Email
della studentessa “Mara”* sulla “ingiustizia”
dell'esame finale.
*Il nome dell'autrice (e quelli degli studenti che lei menziona) sono stati cambiati per motivi di privacy. |
15.6.2007
Buongiorno Professor Boylan,
Le scrivo questa e-mail per esprimerle il mio disappunto e la mia delusione.
Credo che lei sia un professore con cui si possa parlare e discutere, così almeno dice lei.
Ieri si è svolto il suo esame.
Sono una frequentante che ha seguito il suo corso più per piacere che per dovere, infatti non ho fatto neanche un' assenza anche se due erano lecite; la maggioranza degli studenti non ha potuto resistere alla tentazione di sfruttarle.
Sono una ragazza timida, quindi il suo corso mi ha dato delle difficoltà ( vedi venire al trinity e parlare al microfono), ma non mi sono tirata indietro.
Ma adesso arriviamo al nucleo della questione.
Inizio col dire che ieri ho preso 23, ma non è questo il problema se fosse stato corretto.
La prima cosa che non mi è piaciuta è stata che ha assoldato 2 persone per fare le medie, fin qui niente di strano se le avessero fatte a tutte uguali, le medie sono fiscali. Purtroppo me ne sono resa conto solo a casa.
Ai lettori dovevo avere la media del 20, 25 e non solo 20. Con lei avevo 30. Sarebbe venuto 23,50. Ovviamente non è obbligatorio mettere 24, ma a una mia amica da 19 con i lettori ha aumentato già a 20, aveva la mia stessa media ma le avrebbe messo 24, poi ha deciso 26 per i punti in più.
A me non li ha aggiunti solo perché avevo fatto una svista... ma andiamo con ordine se no non si capisce bene.
La domanda 5, quella che mi ha chiesto chiedeva solo se il neutral stance era la cosa migliore per rapportarsi con uno straniero. Chiedeva solo questo.
Ovviamente ho risposto di no, parlandone e non leggendo come quasi tutti. Cmq ho detto che non era giusto in quanto ogni cosa che si fa per essere neutrale è comunque qualcosa, come l' essere se stessi visto che in ogni circostanza si è diversi, quindi secondo me la cosa migliore è accomodare l'interlocutore e non perché lo pensa lei come mi ha detto ma perché lo penso io. Non è che certe cose le può pensare solo lei. Anche in italiano tendo spesso ad accomodare il mio interlocutore e a metterlo a suo agio.
La risposta è corretta ma lei avrebbe preferito che dicessi che ognuno di noi ha dei germi di tutte le nazionalità e basterebbe attivarli di fronte allo "straniero"; questo non ho potuto dirglielo in quanto non ce l' aveva scritto sul quaderno, se lo avessi avuto perché non lo avrei detto?
Fatto sta che non mi ha voluto aggiungere i punti in più. Io non le ho detto niente anche se non lo ritenevo giusto, sono rispettosa delle persone che aspettavano il loro turno.
Fino a qui non le avrei neanche scritto questa e-mail. Ma poi ho avuto delle chiamate dove mi dicevano che la collega "Dagoberta" aveva fatto una scenata perché voleva darle un voto basso,perché non aveva fatto un task, il primo quello del trinity.
Innanzitutto aveva detto che chi non sarebbe venuto avrebbe portato più materiale ma così non è stato, in più le ha messo pure un voto alto perché se no non lo accettava: ma stiamo scherzando?! Ma li ha guardati i suoi task, sono scandalosi, uno gliel'ho corretto anch'io, ha tutti 2.
Ho saputo che anche “Tara” è tornata indietro per farsi aumentare il voto visto che lo stava facendo: lei glielo ha alzato.
Non è l'unica ad avere 30, 29, 28, li ho anch'io ma non le è importato. Certo perché alla fine a mettersi in evidenza ci si guadagna sempre,
perché sono i professori a creare queste disparità tra gli studenti.
Dunque a me ha messo il voto minore e sono stata l'unica a cui non sono stati aggiunti i punti, dopo che li ha alzati a loro ha dovuto essere più magnanimo anche con gli altri, quindi ho pagato per essere nata con le prime lettere dell' alfabeto perché se no avrei avuto lo stesso trattamento.
Non avrei mai pensato di rimanere delusa, visto che è sempre stato uno dei professori che ho più stimato.
Ma è questa la ricompensa per essersi comportata in maniera educata?
Non può essere fiscale all'inizio e poi scemare sempre di più.
Non trovo giusto che si debbano immolare certi studenti per far fare il proprio comodo agli altri.
