima riunione
della CCC avrà luogo il 29 gennaio 2004(Inter/Sinodo).
Roma,18.12.2003
INTER – SINODO
Lettera Periodica
Commissione Centrale di Coordinamento del II Sinodo Intereparchiale
(Eparchie di Lungro e di Piana degli Albanesi - Monastero Esarchico di Grottaferrata)
54/2003 “L’informazione
ordina e coordina” (Besa)
ULTIMA FASE DI REVISIONE
DEGLI SCHEMI PRE – SINODALI
1.
Il 2 febbraio 2003 gli Ordinari delle tre Circoscrizioni Ecclesiastiche
Bizantine in Italia hanno indetto le Consultazioni delle Comunità locali sulla
“Bozza” dei progetti di schemi, elaborati dalle competenti Commissioni
preparatorie del II Sinodo Intereparchiale. Essi hanno indirizzato la domanda
di consultazione: ai Sacerdoti diocesani e Religiosi, al Consiglio Presbiterale, alle
Comunità religiose, ai membri del Consiglio pastorale diocesano, ai membri dei
Consigli pastorali parrocchiali, alle Associazioni cattoliche e Gruppi, ai
catechisti, agli insegnanti di religione, ai circoli culturali (documento d’Indizione in data del 2 febbraio
2003).
2.
Le Comunità locali, in forme diverse e con risultati differenti, hanno studiato
gli schemi. Le loro osservazioni sono state mandate alla CCC, la cui segreteria
esecutiva ha compilato un dossier con
tutte le reazioni raccolte durante le consultazioni e pervenute entro il 9
ottobre 2003 alla Commissione Centrale di Coordinamento. Il dossier comprende
201 pagine.
3.
In genere si tratta di risposte inviate a nome delle parrocchie, qualche volta
di più parrocchie insieme, ma vi sono risposte di altri organismi consultati
(Azione Cattolica, Insegnanti di religione, Religiose ecc.). Dei gruppi
consultati alcuni prendono in esame tutti gli schemi, altri soltanto parte
(prevalentemente: gli schemi sulla catechesi, sulla liturgia). Alcune risposte
esprimono una emozione, più che una riflessione e una analisi critica con
proposizioni concrete. La maggior parte tocca problemi reali pastorali,
liturgici, catechetici, canonici. Tutte le risposte meritano una lettura
attenta.
L’insieme certamente offrirà alle Commissioni suggerimenti utili. E’ compito di ciascun Presidente di Commissione organizzare nel modo più conveniente lo studio per l’esame di tutte le “reazioni” allo scopo di rivedere i testi con correzioni, precisazioni ed eventuali integrazioni.
4.
A questo scopo si seguiranno i “Criteri
per la revisione dei progetti di schema” concordati dalla CCC assieme ai
Presidenti ed ai Segretari di Commissione nell’incontro del 9 ottobre
5.
I testi riveduti e approvati da ciascuna Commissione pre - sinodale dovranno
pervenire alla CCC entro il 9 dicembre 2003.
6.
Con questa redazione definitiva degli schemi, la preparazione del II Sinodo
Intereparchiale sta affrontando l’ultima fase, che sarà completata da una
lettura d’insieme a cura della CCC, la quale, se necessario, consulterà gli
esperti per questioni più complesse o incerte.
7.
Nel retro si trova l’elenco completo delle risposte pervenute alla CCC entro il
13 novembre 2003 (Inter-Sinodo).
Roma 13
novembre 2003
ELENCO DEGLI ORGANISMI DI CONSULTAZIONE CHE HANNO
REAGITO ALLA “BOZZA”
I. EPARCHIA DI LUNGRO
1.
Parr.di S. Costantino il Grande in S. Costantino Albanese
2.
Parr. di S. Demetrio Megalomartire in S. Demetrio Corone
3.
Parr. dell’Esaltazione della Croce in S. Paolo Alb. E di S. Nicola di
Mira in Farneta
4.
Parr. di S. Giovanni Crisostomo e Piano dello Schiavo in Firmo
5.
Parr. di S. Giorgio Megalomartire in S. Giorgio Albanese
6.
Parr. di S. Giuseppe in Marri di S. Benedetto Ullano
7.
Parr. di S. Maria ad Nives in Castroregio
8.
Parr. di S. Maria di Costantinopoli in Castrovillari
9.
Parr. S. Maria Assunta in Civita
10.
Parr. S. Maria Assunta in Firmo
11.
Parr. di S. Maria Assunta in Frascineto e S. Basilio il Grande in
Eianina
12.
Parr. di S. Maria Assunta in Villa Badessa
13.
Parr. di S. Mauro in Catinella
14.
Parr. di S. Nicola di Mira in Lecce
15.
Parr. SS. Pietro e Paolo in S. Cosmo Albanese
16.
Parr. di S: Atanasio il Grande in S. Sofia D’Epiro
17.
Azione Cattolica
18.
Insegnanti di religione
19.
Religiose
20.
Testo pervenuto senza firma inviato dal presidente della Commissione
Liturgia
21.
Documento finale XVI Assemblea Diocesana
II. EPARCHIA DI PIANA DEGLI ALBANESI
1. Parr. Maria SS Annunziata in
Mezzoiuso
2. Parr. SS. Annunziata e S.
Nicolò in Contessa Entellina
3. Parr. S. Cristina in Santa
Cristina in Gela
4. Parr. di S. Maria del Lume
in Palazzo Adriano (consiglio pastorale)
5. Parr. di S. Nicola di Mira
in Mezzoiuso
6. Parr. di S. Nicolò dei Greci
alla Martorana in Palermo
7. Papàs Stefano Plescia di
Piana degli Albanesi
III MONASTERO ESARCHICO DI S. MARIA DI GROTTAFERRATA
Approvazione
generale degli schemi (p. Antonio Costanza)
IV. DIASPORA
Comunità bizantina di Roma
1. Gruppo di
studio n. 1
2. Gruppo di
studio n. 2
3. Gruppo di
studio n. 3
4. Gruppo degli
alunni italo - albanesi del Collegio Greco
5. Gruppo delle
religiose
6. Sig. Paolo Borgia
(Inter/Sinodo)
I comunicati della
Segreteria o della Commissione Centrale di Coordinamento per Sede: via dei Greci
46 – 00187 Roma; Tel/ Fax
06/3644903;
www.santatanasioroma.subito.cc; intersinodo@libero.it |
INTER – SINODO
Lettera Periodica
Commissione Centrale di Coordinamento del II Sinodo Intereparchiale
(Eparchie di Lungro e di Piana degli Albanesi - Monastero Esarchico di Grottaferrata)
53/2003 “L’informazione
ordina e coordina” (Besa)
INCONTRO DELLA COMMISSIONE CENTRALE DI
COORDINAMENTO
Problematiche relative alla celebrazione del
Sinodo
Roma
13 novembre 2003
Comunicato della Segreteria esecutiva
Giovedì 13 novembre 2003 si è tenuto a Roma in via
dei Greci la riunione della Commissione Centrale di Coordinamento.
1. Il presidente della CCC l’archimandrita Eleuterio F. Fortino
ha dato le seguenti informazioni:
La preparazione del Sinodo
si volge ormai a considerare le problematiche relative alla sua celebrazione,
mentre continua il lavoro della revisione della “Bozza” in base alle “reazioni”
delle comunità locali.
2.
3. Nell’incontro odierno si è ripreso lo studio del progetto di
“Regolamento del Sinodo Intereparchiale” circa la “Presentazione degli schemi
al Sinodo; procedure per la discussione e per la votazione, revisione dei testi
sulla base dei ‘placet juxta modum”, votazione della nuova versione per la
richiesta di approvazione alla Santa Sede”;
4. L’archimandrita papàs Donato Oliverio,
l’archimandrita papàs Nino Paratore e padre Anonio Costanza hanno presentato le
informazioni richieste nel precedente incontro, in particolare circa i membri
del sinodo, gli invitati, i delegati fraterni, allo scopo anche di avere una
visione del numero dei partecipanti;
5. Si sono anche considerate le modalità di invito al Sinodo a delegati fraterni di Chiese
ortodosse;
6. Il Regolamento
Attuativo del Decreto d’Indizione del Sinodo, conterrà tutte le
precisazioni richieste per lo svolgimento del Sinodo. Il Decreto Attuativo
dovrà essere promulgato dagli Ordinari;
7. Il Sinodo si svolgerà in tre sessioni: la prima nel mese di ottobre 2004 con inizio il 17 ottobre,
domenica dei Santi Padri del VII Concilio Ecumenico; la seconda nel mese di novembre 2004 e la terza nel mese di gennaio 2005;
8. Entro il 9 dicembre
prossimo le Commissioni dovranno far pervenire alla CCC gli schemi
riveduti;
9.
INTER – SINODO
Lettera Periodica
Commissione Centrale di Coordinamento del II Sinodo Intereparchiale
(Eparchie di Lungro e di Piana degli Albanesi - Monastero Esarchico di Grottaferrata)
52/2003 “L’informazione
ordina e coordina” (Besa)
INCONTRO DELLA CCC CON I PRESIDENTI E
SEGRETARI DI COMMISSIONE
Criteri per
Grottaferrata – 9 Ottobre 2003
Comunicato della Segreteria esecutiva
Giovedì 9 ottobre 2003, si è
tenuta a Grottaferrata, ospite del Monastero, la sessione della Commissione
Centrale di Coordinamento con i Presidenti e Segretari di Commissione per la
preparazione del II Sinodo Intereparchiale. La sessione è stata aperta con la
preghiera diretta dal Rev.mo Archimandrita p. Emiliano, egumeno esarca del
monastero.
1. Sono seguite le comunicazioni del Presidente, Archimandrita
Eleuterio F. Fortino. Egli ha sottolineato l’importanza dell’incontro per
concordare i criteri da tenere presenti nell’analisi delle reazioni delle
Comunità locali alla “Bozza” pre - sinodale e per la loro rielaborazione. Egli
ha ringraziato tutti coloro, comunità o singole persone, che hanno studiato i
testi e hanno inviato le loro reazioni alla CCC. Ha richiamato tutti alla
responsabilità che ciascun membro delle nostre Comunità ha di fronte alla
Chiesa. E poiché il tema dei Sinodo è “Comunione e annuncio dell’Evangelo”, ha
indicato la responsabilità che ciascuno - in particolare operatori pastorali e
i membri delle Commissioni sinodali - hanno di fronte all’Evangelo. Infine ha
ricordato il millennio del Monastero di cui hanno avuto inizio le celebrazioni
con un convegno sui rapporti con
2. E’ stato esaminato il progetto elaborato dalla CCC sui
“Criteri per la revisione dei progetti di schemi pre - sinodali”. Con l’apporto
dei Presidenti e dei Segretari sono stati precisati alcuni aspetti e accolte
nuove proposte integrative. Il criterio di fondo rimane quello già stabilito
secondo cui le singole proposte devono essere in consonanza con il Magistero e devono rispondere ai bisogni reali delle nostre Comunità. Sono stati messi
in particolare rilievo alcuni punti:
a)
Attenzione alla richiesta del Concilio Vaticano II, e del Decreto di Indizione
del Sinodo, per la salvaguardia dell’autenticità delle tradizioni;
b)
Avere in vista l’organico progresso per eventuali innovazioni;
c)
Controllare con accuratezza la precisione dei riferimenti biblici e
bibliografici nella formulazione delle varie proposte;
d)
Dare alle proposte il fondamento teologico o pastorale e curare che la
formulazione abbia una parte di carattere normativo - canonico, quando necessario.
e) Coordinare i diversi aspetti
che una tematica può avere in sezioni diverse (catechetica, liturgica,
canonica).
3. Si è discusso il progetto di “Regolamento del Sinodo
Intereparchiale” circa la “Presentazione degli schemi al Sinodo; procedure per
la discussione e per la votazione, revisione dei testi sulla base dei ‘placet
juxta modum”, votazione della nuova versione per la richiesta di approvazione
alla Santa Sede”.Si sono raccolti suggerimenti integrativi. Il progetto è stato
presentato dall’Archimandrita Oliverio.
4. Ai Presidenti di Commissioni sono state distribuite le
“Reazioni” alla “Bozza” ricevute dalla CCC dalle Comunità locali. Le
Commissioni dovranno far pervenire alla CCC i testi degli schemi riveduti entro
il 9 dicembre p.v.
5.
INTER – SINODO
Lettera Periodica
Commissione Centrale di Coordinamento del II Sinodo Intereparchiale
(Eparchie di Lungro e di Piana degli Albanesi - Monastero Esarchico di Grottaferrata)
51/2003
“L’informazione ordina e coordina” (Besa)
GIOVANNI
PAOLO II: “
Il Santo Padre
Giovanni Paolo II all’Angelus di domenica 27 luglio
“
Riportiamo
integralmente l’Angelus di Giovanni Paolo II:
Angelus di
domenica 27 luglio 2003
1.
Se alcune regioni e alcuni ambienti attendono
addirittura un primo annuncio del Vangelo, ovunque, però, c’è bisogno che esso
sia rinnovato.
Spesso, infatti, la conoscenza del cristianesimo è
data per scontata mentre, in realtà,
2. L’Europa di oggi esige la presenza di cattolici adulti
nella fede e di comunità cristiane missionarie che testimonino l’amore di Dio a
tutti gli uomini (cfr Ecclesia in Europa,
50).
Questo rinnovato annuncio di Cristo domanda di
essere accompagnato da una profonda unità e comunione all’interno della Chiesa,
come pure da un sincero impegno in campo ecumenico e nel dialogo con i seguaci
delle altre religioni. Il Vangelo è luce che investe tutto il vasto campo della
vita sociale: dalla famiglia, alla cultura, alla scuola e all’università, ai
giovani, ai mass media, all’economia, alla politica... Cristo va incontro
all’uomo dovunque vive e opera ed offre senso pieno alla sua esistenza.
3. “Chiesa in Europa, entra nel nuovo millennio con
il Libro del Vangelo!” (n. 65). Ecco l’appello scaturito dall’Assemblea
sinodale del 1999. Possa ogni Comunità ecclesiale accoglierlo con gioia
diventando, in ogni sua componente e nel suo insieme, segno credibile del
messaggio della salvezza.
Questo ci ottenga Maria Santissima, Madre della
Chiesa e Regina degli Apostoli.
RIFLESSIONI SULL’ANGELUS
«Chiesa in
Europa, entra nel nuovo millennio con il libro del Vangelo». È un invito da
accogliere e da trasformare in lavoro pastorale quello ribadito domenica
scorsa, all'Angelus, dal Papa, sulla
scia del recente documento Ecclesia in
Europa. In concreto, questo significa come afferma Giovanni Paolo Il, avere
per scontata la conoscenza del cristianesimo», «promuovere la lettura e lo
studio della Bibbia», “approfondire la catechesi»,
«Il Papa ci invita a considerare
Anche don
Cesare Bissoli si dice molto colpito dall'appello del Papa. «Purtroppo
viviamo in un periodo in cui
A giudizio della biblista Elena Bartolini, infine, «le parole di
Giovanni Paolo Il rimettono a tema un dato di fatto di fronte al quale siamo
chiamati a riflettere e ad interrogarci: la vita di fede del cristiano non può
prescindere da un rapporto vitale con
Da Parte sua, Mons. Eleuterio F. Fortino,
riferendosi alla tematica preparatoria del II Sinodo Intereparchiale delle tre
Circoscrizioni Bizantine in Italia, ribadisce che “il fondamento biblico è
sottolineato in quasi tutti gli schemi, così nella catechesi, nella liturgia,
nella rievangelizzazione, nella missione e nel quadro generale del contesto
teologico e pastorale. La tradizione bizantina, anche nella celebrazione di tutti
i sacramenti, s’ispira costantemente alla Scrittura. Ciò vale anche per quanto
riguarda il ricco patrimonio innografico e iconografico” (Inter-Sinodo).
INTER-SINODO
Lettera Periodica
Commissione Centrale di Coordinamento del
II Sinodo Intereparchiale
(Eparchie di Lungro e di Piana degli Albanesi - Monastero Esarchico di Grottaferrata)
50/2003 “L’informazione ordina e coordina” (Besa)
INCONTRO DELLA CCC – 8
LUGLIO 2003 ROMA
SUGLI SCHEMI
“RIEVANGELIZZAZIONE ”E “MISSIONE”
Comunicato della Segreteria esecutiva
L’8 Luglio 2003 si è tenuto a Roma, presso
l’Accademia del Pontificio Collegio Greco, l’incontro della Commissione
Centrale di Coordinamento (CCC) per un esame degli schemi su
“Rievangelizzazione” e “Missione”, con la partecipazione della Presidente delle
due Commissioni, Prof. Angela Castellano Marchianò.
1. L’incontro
ha avuto inizio con la preghiera guidata dall’Archimandrita Antonino Paratore
Segretario della CCC.
Il Presidente della CCC,
Archim. Eleuterio F. Fortino, ha dato il benvenuto e comunicato alcune
informazioni, ed ha illustrato l’O.d.G. nel contesto dell’esame, schema dopo
schema, della “Bozza”sinodale. In particolare ha comunicato che il Prof.
Salachas, assente per impegni in Romania, ha riveduto, in seguito alla riunione
della CCC, lo schema sul “Diritto
canonico particolare” e trasmesso il nuovo testo. Si è augurato che un
simile lavoro di revisione sia iniziato anche dalle altre Commissioni.
