DA UNA EMAIL (IN ITALIANO) SULLE DIFFICOLTA' DI FARE L'ESERCIZIO DI ASCOLTO DELLE CONVERSAZIONI, CON INTERPRETAZIONE DEGLI INTENTI E DEL BACKGROUND SOCIOCULTURALE.

> ciao,
> l'esercizio di oggi me crea dei problemi.
>a volte, inquadrare attitudinalmente alcuni dei  parlanti dei dialoghi può
>essere davvero difficile. Dobbiamo comunque "osare",  magari
>generalizzando un pò? Per esempio, nel primo esempio di conversazione
>che ci dai sul sito, sentiamo un fattorino. Ma il fattorino risponde di
> sfuggita e in fretta perché reputa il suo lavoro poco  importante, oppure
> perché ha una mentalità subalterna, oppure per il solo fatto di essere un
>fattorino, ecc.? Come facciamo a dirlo quando non
>ci sono  elementi a sufficienza per "inquadrare" la visione del mondo di
>un parlante?  Personalmente penso che sia più  corretto, a volte,
>sospendere un giudizio, per non cadere in alcuni  facili pre-giudizi...
>tu che ne dici?
> (scusa se non firmo e se non dico Lei, ma non mi pare il caso, vero?)

hai perfettamente ragione.  dare giudizi su un'altra persona è rischioso anche dopo
10 anni di convivenza...

Tuttavia – e lo sai benissimo – quando incontri una persona hai una certa
impressione anche dopo 10 secondi, solo dal tono della voce.  La tua impressione corrisponde al vero o ad un pregiudizio? Boh. Lo saprai col tempo. Forse. Ma non è possibile non avere un giudizio. Ecco il punto.

La persona che dice: "Io non dò mai giudizi sugli altri, a meno di non conoscerli bene" s'inganna. Quella persona esce con alcuni degli individui che conosce da poco, evita altri, ecc. senza sapere a fondo come sono tutte queste persone ma solo in base alle impressioni finora ricavate. Quindi si è fatta un giudizio, dentro di sé, anche se non lo dice ad alta voce e anche se non lo ammette a se stessa.

Quindi io non dico a me stesso, come regola personale, "Non dare giudizi" perché so che ne darò comunque. Dico: "Renditi conto che lo fai, anche tuo malgrado!"

Quello che ti dico di fare, dunque, è proprio il contrario della regola di non dare giudizi: ti dico di dare giudizi consapevolmente, cioè renderti conto delle tue impressioni inconsce. Perché sono queste impressioni inconsce che guidano le tue scelte inconsce.

Come fai a rendertene conto? Proprio attraverso esercizi come quello che vi propongo per questa settimana.

Preciso che, ascoltando certe conversazioni, non avrai l'impressione di cogliere attitudini e Weltanschauungen particolari perché sono conversazioni fatte al solo scopo di illustrare questa o quella regola grammaticale – queste conversazioni, dunque, non le devi fare come esercizio.

Ma ci saranno altre conversazioni che funzioneranno benissimo per l'esercizio che vi ho proposto. Ascoltando queste conversazioni, sentirai un diverso modo di esprimersi di un personaggio. Allora in questo caso, ferma la cassetta e cercare di RENDERTI CONTO DI QUELLO CHE PROVI INCONSCIAMENTE (quando dici fra te e te, sentendo la cassetta, "Aaho, che tipo! Che modo di parlare!"). CERCA DI BUTTARE GIU' SU CARTA QUELLO CHE STAI PROVANDO, QUELLO CHE TI SEMBRANO ESSERE GLI INTENTI E LA PROVENIENZA SOCIOCULTURALE DI QUEL PERSONAGGIO. Provando di rendere esplicite le tue impressioni, "sbaglierai" sicuramente molte volte. Sarai ingiusta molte volte, sicuramente. Ma almeno avrai assunto la responsabilità delle tue opinioni (inconsce) rendendole consce e firmandole.

Anzi, questo gesto diminuirà la loro presa su di te. Quando scrivi: "Ma quel fattorino per me è un Fantozzi" avrai chiarito quella strana sensazione che provavi sentendolo parlare. Ma, nel contempo, ti renderai subito conto, nell'atto di scrivere la parola "Fantozzi", di quanto potrebbe essere ingiusto una affermazione così grossa (chiamare qualcuno un Fantozzi non è bello). Allora, molto probabilmente, comincerai a mettere le mani davanti e aggiungerai, fra te e te, "Beh, almeno mi è sembrato, boh, è un po' forte questa affermazione, comunque la mantengo come ipotesi per ora, poi nelle altre conversazioni starò attento per vedere se è così."

Parlando fra te e te in questo modo, disinnesti il potere su di te dell'impressione inconscio.

Invece, dicendo "Ma no no no, io non ho giudizi, io non penso niente, tutti sono uguali per me" ti nascondi dietro un dito. Ti convinci che non hai impressioni inconsce che agiscono su di te inconsciamente. Ma se le lasci agire indisturbate, esse orienteranno le tue scelte (con chi uscire, chi evitare, ecc.) senza che tu possa controllarle.

Gli stereotipi hanno meno potere su di noi se noi li riconosciamo come tali lucidamente. Questo vale per gli stereotipi che sicuramente scriverai facendo questo esercizio, ma anche per gli stereotipi che hai (consciamente o inconsciamente) verso gli extracomunitari, i turisti giapponesi, gli americani dal Texas, gli zingari e via discorrendo.

>Questo è un argomento di cui vorremmo  parlarle anche a lezione:
>quali sono gli strumenti con cui
>l'approccio  interculturale allo studio delle lingue si difende dal
>rischio di cadere nei  pregiudizi?

Penso di aver risposto.

Se hai delle controdeduzioni, scrivimele e le metterò sul nostro Pannello di Affissione (che si trova all'inizio della rubrica NEWS). Anzi, approfitto di questa mail per iniziare il pannello.

ciao

p
 

p.s. In quanto all'uso o meno della forma Lei di cortesia, io dò del tu a tutte le persone con cui lavoro, non importa l'età o lo status sociale, per via di una convinzione politica tutta italiana e non per seguire l'usanza americana, quindi mi sta bene. Ma ho l'impressione che gli studenti di questo corso – forse perché essendo così numerosi è difficile creare lo spirito d'équipe – vogliono il prof in cattedra, "come si deve" (il che è un orientamento politico, anche questo). Quindi per loro dare del tu (o sentirlo dare) sarebbe un controsenso. Magari qualcuno userebbe pure la forma Tu, per lo sfizio di dare del tu ad un prof, ma non perché sente che stiamo lavorando insieme su un progetto comune, cioè quello di cambiare l'impostazione idealista nell'insegnamento universitario delle lingue. (In passato mi è capitato qualche volta di scoprire che quelli che usavano il tu erano proprio quelli che non avevano affatto voglia di lavorare, lo facevano appunto solo per lo sfizio; allora in questo caso il Tu diventava un dispregiativo). Tu che ne dici?

In quanto al firmare, dici che non sarebbe il caso. Boh. Che c'è da vergognarsi? Io firmo sempre quello che dico, consente una comunicazione migliore perché la gente sa con chi sta parlando, ma fa' come credi, capisco i timori da matricola.