Non sono come loro che pensano ma non dicono, io voglio esprimere la mia opinione, è stato proprio lei a insegnarcelo in classe, che ci dobbiamo ribellare.
Be' io mi sto ribellando e non ci sto, non è giusto che a me non ha alzato il voto, me lo meritavo.
Spero di non averla ubriacata di parole ma penso che il punto di incontro tra due culture e quindi tra due nazioni sia la comunicazione, questa però è mia, non l'ha detta lei! :P
La Ringrazio
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Risposta
del docente alla email di “Mara” |
16.6.2007
ciao, Mara,
fai bene a contestare tutto quello che non viene fatto con criterio.
ma fai una serie di rilievi rispetto all'esame che hai sostenuto con me ieri, di cui solo una parte mi sembra fondata.
comunque te lo giuro, non c'è stata nessuna malizia da parte mia né favoritismi né arrendevolezza verso altri. se le cose non sono andate bene, non è per qualche mio intento di danneggiarti (o qualsiasi altro studente).
sai, secondo me ti devi mettere in testa che dare voti (meri numeri) crea per forza delle ingiustizie. e non può mai essere diversamente. questo per via della soggettività del docente (è soltanto un essere umano, quindi ci sarà sempre un altro docente che ti avrebbe giudicato diversamente), per via dell'imperfezione umana (non puoi chiedere ad un docente di essere un dio e quindi di non essere mai stanco, di ascoltare tutti con la stessa attenzione, di ricordare perfettamente giudizi dati a tutti gli altri e tutti i discorsi fatti in passato), per via della ingiustizia intrinseca nel assegnare una cifra ad una variabile come la performance qualitativa durante un esame, e via discorrendo.
quindi ti devi mettere in conto che l'ingiustizia è inerente in un sistema di valutazione basato sulle cifre, e che nessun essere umano darà lo stesso giudizio usando gli stessi criteri per ogni studente (specie se sono tanti: ieri eravate 31 che dovevo ascoltare, senza nemmeno andare a mangiare o al bagno, per 10 ore di fila). visto i limiti umani, errori ce ne saranno sempre.
la soluzione, allora, qual'è? È una sola, a mio avviso. Devi imparare ad infischiarti del voto.
tu dirai che è impossibile, la società (la famiglia, il tuo sentimento di giustizia ecc) esige un voto in cifre. ebbene sia! quindi metto i voti pur non credendo in essi. nel modo migliore che posso, cioè, pur sapendo che sbaglierò.
quindi a mio avviso devi imparare a fare come faccio io -- infischiartene del voto. Pur vivendo in una società che esige i voti, devi trattarli come meri adempimenti amministrativi che non ti lasciano né calda né fredda e ti assicuro, è quello che ho sempre fatto. almeno, da dopo le medie.
Non mi sto vantando, anche perché so che non è un vanto per te. ma ti sto informando che da studente dicevo sempre ai prof "Mettete il voto che vi pare, so io quanto ho imparato". mi guardavano stupiti, alcuni arrabbiati perché sapevano che così non avevano più una arma di ricatto nei miei confronti, avevano perso ogni potere nei mio confronti. mi ero liberato da loro.
la libertà non vale qualcosa?
tanti dicono che sono pronti a morire per la libertà. bene. tu sei pronta a sacrificare qualche voto alto per acquisire la libertà? allora fallo! di' (almeno a te stessa) al prossimo esame: "che il prof metta quello che gli pare, faccio l'esame per avere un riscontro da uno che dovrebbe essere esperto nella materia, ma non mi lascio condizionare da quello che dice o pensa. metta il voto che vuole, so io se ho imparato qualcosa che mi serve!"
tu mi vorrai sicuramente chiedere: "tu, però, hai detto quelle cose in faccia ai tuoi professori. non hai dovuto pagare per averle detto?"
certo, ogni tanto mi hanno messo voti più bassi di quando pensavo di meritare. ma non sempre e nemmeno spesso, ed è questo ciò che devi tenere in mente. e in compenso ho ottenuto la libertà. potevo studiare quello che mi serviva, facendo solo una modesta concessione a quello che c'era nei programmi.
quindi ho pagato un prezzo modesto, in fondo. ripeto, tu come tanti avresti sicuramente il desiderio di essere libera. ebbe, quanto sei disposta a pagare per essere libera?
O vuoi forse che ti portino la libertà su un piatto d'argento, così non ti costa niente, non devi alzare un dito? Mah! Se è così, non vuoi veramente la libertà. Ti sei adagiata nel sistema.
ma tornando a me, stavo dicendo che mi sono laureato sì con un punteggio più basso di quanto hanno ricevuto i compagni simili a me. E con questo?