2. La
riflessione sullo schema “Rievangelizzazione”
è stata introdotta dal Presidente della relativa Commissione Prof.sa Angela
Castellano Marchianò che ha informato che lo schema ha per intento principale
descrivere le problematiche che incontrano le Comunità bizantine in Italia e
gli orientamenti pastorali da prendere per dare un nuovo impulso evangelico.
Il Segretario della CCC ha raccolto le osservazioni
emerse:
·
Il rinnovamento si realizzerà nell’ambito della parrocchia; occorre
rivitalizzare il ruolo della parrocchia per l’aspetto di predicazione, di
catechesi, di liturgia e di educazione alla dimensione cristiana della
responsabilità sociale;
·
Accoglienza della vita e preparazione al battesimo e al matrimonio;
·
Nella revisione dello schema occorre mettere in maggiore evidenza le
indicazioni operative;
·
Come si può vivere il patrimonio della tradizione orientale in un contesto
occidentale italiano? Dare indicazioni;
·
Dare indicazioni sull’esigenza di qualificare l’insegnante di religione nelle
scuole;
·
Indicare gli strumenti della tradizione bizantina per far fronte ai problemi
che pone una rievangelizzazione attuale;
·
Confrontare le indicazioni che per l’evangelizzazione offre il CCEO in materia
mista CJC;
·
Indicare il ruolo dei movimenti laicali nelle parrocchie.
3. La
riflessione sullo schema “Missione”
è stata introdotta sempre dal Presidente Prof. ssa Angela Castellano Marchianò
Il Segretario della CCC ha raccolto le seguenti
osservazioni emerse:
·
Recuperare il termine “Missione” come Annuncio del Vangelo e non in senso di
proselitismo;
·
La missione è una dimensione essenziale della Chiesa di Cristo. Le Chiese
bizantine in Italia hanno avuto poche possibilità di Missione, ma occorre
aprirle alla Missione;
·
Sottolineare l’iter formativo alle Missioni;
·
Promuovere
·
Le nostre Comunità non hanno intenzione di fare Missione fra gli altri
cristiani;
·
Snellire il testo per sottolineare gli orientamenti pratici.
4. Le indicazioni rilevate, in questa riunione, saranno inviate alle Commissioni competenti come contributo alla revisione dello schema.
5. E’
stata decisa una riunione congiunta dei Presidenti e Segretari delle sette
Commissioni con
L’incontro avrà luogo giovedì 9 ottobre
6. E’ stata ripresa la riflessione sul progetto di “Regolamento del Sinodo Intereparchiale”
a cura di Papàs Donato Oliverio, con le seguenti tematiche: procedure per la votazione, discussione, revisione
dei testi sulla base del “placet juxta modum”, nuova votazione e presentazione
al Sinodo” (Inter-Sinodo)
ROMA:
RIUNIONE
CCC - 5 GIUGNO 2003
Il 5 giugno 2003 si è tenuto
a Roma l’incontro della Commissione
Centrale di Coordinamento (CCC) per un esame degli schemi su“Diritto Canonico” e “Rapporti Interrituali”. Riportiamo il
comunicato della segreteria esecutiva:
1. L’incontro ha avuto inizio con la preghiera
guidata dalla Sig.na Candida Giella della segreteria della CCC:
Il Presidente della CCC, Archim. Eleuterio F.
Fortino, ha dato il benvenuto e comunicato alcune informazioni, ed illustrato
l’O.d.G. nel contesto dell’esame, schema dopo schema, della “Bozza”sinodale.
In particolare egli ha informato
E’ seguita da parte dei partecipanti uno scambio di
informazioni sulle consultazioni in corso nelle tre Circoscrizioni.
Nelle Eparchie ci sono degli incontri a livello di
clero, ma pure in forme differenziate nelle parrocchie e nelle comunità
religiose e anche in piccoli gruppi.
Non da parte di tutti vi è lo stesso entusiasmo, ma
la riflessione sul Sinodo si diffonde sempre più.
La riflessione sullo schema “Rapporti Interrituali” è
stata introdotta dal presidente della relativa
commissione Don Enzo Casentino. Egli ha informato che lo schema “viene
considerato positivamente dalla nostra comunità parrocchiale”.
3. Nella discussione sono state segnalate alcune
questioni da approfondire:
* se il vescovo di rito bizantino che ha nella sua
diocesi, parrocchie di rito latino può celebrare anche in questo rito e in tale
rito fare le ordinazioni sacre.
* Relativamente al n° 26 dello schema, occorre
approfondire lo studio, se un parroco di rito latino può delegare un diacono a
celebrare un matrimonio di cui una parte è bizantina.
* Nella parte sulla pietà popolare (nn. 34 – 37)
fare riferimento al “Direttorio su Pietà Popolare e Liturgia della
Congregazione per il Culto Divino e
* E’ stato anche ricordato che nelle consultazioni
vari rilievi vengono fatti ad alcune tematiche dello schema in particolare
circa alcuni riferimenti impropri sulla funzione del vescovo dell’eparchia di
rito greco, che nella sua giurisdizione ha parrocchie di rito latino;
* circa le celebrazioni dei sacramenti, specialmente
per quelli dell’Iniziazione cristiana.
Poco evidenti sono i problemi delle relazioni
interrituali fra le circoscrizioni di rito bizantino con quelle concomitanti
latine.
4. La riflessione sullo schema “Diritto Canonico” è
stata introdotta dal Presidente della relativa
Commissione prof. p. Dimitri Salachas il quale, ha commentato le osservazioni
richieste a due canonisti.
* Per il Diritto Particolare
va precisato il tema dei tempi di digiuno e di quello in preparazione
dell’eucaristia (presente nello schema “Liturgia” n° 28 e n° 44).
* E’ riemerso il tema delle possibilità di istituire
ministeri con riferimento al Canone 327e Canone 610.
* Nel Diritto Particolare si propongano delle
indicazioni per funzioni dei ministri che non richiedono l’Ordine stesso.
* Precisare una norma relativa al Canone 365 circa
il passaggio di un chierico.
* Precisare il Canone 382 circa il comportamento
sociale dei chierici.
*Canone 587 §3 per il catecumenato determinare una
norma di comportamento.
* Canone 758 §1 circa gli interstizi per le
ordinazioni si dovrebbe usare il criterio:
due anni per le ordinazioni minori, un anno tra le
ordinazioni maggiori.
5. Le indicazioni rilevate,
in questa riunione, saranno inviate alle Commissioni competenti come contributo
alla revisione dello schema.
6. E’ stata ripresa la riflessione sul progetto di
“regolamento del Sinodo”.
7.
II SINODO
INTEREPARCHIALE: RIUNIONE DELLA COMMISSIONE CENTRALE
GROTTAFERRATA
17 MAGGIO 2003
Il 17 maggio 2003 si è tenuto a Grottaferrata
l’incontro della Commissione Centrale di Coordinamento (CCC) per un esame degli
schemi su “Formazione del clero e alla vita consacrata” e “Ecumenismo e Dialogo
Interreligioso ”.
1. La riflessione sullo schema “Formazione del clero e alla vita
consacrata” è stata introdotta dal Segretario della relativa Commissione
Padre Antonio Costanza il quale, tra l’altro, ha presentato un testo del
Presidente della Commissione papàs Vittorio Scirchio, impossibilitato per
impegni parrocchiali di partecipare all’incontro.
Il Presidente p. Scirchio aveva
presentato per iscritto, tra l’altro, alcune correzioni e proposte per la
revisione dello schema.
*
* Madre
Aurelia Minneci ha presentato le proposte
concordate dalle religiose per la sezione “formazione delle religiose”.
* Dalla
conversazione seguita, sono stati raccolti i seguenti suggerimenti, che saranno
inviati alla Commissione competente come contributo alla revisione:
* Occorre elaborare una introduzione sulla linea della
premessa al testo delle osservazioni di p. Scirchio per l’incontro odierno in
questo senso: sacerdozio comune dei fedeli (fondato sul Battesimo), sacerdozio
ordinato, vita consacrata.
*Occorre
controllare le citazioni verificandone l’esattezza e la completezza, in
particolare quelle relative ai canoni del CCEO.
*Per la
questione dei Seminari va tenuto presente la situazione reale di: a)
preseminario nelle eparchie, b)
seminario minore intereparchiale pontificio a Grottaferrata, c) seminario
maggiore a Roma.
Dalla conversazione è emerso:
a) per l’inaugurazione esiste uno schema nella
tradizione russa che potrebbe essere presa in
considerazione per il Sinodo Intereparchiale;
b) per la preghiera quotidiana dei sinodali si
propone che sia quella della comunità del luogo dove si celebra il Sinodo;
c) il primo
giorno di ogni sessione dovrà aver luogo il rito di intronizzazione del
Vangelo;
d) si potrebbe prevedere che la celebrazione del
Sinodo abbia tre sessioni che andrebbero tenute una in ogni
Circoscrizione;
e) la prima sessione in coincidenza con il
millenario di San Nilo si dovrebbe tenere a Grottaferrata;
f) alla conclusione del Sinodo ci dovrebbe
essere una concelebrazione.
5. La riflessione sullo schema “Ecumenismo e Dialogo Interreligioso” è
stata introdotta dal Presidente della relativa Commissione Diacono Paolo
Gionfriddo che presenta la struttura e gli scopi dello schema, suddiviso in tre
sezioni: a) Ecumenismo, b) Dialogo
interreligioso, c) Nuovi Movimenti e sette.
* Per l’Ecumenismo, dopo le premesse
sull’impegno per la ricerca dell’unità e l’esigenza del dialogo, sono stati
presentati i rapporti di fraternità e di parziale comunicatio in sacris, in modo distinto, con gli ortodossi e con i
protestanti.
* Per il Dialogo
Interreligioso si è trattato in modo distinto delle relazioni con gli ebrei e
con i musulmani. Per i nuovi movimenti e le sette si è presentato un elenco
attirando l’attenzione pastorale che richiede il fenomeno.
Sono state date delle
indicazioni da tenere presente nella revisione dello schema:
*Per quanto riguarda le
relazioni con gli ortodossi occorre indicare alcune tipologie di iniziative
ecumeniche.
*Controllare i riferimenti
ai canoni per la loro precisione.
La prossima riunione della CCC, come deciso nella
sessione del 4 marzo scorso, avrà
luogo, a Roma, presso la sede della CCC, il 5 giugno 2003 sugli schemi “Diritto Canonico” e “Rapporti Interrituali”. Introdurranno
la discussione i presidenti delle due commissioni impegnate (Inter-Sinodo)
LUNGRO: IL VESCOVO INVITA ALLE CONSULTAZIONI SINODALI |
// Vescovo di Lungro. S.E. Mons. Ercole
Lupinacci con la lettera circolare "al clero, alle religiose e ai fedeli
laici" del 26 febbraio
E'
stata distribuita dalla Curia
Ogni
parrocchia organizzi il lavoro di consultazione, anche con l'aiuto dei membri
delle Commissioni sinodali, in modo che per la tre - giorni di S. Cosmo
Albanese possa riferire all'Assemblea annuale i risultati conseguiti. Essa, a
Dio piacendo, si terrà nei giorni 28. 29 e 30 agosto 2003, con la
partecipazione di S.E. mons. Domenico Graziani, che parlerà sull'argomento
"Rievangelizzazione e Missione". Gli altri temi saranno trattati dal
clero dell'eparchia impegnato nelle commissioni sinodali.
L'assemblea
annuale è un momento di grazia che ci offre
Piana DEGLI ALBANESI: STUDIO DELLO
SCHEMA SINODALE SULLA "CATECHESI
II Direttore dell'Ufficio Catechistico Diocesano
dell'eparchia di Piana degli Albanesi ha organizzato un’intera giornata di
studio, il 6 aprile, sullo schema sinodale "Catechesi e mistagogia".
Nella lettera di convocazione del 12 marzo 2003,
indirizzata ai parroci, ai sacerdoti, ai religiosi/e, ai catechisti e operatori
pastorali dell'eparchia di Piana degli Albanesi, si scrive che l'incontro
offrirà "l'occasione per conoscere
Nella mattinata dopo una presentazione generale
della "Bozza" da parte dell'Archim. Antonino Paratore, segretario
della Commissione Centrale di Coordinamento, Papàs Pietro Lascari, presidente
della Commissione sulla "Catechesi", illustrerà lo schema
"Catechesi e mistagogia". Un secondo intervento sempre dello stesso
relatore avrà luogo nel pomeriggio. Segue la discussione. Al termine farà un
proprio intervento S. E .Mons. Sotir Ferrara, vescovo di Piana degli Albanesi (Inter/Sinodo).
I
comunicati della Segreteria o della Commissione Centrale di Coordinamento per
la preparazione del II Sinodo Intereparchiale possono
essere ripresi e
divulgati liberamente. Sede:
via dei Greci 46 – 00187 Roma; Tel/ Fax
06/3644903;
www.santatanasioroma.subito.cc; intersinodo@libero.it |
ROMA: COMUNITA’ CATTOLICA BIZANTINA STUDIO
DEGLI SCHEMI SINODALI
1. Sabato 22 marzo si sono incontrati i gruppi di
studio della Comunità cattolica bizantina di S. Atanasio per concordare tempi,
modalità e metodi per la consultazione sulla "Bozza" degli schemi
sinodali. Erano presenti i coordinatori dei gruppi e diversi mèmbri. Vi
partecipavano anche gli alunni italo-albanesi, delle eparchie di Lungro e di
Piana degli Albanesi, del Pontificio Collegio Greco. Ha introdotto l'incontro
l'Archim. Eleuterio F. Fortino, presidente della Commissione Centrale di
Coordinamento. Le consultazioni delle Comunità locali sulla bozza dei progetti
di schemi sinodali sono state indette dagli Ordinari delle tre Circoscrizioni
ecclesiastiche con documento del 2 febbraio 2003. Con queste consultazioni che
si estendono a tutte le parrocchie, le comunità religiose, gli organismi
ecclesiali, le associazioni cattoliche e i Circoli culturali, si intende
raccogliere suggerimenti per la loro revisione sia nel contenuto che nella
forma degli schemi elaborati dalle Commissioni preparatorie.
a) II primo gruppo sarà
coordinato dal Prof. Gaetano Passatelli
e dalla Dr. Eliana Picozza, esperti della CCC, ed esaminerà: Prologo
"Contesto teologico e pastorale". Catechesi e Mistagogia,
Rievangelizzazione. Liturgia, Ecumenismo;
b) II secondo gruppo sarà
coordinato dal prof. Domenico Morelli e
dal prof. Nicola Corduano, esperti della CCC, ed esaminerà Prologo
"Contesto teologico e pastorale". Diritto canonico. Rapporti
interrituali. Formazione del clero e alla vita consacrata;
e) II terzo gruppo sarà coordinato dal prof. Italo Costante Fortino, esperto
della CCC e dalla prof. Alessandra Chiatti, membro della segreteria della CCC,
ed esaminerà: Prologo "Contesto teologico e pastorale",
d). Il quarto gruppo sarà
coordinato dal diacono Ignazio Ceffalia,
membro della Commissione "Diritto canonico", e sarà composto
dagli alunni italo-albanesi del Pontificio Collegio Greco;
e) II quinto gruppo con sede
alla casa delle Suore Basiliane in Via S. Basilio a Roma, sarà coordinato da Sr. Rosalia Pecoraro, membro della
Commissione "Formazione del clero e alla vita consacrata", e sarà
composto da religiose.
3. Dopo un'essenziale
presentazione della "Bozza" e dello scopo delle consultazioni e del
metodo di lavoro sono stati concordati alcuni punti che i cinque gruppi di
studio dovranno tenere presenti:
1. Ogni gruppo studia in primo luogo la tematica indicata, ma non esclude la possibilità
di intervenire su altri temi di altri gruppi. Tutti i gruppi avranno presente
il prologo: "Contesto teologico e pastorale" del Sinodo.
Questo documento deve essere considerato come
l'ambito in cui si svolge il Sinodo nelle sue dimensioni teologiche,
ecclesiologiche e pastorali.
2. Lo studio deve avvenire nel quadro degli scopi generali del Sinodo: rinnovamento
delle comunità in vista della santificazione dei suoi mèmbri. Come sussidio
pratico la "Guida per le consultazioni delle Comunità locali" della
CCC (cfr. "Bozza" pp.2-4) potrà essere utilmente usata. Inoltre
l'eparchia di Lungro ha preparato un questionario più dettagliato.
3. Per le consultazioni è stato ricordato il criterio fondamentale da seguire per
l'analisi e le proposte da avanzare: si devono tenere presenti i seguenti
principi:
a) mantenere integre le tradizioni della
Chiesa bizantina (OE,2);
b) ritornare alle avite tradizioni qualora
indebitamente si fosse venuto meno ad esse(OE, 6);
e} osservare la norma dell'organico progresso
per eventuali innovazioni (OE. 6):
d) avere presenti le esigenze attuali e le
prospettive future delle tre Circoscrizioni.
Questi orientamenti sono stati approvati dagli
Ordinari all'inizio del lavoro delle Commissioni.
Se questi
criteri non saranno tenuti presenti* sarà impossibile per
accogliere
eventuali proposte.