Guarda, la perdita di una manciata di punti non ha mai creato un problema. Ho fatto carriera con i voti che ho ricevuto, oggi sono prof universitario, in passato ho fatto il giornalista, ho diretto una scuola di lingue, ecc. tutto con i voti che avevo, non sarebbe servito a niente aver ricevuto voti più alti.
del resto, è stato così persino alla mia università all'epoca -- neanche alla mia università importava se io avessi ricevuto voti alti. Sai, in america ci si laurea tutti insieme con una cerimonia (portando quei cappelli quadrati idioti) e i prof designano il top student, ossia lo studente migliore che viene chiamato Valedictorian e che, alla cerimonia, dice il discorso di commiato. Ebbene gli stessi prof che mi avevano dato, forse per stizza, voti più bassi degli altri studenti, alla fine mi hanno designato Valedictorian (che è come attribuirmi la lode). Tanto per farti vedere l'incoerenza del sistema! comunque come mi sono infischiato dei voti, mi sono infischiato dell'essere Valedictorian. ma non mi sono mai infischiato di quello che ho imparato con o senza i prof: quello mi è rimasto per sempre.
ed è servito. durante tutta la vita. mentre i voti accumulati non hanno mai avuto importanza. Veniva presa in considerazione solo quello che sapevo e sapevo fare: per i datori di lavoro, per le associazioni culturali di cui ho fatto parte e per tutto il resto.
ma quando sei a scuola o all'università, allora tutti danno moltissima importanza ai voti perché così facendo ti fanno filare dritto. ti danno un oggetto fasullo -- che nella vita avrà poco valore -- come se fosse un oggetto d'oro, un diamante. ti fanno fare a botti per averne, come le figurine dei calciatori quando eri bambina, per le quali eri disposta a fare chissà che cosa (se eri collezionista) e che adesso non sai più cosa farne.
certo, i voti contano all'interno dell'università -- possono essere presi in considerazione per una borsa o una specializzazione, figuriamoci se l'università (che pratica la truffa dei voti) non dia importanza a quei numeri, altrimenti crollerebbe tutto. ma dico, fuori dal piccolo mondo asfissiante universitario, non contano niente.
almeno, questa è stata la mia esperienza. poi, naturalmente, troverai gente che citerai 1000 esempi di concorsi o di assunzioni dove il voto è stato determinante. ma sono sempre casi marginali, che riguardano ceti sociali particolari e situazioni in cui difficilmente tu ti ritroverai. per convincertene, fa' un'indagine più ampia, chiedi agli zii, ai vicini di casi, a tutti quelli che conosci: “Dopo aver lasciato la scuola, l'università, qualcuno ha mai fatto caso ai tuoi voti? È mai servito il fatto che tu abbia avuto, poniamo, un 30 all'inglese invece di un 23 o il contrario?” Vedrai che il 99% dirà di no. mai e poi mai.
quindi quei 1000 casi (in cui i voti conterebbero) esistono sicuramente, non ne dubito, ma rappresentano solo l'1% delle opportunità REALI che ti si presenteranno A TE nella vita. E se non fai un concorso per la scuola o università o simile, probabilmente neanche l'1%, probabilmente lo 0%.
Per casi così marginali ed ipotetici tu, cara mia, sei pronta ad avvelenarti la vita oggi? che scelta sciagurata, Mara!
potevi avere la libertà e la butti via per una manciata di lenticchie, i voti, che molto probabilmente non ti serviranno mai.
mettitelo in testa, Mara. si studia per capire qualcosa e basta. si studia per afferrare il reale (dentro e fuori di te), per migliorarti, per poter essere davvero utili agli altri, per acquisire una professionalità da spendere... e basta. non per i voti.
se, come dici, nel nostro corso hai migliorato la tua capacità di interagire in inglese (anche a costo di sforzarti, come racconti) ebbene QUELLO è il tuo voto. ed è un voto eccellente. e te lo sei dato da sola. io non c'entro niente.
tutto il resto sono cavolate. fatte per dare importanza numerica a cose soggettive.
quindi, ripeto, l'unica vera soluzione alla INTRINSECA INGIUSTIZIA di quantificare con un voto una valutazione soggettiva di una performance relativa, è quella di infischiartene. di vedere i voti per quello che sono: un rituale sociale a cui bisogna adempiere per mandare avanti la macchina amministrativa. e basta. |
ora ho finito con la mia premessa. passiamo a te.
in quanto al fatto di non averti assegnato i 2 punti di compensazione che ho assegnato alle persone dopo di te, avrai già visto che ti ho spedito ieri sera, ben PRIMA che tu scrivessi la tua mail, una mail in cui ti invitavo a tornare per rettificare l'omissione. quindi fai un'accusa infondata.
1-0 per me, palla al centro.
ma forse vuoi una spiegazione più dettagliata. allora eccola. dopo la quinta interrogazione, ho visto che i punteggi, facendo la somma dei vari punteggi (lettori, tasks, esoneri, prova finale) non tornavano. di quei primi 5 studenti interrogati conoscevo bene il valore e, pur non sapendo quantificare il loro valore in cifre, i conti automatici fatti in base ai vari parametri mi sembravano bassi rispetto alle abitudini universitarie qui.
i voti erano troppo basso di quanto? non saprei dire, per i motivi esposti prima: non esistono misure quantitative oggettive di giudizi soggettivi di performance qualitative. quindi per correggere l'impressione di inattendibilità, ho inventando lì per lì il "correttivo" di 2 punti. Perché non 3? non lo so. Perché non 4? non lo so. Perché non 5? non lo so. Perché non 1? non lo so. ho sparato 2 soltanto per non fare niente.
poi a casa vi ho scritto a voi i primi quattro interrogati, per invitarvi a tornare ed avere i 2 punti "correttivi" che avevo dato agli altri.
ho scritto anche alla quinta persona, “Tara” (la tua quasi omonima), invitandola di tornare perché io possa togliere due punti dal totale sul libretto. Perché? Perché quando Tara era ritornata in aula per caso, l'ho chiamato per mettere i 2 punti in più, poi in seguito mi hanno fatto notare che avevo già messo i 2 punti a lei prima (così era finita con 4 in più).
secondo te Tara tornerà per farsi togliere i due punti in più? beh, se lei fosse afflitta dalla voto-mania, forse farebbe finta di non aver ricevuto la mia email, tu cosa dici? Invece, ti posso informare che mi ha già scritto stamani dicendo che verrà al prossimo ricevimento.
quindi anche nel caso di Tara hai toppato. 2-0 per me, palla al centro.
Scrivi: “La prima cosa che non mi è piaciuta è stata che ha assoldato 2 persone per fare le medie, fin qui niente di strano se le avessero fatte a tutte uguali, le medie sono fiscali. Purtroppo me ne sono resa conto solo a casa.”
senti, Mara, non mi piace proprio il termine "assoldato." quelle due persone hanno fatto una mazza (come si dice a Roma) per niente, neanche un punto di voto in più. niente. ore ed ore a riempire verbali, fare calcoli, riprendere i libri dati in consegna e annotare la ricezione, controllare i tempi, ecc. ecc., tutto volontariamente.
ho la più grande stima di loro, come di tutte le persone che sanno dare. Sono per studenti come loro che io sto all'università e cerco di fare del mio meglio. Penso che tu e gli altri dovreste ringraziare quelle due persone... senza di loro, se io avessi dovuto fare tutti i calcoli e consegna libri e redazione verbali ecc., avremmo finito a mezzanotte. quindi vi hanno risparmiato un sacco di attesa.
ora per i fatti. ho detto alle due segretarie di arrotondare le cifre finali e così facevano: 25,2 = 25 ma 25,6 = 26. io facevo qualche volta i calcoli di controllo con carta e penna mentre loro usavano la calcolatrice.
poi io ho preso l'abitudine man mano che la sessione andava avanti ad arrotondare, con la mia carta e penna, anche gli x,5 o x,4 o x,3 (non soltanto gli x,6 e superiore). questo è stato un mio errore? sì. ha creato una ingiustizia? sì, verso te e tutti quelli a cui non avevo fatto inizialmente l'arrotondamento per qualsiasi percentuale. Quindi confesso: siete stati fregati di... (GASP! ORRORE!!) un punto. che diventa un quarto di punto nel calcolo ponderato, poi.
quindi abbiamo scoperto la fonte di questa INGIUSTIZIA. IO, non le segretarie. in seguito le segretarie si sono adeguate al mio modo di fare ma l'ho iniziato io.
ora non è possibile correggere l'errore sul tuo libretto senza correggerlo anche su quelli degli altri "fregati di un quarto di punto, che magari vale un punto con l'arrotondamento". questo vuol dire rifare tutti i conti. per un misero punto. e forse addirittura per un misero quarto di punto che non cambia niente. ma va' là!!
sì, ho mancato di coerenza ad un certo punto. ma, Mara, ti chiedo, dove trovi CHIUNQUE, docente o studente che sia, che risulti sempre e ovunque perfetto? sarebbe umano?
ma non vedi quanto sono perdite di tempo tutti questi discorsi?
comunque, tecnicamente hai ragione tu. in questo nostro dibattito hai segnato un punto a tuo favore. 2-1, palla al cento.
poi fai una obiezione sul mio modo di valutare la risposta in una occasione. questa obiezione mi sembra più fondata perché tocca i contenuti del programma. Scrivi:
“La
domanda 5, quella che mi ha chiesto chiedeva solo se il neutral
stance [nell'usare inglese come L2] era la cosa migliore per
rapportarsi con uno straniero. Chiedeva solo questo.