4. Per quanto riguarda il contenuto va esaminato se la materia trattata risponde alle
esigenze reali, se vi sono lacune o aspetti non trattati in modo adeguato.
5. Per quanto riguarda la forma va esaminato se quella data ai vari articoli corrisponde
allo stile sinodale.
Proporre
eventuali modifiche.
6. Nello studio complessivo della
"bozza" va rilevato se vi siano
ripetizioni delle stesse questioni nei diversi schemi. Nel caso va proposta
una maggiore coerenza. I vari schemi sono stati elaborati da diverse
commissioni.
Devono
essere considerate le esigenze di coerenza stilistica.
7. Nell'esame degli schemi bisogna avere sempre
presente il principio "
intereparchiale ". Le indicazioni che saranno presentate devono
corrispondere alle esigenze delle tre Circoscrizioni. Occorre tenere quindi
presenti le indicazioni segnalate nel "contesto pastorale" (cfr.
Prologo).
8. Le proposte dovranno essere fatte tenendo
presente la visione teologica,
spirituale, liturgica, catechetica.
bizantina
con un" interna coerenza. Nelle nostre comunità il riferimento solido in
questa materia è quello liturgico
che
dovrebbe ispirare la prospettiva sinodale.
9. I diversi schemi sinodali dovranno avere
anche concrete indicazioni pastorali.
Non ci si deve fermare ad una
descrizione
fenomenologica dei problemi ma vanno individuate linee di soluzione.
Lo studio deve essere
concluso entro il 30 agosto 2003
le proposte devono essere fatte pervenire alla CCC
usando il "formulario" contenuto nella "bozza (Besa/Roma)
ROMA,
4 MARZO 2003 – SESSIONE DELLA CCC
II 4 marzo 2003 si è
incontrata a Roma nella Sede di via dei Greci, 46
1.
2. Per le consultazioni
a) mantenere integre le tradizioni della
Chiesa bizantina (OE, 2);
b) ritornare alle avite tradizioni qualora
indebitamente si fosse venuto meno ad esse(OE, 6);
e) osservare la norma dell'organico
progresso per eventuali innovazioni (OE, 6);
d) avere presenti le esigenze attuali e le
prospettive future delle tre Circoscrizioni.
Questi orientamenti sono stati approvati dagli
Ordinar! all'inizio del lavoro delle Commissioni.
Se questi
criteri non saranno tenuti presenti, sarà impossibile per
3 Durante le consultazioni delle Comunità locali,
4.
5.
6. Uno studio speciale occorre anche per le abbreviazioni liturgiche.
7.
8.
ROMA: L’ASSE SINODALE
Nell'ambito del Circolo "Besa-Fede" di
Roma sono sorti diversi interrogativi circa la consultazione sulla
"Bozza" elaborata in preparazione del II Sinodo Intereparchiale. Tre
in particolare sono stati posti al Presidente della Commissione Centrale di
coordinamento l'Archimandrita Eleuterio F. Fortino: a) II criterio di analisi
nelle consultazioni, b) l'asse sinodale, e) lo scopo del Sinodo che deve
ispirare l'intero studio. Riportiamo alcuni elementi delle risposte:
Domanda: Gli Ordinari hanno indetto le consultazioni delle comunità locali, con
quale criterio devono lavorare i
gruppi locali per offrire un contributo reale?
Risposta: L’indizione delle consultazioni
costituisce un passaggio importante nella preparazione del Sinodo. La
consultazione avviene su una bozza che raccoglie i progetti di schemi elaborati
dalle varie commissioni. Ora su questo materiale raccolto rifletteranno le
comunità locali per offrire il proprio contributo di pensiero. E' un evento
importante tanto dal punto di vista teologico perché il sinodo deve esprimere
la comunione ecclesiale, quando pratico per la precisazione delle proposte
sinodali. La riflessione sinodale passa dalle Commissioni all'Assemblea
ecclesiale nelle sue varie articolazioni. Con quale criterio lavorare?
Certamente i vari gruppi di consultazione sono differenziati per interessi
particolari e per dimensioni culturali. Tutti però possono indicare esigenze,
desideri, proposte. E' ovvio che l'insieme deve rispondere a dei criteri
costruttivi di comunione e devono essere adeguati alla situazione. Il criterio,
fondamentalmente, è già definito nel regolamento delle commissioni. E cioè:
qualsiasi
proposta deve essere fatta in consonanza con il Magistero della Chiesa, con la
tradizione bizantina (teologica, spirituale, disciplinare, liturgica) e
patristica e per quanto riguarda le parrocchie latine dell'Eparchia di Piana degli
Albanesi con la tradizione romana. Inoltre si devono tenere presente i seguenti
principi:
a) mantenere integre le tradizioni della Chiesa
bizantina (OE, 2);
b) ritornare alle avite tradizioni qualora
indebitamente si fosse venuto meno ad esse(OE, 6);
c) osservare la norma dell'organico progresso per
eventuali innovazioni (OE, 6);
d) avere presenti le esigenze attuali e le
prospettive future delle tre Circoscrizioni.
Questi
orientamenti sono stati approvati dagli Ordinari all'inizio del lavoro delle
Commissioni. Se questi criteri non saranno tenuti presenti, sarà impossibile
per
Domanda: Le tematiche incluse nella bozza sembrano internamente coerenti e articolate
fra di esse. Ma qual è il vero asse sinodale che regge l'intera impalcatura?
Risposta: Il prologo
descrive il contesto teologico e quello pastorale in cui si situa la ricerca
sinodale. Su questa base si ergono i vari schemi che trovano il loro asse in
tre punti nodali:
La Liturgia è l'attività centrale di ogni
comunità cristiana. Tanto dal punto di vista teologico che pratico. Se si
osservano le nostre Comunità la liturgia è l'attività prevalente. Ogni altra
attività è in preparazione o in esecuzione della celebrazione liturgica. Dalla
liturgia dipende anche l'impostazione etica della vita e la qualità
dell'impegno comunitario, sociale, politico del cristiano. La missione poi è all'orizzonte della vita di ogni comunità
cristiana. S. Pietro nella sua seconda lettera dice che bisogna esser sempre
pronti a dare ragione della speranza che abbiamo ricevuto. L'annuncio
dell'Evangelo deve orientare la vita di ciascuno e della comunità. Si tratta di
un aspetto veramente dinamico. Scuote dalla sonnolenza, dall'autocompiacimento,
dalla statica ripetizione di rubriche talvolta senza più senso. La missione fa
scoprire e vivere l'essenza, del Vangelo: l'annuncio della salvezza. Lo schema
valorizza la cultura come strumento di trasmissione della fede, ma richiama
anche all'ambiguità della cultura, specialmente di una parte della cultura
odierna. Anche la cultura deve essere esorcizzata dagli influssi maligni, deve
essere evangelizzata. Attorno a questo asse si sviluppano gli altri argomenti
sinodali.
Domanda: Per l'analisi di un testo è utile avere
presente lo scopo ultimo. Verso che cosa si orienta la preparazione sinodale7
Risposta: Lo scopo è
latente all'intero testo ed esplicito nell'epilogo. Si tratta di una
riflessione comunitaria all'interno delle tre Circoscrizioni in vista di un
rinnovamento evangelico. Saranno certamente necessario e utili innovazioni
nell'organizzazione delle varie comunità e dei vari settori:
catechesi,
liturgia, disciplina, pastorale. Ma lo scopo vero e ultimo è quello di favorire
la vita secondo lo Spirito. E detto in termini semplici: lo scopo del Sinodo è
la santificazione dei battezzati nelle tre Circoscrizioni.
In questa
prospettiva nel prologo e in altre parti dei testi pre - sinodali si sottolinea
la natura della Comunità cristiana che è in attesa del Regno di Dio. L'immagine
proposta dal dépliant sulla preparazione del Sinodo e dalla copertina della
"Bozza per le consultazioni", e cioè il mosaico dell'arco trionfale
della Basilica di S. M. di Grottaferrata che rappresenta il trono vuoto tra i dodici apostoli,
sottolinea l'attesa del Signore che verrà nella gloria. Anche le nostre
comunità sono in via verso questo incontro salvifico, per questa Ypapantì
definitiva.
Domanda: Per lei cosa è il nostro Sinodo?
Risposta: E' una
vera grazia di Dio. Ed è la maggiore iniziativa pastorale presa dai nostri
Ordinari. Dal punto di vista storico, forse bisogna dire che è l'ultima
opportunità per la sopravvivenza delle nostre comunità, per la salvezza dall'omologazione
e dalla dispersione spirituale. Ma, forse non crediamo noi in Dio che non
abbandona il suo popolo e lo salva nella distretta? Ci sono anche delle attese
di Dio per il nostro Sinodo (Inter-Sinodo).
INCONTRO DELLA
CCC – ROMA - 1 APRILE 2003
SUGLI SCHEMI
“CATECHESI E MISTAGOGIA” E “LITURGIA”
Il 1° aprile 2003 si è tenuto a Roma un incontro
della Commissione Centrale di Coordinamento (CCC) per un esame degli schemi
su“Catechesi e Mistagogia” e “Liturgia”. Vi hanno preso parte anche i due presidenti
delle Commissioni che hanno redatto i
due schemi.
1. Il Presidente della CCC, Archim. Eleuterio F. Fortino, ha comunicato alcune informazioni sulle consultazioni in atto nelle tre Circoscrizioni. Egli ha anche comunicato che sono stati chiesti pareri ad alcuni esperti.
·
Per il primo capitolo è stata richiesta una lettura critica a p. Emmanuele
Lanne OSB.
· Per il secondo capitolo è
stato chiesto un contributo a p. prof. Innocenzo Gargano OSB (Pontificio
Istituto Orientale) sul tema: “Interpretazione
della Sacra Scrittura dei Padri, in particolare di quelli che hanno avuto un
diretto influsso sulla tradizione, particolarmente liturgica, bizantina”;
· Per “Catechesi e Mistagogia”
è stato chiesto un progetto di paragrafo al prof. Mons. Basilio Petrà su
“Formazione della coscienza cristiana”. Una lettura generale dello schema è
stata chiesta a Mons. Walter Ruspi, direttore di UCN (CEI).
· Per la “Liturgia” sono stati
consultati p. Oliviero Raquez OSB, già rettore del Collegio Greco e p. Manel
Nin OSB, attuale rettore del Collegio Greco.
· Per la “Formazione del clero
e alla vita consacrata” è stato consultato p. Prof. Luigi Padovese;
· Per gli schemi “Diritto
canonico” e Rapporti Interrituali” sono stati consultati il p. Prof. Lorenzo Lo
russo OP, docente di Diritto Canonico, (Angelicum, PIO e Istituto Ecumenico S.
Nicola di Bari) e p. Giorgio Gallaro, canonista, sacerdote melkita (USA).
· Su questi due schemi è stato consultato,
anche il dr. prof. K.Fǖrst, docente universitario di Diritto Canonico
(Germania), che a suo tempo è stato segretario tecnico della Commissione
Pontificia per la redazione del CCEO.
· Altri saranno consultati a seconda delle
necessità per gli altri schemi.
2. La riflessione sullo
schema “Catechesi e mistagogia” è stata introdotta dal Presidente della
relativa commissione Papàs Pietro Lascari, che ha anche segnalato alcuni
aspetti che vanno migliorati nel corso della consultazione.
Dalla conversazione seguita,
il Segretario della CCC Archim. Antonio Paratore, ha raccolto i problemi
emersi. Quest’elenco sarà inviato alla Commissione competente come contributo
alla revisione:
*Recupero e chiarezza della
terminologia propria;
*Snellimento del testo;
*Equilibrio tra testo
argomentativo e normativo “canonico”;
*Rivisitazione del testo da
esperti o gruppo ristretto;
*Indicazioni operativi da
redigere dopo il Sinodo;
*Direttorio o Catechismi
eparchiali;
*Segreteria permanente inter-eparchiale
da costituire dopo il Sinodo;
*Occore una introduzione appropriata del testo: centrare l’introduzione
sulla “Catechesi e Mistagogia” e non sulla missione;
*Mens unitaria delle parti
del testo per una visione unitaria sulla catechesi, pastorale ecc…
*Maggiore accenno: Catechesi
e famiglia, Catechesi e giovani.
*Paragrafi § 66-68 si
dovrebbero inserire nel testo della “Formazione del clero e della vita
consacrata”
*Indicazioni per un Catechismo comune tra le parrocchie latine e
bizantine presenti nell’eparchia di Piana degli Albanesi.
3. La riflessione sullo schema “Liturgia” è stata introdotta dal
Presidente della Commissione liturgica, Papàs Lorenzo Forestieri. Anch’egli ha
spiegato gli scopi del progetto e ha segnalato quelle parti che meritano una
speciale attenzione nella revisione.
Il Segretario della CCC ha
raccolto le tematiche da sottoporre alla Commissione liturgica per la
revisione:
*Nell’introduzione maggiore
fedeltà e coerenza alla propria tradizione;
*Per le parrocchie latine presenti nell’eparchia di Piana degli
Albanesi tenere presente i libri liturgici e le direttive della CEI;
*La pastorale orientata verso la celebrazione liturgica;
*
*Rileggere il testo liturgico alla luce del CCEO.
4 Riprendendo
la riflessione iniziata nella precedente sessione della CCC, su “come” celebrare il Sinodo, Papàs
Donato Oliverio ha riferito sulle procedure usate per la celebrazione dell’Assemblea
Eparchiale di Lungro. Occorrerà elaborare un “Regolamento del Sinodo Intereparchiale”. Anche per questa materia
occorrerà tenere presente il CCEO.
5. Occorrerà in seguito pensare anche “come” celebrare “liturgicamente” il Sinodo Intereparchiale.
6. Il
10 aprile p. Oliviero Raquez OSB, già rettore del Collegio Greco, esperto della
CCC, compie 80 anni. Domenica 6 aprile presiederà la Divina Liturgia in S.
Atanasio.
7. La prossima
riunione della CCC, come deciso nella sessione del 4 marzo scorso, avrà luogo il 17 maggio 2003 sugli
schemi “Formazione del clero” e “Ecumenismo e Dialogo Interreligioso” (Inter-Sinodo).
La preparazione del II
Sinodo Intereparchiale ha compiuto un passaggio decisivo. Le Commissioni
preparatorie hanno completato la prima fase di lavoro con l’elaborazione dei
progetti degli schemi sui temi ad esse assegnati.
Gli Ordinari
hanno indetto le consultazioni con il seguente documento:
- Ai Sacerdoti diocesani e
Religiosi
- Al Consiglio Presbiterale
- Alle Comunità religiose
- Ai membri del Consiglio
pastorale diocesano
- Ai membri dei Consigli
pastorali parrocchiali
- Alle Associazioni
cattoliche e Gruppi
- Ai catechisti
- Agli insegnanti di
religione
- Ai circoli culturali
Ringraziamo calorosamente
tutte le Commissioni per la dedizione con cui hanno lavorato per l'elaborazione
degli schemi sinodali.
Si apre ora una nuova fase,
quella della consultazione delle Comunità locali: parrocchie, organismi
ecclesiali, consigli presbiterali, consigli pastorali, comunità religiose,
associazioni cattoliche, circoli culturali.
Chiediamo che i vari schemi
siano studiati attentamente e siano apportate le precisazioni, le integrazioni
e le proposte considerate utili al miglioramento dei testi.
Nella forma richiesta dal
formulario le osservazioni siano inviate alla Commissione Centrale di
Coordinamento (via dei Greci 46 - 00187
Roma, Tel. 06. 3244903; e-mail: intersinodo@libero.it), la quale dopo un primo
esame le trasmetterà alle rispettive Commissioni per la revisione dei testi.
Sin da ora ringraziamo tutti
per il loro contributo di preghiera, di studio e di immaginazione costruttiva
di comunione delle nostre Circoscrizioni.
Dalle Nostre Sedi il 2 febbraio 2003
+Ercole, vescovo
+Sotir, vescovo
Emiliano, archimandrita esarca
Questa consultazione coinvolgerà durante quest’anno
tutte le componenti ecclesiali delle tre Circoscrizioni.
Quest’ampia consultazione costituirà un fattore dinamico per una crescita della comunione e per un rinnovato annuncio dell’Evangelo (Inter Sinodo).
INTER – SINODO
Lettera Periodica
Commissione Centrale di Coordinamento del II Sinodo Intereparchiale
(Eparchie di Lungro e di Piana degli Albanesi - Monastero Esarchico di
Grottaferrata)
35/2002 “L’informazione ordina e coordina” (Besa)
INCONTRO DELLA CCC - 12 DICEMBRE 2002 |
Comunicato della Segreteria
esecutiva:
Giovedì 12 dicembre 2002, si
è tenuta a Roma l’incontro della Commissione Centrale di Coordinamento per
definire la “Bozza per
1. Le Commissioni avevano
terminato il loro lavoro al tempo concordato. Gli schemi che ne sono risultati
erano stati esaminati dalla CCC nell’incontro del 14 novembre scorso.
2.
3.
4.
5. Il Presidente della CCC
ha ringraziato i membri per la loro dedizione nonostante gli impegni pastorali
e professionali di ciascuno. Il loro servizio di sollecitazione e di
coordinamento ha fatto sì che si arrivasse alle scadenze con il lavoro
compiuto. Il Presidente ha anche ringraziato gli esperti consultati e la
segreteria esecutiva che ha svolto con dedizione e benevolmente il compito
affidatole.