Ovviamente ho risposto di no, parlandone e non leggendo come
quasi tutti. Cmq ho detto che non era giusto in quanto ogni
cosa che si fa per essere neutrale è comunque qualcosa,
come l' essere se stessi visto che in ogni circostanza si è
diversi, quindi secondo me la cosa migliore è accomodare
l'interlocutore e non perché lo pensa lei come mi ha detto
ma perché lo penso io. Non è che certe cose
le può pensare solo lei. Anche in italiano tendo
spesso ad accomodare il mio interlocutore e a metterlo a suo
agio.
beh, ti faccio i miei complimenti, hai capito perfettamente (col senno di poi) quello che mi era passato per la testa. sì, ho ragionato così. non è una buona cosa, lo riconosco. se faccio una domanda, dovrei essere aperto a tutte le risposte possibili, non dovrei aspettare di sentire una certa cosa e poi se non la sento dare un punteggio inferiore. hai perfettamente ragione.
questo fare una domanda per sentire una risposta che il docente ha già in mente ha un nome: nell'analisi del discorso (Sinclair e Coulthard) si chiama “la tripletta ciclica” (domanda, risposta, conferma si o no). è una modalità servile d'interazione, tipico dell'interazione in aula docente-studente, ma secondo me da evitare o comunque limitare, lo so.
quindi hai ragione, ti chiedo scusa, in un momento di decontentrazione mi sono lasciato andare a pensare ad una domanda usando quella modalità sbagliata di interazione.
e siamo al secondo errore che hai rilevato. pareggi, 2-2, palla al centro.
ma di nuovo ti chiedo: come ho fatto a te avrò fatto sicuramente a qualcun altro. allora come potevo porre rimedio quando me ne sono accorto? (perché non con te, ma con una successiva studentessa, me ne sono accorto – tardi.) come avrei potuto richiamare tutti per rifare tutte le domande, senza fare una sessione di esame che finisca a mezzanotte?
oppure la tua risposta è che non avrei dovuto sbagliare e basta. avrei dovuto essere perfetto. ma dimmi, se non lo sono, come non lo sono e non lo sarò mai, devo dare le dimissioni da professore? in tal caso TUTTI i professori doverebbero dimettersi. Anche tu, se facessi la prof, dovresti dimetterti. Perché il nostro punteggio ora è 2 a 2: ho sbagliato due volte ma hai sbagliato due volte anche te. Quindi non sei perfetta nemmeno tu.
ampliamo questo discorso. i tuoi genitori dovrebbero essere imparziali, no? , e probabilmente non lo sono per debolezza umana anche loro. Allora che dici: vista la loro imperfezione, avrebbero dovuto sterilizzarsi anni fa per non fare mai figli? Così tu non nacqui?
Cioè, la domanda è: è meglio avere un genitore ingiusto o nessuno genitore (cioè non essere mai nati)? Come rispondi?
vedi, forse finalmente converrai con me: non è possibile fare un esame che dia risultati secondo GIUSTIZIA, quando si tratta di una operazione fatta da essere umani, che applicano cifre a realtà qualitative, e quando i criteri di giustizia in questi casi sono del tutto relativi.
tu vorresti, probabilmente, vivere in un mondo in cui il professore è sempre giusto con tutti – ma secondo l'idea di giustizia tua... Aaaaoh, prepotente! Perché non la mia idea di giustizia che accetta occasionali errori o l'idea di giustizia di un docente tradizionale che ritiene legittime le domande del tipo tripletta ciclica (quindi non c'è stato errore nel penalizzarti!)?
Vedi ho l'impressione che tu vorresti forse vivere in un mondo in cui il professore è sempre giusto con tutti perché fa quello che TU ritieni sia giusto, un mondo in cui papà e mamma si amano e non litigano e non si tradiscono mai, in cui mamma taglia la torta con matematica esattezza in modo che ogni fratellino riceva una uguale porzione, un mondo in cui non piove mai d'estate e non è mai torrido d'inverno, in cui tutto è regolato alla perfezione. e' questo il tuo sogno?
puaaah, non è mio! io non chiamo un mondo fatto così "giuisto". Giusto un corno!! E' un mondo insipido ed infantile! scapperei da un mondo schifoso del genere.
a proposito della mamma che taglia la torta con matematica esattezza, sai cosa ha detto Don Loreno Milani, uno dei più grandi modelli di docente in Italia (dovresti leggere i suoi scritti, come la Lettera ad una professoressa): "Non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali."
Riflettici. se, per essere giusti, devi fare parti DISuguali -- per forza DISuguali perché la gente non ha uguali bisogni e uguali meriti mai – allora ti trovi davanti ad una domanda imbarazzante (che la mamma che taglia le fette tutte uguali cerca di evitare, perché ha paura di affrontarla). La domanda è: IN BASE A QUALI CRITERI, ALLORA, DEVI DETERMINARE LE DIVERSE MISURE? Ah, qui casca l'asino!
La risposta: Non ce ne stanno. Li devi creare te. Ed essere eticamente responsabili per le tue scelte. Sono proprio in base a scelte del genere che si determina -- ad esempio -- se stai a sinistra o a destra (non esiste il centro). scelte che non potrai mai giustificare matematicamente. e che altri potranno sempre criticare.
questa è la vita vera. invece il tuo sogno (ammesso e non concesso che tu lo abbia) di un mondo dove mamma e papà non litigano mai e i docenti fanno sempre parti uguali e non piove mai d'estate... è un mondo d'infanzia malata, un mondo egoista e pigro, dove la gente non vuole crescere e vuole che tutto sia regolato alla perfezione (sempre secondo la LORO idea di perfezione) PRIMA che nascano, così non debbono alzare un dito per FAR ANDARE meglio le cose.
volere la "giustizia obiettiva" quando non può essere obiettiva è soltanto un atto di superbia. Tu pretendi di definire la giustizia ma non metti in discussione la tua definizione (appunto, perché tu la consideri "obbiettiva"). E' dunque un modo di agire egocentrico ed eticamente IRresponsabile. Ecco perché lo definisco infantile.
ma torniamo alla tua email. Scrivi:
“Ma poi ho avuto delle chiamate dove mi dicevano che la collega "Dagoberta" aveva fatto una scenata perché voleva darle un voto basso, perché non aveva fatto un task, il primo quello del trinity.”
"Dagoberta" ha asserito di aver fatto quel task ma sul resoconto dei Tasks (che ho messo in Internet 6 mesi fa) non risultava. Le ho detto che, qualora io avessi commesso un errore nel non segnare il punteggio di quel task, aveva avuto 6 mesi per fare reclame, non accettavo reclami il giorno dell'esame perché altrimenti avrei dovuto interrompere tutto, tonare in ufficio per cercare l'elaborato, ecc. ecc. quindi "Dagoberta" si è ritirata.
poi è tornata con il capo gruppo che aveva visto il compito perché ha assegnato il punteggio. mi sono fidato del capo gruppo, intanto il punteggio era un 2, pochissimo. ma quanto bastava per alzare il punteggio finale da un 24 ad un 25, anche per via dell'arrotondamento che non avevo concesso prima ("Dagoberta" aveva avuto un 23.3 che non l'avevo inizialmente arrontondato al 24, come nel tuo caso). quindi ho assegnato a "Dagoberta" il suo tanto agognato 25, riservandomi di controllare l'esistenza dell'elaborato e il voto quando sarei tornato in ufficio. il che ho fatto.
secondo il tuo racconto, invece, avrei ceduto alla scenata di "Dagoberta". non mi pare. quindi penso che tu abbia frainteso il tutto.
Ora ti spetta riflettere sul perché hai interpretato le cose maliziosamente come le hai interpretate. In ogni modo, hai perso un altro punto.
quindi la partita finisce 3-2 per me, mi dispiace, ma è andata così. ;-))
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quali conclusioni tirare da questa lunga esposizione?
io tiro le seguenti conclusioni:
1. non è possibile che ci sia giustizia in terra in cose così arbitrarie -- intrinsecamente arbitrarie -- come sono gli esami. pretendere giustizia è solo voler imporre la TUA giustizia sugli altri. Perché qualora avessi fatto come te dici, avrei avuto altre email criticandomi e difendendo esiti diversi.
è il sistema degli esami che devi rifiutare e basta. studia per crescere. non per avere voti.