6.
7. E’ stato confermato il
programma di lavoro per il Sinodo che prevede che “entro il 30 agosto del 2003
i responsabili delle Comunità locali trasmetteranno alla CCC le osservazioni
raccolte”.
8.
Lettera Periodica
Commissione Centrale di Coordinamento del
II Sinodo Intereparchiale
(Eparchie di Lungro e di Piana degli
Albanesi - Monastero Esarchico di Grottaferrata)
33/2002
“L’informazione ordina
e coordina” (Besa)
INCONTRO DELLA CCC Esame degli schemi elaborati dalle
Commissioni in vista della compilazione della “Bozza
per la consultazione delle Comunità locali” Grottaferrata – 14 Novembre 2002 |
Comunicato della Segreteria esecutiva
Il 14 novembre 2002 si è riunita a Grottaferrata
Le Commissioni hanno
raccolto un ricco materiale in grado di costituire la “Bozza” per essere
sottoposta agli ordinari per autorizzare la consultazione. Allo stato attuale
stanno pervenendo osservazioni dagli esperti consultati.
Il sommario della “Bozza”
risulta così composto ed organizzato:
1. Prologo: “Contesto teologico
e pastorale” del Sinodo
2.
3. Catechesi,
4. Liturgia,
5. Formazione del clero e alla
vita consacrata,
6. Diritto Canonico,
7. Rapporti Interrituali,
8. Ecumenismo,
9. Rievangelizzazione e missione
10. Epilogo:
“Chiamati ad essere santi” (Rom 1,7).
Un vivo ringraziamento è stato espresso al Monastero di Grottaferrata, che ha ospitato anche quest’incontro come tanti altri della CCC e di singole Commissioni. Ciò ha facilitato enormemente la preparazione del II Sinodo Intereparchiale.
I comunicati della Segreteria
o della Commissione Centrale di Coordinamento per la preparazione del II Sinodo
Intereparchiale possono essere ripresi e
divulgati liberamente.
Sede: Via dei Greci 46–00187
Roma ; Tel/ Fax 06/3244903; intersinodo@libero.it; www.santatanasioroma.subito.cc
ROMA: SINODO
INTEREPARCHIALE :CONCLUSA
Si avvia a
conclusione la prima fase di preparazione del II Sinodo Intereparchiale.
Abbiamo
chiesto al Presidente della Commissione Centrale di Coordinamento (CCC),
archim. Eleuterio F. Fortino di “farci il punto”. Egli ci ha così risposto:
R: Le sette commissioni
preparatorie hanno terminato il loro lavoro sui sette temi e, entro i tempi
previsti, hanno fatto pervenire alla CCC gli schemi preparati. Ad eccezione di
una che ha chiesto un po’ di tempo in più per una ragione tecnica. Il compito
richiesto alle Commissioni è stato quindi già espletato.
Domanda: Cosa avviene ora di questo materiale?
R: Sui singoli schemi inviati si è chiesta una
“lettura critica” ad alcuni esperti allo scopo di esaminare se vi sia qualche
elemento importante da aggiungere o qualche precisazione essenziale da fare.
Nel caso affermativo
Domanda: E poi?
R: Il testo che ne risulterà, organizzato come
“bozza per la consultazione delle Comunità locali” ossia come uno “strumento di
lavoro”, sarà inviato entro il mese di dicembre 2002 agli Ordinari in modo da
preparare la consultazione.
Domanda: Chi sarà consultato?
R: Innanzitutto le parrocchie, e ugualmente le
comunità religiose, ma anche le associazioni, gli organismi ecclesiali
(consigli pastorali e presbiterali), i Circoli culturali. Gli Ordinari
naturalmente potranno coinvolgere anche singoli consultori.
Domanda: Lei ha già visto questi schemi?
Certo. E’ stato raccolto un materiale importante per
le proposte da formulare per il Sinodo.
Le Commissioni hanno lavorato con impegno. E di
questo sono grato ai Presidenti, ai Segretari e ai Membri tutti (Besa/Roma).
CALABRIA: EPARCHIA DI LUNGRO
In preparazione
del II Sinodo Intereparchiale è stato effettuato uno studio previo sul
“contesto teologico e pastorale” nel quale deve inserirsi il Sinodo. Riportiamo
un contributo di Papàs Donato Oliverio, membro della Commissione Centrale di
Coordinamento:
Un popolo di Dio in cammino nella storia
1. Oltre cinque secoli fa una
parte della popolazione albanese ha collettivamente abbandonato città e
villaggi della terra natia davanti all’avanzata dei Turchi, prima e dopo la
caduta di Costantinopoli (1453). Solidali anche nella cattiva sorte, questi
apprezzati combattenti lasciarono così Korone, Metone,
Riconoscenza alla sede apostolica
2. Tra il 1521 e il 1562, una serie di documenti
pontifici di Leone X, Clemente VII, Paolo III, Giulio III e Pio IV ribadivano,
soprattutto a monito dei vescovi italiani e delle autorità civili delle regioni
della Penisola, che ospitavano in modo stabile degli Albanesi, che, in virtù
degli accordi sottoscritti a Firenze,
Sia per
Oltre l’emergenza, il problema non era facile da
risolvere.
I Papi hanno inteso inquadrarlo definitivamente nel
sistema canonico occidentale con la creazione di un vescovo ordinante di rito
bizantino per i fedeli di quel rito viventi in Italia, così nel 1735 Clemente
XII sanciva la nomina di un vescovo titolare, cui espressamente era demandata
la funzione di ordinare i preti di rito bizantino per le comunità ecclesiali di
Calabria.
L’istituzione
dell’eparchia di Lungro
3. L’istituzione dell’eparchia
di Lungro segna una nuova epoca nella storia degli italo-albanesi. La
dispersione di queste comunità in varie giurisdizioni nel passato ha reso
impossibile una coscienza propria e unitaria; la sottomissione ad Ordinari
latini era la causa più importante di gravi e fastidiose liti e di dissensi,
che ha causato un progressivo deterioramento delle tradizioni liturgiche e
disciplinari, e ha rappresentato per le comunità italo-albanesi un innegabile
declassamento ecclesiologico.
Con l’istituzione dell’eparchia di Lungro, le
comunità albanesi disperse compresero che aveva inizio il tanto voluto ed
atteso processo unitario che si compirà successivamente nel 1937 con
l’istituzione dell’eparchia di Piana degli Albanesi in Sicilia.
Il 13 febbraio 1919 Benedetto XV, con atto di grande
lungimiranza, erigeva con la costituzione “Cattolici
fideles greci ritus” L’eparchia di Lungro per gli italo-albanesi
dell’Italia continentale, immediatamente soggetta alla S. Sede.
Un atto di grande portata storica per le comunità
italo-albanesi, ma anche un fatto di grande importanza ecclesiale.
I vescovi ordinari residenziali
4. Il primo vescovo ordinario di Lungro Giovanni
Mele (1919-1979) dovette affrontare vari problemi, ma uno del tutto particolare
e cioè quello di incarnare in una particolare cultura, quella albanese, la
tradizione bizantina deteriorata nel tempo. La sua fatica è stata quella di
creare una comunità diocesana che integrasse più autenticamente il grande
patrimonio liturgico, spirituale, disciplinare e teologico bizantino e la
cultura delle comunità albanesi.
Gli successe Giovanni Stamati (1967-1987),
Amministratore Apostolico “sede plena”, e dal 1979 ordinario della stessa
eparchia.
Il vescovo Stamati, assunta la guida dell’eparchia
nell’immediato post-concilio, ispirò il suo programma ai documenti del Concilio
Vaticano II, per un rinnovamento spirituale e religioso, facendo perno su due
componenti essenziali della vita della Chiesa locale: la liturgia e la
pastorale. Il rinnovamento liturgico si propone lo scopo di far vivere a tutta
la comunità diocesana la propria tradizione orientale. A tal fine viene
introdotta nella liturgia la lingua albanese, la lingua che di fatto parla il
popolo. Parallelamente il rinnovamento pastorale intendeva stimolare ciascuno e
soprattutto i laici a partecipare alla vita dell’eparchia in modo consapevole
ed efficace, assumendo i compiti che spettano loro nella diocesi.
Il terzo vescovo dell’eparchia è Ercole Lupinacci
(dal 1988).
5. L’eparchia di Lungro conta
oggi 32.328 abitanti e la sua estensione su 493 Kmq non ha una continuità
territoriale.
L’unità del vescovo con la sua Chiesa si manifesta
anche a livello di strutture. Con esse egli può aiutare le singole comunità a
crescere insieme. Nell’esercitare la sua autorità sulla eparchia, il vescovo ha
a disposizione: il Consiglio Presbiterale, il Collegio dei Consultori
Eparchiali, il Consiglio Eparchiale per gli Affari Economici, il Consiglio
Pastorale Diocesano con l’ausilio delle varie commissioni, come organi
consultivi;
La pratica religiosa
6. La partecipazione alla
liturgia domenicale è del 20% dell’intera popolazione residente compresi
bambini e anziani. La prevalenza è delle donne rispetto agli uomini.
Molto alto rimane il numero di coloro che richiedono
i sacramenti che segnano momenti significativi della vita: iniziazione
cristiana, matrimonio e unzione dei malati. Si nota tuttavia una tendenza verso
matrimoni civili, anche se su una percentuale molto bassa.
Elevata è anche l’adesione all’insegnamento di
religione cattolica nelle scuole pubbliche (99,5%).
Riguardo al rapporto di identificazione con
- gli
anagrafico-separati: si tratta di coloro che non si riconoscono nella Chiesa e si
considerano separati da essa. Tra essi rientrano sia le persone che tentano di
basare la propria vita su valori etici ma non sul trascendente, sia quelle che
operano una scelta materialistica cosciente, cedendo all’edonismo, al
consumismo, al primato del denaro.
- gli
indifferenti:
ovvero quelli che si identificano parzialmente con
- i
praticanti:
avvertono l’appartenenza alla Chiesa e partecipano in modo più o meno
consapevole; trovano nella Chiesa la risposta al loro bisogno di significato e
i fondamentali orientamenti di vita.
- gli
impegnati:
sono coloro che hanno fede consapevole, assunta con convinzione personale;
partecipano intensamente alla vita ecclesiale e avvertono la spinta a
conformarsi alla Parola di Dio; sono aperti al dialogo con gli altri e
all’annuncio della propria fede.
La distribuzione quantitativa dei fedeli
appartenenti alla eparchia in tali categorie non appare oggi calcolabile;
tuttavia, la categoria degli “indifferenti” è certamente abbastanza diffusa
come accade anche in altre parti d’Italia.
L’articolazione della presenza ecclesiale
7. L’eparchia di Lungro,
comprende oggi 27 parrocchie organizzate in 4 vicarie, sparse in un territorio
non omogeneo in Calabria (provincia di Cosenza), Basilicata (provincia di
Potenza), una parrocchia a Lecce ed una in Abruzzo (provincia di Pescara). I
sacerdoti sono 35.
Con ammirevole spirito missionario e di sacrificio,
generosamente sono al servizio dell’eparchia le religiose divise in 13 comunità
di due Congregazioni: le Suore delle Piccole Operarie dei Sacri Cuori di Acri e
le Suore Basiliane figlie di S. Macrina.
Le Suore operano non solo negli asili d’infanzia, ma
si dedicano anche all’educazione della gioventù femminile, all’assistenza degli
ammalati, ai laboratori di cucito e ricamo, alla catechesi, a mantenere il
decoro della chiesa. Vi sono inoltre in eparchia: il Centro di Assistenza
Preventiva Giovanile di Acquaformosa, modernamente attrezzato, dove i ragazzi
in età scolastica, poveri o figli di famiglie numerose, ricevono tutte le cure
e vengono avviati ad una formazione cristiana; l’Istituto di Assistenza “SS
Cosma e Damiano” di S. Cosmo Albanese per bambine orfane e bisognose; il Liceo
socio-psico-pedagogico “Maria Immacolata” di S. Giorgio Albanese, con annesso
collegio femminile. Vi è poi
Un’ampia azione è svolta dalla Caritas Diocesana che
opera a vari livelli sia in relazione ai bisogni locali con centri di ascolto,
che in rapporto ai bisogni nazionali e internazionali.
Il seminario minore “Benedetto XV” di Grottaferrata
permette un’esperienza unica e ricca dal punto di vista culturale, spirituale e
liturgico. Per espletare il curricolo filosofico – teologico i nostri
seminaristi frequentano il Pontificio Collegio Greco di Roma, seminario
maggiore, che è un Collegio internazionale.
Il Collegio Greco offre un’ottima formazione
liturgica, spirituale, teologica bizantina e permette di poter studiare nelle
università e istituti teologici di Roma.
Ricco e vario è il fermento che anima le comunità
parrocchiali e che si esprime nella vivace presenza delle associazioni laicali
come l’Azione Cattolica, dei gruppi di catechisti e dei gruppi caritas, che
esprimono la molteplicità dei doni di Dio in ordine all’annuncio della salvezza
e alla testimonianza dell’amore fraterno.
L’Istituto di Scienze Religiose opera da diversi
anni, esso ha come fine la crescita culturale di un laicato sempre più
impegnato come protagonista nell’attività pastorale.
Riflessioni e interrogativi
8. I dati fin qui esposti sulla realtà della vita
cristiana a Lungro, consentono varie considerazioni.
Da una parte, si deve constatare che anche
nell’eparchia si risentono gli effetti della trasformazione culturale e sociale
sperimentata dall’Italia intera in questi anni: la pratica religiosa è molto
diminuita, si è allargato il numero delle persone non credenti e di quelle
indifferenti.
Si sono largamente diffusi comportamenti quali la
convivenza, il divorzio e l’aborto che sono incompatibili con la professione
cristiana.
Il consumismo è diventato modello dominante del
vivere. I riferimenti al divino sono limitati a particolari situazioni vitali.
E’ doveroso, però, riconoscere, dall’altra parte,
che lo Spirito del Signore agisce fortemente nella nostra comunità, sia
rinnovando potentemente e felicemente l’azione pastorale dei sacerdoti, sia
suscitando una partecipazione più consapevole e attiva da parte del laicato,
una crescita di identificazione con
Tanti sono i segni di speranza: si guardi al numero
crescente dei catechisti parrocchiali, alle iniziative di carità (centri di
ascolto), alla presenza incisiva dell’Azione Cattolica, all’assunzione di
responsabilità da parte dei laici nei consigli pastorali parrocchiali e nei
consigli parrocchiali per gli affari economici.
A ben vedere, tutti questi segni positivi che
osserviamo nella nostra Chiesa sono riassumibili in una sola affermazione:
sostenuto dall’azione generosa del clero, il laicato
cresce e vuole sempre di più crescere, divenendo corresponsabile attivo della
missione della Chiesa insieme ai sacerdoti raccolti intorno al vescovo, a colui
che rende presente la verità della fede apostolica in mezzo a noi ed è stato
costituito pastore.
All’interno della Chiesa cattolica in Italia
9.
Lo speciale legame che unisce la nostra eparchia di
rito greco all’Albania e alla Grecia deve intensificarsi e svolgersi in
ottemperanza delle norme del “Direttorio per l’ecumenismo”, dove sono indicati
i percorsi da seguire.
Le nostre comunità verso l’esterno
10. Lo sguardo deve allargarsi. E’ importante saper
cogliere anche il nostro tempo, i suoi segni, le sue caratteristiche.
Occorre guardare Lungro o Piana degli Albanesi, il
suo entroterra dove sono sparse e vivono le diverse comunità delle diocesi.
Tre sono i punti su cui siamo chiamati ad
esaminarci: la missione, la testimonianza, la carità (Besa/Roma).
SICILIA:
EPARCHIA DI PIANA DEGLI ALBANESI
Riportiamo il
contributo dell’Archimandrita Antonino
Paratore, segretario della Commissione Centrale di Coordinamento, allo studio previo, fatto per
identificare gli elementi del contesto teologico pastorale in cui si collocherà
il II Sinodo Interpeparchiale:
Prima di qualsiasi avvenuta
costituzione, l’eparchia di Piana degli Albanesi è frutto di un'esperienza
ecclesiale che si è storicamente e culturalmente configurata nell’immediato
entroterra siciliano prospiciente il golfo di Palermo.
Le sue radici la legano al mondo orientale così come
esso si è configurato durante l’epoca bizantina.
I nostri antenati provengono da questo mondo con cui
condividiamo la stessa fede precedente ad ogni divisione.
Naturale ponte di vissuto ecumenismo e sempre alla
ricerca di una complessa e variegata identità, la nostra Chiesa arbëreshe è
stata ed è impegnata in un dialogo che ha sempre e comunque legato il volto
orientale e quello occidentale dell’unica esperienza di fede.
Momenti e figure
L’eparchia di Piana degli Albanesi nasce con la
bolla Apostolica Sedes emanata da Pio
XI il 26 ottobre 1937 come immediatamente soggetta alla Santa Sede. Essa viene
costituita per i fedeli di rito bizantino greco di Sicilia. Il primo
amministratore apostolico fu l'Arcivescovo di Palermo, cardinale Luigi
Lavitrano (1937-1946). Nell’immediato secondo dopoguerra, in data 3 gennaio
1947, veniva nominato quale nuovo amministratore apostolico l'Arcivescovo di
Palermo, card. Ernesto Ruffini (1947-1967). Questo primo periodo si caratterizza
per l’organizzazione iniziale e la tutela della tradizione liturgica.
Un altro elemento che riconfigurerà l’eparchia in
modo nuovo è rappresentato dalla bolla Orientalis
Ecclesiae di Giovanni XXIII, dell’8 luglio 1960, con la quale tutte le parrocchie
con i rispettivi fedeli presenti nel territorio dell’eparchia,
indipendentemente dal rito, passavano sotto la giurisdizione del “solo vescovo”
di Piana degli Albanesi. Il 12 luglio 1967 veniva nominato il primo Vescovo di
Piana degli Albanesi nella persona di Mons. Giuseppe Perniciaro, già ausiliare
dell’Amministratore Apostolico. Reggerà l’eparchia fino al 1980. Tra le note
caratterizzanti il suo governo vengono ricordate la sua decisa volontà nel
promuovere l’attività ecumenica, soprattutto nei confronti delle Chiese
ortodosse; la sua partecipazione ai lavori del Concilio Vaticano II.
Nel 1981 veniva nominato
vescovo mons. Ercole Lupinacci, dell’eparchia di Lungro, che reggerà fino al
1987, anno nel quale verrà trasferito come pastore dell’eparchia di origine.
Durante questo periodo l’eparchia sarà caratterizzata dalla decisa volontà del
pastore di dare compimento ad una ideale continuità con l’attività ecumenica
intrapresa da mons. Perniciaro, dà un impulso alla piena riacquisizione della
sua identità culturale (arbëreshe) ed ecclesiale (bizantina), alla
riorganizzazione di vari organismi diocesani e, soprattutto, all’impegno per
realizzare una fattiva convivenza tra i due riti (romano–bizantino).
Il
15 ottobre 1988 veniva nominato il terzo e attuale vescovo, mons. Sotir
Ferrara, consacrato il 15 gennaio 1989.
L’attuale volto dell’eparchia
Il territorio, di 430 km2, situato nella
provincia di Palermo, è discontinuo con paesi che distano tra loro dai 40 agli
1.
Il clero è costituito da sacerdoti appartenenti ai due riti –
romano e bizantino – che generalmente hanno incominciato l’iter formativo nel
seminario diocesano di Piana degli Albanesi (scuole medie inferiori), per
proseguire quindi nel seminario Benedetto XV di Grottaferrata (liceo). Per
studi del ciclo istituzionale filosofico – teologico e le successive
specializzazioni, gli aspiranti agli Ordini Sacri dimorano nel Pontificio
Collegio Greco in Roma. Attualmente il numero dei sacerdoti è 33, dei quali 23
di rito greco e 10 di rito latino, due diaconi (di rito bizantino).
2.
3. Il Laicato. Notevole e
vivace la pluralità di esperienze e movimenti ecclesiali presenti in Eparchia.
Dall’Azione Cattolica agli Scouts, ai gruppi di preghiera vicini all’esperienza
carismatica e neocatecumenale. Anche se non sono scevre da problematiche e
difficoltà, è indubbia la positività di tali realtà ecclesiali, che
contribuiscono ad arricchire il panorama eparchiale. All’interno di tale realtà
si collocano le esperienze di fattiva carità sia nei confronti delle
marginalità presenti all’interno dell’eparchia, sia con esperienze di presenza
caritativa in Albania.
Attività e
produzione culturale.
L’Associazione Culturale per l’Oriente Cristiano,
nata nel 1931, dal 1961 cura la stampa della rivista “Oriente Cristiano”, che
tra i suoi Quaderni vanta notevoli
pubblicazioni; nel 1979 è stata costituita la “Comunità permanente di
spiritualità orientale ed ecumenica”, che promuove ogni anno i Convegni
ecclesiali eparchiali; nel
nelle
manifestazioni di solidarietà civica (per la pace, pro Kossovo ecc.,
accoglienza dei profughi albanesi).
4. La presenza del territorio
eparchiale nel tessuto culturale italiano trova la sua espressione più
significativa a livello ecclesiale, in cui si hanno relazioni fraterne nella
partecipazione dell’eparca ai due massimi organi ecclesiastici collegiali:
5. La composita natura rituale dell’eparchia rende
evidente il suo ecumenismo vissuto. La storia dell’eparchia, ha conosciuto momenti
di autentica apertura con il mondo ortodosso.
Oggi la ricerca di una più
matura identità ecclesiale-culturale non viene più vissuta in contrapposizione
con l’altro, reale o supposto.
Il
recupero della coscienza dell'anima composita dell’eparchia e della sua
responsabilità nei confronti di un possibile futuro concreto modo di ecumenismo
incarnato costituisce per tutti una condivisa responsabilità.
L’eparchia condivide la
situazione pastorale delle realtà ecclesiali limitrofe in modo immediato e
nazionali in modo mediato.
Si rileva un crescente spirito di indifferentismo,
di relativismo morale, di allontanamento dalla vita ecclesiale.
Non sono assenti forme di alienazione, anche nella
droga e nel sesso. Esistono sintomi di ricerca spasmodica di denaro e di
potere. Sporadica appare la partecipazione alla autentica vita ecclesiale,
anche se intensa è la partecipazione a forme di religiosità popolare (festa
patronale).
Nello stesso tempo però si
registrano fermenti di novità attraverso le parrocchie e i nuovi movimenti,
talvolta però in crescita confusa e senza comunione vera.
Si auspica maggior
partecipazione, senso di responsabilità e umiltà nell’azione pastorale quotidiana
in cui è presente, talvolta, un soggettivismo della fede che porta a non mature
forme devozionali. Si nota una crescente forma di analfabetismo religioso, come
anche la necessità di una rievangelizzazione a vari livelli attraverso una
catechesi attenta alla famiglia, ai giovani e a tutte le tappe della vita di
ogni cristiano “per trasmettere e formare nella fede in Cristo”, affinché le
nostre comunità possano divenire “casa e scuola di comunione”.
Un altro fenomeno che presenta gravi conseguenze a
vario livello riguarda la “diaspora”.
Consistenti nuclei di membri delle nostre comunità,
per diverse vicissitudini, si trovano al di fuori dei luoghi di origine, in
Italia, Europa e Americhe. Purtroppo, i siculo - albanesi in diaspora rimangono
senza adeguata assistenza ecclesiale e senza punti di riferimento per la loro
identità culturale e religiosa.
E’ questo un problema che chiede adeguate e urgenti
risposte (Besa/Roma).
S. COSMO ALBANESE
XV ASSEMBLEA DIOCESANA SUL SINODO
Dal 27 al 29 agosto
I lavori sono stati presieduti da Papàs Donato
Oliverio, Provicario generale e membro della Commissione Centrale di
Coordinamento (CCC) per la preparazione del Sinodo. Dopo aver portato
all’Assemblea il saluto del Vescovo Mons. Ercole Lupinacci, assente per motivi
di salute, ha sottolineato il significato particolare dell’odierno convegno,
per il “contributo alla preparazione del II Sinodo Intereparchiale” della
Chiesa cattolica bizantina in Italia. “E’ un momento storico di grande grazia”,
egli ha ribadito. “Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”, tradurre in
orientamenti pastorali adeguati l’annuncio della Parola di Dio, recuperare una
ecclesiologia, sulla linea dell’insegnamento del Concilio Vaticano II, per poter attuare la “comunione”, vivendo lo specifico della tradizione spirituale
bizantina: questo essenzialmente lo scopo del Sinodo. Occorre anche promuovere
– ha ancora sottolineato – una spiritualità della comunione che si fonda
innanzitutto sul mistero della Trinità, sull’unione al proprio Vescovo,
sull’accoglienza e condivisione con i fratelli. Nei tre giorni ha svolto il
ruolo di moderatrice la prof. Angela Castellano Marchianò, presidente della
Commissione “Rievangelizzazione e missione” del II Sinodo Intereparchiale.
Le relazioni
Sono seguite tre relazioni, una per ciascun giorno.
1. La prima dell’Archimandrita Antonino Paratore,
Vicario generale della diocesi di Piana degli Albanesi e Segretario della CCC,
ha trattato il tema Sinodo
Intereparchiale: senso del Sinodo, significato ecclesiale e scopo.
Egli ha dapprima tracciato un excursus storico sul senso della sinodalità della Chiesa,
evidenziando il fondamento biblico, le dinamiche ecclesiali del Concilio di Gerusalemme,
il concetto di collegialità episcopale e primato papale nel Medioevo e nell’età
moderna. Si è anche riferito in chiave ecumenica ad alcune esperienze della
Chiesa anglicana e ortodossa, ai sette Concili. Poi, nell’analizzare gli
elementi per una teologia cattolica del Sinodo, si è ispirato particolarmente
alle prospettive del Concilio Vaticano II; ha spiegato cosa significa un Sinodo Intereparchiale, mettendo a
confronto, mediante una lettura sinottica, i contenuti delle Indizioni del I
Sinodo Intereparchiale (1940) e di quello odierno, il II (2001).
Nel I Sinodo (1940), anche per le contingenze
storiche del momento, era assente il ruolo del laicato e delle religiose,
mancava inoltre la prospettiva di un diritto particolare e la consultazione dei
fedeli per un loro contributo, tutti elementi che invece sono fortemente
sottolineati nell’attuale Decreto di Indizione. Infine ha tracciato le
prospettive future: conservare la tradizione ma allo stesso tempo rinnovare,
alla luce di quell’organico progresso
auspicato dal Concilio Vaticano II; promuovere una pastorale efficace per la
rievangelizzazione, in sintonia con le strutture ecclesiali.
2. La seconda relazione, tenuta da Papàs Oliverio
Donato, sul tema Il II Sinodo
Intereparchiale: Indizione, iter di preparazione fino ad oggi, ha
puntualizzato l’urgenza di un II Sinodo, alla luce di importanti eventi nel
frattempo verificatisi: il Concilio Vaticano II (1962-65), la pubblicazione del
CCEO (1990) e dell’Istruzione sulla
Liturgia da parte della Congregazione per le Chiese Orientali (1996). E’ stato
poi illustrato: il lavoro della Commissione antepreparatoria, la composizione
delle sette Commissioni preparatorie, i contenuti delle tematiche che ciascuna
di esse deve trattare, tempi e modalità per la finale elaborazione di un testo
organico che costituirà il Libro del
Sinodo, l’impegno futuro che vedrà coinvolte il prossimo anno le comunità
locali, tramite una capillare consultazione.
3.
I gruppi di studio
Ogni relazione è stata poi oggetto di riflessione da
parte dei gruppi di studio, da cui sono stati rilevati e dibattuti vari
elementi.
Le tematiche indicate come prioritarie da
considerare riguardano:
Liturgia e catechesi, con speciale riferimento ai
relativi, adeguati ed indispensabili strumenti di istruzione, con la richiesta
che la Liturgia eucaristica “sia celebrata in particolari occasioni anche di
pomeriggio”, e la necessità della elaborazione di un catechismo appropriato
alla tradizione bizantina e differenziato per le varie fasce d’età (1 e 2
gruppo).
Formazione del clero, con maggiore attenzione al
ruolo del Seminario nella specifica preparazione spirituale ed umana del
sacerdote, in vista anche di una collaborazione più attiva tra il sacerdote e
le varie componenti ecclesiali, specialmente con i religiosi e le religiose.
Rievangelizzazione e missione, con un coinvolgimento più
responsabile dei laici nella pastorale e, secondo le norme canoniche vigenti,
con una mobilità programmata dei parroci.
L’inculturazione della fede va inoltre promossa
nell’ottica della tradizione orientale, e pure nell’approfondimento della
identità culturale e religiosa degli Arbëreshë,
anche in prospettiva ecumenica.
Per la preparazione del Sinodo il primo gruppo ha
sottolineato che esso deve essere una occasione di rinnovamento, deve
promuovere una maggiore comunione ecclesiale; “si è evidenziata una carenza di
informazione locale sullo svolgimento della fase preparatoria”; “quindi è
necessario attivarsi per una più adeguata divulgazione” .
Alle relazioni dei gruppi di studio ha fatto seguito
un vivace dibattito.
Il convegno è terminato con le conclusioni del
Presidente e la votazione di un Documento finale, il quale, relativamente ai
lavori dei gruppi di studio, ha affermato: Essi “hanno analizzato e discusso la
tematica, seguendo la traccia delle tre relazioni, hanno colto l’importanza del
momento e della celebrazione prossima, sottolineando le attese più forti e significative relativamente al rinnovamento
profetico, che il Sinodo susciterà nella grande realtà di Chiesa bizantina
che è in Italia” (Besa/Roma).
ROMA:
L’UFFICIO DIVINO
NELLA CHIESA
BIZANTINA
L’Ufficio divino bizantino è denso nel contenuto ed
esteso per il tempo richiesto per la celebrazione, oltre che complesso nella
sua struttura.
Corrisponde più alla pratica di una Comunità
monastica che non alla preghiera di una Comunità parrocchiale. Ma anche la
Comunità parrocchiale ha la vocazione alla preghiera che non può essere
limitata alla celebrazione eucaristica domenicale, che rimane il culmine del
culto cristiano.
Di per sé l’Ufficio bizantino si sostiene su una struttura
iniziale semplice, ma resa complicata per la sovrapposizione, che ha avuto
luogo nel corso dei secoli, di nuovi elementi e per l’interferenza di diversi
cicli in ogni celebrazione (ciclo quotidiano, settimanale, annuale), cosa che
esige una armonizzazione e una continua variazione. La celebrazione quindi
richiede l’uso di diversi libri liturgici.
Si è inteso rispondere in parte a queste difficoltà
con la redazione dell’Anthologhion in greco (1967 - 1980) e quindi tradotto in
italiano (1999 – 2000).
Per facilitare l’uso di questo libro in quattro
volumi è venuto incontro con la pubblicazione di un sussidio p. Oliviero Raquez
(“Guida alla celebrazione dell’ufficio
divino nelle Chiese di tradizione bizantina”, Roma 2002, pp. 103, Ed. Lipa,
tel. 06.4747770).
“Scopo della nostra “guida”
è limitato – scrive l’autore –
vorrebbe semplicemente descrivere i vari elementi costitutivi dei diversi
momenti dell’Ufficio divino bizantino attuale mettendo in risalto le linee
principali della loro struttura interna e tentando di esprimere brevemente il
significato” (p.8).
Ciclo quotidiano
“Sette volte
al giorno ti ho lodato per i giudizi della tua giustizia”, recita il salmo 118,
v.164. Sette sono i momenti della giornata liturgica bizantina: mattutino, ora
prima, terza, sesta, nona, vespro, compieta/dopocena.
Le ore presentato una struttura permanente:
preghiere iniziali e conclusive solite, recita di salmi scelti in relazione al
momento proprio della giornata, tropari
e preghiere.
Il cardine però dell’Ufficio quotidiano è la
preghiera del mattino (mattutino, òrthros)
e della sera (vespro, esperinòs).
1 “L’òrthros, come si presenta oggi, è la componente più ricca e di
conseguenza anche più complessa di tutta l’ufficiatura quotidiana” (p.18).
Il suo contenuto comprende due momenti differenti:
·
la prima parte corrisponde ad una veglia
notturna,
·
la seconda parte comprende le lodi
mattutine.
L’òrthros ha caratteristiche diverse a seconda che
si celebri la domenica, nelle feste o nei giorni feriali. Si avvale pertanto di
materiali provenienti dai cicli: quotidiano, settimanale e annuale (pasquale -
quaresimale, dei santi).
· La prima
parte, l’ufficiatura notturna, dell’òrthros,
dopo le preghiere iniziali, comprende la recita di sei salmi (l’exàpsalmos), gli stessi per ogni giorno
dell’anno; segue la litania di pace, poi l’inno “Il Signore è Dio”, la lettura
del salterio, suddiviso in 20 kathismi,
la lettura del Vangelo nelle domeniche e feste.
· La parte mattutina o delle lodi incomincia
con la recita del salmo 50, continua con le grandi Odi e i Canoni (l’ode nona,
cioè il Magnificat, è cantata);
seguono degli inni alla luce; quindi gli ultimi tre salmi del salterio
(148-150), e la doxologia.
2. Sono nove i momenti che costituiscono l’insieme
dell’esperinòs, con variazioni nel
loro interno, particolarmente in giorni di festa.
Dopo le preghiere iniziali si recita il salmo 103;
segue la litania di pace ed il kàthisma
del salterio; quindi si cantano i salmi 140-141, 129 e 115.
Al centro si ha l’inno vespertino tipico (“Phòs ilaròn”).
Segue il prokìmenon (versetti di salmi); in alcune
circostanze le letture scritturistiche, le suppliche, alcuni inni (apòsticha); e quindi il cantico di
Simeone (“Ora lascia, o Signore, che il
tuo servo vada in pace”) e le preghiere conclusive.
L’òrthros
(specialmente la parte mattutina) e l’esperinòs
potrebbero costituire i punti essenziale di un ufficio parrocchiale.
Ciclo
settimanale
Nel ciclo settimanale predomina l’oktòichos, ciclo degli “otto toni”, per otto settimane
strutturate sugli otto toni della musica bizantina.