2. detto ciò, non sto dicendo di non contestare mai un esame. anzi. fai bene comunque a vigilare che non ci siano eccessi di arbitrio in sede di esame. Ho detto che non ci sono criteri obiettivi nel valutare conoscenze e quindi nel dare voti. Ho aggiunto però che ogni docente è eticamente responsabile per i criteri che sceglie e quindi per i voti che da. Tu fai bene, dunque, a tenere i docenti eticamente responsabili delle loro scelte. altrimenti potrebbero permettersi favoritismi plateali, atti punitivi plateali, disparità plateali, ecc. -- che DEVI invece contestare, anche al Tribunale con la carta bollata se necessario. ma nel caso dell'esame ieri, penso che non ci sia stato nulla di plateale. solo un paio di errori umani miei, difficilmente rettificabili, e tre fraintendimenti umani tuoi (facilmente rettificabili se guarisci dalla votomania).
3. non credo, come tu affermi nel concludere, che siano proprio “i professori a creare queste disparità tra gli studenti.”
anzi, nel nostro caso, con i tuoi atteggiamenti e discorsi, hai creati te le disparità, almeno in 3 casi sui 5 che hai citato.
o meglio, siamo in un sistema, in una sotto-cultura chiamata mondo scolastico universitario in cui TUTTI (quindi io ma anche te) collaboriamo a creare le disparità.
per quanto riguarda te, attaccandoti al voto, hai contribuito a far attaccarsi ancora di più al voto (ammesso che fosse possibile) gli studenti con cui hai parlato dopo l'esame e a cui avrai potuto trasmettere la tua ansia, la tua brama per un voto alto, la tua visione (sbagliata in 3 casi su 5) delle ingiustizie. ma c'è di più. e peggio.
quel tuo sentimento di essere trattata ingiustamente, se non lo estirpi, rischi di trasmetterlo inconsapevolmente ai tuoi figli, facendo loro vedere il mondo in quel modo. nasceranno cinici, dunque. È questo il modo di vedere la vita che vuoi dare loro??!
quindi ti prego, quando avrai bambini, fa' loro ALTRI discorsi. come quello che faccio io sui voti, ad esempio. il mio discorso può sembrare cinico quanto il tuo ma non lo è – non è avvilito come il tuo, è disincantato e arrabbiato con una rabbia che si trasforma in azione, quindi può spingermi a cercare di migliorare le cose. Mentre il cinico lecca le ferite e basta.
per quanto mi riguarda, dunque, ammetto di contribuire ogni tanto a creare le disparità per via delle mie debolezze, che cerco di contenere (ma non sono dio). Ma mi devi dare anche atto che faccio un mazzo che non fa nessun altro docente per creare un sistema di decentramento del voto, per motivi educativi ma anche per ridurre le disparità.
questo sistema ti consentirebbe di vedere, se solamente accettassi di guardare in faccia le cose e non soltanto il tuo sentimento di essere stata defraudata, da dove è venuto fuori quel tuo 23 all'esame.
come sai, nel nostro corso costruisci te il tuo voto settimana dopo settimana, con i task che fai, task valutati con un voto da parte del capo gruppo, che cambia ogni settimana. ho impostato il corso in questo modo nella speranza che uno studente come te potesse toccare con la mano l'arbitrarietà dei voti perché dovendo fare il capo gruppo al tuo turno, ti renderesti conto degli errori umani che inevitabilmente fa, dell'arbitrarietà dei criteri che inventa, ecc.
ora, siamo onesti: devi riconoscere che con questo mio sistema il mio voto all'esame finale vale poco (solo un paio di punti su 30). Ben 28 dei 30 punti possibili, li hai guadagnati o buttati via TE durante il corso. non solo, ma hai potuto vedere laddove li hai buttati via, confrontando settimana dopo settimana il tuo lavoro con quello dei compagni per vedere dove non hai lavorato "bene" come loro (per quanto quel "bene" sia una loro opinione soltanto).
in conclusione, il tuo voto "basso" te lo sei dato te stessa, non io. Io -- dei 30 punti possibili -- ne controllavo 2. Te ne controllavi 28. Ma quando io non ti ho dato i 2 punti miei, mi hai accusato di averti dato IO il tuo voto basso, come se tu non c'entrassi niente. Non fila questo ragionamento, Mara. Io ho fatto la mia mea culpa, fallo anche tu, OK?
Concludo con un quarto ed ultimo punto, di natura più generale. Riguarda voi come studenti del terzo anno, ma sarebbe da far leggere anche agli studenti del primo anno, così sono avvertiti e non finiscono nella trappola.