Si tratta di inni, di contenuto prevalentemente
resurrezionale, per la celebrazione della domenica, ma che hanno espressione
anche negli inni degli altri giorni della settimana.
Un tono si usa per un’intera settimana. E così per
otto settimane di seguito, al cui termine ricomincia di nuovo il ciclo. In tal
modo il tema della resurrezione è ricordato durante l’intero anno.
Gli altri giorni sono così specificati: il lunedì si
evocano gli angeli; il martedì S. Giovanni Battista; il mercoledì e il venerdì
la croce di Cristo, il giovedì gli apostoli ed il sabato tutti i santi ed i
defunti.
Gli angeli ricordano un universo diverso, non
estraneo al nostro, Giovanni Battista ricorda l’Antico Testamento e la
preparazione del Nuovo; la croce ricorda il centro della fede cristiana; gli
apostoli la diffusione della Buona Novella; i martiri sono i testimoni della
salvezza in Cristo; la memoria dei santi e dei defunti esprime la comunione fra
Il ciclo settimanale ricorda dunque la completezza
dell’opera di Cristo che culmina la domenica “il primo giorno dopo il sabato”, divenuto il primo della settimana
cristiana.
Ciclo annuale
Il ciclo
annuale di fatti è diversificato in due cicli distinti che si intersecano e si
compongono durante l’anno e influiscono anche sull’ufficio quotidiano e
settimanale. A questo scopo viene in aiuto il libro del typikòn, una guida che indica il modo di coordinare i vari aspetti
e armonizzare le varie componenti. Questi due cicli sono: quello che è
determinato dalla Pasqua - e da
questa dipendono le feste mobili e di
conseguenza il proprio di queste feste – e quello delle feste fisse che si articolano nei diversi giorni del calendario.
a)
Ciclo pasquale
b) Ciclo delle feste fisse e dei santi
Questo ciclo è contenuto nel “Libro dei Mesi” (i Minea)
composto da 12 volumi uno per mese. Incomincia il primo settembre, inizio della
Indizione bizantina, anno civile
bizantino. Termina il 31 agosto.
Comprende le feste fisse del Signore e della Madre
di Dio. I santi sono distribuiti giorno per giorno, talvolta diversi santi sono
celebrati insieme. Per esempio il 29 giugno si commemorano i Santi Pietro e
Paolo, l’indomani il 30 giugno tutti e 12 gli Apostoli.
In genere la determinazione della festa di un santo,
tradizionalmente, è fissata nel giorno della sua morte. Ma ci sono
commemorazioni diverse come le encenie
di una Chiesa, l’inizio della sua costruzione o la sua inaugurazione; o la traslazione delle reliquie. Così il 2
giugno si festeggia la traslazione delle
reliquie di S. Atanasio.
Anche le feste più importanti dell’anno influiscono
sull’ufficio divino.
Osservazione conclusiva
La lettura attenta del sussidio fa emergere gli elementi
essenziali dell’Ufficio divino bizantino. Ciò potrà favorire l’elaborazione di
uno schema di Ufficio parrocchiale, che coniughi la permanenza della struttura
con gli elementi qualificanti l’akolouthìa
in questione ed il suo tempo per una comunità composita come quella
parrocchiale (Besa/Roma).
L’omelia ha un posto
singolare fra tutte le altre forme di predicazione della Parola di Dio, tanto
per ragioni strettamente dottrinali e liturgiche, quanto per la tradizione
bimillennaria che accompagna la storia della Chiesa, nonostante variazioni di
stile lungo i secoli. In molte tristi circostanze storiche, l’omelia è stato
l’unico strumento di formazione del popolo. Il nuovo Codice dei canoni delle Chiese Orientali (CCEO) così presenta il complesso della predicazione: “Il ministero della Parola di Dio, cioè la
predicazione, la catechesi ed ogni istruzione cristiana, fra le quali deve
avere un posto eminente l’omelia liturgica, sia nutrito in maniera salutare
dalla Sacra Scrittura e si fondi sulla Sacra Tradizione (CCEO,607).
L’omelia accompagna il fedele durante tutto l’anno in un ciclo
ripetitivo che intende celebrare e presentare l’opera salvifica di Cristo, integralmente,
di anno in anno. Nella Chiesa bizantina il primo settembre si commemora l’Indizione bizantina, l’inizio del periodo finanziario a
Bisanzio, diventato come l’inizio dell’anno civile. Nella tradizione
ecclesiale, mentre l’anno liturgico incomincia il giorno di Pasqua, l’indizione
ha influito soltanto nella organizzazione del “Libro dei Mesi” (Menaia). Il synaxarion del giorno dice: “Il primo di questo mese, inizio dell’indizione,
cioè del nuovo anno”. Il Vangelo del
giorno è stato scelto per segnalare il tempo della salvezza (Lc 2, 14-22). Si
tratta dell’episodio della presenza di Gesù nella sinagoga di Nazaret. Gli fu
dato il rotolo del profeta Isaia ed egli lesse il brano in cui si afferma: “Lo
Spirito del Signore è sopra di me”, “mi ha mandato ad annunziare un lieto
messaggio”, “a proclamare la liberazione”, a dare “ai ciechi la vista”, “a
rimettere in libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia del Signore”
(Is 61,1ss). Gesù ha commentato -
rivelato: “oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udito con i
vostri orecchi”(Lc 2, 21). Abbiamo qui un
esempio essenzializzato di omelia: lettura del testo biblico, ascolto con i
propri orecchi, interpretazione attualizzata (“oggi”).
Il versetto sull’invio “a predicare un anno di grazia del Signore” apre la prospettiva del significato
dell’anno liturgico. Nel corso dell’anno di fatti viene proclamata e spiegata
l’intera opera salvifica di Cristo:
incarnazione, predicazione del Regno (parole e miracoli), redenzione
(guarigioni e resurrezioni), passione e morte, resurrezione, ascensione ai
cieli, discesa dello Spirito Santo e costituzione della Chiesa, celebrazione di
tutti i santi, segno della redenzione avvenuta.
Il nuovo CCEO dà una particolare attenzione all’omelia, per l’obbligo di non
ometterla e per le caratteristiche che deve avere. L’omelia non è l’occasione per un fervorino o per una alienante
conversazione in cui il predicatore comunica proprie opinioni. L’omelia
annuncia un “anno di grazia”. Il CCEO afferma: “i parroci e i rettori delle
Chiese hanno l’obbligo di curare che, almeno nelle domeniche e nelle feste di
precetto, si tenga nella Divina Liturgia l’omelia, che non sia omessa se non
per grave causa”. E’ un obbligo personale
del responsabile della comunità. Non gli è lecito soddisfarlo “abitualmente”
“per mezzo di un altro”. Solo “a norma del diritto particolare” può incaricare
talvolta il diacono (CCEO, 614, par 2-4). Ciò indica l’importanza che
·
La fonte della predicazione è
·
Devono essere annunciati, sulla base del testo biblico proclamato e della festa
celebrata, i misteri della fede (
·
In connessione al testo proclamato devono essere spiegate anche e di conseguenza
le norme della vita cristiana, emananti dal battesimo, che avvia il cristiano a
essere trasformato ad immagine di Dio.
·
Tutto ciò deve avvenire nel corso dell’anno liturgico. Chi fa l’omelia deve
avere un programma logico e teologico.
L’omelia pertanto è un momento cruciale della vita
cristiana. La sua qualità è richiesta dal rispetto dovuto alla Parola di Dio e
al popolo cristiano (Besa/Roma).
Roma, 8 settembre 2002
GROTTAFERRATA: MONASTERO
ESARCHICO
Riportiamo il
contributo dello jeromonaco criptense P.
Antonio Costanza, membro della
Commissione Centrale di Coordinamento, allo
studio previo fatto per identificare gli elementi del contesto teologico
pastorale in cui si collocherà il II Sinodo Interpeparchiale:
Il Papa Giovanni Paolo II nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte al n. 29 così ci
sprona: dalla celebrazione “dobbiamo attingere un rinnovato slancio, nella vita
cristiana; il programma si incentra in
Cristo, da conoscere, amare, imitare, per vivere in Lui la vita trinitaria e
trasformare con Lui la storia fino al compimento nella Gerusalemme celeste
(…). E’ necessario tuttavia che esso si
traduca in orientamenti pastorali
adatti alle condizioni di ciascuna comunità”.
E il Catechismo
della Chiesa Cattolica al n. 1560 afferma che “ogni vescovo ha…. L’ufficio pastorale della Chiesa
particolare” e al n. 927 aggiunge: “Tutti i Religiosi esenti, sono annoverati
tra i cooperatori del vescovo diocesano nel suo ufficio pastorale”.
In questa visione il Monastero Esarchico di S. Maria
di Grottaferrata fondato da S. Nilo nel 1004, da quasi mille anni testimonia
ancor oggi, in pieno ambiente latino, la presenza viva della Chiesa cattolica
bizantina, come anamnesi perenne
della Chiesa indivisa. Così continua a realizzarsi l’opera eminentemente pastorale di S. Nilo e l’esortazione di
S. Bartolomeo ai confratelli addolorati per la sua dipartita: “Perseverate
nella tradizione (paràdosis) a voi
lasciata ed io confido nella mia Signora e Patrona (
Con la riconoscenza al Signore, alla Theotòkos, e ai
SS. Padri, nella piena convinzione di voler continuare a perseverare nella paradòsis, faccio presente la situazione
del Monastero, le prospettive e i rapporti con le due eparchie.
Situazione
L’attività pastorale del Monastero è condizionata
alla sua attuale situazione umana e canonica.
Sul piano
umano, è un fatto che in questa congiuntura storica i monaci sono pochi
numerosi e, in parecchi casi, anziani e qualcuno infermo, però la gerarchia
monastica è ancora integra: Megaloschimi, Novizi, Postulanti. Ciò è ovvio,
limita sensibilmente le iniziative pastorali.
Dal punto di vista canonico il Monastero è esarchico, cioè costituisce un entità
ecclesiale a sé, dipendente direttamente dalla Sede Apostolica e non dalla
Diocesi latina di Frascati, nel cui territorio essa si trova. Ciò vuol dire che
il Monastero non svolge una attività pastorale costante rivolta ad un numero
definibile di persone, quale è quella che può e deve svolgere una normale
parrocchia. La nostra Basilica è, giuridicamente, anche una parrocchia, ma
soltanto ai fini canonici della celebrazione di sacramenti quale il battesimo
(solo per fedeli di rito bizantino), il matrimonio (entrambi i riti, bizantino
e latino: nell’ultimo caso il celebrante è di norma un sacerdote estraneo al
Monastero).
Per contro è peraltro vero che:
1. all’interno della comunità monastica si prova un
autentico desiderio di rinnovamento che investe il campo liturgico e
spirituale, si profila altresì la possibilità di nuove vocazioni.
2. Per quanto riguarda l’attività ad extra, il Monastero è un punto di
riferimento spirituale per molte persone che, da Grottaferrata e da più
lontano, partecipano alla Divina Liturgia domenicale, chiedono il sacramento
della confessione, spesso cercano consiglio e discernimento spirituale.
3. Molto richiesta la direzione spirituale da varie
comunità religiose.
Prospettive
1. Recentemente (settembre 2001) è stato approvato
dalla Sede Apostolica, il nuovo Typikòn,
dopo un complesso lavoro di riscrittura che ha coinvolto tutta la comunità.
Esso intende non solo essere in linea col CCEO, ma soprattutto porsi come uno
strumento catechetico per la crescita spirituale della comunità stessa e per
una corretta impostazione della vita monastica alla quale formare le nuove
vocazioni.
2. Uno strumento di rinnovamento è pure
3. Il Monastero si apre con strutture di ospitalità adeguate ai tempi, a quanti,
singoli o gruppi, vogliano entrare in contatto con la sua tradizione liturgica
e spirituale e/o cercare momenti di più intensa riflessione e preghiera.
Si accolgono, pertanto, gruppi parrocchiali,
movimenti ecc. che chiedono di potersi ritrovare nel Monastero stesso, anche
partecipando alle Liturgie ed eventualmente, se uomini singoli, alla vita
comunitaria.
4. Attraverso la creazione e il continuo
aggiornamento di un sito internet (www.abbaziagreca.it)
il Monastero si fa conoscere nella sua storia e nel suo messaggio come pure
nelle proposte formative che esso intende offrire.
Tramite il sito, la posta elettronica e il fax, il
Monastero offre anche un contatto spirituale a varie persone che lo richiedono
per questa via (in pochi mesi il sito è stato contattato da circa 3000
persone).
5. Si è instaurata una cordiale collaborazione con le parrocchie di Grottaferrata: alcuni monaci si
recano presso le parrocchie per confessare o per tenere corsi biblici e di
spiritualità.
6. Si collabora
alla rivista bimestrale della diocesi di Frascati (Comunità Tuscolana) con due pagine per ogni numero.
7. Si lavora per il sempre più fedele ripristino della tradizione liturgica
specifica del Monastero secondo il Typikòn liturgico di S. Bartolomeo, in
ottemperanza alle direttive dell’Istruzione della Congregazione per le Chiese
Orientali (1996).
Rapporti con le
Eparchie di Lungro e di Piana degli Albanesi
Il Monastero resta, come
sempre, aperto ad una fattiva collaborazione con gli eparchi, il clero, i laici
delle due eparchie. In particolare, offre la sua disponibilità all’accoglienza,
come pure, su richiesta e tenendo conto dei limiti oggettivi imposti dalla
situazione della comunità, all’invio di monaci per tenere nelle eparchie
incontri, giornate di studio, seminari, di argomento biblico, liturgico,
teologico, spirituale.
E’ auspicabile che il clero delle due eparchie:
1.
faccia conoscere meglio l’ideale monastico e la realtà del Monastero criptense
nelle parrocchie, nelle associazioni, nei movimenti;
2.
che sia sempre più seriamente impegnato nell’accompagnamento spirituale e nel
discernimento vocazionale, specialmente nei confronti dei giovani, anche per il
seminario (Besa/Roma).
S. COSMO ALBANESE
XV CORSO DI AGGIORNAMENTO TEOLOGICO DELL’
EPARCHIA DI LUNGRO
Informazione sulla preparazione e studio delle tematiche del II Sinodo Intereparchiale
27-29 Agosto 2002
(Corrispondenza da Lungro)
Dal 27 al 29 agosto, presso
"
Sono invitati a partecipare tutte le
componenti dell’Eparchia e altri interessati, in particolare i fratelli
dell’Eparchia di Piana degli Albanesi. Quest'anno, scrive il Vescovo eparchiale
S. E. Ercole Lupinacci: "La vostra
partecipazione darà un valido contributo alla preparazione del II Sinodo
Intereparchiale delle nostre tre Circoscrizioni Bizantine in Italia”.
· L'Archimandrita Antonino Paratore,
Protosincello dell'Eparchia di Piana degli Albanesi e segretario della
Commissione Centrale di Coordinamento parlerà su: Il senso del Sinodo, significato ecclesiale e scopo;
· Papàs Donato Oliverio membro della Commissione
Centrale di Coordinamento, parlerà: Sull'Indizione
e l’iter di preparazione del Sinodo fino ad oggi;
· S. E. Mons, Antonio Cantisani, Arcivescovo
Metropolita di Catanzaro-Squillace e Presidente della Conferenza Episcopale
Calabra, parlerà sul tema: La sinodalità
nella Chiesa.
Questo
convenire annuale del mese di agosto è un'esperienza di Chiesa che ha un valore
sia nella sua espressività celebrativa sia nel tentativo del suo discorrere. Il
Convegno ci aiuta a delineare sempre meglio le vie del nostro cammino di
rinnovamento spirituale e d’impegno pastorale nella linea della comunione e
dell'evangelizzazione.
Il
Sinodo è una grazia di Dio per le tre Circoscrizioni Cattoliche Bizantine in
Italia. E' un "camminare" insieme verso un’effettiva comunione. E' in
primo luogo un rivolgersi all'Evangelo per trarne luce per i vari problemi;
stimolo per la correzione delle nostre debolezze, forza per l'impegno
cristiano, grazia per una maggiore perfezione delle nostre Chiese.
Per
camminare insieme le nostre Chiese dovranno cercare di comprendere meglio se
stesse e la loro missione: recupero dell'autentica propria tradizione
religiosa; comunione ecclesiale con
Al
momento, il compito della preparazione è affidata alle Commissioni
preparatorie: Catechesi, Liturgia, Formazione del Clero e alla vita consacrata,
Diritto Canonico, Rapporti Interrituali, Ecumenismo, Rievangelizzazione e
Missione".
Nel
prossimo anno 2003 saranno coinvolte le Comunità locali, ossia le parrocchie,
le associazioni, i movimenti, le Comunità religiose, i gruppi giovanili, per
una consultazione generale.
Il Sinodo dovrà coinvolgere tutti. Per questo, grande deve essere l'attenzione innanzi tutto delle Comunità Parrocchiali, al fine di integrare e arricchire, verificare e correggere. Ma deve essere impegno di ogni membro dell’Eparchia, "Ognuno, scrive il vescovo Lupinacci, dovrà portare un contributo necessario e insostituibile, con partecipazione entusiastica e nella obbedienza generosa di chi vuole essere membro vivo nella Chiesa locale". (Inter-Sinodo).
INTER-SINODO
Lettera Periodica
Commissione Centrale di Coordinamento del II Sinodo Intereparchiale
(Eparchie di Lungro e di Piana degli Albanesi - Monastero Esarchico di Grottaferrata)
27/2002 “L’informazione ordina e coordina”
(Besa)
INCONTRO DELLA CCC CON I
PRESIDENTI DI COMMISSIONE
Grottaferrata – 23 luglio
2002
Confronto sui testi in elaborazione sulla base degli “indici per
articoli e paragrafi” di ciascuna tematica
delle sette Commissioni
Il 23 luglio si è tenuta a
Grottaferrata una riunione della Commissione Centrale di Coordinamento con i Presidenti
delle sette Commissioni per confrontare il lavoro svolto, allo scopo di
rendersi conto del punto in cui si trova il lavoro conclusivo e costatare
eventuali lacune o aspetti ripetuti nelle varie Commissioni.
L’incontro si è aperto con
la preghiera guidata dall’archimandrita di Grottaferrata p. Emiliano, che con
generosa cordialità ha ospitato ancora una volta l’incontro. Nella preghiera si
sono ricordati due recenti sacerdoti defunti, P. Sergio Perniciaro del
monastero di Grottaferrata e Papàs Lino Bellizzi, parroco di Villabadessa
dell’eparchia di Lungro.
1. Sono seguite le
comunicazioni del presidente della CCC, archim. Eleuterio F. Fortino, che ha
ringraziato tutti i partecipanti per la loro presenza, nonostante il disagio
estivo ed il lavoro svolto per il Sinodo nelle diverse Commissioni. Ha in
particolare espresso gioia per l’incontro che l’archim. Emiliano ha avuto al
Fanar, ricevuto in udienza privata dal Patriarca Ecumenico S.S. Bartolomeo I,
al quale ha anticipato l’informazione sulle celebrazioni del millennio di S.
Nilo (1004-2004), anno in cui si svolgerà il Sinodo. Il Presidente della CCC ha
anche comunicato le iniziative prese per informare e riflettere sul Sinodo: a
Mezzoiuso nei giorni 3-4 luglio si è tenuto l’XI Convegno Ecclesiale
dell’eparchia di Piana degli Albanesi, durante il quale il segretario della
CCC, archim Antonino Paratore, ha tenuto una relazione sul Sinodo. Ha preso
parte come relatore anche l’Archimandrita Mattheos Psomas dell’Arcidiocesi
greca ortodossa d’Italia. A S. Cosmo Albanese, nei giorni 27-29 agosto, si
terrà il XV Corso di aggiornamento teologico integralmente dedicato al Sinodo.
Ha inoltre reso noto che il Dépliant sul Sinodo per il coinvolgimento delle
Comunità locali e dei singoli fedeli è stato già pubblicato e inviato alle
Curie diocesane di Lungro e di Piana degli Albanesi che ne cureranno la
distribuzione.
2. Si è passato poi alle
presentazioni e alla relativa discussione dell’indice degli schemi in
elaborazione delle sette Commissioni.
a) Per
b) Per
Questi articoli sono
suddivisi in paragrafi di cui molti devono essere ancora definitivamente
formulati. Occorre considerare i problemi di adattamento e di comprensibilità
delle celebrazioni liturgiche e dell’inculturazione.
c) Il Presidente della
Commissione “Formazione del clero e alla vita consacrata”papàs Vittorio
Scirchio era assente. Di conseguenza non si è potuto esaminare lo stato della
situazione attuale di redazione del tema di questa Commissione.
d) Per
e) Per
f) Per
g) Per
h) Nel pomeriggio è stato
presentato il progetto di “Guida per la consultazione delle Comunità locali”
che avrà luogo nel 2003. La “guida” è articolata nelle seguenti indicazioni. 1)
Uno strumento per il dibattito; 2) Le varie tematiche vanno affrontate
nell’ottica della “Comunione e Annuncio dell’Evangelo”; 3) La dimensione
Intereparchiale; 4) L’esame dei temi; 5) Gli emendamenti; 6) Nel solco del
rinnovamento. La “guida” si conclude con alcune domande per facilitare la
riflessione sulle sette tematiche del progetto sinodale. E’ stato richiesto che
questionari più specifici dovrebbero essere formulati in relazione ai problemi
che interessano i gruppi di consultazione (parrocchie, consigli presbiterali,
religiosi, associazioni giovanili).
Considerazioni conclusive del Presidente della CCC
Comunicato della Segreteria esecutiva
Grottaferrata 23 luglio 2002
INTER – SINODO
Lettera Periodica
Commissione Centrale di Coordinamento del II Sinodo Intereparchiale
(Eparchie di Lungro e di Piana degli Albanesi – Monastero Esarchico di Grottaferrata)
25/2002 “L’informazione
ordina e coordina” (Besa)
“E TU: COSA
PROPONI PER IL SINODO”?
Il dossier
contiene: 1. Il Decreto di Indizione del Sinodo; 2. Le proposte della
Commissione Antepreparatoria; 3. La composizione della CCC e delle sette
Commissioni preparatorie; 4. Il regolamento per il lavoro delle Commissioni; 5.
Il programma di lavoro per la preparazione del Sinodo; 6. Un appello alle
Comunità e ai singoli fedeli. Riportiamo quest’ultimo capitolo:
APPELLO ALLE COMUNITA’ E AI SINGOLI FEDELI
Il Decreto di “Indizione” del Sinodo afferma: “In vista di questo secondo Sinodo ogni fedele
delle nostre Chiese può inviare ad esse per iscritto questioni da trattare e da
discutersi, salvo restando il diritto degli Ordinari di stabilire gli argomenti
che l’assemblea stessa deve trattare. Tutte le questioni proposte saranno
sottoposte allo studio delle Commissioni Preparatorie del Sinodo”.
Per facilitare lo studio degli orientamenti del
Sinodo e per sollecitare un’ampia ed informata partecipazione dei fedeli,
Questionario sui temi delle
sette Commissioni
a) Catechesi
La catechesi è strumento indispensabile per la
crescita nella vita cristiana.
Avverti
il bisogno di una nuova sistemazione
della catechesi:
a) per l’iniziazione alla
vita cristiana?
b) per l’approfondimento
della fede e della morale nell’età adulta?
c) per la comunione
familiare?
b) Liturgia
La Liturgia è fonte e culmine della vita cristiana.
Cosa
proponi perché essa:
a) sia sempre più partecipata?
b) sia vera fonte di
comunione con Dio e con il prossimo?
c) Formazione del Clero e alla vita
consacrata
Il clero, i monaci, i religiosi e le religiose hanno
un ruolo determinante nella vita delle nostre Comunità.
Avresti
qualche esigenza da fare presente al Sinodo:
a) per la predicazione?
b) per i rapporti con la
“gente”?
c) per lo stile di vita
cristiana?
d) per la cooperazione fra
clero e religiosi/e?
d) Diritto canonico
Il Diritto canonico aiuta a vivere nell’ordine
e nella comunione:
a).Avverti dei casi in cui il Diritto vigente non corrisponda ai bisogni?
b).Ci sono degli aspetti che vorresti regolati da nuove norme di
applicazione del Diritto vigente?
e) Rapporti interrituali
Le nostre Circoscrizioni vivono a contatto con le
diocesi latine; nell’eparchia di Piana convivono nella stessa giurisdizione
parrocchie bizantine e latine.
Avresti qualche problema particolare da suggerire al
Sinodo:
a) sotto forma
di problema?
b) sotto forma
di soluzione da dare?
f) Ecumenismo
La ricerca della piena unità è un “imperativo della coscienza
cristiana illuminata dalla fede e guidata dalla carità”(Giovanni Paolo II).
Vorresti la dimensione ecumenica più presente:
a) nei programmi di
formazione cristiana?
b)
nell’insegnamento religioso nelle Scuole?
c) nella
pastorale quotidiana?
g) Rievangelizzazione e Missione
Nei paesi di antica tradizione cristiana emergono
correnti di allontanamento dalla Chiesa o di indifferentismo. E’ un problema
maggiore per la vita della Chiesa nel nostro tempo. Si parla sempre più di
esigenza di una “nuova evangelizzazione”.
Avresti qualche suggerimento da dare:
a) sui metodi
pastorali attualmente in uso?
b) su forme
nuove da proporre agli operatori pastorali?
c) per
l’attività missionaria della Chiesa?
h) Domanda aperta:
Hai altre proposte
su temi che il Sinodo dovrebbe affrontare? (Inter-Sinodo).
La tua collaborazione potrà
essere decisiva per l’avvenire delle nostre Circoscrizioni Bizantine in Italia.
CONVOCATA
Grottaferrata
23 luglio 2002
E’ convocata una riunione per un confronto sui testi
in elaborazione dalle sette Commissioni per i giorno 23 luglio dalle ora 9 alle
ore 18. Sono convocati i membri della Commissione centrale di coordinamento e i
Presidenti delle sette Commissioni preparatorie (Inter-Sinodo).
L’UFFICIO DIVINO BIZANTINO
“Guida alla celebrazione dell’Ufficio Divino nelle Chiese di tradizione
bizantina” è
il titolo di uno rapido e preciso studio di p. Oliviero Raquez (Ed. Lipa, Roma,
2002, pp.103). In una nota editoriale si scrive che l’autore “è stato tra gli
ispiratori dell’edizione italiana dell’Anthologhion,
seguendone passo passo con competenza e tenacia la traduzione” (p. 103). Ma
egli era stato anche tra i compilatori dell’edizione greca. Quindi conosce
dall’interno tutta la materia.
La “guida” intende favorire
un uso corretto dei volumi
dell’Anthologhion per la preghiera quotidiana di cui spiega la struttura
e il significato sostanziale. In realtà
esso costituisce una introduzione all’intero Ufficio divino bizantino nei
seguenti capitoli: 1.Organizzazione
generale dell’Ufficio divino; 2.
L’Orològhion le preghiere specifiche delle ore della giornata (Orthros, Ore, Esperinos, Apòdipnon); 3.
Ciclo settimanale e più particolarmente gli otto toni; 4. Ciclo annuale legato
alla Pasqua; 5. Ciclo annuale secondo il calendario dei dodici mesi; si include
un opportuno glossario.
Il volume sarà utile anche
alle Commissioni preparatorie del II Sinodo Intereparchiale che hanno in vista
un recupero a livello parrocchiale della celebrazione dell’Ufficio divino (Inter-Sinodo).
UN ORTODOSSO
OSSERVATORE AL II SINODO INTEREPARCHIALE
Nel Decreto di Indizione del II Sinodo
Intereparchiale delle tre Circoscrizioni Bizantine Cattoliche in Italia gli Ordinari
hanno dichiarato l’intenzione di “invitare anche fratelli delle Chiese
Ortodosse”.
Il Presidente della Commissione Centrale di
Coordinamento ha preso contatto con Sua Eminenza il Metropolita Gennadios,
Arcivescovo Ortodosso d’Italia ed Esarca per l’Europa Meridionale del
Patriarcato Ecumenico.
Il Metropolita Gennadios ha risposto positivamente
con la seguente lettera:
Reverendissimo Monsignore,
Christòs Anésti!
Aderendo ben volentieri al suo cortese invito del 19 aprile scorso,
abbiamo nominato nostro osservatore ai lavori preparatori della Commissione
Centrale di Coordinamento il Rev.mo Archimandrita Mattheos Psomàs che Ella
potrà contattare direttamente per concordare quanto necessario.
Cogliamo l’occasione per
abbracciarLa fraternamente nel nostro Signore Gesù Cristo gloriosamente
risorto.
Venezia, Campo
dei Greci, 24 maggio 2002
+ Metropolita
Gennadios
Arcivescovo
Ortodosso d’Italia
ed Esarca per
l’Europa Meridionale.
Consideriamo questa desiderata presenza come un atto
di grande fraternità ecclesiale ed esprimiamo viva gratitudine alla Sacra
Arcidiocesi Ortodossa d’Italia del Patriarcato Ecumenico (Inter-Sinodo).
IL
SINODO INTEREPARCHIALE: RIUNIONE DELLA COMMISSIONE CENTRALE
Grottaferrata – 20 giugno 2002
La preghiera è stata guidata dal prof. Stefano
Parenti. Trovandosi a Roma il vescovo di Lungro S.E. Mons. Ercole Lupinacci è
stato invitato a partecipare alla preghiera iniziale e rivolgere un saluto alla
Commissione.
2. La prima parte dell’incontro è stato dedicato al prologo di quello che sarà il “Libro del
Sinodo”. Si tratta di un capitolo
introduttivo, dal titolo “Contesto
teologico e pastorale del Sinodo”. Questo prologo dopo aver indicato le “attese di Dio” e le “attese dell’uomo” tratta
3. Attualmente le Commissioni sono impegnate a
redigere i propri testi sui seguenti temi:
Catechesi,
Liturgia,
Formazione del clero e alla vita consacrata,
Diritto canonico,
Rapporti interrituali,
Ecumenismo,
Rievangelizzazione e missione.
Sulla base della indicazione dell’incontro con i
Presidenti (Grottaferrata, 16 maggio 2002) è stata decisa una riunione della
CCC e dei Presidenti delle sette Commissioni per un ulteriore confronto sul
lavoro in corso. Il confronto dovrà armonizzare quelle tematiche – con
implicazioni comuni – trattate da più Commissioni. Inoltre si dovrà esaminare
se tutti gli aspetti proposti al Sinodo stiano per essere studiati.
E’ stato
deciso che l’incontro avrà luogo a Grottaferrata il 23 luglio 2002.
4. Per controllare appunto se tutti gli aspetti
indicati per il Sinodo siano stati presi in considerazione,
5. E’ stato discusso il processo di esame e di revisione dei testi finali delle sette
Commissioni che seguirà alla consegna stabilita per il 30 agosto 2002.
Questo esame è necessario per la coerenza delle
proposte, tanto per il contenuto quanto per la redazione.
E’ stato deciso che a mano a mano che i testi
pervengono alla CCC, due membri ne prenderanno visione e di conseguenza si
stabilirà se essi debbano essere rinviati alle rispettive Commissioni per
completare eventuali lacune, oppure essere trasmessi a qualche “esperto” per
interventi metodologici o teologici.
6. Quando il lavoro di redazione è completato e la
bozza sulle tematiche sinodali è approvata dalla CCC, essa sarà inviata entro
la fine di quest’anno 2002 agli Ordinari per
A questo scopo si è dato inizio allo studio di una “Guida per la consultazione” che avrà
luogo nel 2003.
7. P. Antonio Costanza ha informato sullo stato di
stampa del Dépliant per l’informazione e
il coinvolgimento più ampio del nostre Comunità alla preparazione del
Sinodo. Gli Ordinari nel Decreto di Indizione avevano espresso l’auspicio che
tutti i fedeli che lo volessero potessero fare proposte al Sinodo.
Infine il Presidente ha tratto le conclusioni
operative per la stessa CCC e per le singole Commissioni. Egli ha riassunto
l’indice del progetto sinodale:
1. Prologo: “Contesto teologico e pastorale”,
2. Catechesi,
3. Liturgia,
4. Formazione del clero e alla vita consacrata,
5. Diritto canonico,
6. Rapporti interrituali,
7. Ecumenismo,
8. Rievangelizzazione e missione,
9. Epilogo: “Chiamati ad essere santi” (Rom 1,7).
Egli ha espresso gratitudine al rettore del
Pontificio Collegio Greco Archim. Manel Nin, membro della Commissione
“Formazione del Clero e alla vita consacrata” ed “esperto” della CCC, per
l’ospitalità data all’odierna sessione della CCC (Inter-Sinodo).
GROTTAFERRATA:
II SINODO INTEREPARCHIALE
Confronto sui primi risultati redazionali
Il 16 maggio 2002 si è avuto nel Monastero Esarchico
di Grottaferrata un incontro fra
Dopo la preghiera guidata da p. Antonio Costanza,
priore del Monastero e membro della CCC, sono seguite le comunicazioni del
Presidente. Egli ha espresso soddisfazione per l’andamento della preparazione
del Sinodo e ha ringraziato per la dedizione mostrata, nonostante gli impegni
che ogni membro ha nella vita ecclesiale, familiare e sociale. In questo nuovo
periodo è naturalmente necessario un maggiore impegno per giungere in tempo a
consegnare i propri elaborati entro il 30 agosto 2002 come previsto dal
programma concordato.
A questo proposito egli ha letto la lettera che gli Ordinari,
in data 9 maggio hanno indirizzato ai Presidenti delle sette Commissioni perché
la trasmettessero a tutti i membri. Gli Ordinari sollecitano “un supplemento di
dedizione dei membri, con una partecipazione di tutti alle riunioni di lavoro
delle Commissioni per l’amore che abbiamo per le nostre Comunità, e non solo in
ragione delle norme disciplinari della Chiesa” e delle connesse sanzioni. Essi
hanno affermato: “Facciamo appello alla vostra responsabilità ecclesiale”.
Il Presidente ha comunicato la lettera aperta che il periodico
“Jeta Arbëreshe”, in risposta a quanto si afferma nel Decreto di Indizione
che sollecita proposte dei fedeli per il
Sinodo, ha indirizzato alle Commissioni preparatorie del Sinodo.
Sono seguite le comunicazioni sul lavoro delle
Commissioni.