4) Per anni ho insegnato soltanto alle matricole, trovando studenti pieno d'entusiasmo e vogliosi d'imparare. Certo, ho trovato un certo numero di studenti del primo anno infetti, anche loro, dalla votomania che hanno presa a scuola, è vero, ma non tutti e non in modo morboso.
Nel 2003 ho optato anche per insegnare al terzo anno. E' stato uno shock!
Quell'anno ho ritrovato gli studenti che avevo lasciato appunto luminosi e pieno d'entusiasmo d'imparare al termine del loro primo anno. Li ho ritrovati -- con qualche bell'eccezione, ma si tratta di eccezioni -- vecchi... qualunquisti ... cinici ("Aaooh, fammo 'sto corso col minimo di fatica, ma col massimo di voti, che c'abbiamo fretta di andar via da qua!"). gente che somigliava già a quegli adulti tetri che avevano criticato tanto aspramente da giovani e ai quali avevano giurato di non somigliare mai, anzi giuravano che sarebbero stati diversi, una "nuova generazione".
Poi l'anno successivo, nei corsi del terzo anno, la stessa cosa (in parte). E l'anno dopo ancora di più, mi sono cascate le braccia! Quest'anno ho avuto voi del terzo anno. Un po' meglio degli altri anni, ma questa tua email – per me morbosa in quanto attaccatissima ad una cosa meschina come il voto – mi fa capire che forse non ho visto sotto la superficie quello che vi frullava veramente per la testa, a tutti voi laureandi. Forse la maggior parte di voi è come gli anni precedenti, presa dai calcoli cinici e morbosi suggeriti dalla votomania. Peccato che io non abbia potuto sentire le conversazioni durante l'esame (ero troppo lontano per sentirle): quanti pettegolezzi cinici e maliziosi e morbosi circolavano?
Cosa deduco? Due cose:
a. Il voto rincretinisce.
L'università, invece di darvi corsi che vi piacciono, vi dà spesso delle sole che poi valorizza con i voti (e voi abboccate). Cioè, per parlare del vostro caso specifico in quanto studenti di lingue, invece di darvi una formazione in lingue che sia culturalmente profonda proprio perché vi fa interiorizzare le lingue e la forma mentis ad esse associate, l'Università vi molla corsi "pratici" di lingua di second'ordine (dico di second'ordine perché insegnati da... non docenti, ve ne rendete conto!?), insieme a corsi di teorizzazione linguistica e corsi puramente ornamentali ("Geografia del paesaggio" o che ne so) che non vi formano per interagire in lingua e che, per quanto belli ed interessanti, tutto sommato lasciano il tempo che trovano...
Ma attenzione: se per questi corsi i relativi docenti danno allo studente un "bel voto", un 28 o anche un 30, allora egli pensa di aver ottenuto qualcosa, corre dalla mamma per far vedere il libretto esclamando "ce l'ho fatta, ce l'ho fatta, sono bravo!"
Bravo? Fesso. Viene abbindolato e se ne vanta!
Quel suo “bel voto” nessuno lo vedrà mai in futuro, con ogni probabilità. Ma il suo basso livello in lingue (secondo gli standards degli altri paesi europei), questo sì gli costerà in seguito. E parecchio. Invece lui non alza un dito per cambiare i programmi di formazione insoddisfacenti, se il prof gli molla un bel 26, 27, 28, 29 o (gioia strabiliante) un 30, torna a casa contento.
Da piangere.
b. E' dunque l'università che vi ha reso peggio di quanto eravate prima.
Perché quello che ho appena scritto al primo punto, voi lo sapete. E lo sapete bene. Ma allora come mai, pur sapendolo, correte dalla mamma per far vedere il libretto col 28, orgogliosi di essere stati fatti fessi? C'è una spiegazione. La psicologia insegna (si chiama la sindrome di Stoccolma) che coloro che si trovano prigionieri di un sistema ingiusta che però dà loro delle piccole gratificazioni, col tempo si scindono: sentono sia il desiderio di scappare, sia il desiderio di restarci e di emulare il sistema -- insomma, perdono il senso di se stessi. Il mio giudizio è che l'Università, come viene organizzata oggi almeno a Lingue, inculca in voi proprio la sindrome di Stoccolma. E' dunque una istituzione DISeducatrice: Istruisce e avvilisce, tutt'insieme. Forma mercenari del sapere. Contenti di esserlo.
Tu dici di volerti ribellare, Mara? Bene! Ribellati contro questa ingiustizia reale, non contro quella ipotetica dei voti.
E' possibile liberarti. Perché le tue paure sono solo immaginarie. Ho visto diversi studenti farcela. Se vuoi, ce la farai anche tu.
Ciao,
p
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