Per
Per
Per
Per
Per
Per
Per
Per
Il documento sinodale conclusivo avrà un epilogo:
l’appello alla Santità: “Chiamati ad
essere santi” (Rm 1,7). Tutta l’attività ecclesiale, e quindi anche quella
di un Sinodo, è quella di annunciare la salvezza, preparare la via del Signore
e raddrizzare i suoi sentieri in modo che l’uomo incontri il Signore, che
ascolti sempre più la sua parola e trasformi se stesso ad immagine e
somiglianza di Dio.
E’ seguita una discussione generale.
A conclusione della discussione il Presidente della
CCC, archim. Eleuterio F. Fortino, ha sottolineato il lavoro di ricerca svolto
finora e la preoccupazione di trovare convergenze per l’impostazione delle
rispettive parti del progetto sinodale. Il Sinodo è di carattere pastorale, ma
contiene parti di vario genere letterario: espositivo, esortativo, canonico,
normativo. E’ compito dei redattori delle varie parti formulare le proposizioni
in modo adeguato alle rispettive tematiche e in coerenza con l’insieme. Egli ha
aggiunto che occorre organizzare uno studio sulla diaspora. Inoltre, ha
ricordato che in quest’ultimo periodo redazionale occorre tenere presente le
proposte della Commissione Antepreparatoria per rilevare tematiche non
trattate.
Nel pomeriggio si sono tenute due riunioni separate.
I Presidenti delle sette Commissioni si sono
incontrati con il Segretario Archim. Antonino Paratore per un confronto sulle
tematiche in studio e per sintonizzare eventuali aspetti analoghi presenti
nelle varie Commissioni. Nell’incontro si è discussa la programmazione per la
redazione dei testi da consegnare entro il 30 agosto 2002 alla CCC.
ROMA:
Il nuovo Codice
dei Canoni delle Chiese Orientali (CCEO,1990) dà particolare importanza alla
Chiesa locale e ha deciso una sistemazione canonica che comprende diversi livelli di Chiese sui iuris: il
patriarcato (cann. 55-150), l’arcivescovado maggiore (cann. 151 - 154), la
metropolia (cann. 155 – 173), altre Chiese sui iuris come l’eparchia (cann.174
– 176).
Tutti i fedeli orientali sono ascritti ad una di queste
forme ecclesiali, che il codice, con una nuova terminologia, definisce “Chiese
sui iuris”. Questa locuzione nel CCEO “significa
Chiese di diritto proprio, cioè autonome” (Dimitri Salachas). Ciò non deve
creare incomprensioni, perché il grado di autonomia di ciascun livello di tali
forme canoniche è ben delimitata dal diritto stabilito. Nel CCEO si dà la
seguente definizione. “In questo codice, si chiama Chiesa sui iuris, un
raggruppamento di fedeli cristiani congiunto dalla gerarchia, a norma del
diritto, che
Naturalmente non ogni gruppo di fedeli o di eparchie
viene automaticamente considerata come Chiesa sui iuris. Deve essere un
raggruppamento di fedeli, radunato dalla gerarchia e “riconosciuto
espressamente o tacitamente come sui iuris” dalla Suprema Autorità.
Né questo può essere un riconoscimento arbitrario, deve
corrispondere ad una realtà in cui la tradizione liturgica (il “rito”) ha un
ruolo preponderante. Infatti il CCEO, nel canone seguente, dà una definizione
del termine “rito” pregnante di dimensioni ecclesiali. “Il rito è il patrimonio
liturgico, teologico, spirituale e disciplinare, distinto per cultura e
circostanze storiche di popoli, che si esprime in un modo di vivere la fede che
è proprio di ciascuna Chiesa sui iuris” (can. 28, par 1). Non si identifica
quindi automaticamente un “rito” con una Chiesa sui iuris. “Il rito è un
patrimonio inestimabile, ma non è una persona giuridica con doveri e diritti,
mentre tale è
Per quanto riguarda
Il nuovo Codice con questi orientamenti corregge la
concezione ritualistica dominante nel passato circa le Chiese orientali
cattoliche. Nello stesso tempo dà consistenza teologica e canonica alla Chiesa
locale come appare dalla descrizione che si fa dell’eparchia. “L’eparchia è una
porzione del popolo di Dio, affidata alle cure pastorali del vescovo coadiuvato
dal suo presbiterio, in modo che, aderendo al suo pastore, e da lui riunita
nello Spirito Santo per mezzo del Vangelo e dell’Eucaristia, costituisca una
Chiesa particolare, nella quale è veramente presente e opera
L’appartenenza all’eparchia è la via normale per
diventare membro della Chiesa di Cristo. In essa i suoi membri trovano tutti i
mezzi di grazia lasciati dal Signore per la salvezza di ciascuno e di tutti.
Essi vi trovano anche la comunione della Chiesa una e universale (Besa/Roma).
Roma, 2 maggio, festa di S.
Atanasio 2002
II. Incontro
degli Organismi della CCC
9 marzo 2002
Il 9 marzo 2002 nella sala di Via dei Greci
1. 1.
L’Archim. Eleuterio F. Fortino, presidente della CCC, ha presentato lo scopo del II Sinodo Intereparchiale,
fondandosi sul “Decreto di Indizione”
del Sinodo, sulla “Lettera degli Ordinari
sul Sinodo” in occasione della quaresima 2002, e sulla “Preghiera per il Sinodo”. Il Decreto di Indizione ha fatto
esplicito riferimento alla “ecclesiologia di comunione” sottolineata dal
Concilio Vaticano II, nella cui prospettiva si situa il Sinodo Intereparchiale.
Nella Lettera di quaresima gli
Ordinari affermano: “L’assemblea sinodale sarà l’espressione della comunione
ecclesiale”. In questo contesto ed in questo spirito di comunione va collocato
l’intero studio delle tematiche affidate alle 7 commissioni in una prospettiva
di rinnovamento. Gli Ordinari scrivono nella Lettera di quaresima: “Il rinnovamento è lo scopo ultimo del
Sinodo”.
Essi hanno anche indicato
che la varietà delle questioni che il Sinodo dovrà affrontare è concentrata in
un punto essenziale: “Gesù Cristo – il Verbo di Dio che per noi uomini e per la
nostra salvezza è disceso dal cielo e si è fatto uomo – è il centro del nostro
Sinodo Intereparchiale. Vogliamo riproporre il suo messaggio di salvezza”. A
questo tendono tutte le sette tematiche: catechesi, liturgia, formazione,
relazioni interrituali, diritto canonico ed in particolare la
rievangelizzazione e la missione.
“Comunione e Annuncio
dell’Evangelo” può esprimere lo scopo coesivo del Sinodo.
2. 2.
3. 3.
Infine il Presidente della Commissione Centrale ha spiegato il ruolo dei
diversi organismi della CCC: il gruppo dei 22 “esperti”, che saranno consultati
per questioni specifiche, la segreteria generale e quella esecutiva, la
segreteria tecnica (computer, E-Mail, Internet), la segreteria per
l’accoglienza nelle riunioni, l’economato di tre persone (un presidente, un
segretario e un revisore). Particolare importanza è stata data al “Gruppo giovanile di reazione alla lettura
dei testi”, composto da 18 persone di varia estrazione culturale e di
orientamento professionale.
Il relatore ha concluso
asserendo: “Il Sinodo implica ed esige cooperazione come naturale espressione
della comunione ecclesiale” (Inter –
Sinodo
ROMA
SINODO
INTEREPARCHIALE
I. Incontro della CCC con Presidenti e segretari
Grottaferrata - 19 febbraio 2002
Il 19 febbraio si è tenuta nel monastero di
Grottaferrata un incontro allargato della Commissione Centrale di Coordinamento
con i Presidenti e i Segretari delle Commissioni del II Sinodo Interpearchiale.
Dopo la preghiera guidata dall’Archimandrita –
Esarca P. Emiliano, sono seguite le comunicazioni del Presidente, il quale
tenendo conto delle informazioni pervenute dalle Commissioni – tutte hanno
concordato tempi, metodi e impostazioni di lavoro – ha attirato l’attenzione
sul programma della presente riunione:
“Questo nostro
incontro di oggi è definitivo per la preparazione. La nuova fase è quella della
redazione dei testi sulle tematiche previste dal Sinodo e assegnate a ciascuna
Commissione. Il programma concordato prevede che entro il 30 agosto questo
lavoro dovrà essere terminato con il risultato di un testo organico elaborato
in articoli e paragrafi come richiesto dal Regolamento delle Commissioni”.
Ha informato che il verbale della riunione del
18.12.2001è approvato, e che quello del 15 gennaio 2002 è distribuito ai membri
della CCC per lettura ed eventuali ritocchi. Per questo lavoro ha ringraziato
il Segretario della CCC.
1. Confronto sull’impostazione del lavoro delle
Commissioni
Con una relazione di ciascuna Commissione
sull’impostazione teologico - pastorale del proprio tema si è tracciato il
panorama complessivo dell’orientamento che prenderanno da ora in poi i lavori
preparatori.
Elementi
generali
Il Segretario della CCC, Archim. Antonino Paratore, ha ricordato i vari momenti delle
riunioni della CCC e le decisioni prese, relative particolarmente al compito
delle singole commissioni e di quella di coordinamento. Ha menzionato il
“Regolamento delle Commissioni” che le aiuterà in modo particolare nella fase
di redazione dei testi che si apre da oggi.
Il Presidente, Archim.
Eleuterio F. Fortino, ha presentato un “canovaccio di un primo capitolo”
del libro del Sinodo: “Il contesto teologico e pastorale del Sinodo”. Si tratta
di una rielaborazione che teneva conto della discussione avuta nella sessione
del 15 gennaio 2002 della CCC. Come introduzione sono indicate, da una parte,
“Le attese di Dio” (Dio vuole che gli uomini siano salvi, li convoca
all’Ekklisìa, alla “santa convocazione”), chiedono il rinnovamento della
comunità ecclesiale per il rinnovamento dell’umanità; dall’altra emergono
alcune delle “attese dell’uomo”: salvezza, felicità, vita, verità, comunione.
Il capitolo prevede poi una presentazione della
Chiesa sacramento di salvezza e di unità, della Chiesa locale in cui è presente
ed operante
Orientamenti
delle singole commissioni
Le singole commissioni hanno studiato l’impostazione
per lo studio del tema affidato – tenendo conto dei principi generali e delle
situazioni concrete nelle tre Circoscrizioni – e hanno distinto gli ambiti
delle sezioni nelle cinque Commissioni che le prevedono:
1. “Liturgia”: su questa commissione ha riferito il
presidente Papàs Lorenzo Forestieri.
Finora le due sezioni hanno lavorato insieme, inoltre hanno creato quattro
gruppi di studio: 1. Liturgia eucaristica/digiuni/ ordine; 2. Iniziazione
cristiana; 3. Penitenza/matrimonio; 4. Evchelion
2.“Catechesi”: ha riferito il presidente Papàs Pietro Lascari. La commissione
inizialmente ha, in riunione congiunta delle due sezioni, suddiviso il lavoro
in due gruppi di studio: 1. Catechesi (come prima formazione); 2. Mistagogia
(itinerari di formazione al mistero divino).
3.“Ecumenismo”: del lavoro compiuto da questa
commissione ha riferito il Segretario
Papàs Pietro Minisci. Per il momento si sono creati due gruppi di studio.
Il primo si occuperà dell’aspetto storico giuridico dell’ecumenismo, il secondo
degli aspetti pastorali - normativi dell’ecumenismo.
4.“Formazione del Clero e alla vita consacrata”: ha
riferito il presidente Papàs Vittorio
Scirchio e il segretario Papàs
Welington A Correa de Oliveira. La prima sezione si occuperà della formazione
del clero e l’altra della formazione alla vita consacrata. Per ora si lavora in
gruppi di studio. Si affronta anche la pastorale vocazionale.
5.“Rapporti Interrituali”: ha riferito il presidente
Don Enzo Cosentino. Per il momento la
commissione sta rilevando i problemi esistenti, in vista di proporre soluzioni
canonico pastorali.
6.“Diritto canonico”: ha riferito il presidente Rev.
Prof. Dimitri Salachas. La commissione si è incontrata congiuntamente con le
due sezioni. Per ora lavorano in due sottocommissioni: la prima si occupa della
precisazione del Diritto Particolare secondo la richiesta del CCEO; la seconda
si occupa dei sacramenti.
7 “Rievangelizzazione e Missione”: ha riferito la
presidente, Prof. Angela Castellano Marchianò. Le due sezioni si occuperanno rispettivamente:
la prima della “Rievangelizzazione”, la seconda della “Missione”. Nell’ultimo
incontro hanno approfondito il documento della CEI “Comunicare il Vangelo in un
mondo che cambia”.
Su queste tracce si dedicheranno ora le commissioni
a compiere il loro lavoro preparatorio raccogliendo le istanze presenti nelle
nostre Comunità per rendere un servizio alla vita teologica, spirituale, umana
delle nostre Circoscrizioni.
Conclusioni
operative del presidente
Il Presidente della CCC ha ringraziato tutti i partecipanti e anche i membri assenti per il lavoro compiuto ed ha espresso apprezzamento per lo spirito che anima generalmente le commissioni. Ha tratto alcune indicazioni emergenti dai lavori e ha ricordato alcune indicazioni del “Regolamento delle Commissioni”.
a) La precisazione
delle commissioni per gli ambiti di lavoro delle sezioni è indispensabile per
uno spedito lavoro preparatorio. Le due sezioni di una commissione devono
lavorare in modo coordinato, ad modum
unius. Il risultato finale sarà presentato dalla commissione e non da una
sezione. Nella fase preparatoria è possibile costituire diversi gruppi di
studio particolari. La composizione delle commissioni e le sezioni devono
rimanere intereparchiali.
b) Come previsto dal
“Regolamento” le commissioni possono essere aiutate da esperti, “nominati dal
presidente della CCC, su presentazione della rispettiva commissione, previa
consultazione degli Ordinari”.
c) Con la sessione
odierna è terminata la fase di progettazione del lavoro delle commissioni, ora
prende l’avvio il lavoro concreto dello studio sui temi specifici e ha inizio
la redazione dei testi. Si ricorda che questi devono esser redatti in articoli, eventualmente suddivisi in paragrafi . Ciascun articolo non
dovrebbe superare le 20 righe. Occorre usare una terminologia comprensibile
della tradizione teologica e canonica.
d) Qualsiasi proposta
deve tenere presenti i seguenti principi:
· Mantenere integre le tradizioni della Chiesa
bizantina (OE,2);
· Ritornare alle avite tradizioni qualora
si fosse venuto indebitamente meno ad esse (OE,6),
· Eventuali
innovazioni siano fatte secondo un organico
progresso (OE, 6),
· Ogni
proposta dovrà tenere conto delle esigenze
attuali e delle prospettive future delle tre Circoscrizioni bizantine in
Italia.
e) Qualsiasi proposta deve essere fatta in armonia con il magistero della Chiesa, con la tradizione patristica e bizantina (teologica, spirituale, disciplinare, liturgica), e per quanto riguarda le parrocchie di rito latino con la tradizione romana (“Regolamento”, n. 2, par.2).
f) Nel corso dei
lavori potrà verificarsi il caso che alcune problematiche siano presenti nelle
tematiche di diverse Commissioni. In questo caso è auspicabile che s’incontrino
i presidenti e i segretari per armonizzare il lavoro.
g) Ciascuna
Commissione potrebbe creare una segreteria che la coadiuvi nei lavori.
h) Il “Libro del
Sinodo” – anche il nome sarà determinato a suo tempo – sarà organizzato quando
il lavoro preparatorio è completato. Per ora il numero progressivo con cui si
indicano le commissioni non esprime né una progressione di importanza né
un’organizzazione teologica; è un espediente puramente pratico e provvisorio.
i) Il
lavoro di redazione delle commissioni dovrà essere completato, secondo il
programma concordato, il 30 agosto.
1. Prossimo
incontro della CCC con Presidenti
Il 16 maggio 2002 si incontrerà
Il Presidente della CCC ha espresso profonda gioia
per l’incontro e gratitudine per tutti, in particolare per l’ospitalità, sempre
generosa e cordiale, offerta dal Monastero di Grottaferrata. Ha anche
ringraziato la segreteria esecutiva.
Infine egli ha espresso un desiderio personale. Ha chiesto di orientare il lavoro preparatorio verso il futuro in spirito di speranza e di obbedienza alla Parola di Dio e di attenzione interiore a ciò che lo Spirito vuol dire alle nostre Chiese (Inter- Sinodo).
[1] Testo pubblicato su L’Osservatore Romano (OR)del 13 ottobre 2004.
[2] Testo pubblicato a firma di Eleuterio F. Fortino su OR del 2-3 novembre 2004.
[3] Testo a firma di Eleuterio Fortino apparso su L’OR del 3 dicembre 2004
[4] Testo apparso su Besa-Fede n. 172 del febbraio 2005.
[5] Testo pubblicato su L’OR del 12 gennaio 2005
[6] Testo pubblicato su L’OR del 12 gennaio 2005
[7] Testo apparso su Besa-Fede n.172 del febbraio 2005.
[8] Testo a firma di Eleuterio F. Fortino apparso sul n. 117 di Besa-Fede.
[9] Ibidem.
[10] Testo di Eleuterio F.Fortino apparso su Besa – Fede n.172 del febbraio 2005.