Giulio Alfano (Pont. Univ. Lateran., Roma)

 

Etica politica e persona umana

 

Negli ultimi tempi si è sviluppata una visione volitivo intellettiva che sembra aver superato ogni consistenza ontologica ed etica del vivere politico. Appare opportuno riaffermare  alcuni concetti di  riferimento relativi all’operare esterno della persona umana. La prima costante operativa personale riguarda il “conservarsi in essere” e concerne  i bisogni primari dell’esistenza. La seconda concerne la connessione dell’agire interiore personale con il medesimo agire interiore delle persone riguarda l’aspetto culturale (leggere, scrivere, ascoltare, parlare ecc. ). La terza riguarda l’aspetto sociale, la capacità propria dell’uomo di scegliere relazioni interpersonali ed intergruppi. La quarta, l’aspetto economico la capacità dell’uomo di produrre bene materiali e immateriali utilizzandoli in realtà sempre più sofisticate. La quinta è relativa all’aspetto politico, ovvero alla capacità dell’uomo di organizzare la propria e la vita comune.  La sesta riguarda l’aspetto giuridico concernente lo justum. Questo elenco è un modo serio di analizzare il multiforme e creativo operare esterno della persona in quanto tale, operare che ogni persona interpreta secondo la propria personalità e secondo le circostanze; tuttavia non è il vangelo.

       Ciascuno può riflettere su se stesso e scoprire una migliore definizione dell’operare esterno. l’importante è mantenere una visione globale e articolata , senza dimenticare nulla e senza suddividere inutilmente . Prima di passare agli ambiti popolari, sembra necessario ricordare che si può denominare verità il corretto rapporto con la realtà mediante l’intelli-genza e si può denominare amore il corretto rapporto della persona con la realtà mediante la volontà. Carenze di verità e d’amore determinano carenze di rapporto con la realtà ; vi è dunque una connessione profonda tra essere-verità-amore in sede filosofico culturale e, quindi, una profonda correlazione tra la persona , l’intelligenza, la volontà e la realtà. Per questo, come rivelano le Scritture, l’Altissimo si rivela a Mosè come l’Essere dell’essere, L’Essere da se - in se - per se e tutta la Rivelazione ripropone continuamente  la trilogia Essere-Verità – Amore.

       Di conseguenza quando si perde il riferimento primo alla Trinità si finisce, prima o poi, per perdere l’orientamento della vita terrena e di quella eterna. Appare facilmente comprensibile che se la persona umana esprime una tale multiforme capacità operativa, nel senso che ogni persona umana  ne è capace se l’operare è necessariamente oprare con le altre persone umane, è di conseguenza necessario un contesto popolare per la vita comune, oggi pressoché inesistente e  parzialmente coperto dall’associazionismo. Ciascuno di noi partecipa di un unica comune natura umana che si determina per successive caratterizzazioni, dalla comunità in generale fino alle varie etnie e comunità locali. Ma la comunità , ossia la comune natura incarnata per ogni momento storico dagli uomini , si realizza procreando e riguarda per ciò l’insieme degli uomini entitativamente considerati; quando li si considera nel loro operare insieme, tale insieme delle persone operanti si denomina popolo. Poiché ogni persona ha il compito di interpretare la comune natura umana in modo unico e irripetibile, il livello di incontro popolare è necessario per autogestire l’aspetto pubblico della vita  oltre l’aspetto personale e familiare.

       Finora ciò è avvenuto saltuariamente e inconsapevolmente. Oppure è stato spento dalla ferocia del potere, come è avvenuto in Russia nell’ottobre del 1917 ad opera di Trotskji e Lenin quando h anno snaturato i consigli sorti spontaneamente nella prima rivoluzione russa del 1905 e nella seconda nel 1917. In Italia vi sono oggi organi nuovi di partecipazione politica ed anzi la nuova legge sulle autonomie locali, la 142/90 prescrive ai comuni di promuovere organismi di partecipazione, ma siamo solo agli albori; sono necessari ambiti popolari di democrazia della parte citazione corrispondenti alle costanti operative personali. Come si vede va considerata una connessione intrinseca tra la sostanza della persona, il suo agire interiore, il suo operare esterno e gli ambiti popolari. La parola società non è esaustiva, come la sociologia , perché coglie solo un aspetto della realtà umana  e civile. Analogamente a ciò che esprime l’individualismo, sull’altro fronte di carenza concettuale; di qui l’inadeguatezza del contratto sociale e dello Stato moderno. L’operare personale non è per il nulla, ma per un perché e per un ordine dei fini; tuttavia tra l’ordine dei principi e l’ordine dei fini vi è tutta l’immensità dell’interiorità personale e tutta l’immensità delle indispensabili interpretazioni oggettive e delle mediazioni per individuare un ordine di progetti e un ordine di obiettivi e per animare una comunicazione in continuo con le altre persone nel loro insieme. Come non si può confondere l’ordine dei principi pertinente all’agire interiore e l’ordine progettuale pertinente l’operare esterno , non si può confondere l’ordine dei fini, che riguarda l’agire interiore con l’ordine degli obiettivi che riguarda l’operare esterno.

       Vi è un arco tra l’ordine della coscienza personale e l’ordine del ragionamento e della comunicazione con le altre persone che si costruisce grazie agli ambiti popolari. La democrazia della partecipazione, infatti, non serve per la gestione del potere , bensì per la gestione dell’autorità personale, ossia della capacità propria della persona umana di essere autore del proprio agire e del proprio operare. Gli ambiti popolari che si realizzano come democrazie della partecipazione, ci sollecitano a capire che se ciascuno deve realizzare il proprio processo di sviluppo/perfezionamento, tale processo si pone come realtà comune a tutti gli uomini e quindi quale fine permanente storico. La democrazia della partecipazione serve proprio per ovviare da un lato alle impostazioni di tipo idealistico che hanno portato al comunismo, al fascismo e al nazionalsocialismo, ma anche per superare l’impostazione pragmatista che ha portato al boom economico incontrollato e alla grande crisi morale, lasciando spazi alla criminalità organizzata.

       La democrazia della partecipazione garantisce lo spazio utile alla creatività personale, alla progettualità e alla comunicazione aperta ; garantisce una società aperta e il mercato veramente libero dove il bisogno e l’esigenza diventano occasioni di risposte creative, mentre l’accumulazione dei profitti viene gestita pubblicamente garantendo l’esercizio della sovranità personale e popolare ora appiattita solo sul corpo elettorale. Conosciamo la risposta netta e perentoria di Cristo al solerte amico che gli annuncia essere fuori sua madre e i suoi fratelli: “Mia Madre e i miei fratelli sono coloro che la parola di Dio ascoltano e mettono in pratica “ (Luca 8). Chiediamoci dove si mette in pratica la parola di Dio; nell’ordine cosmico nell’unità familiare, nella convivenza civile, nella comunità ecclesiale.

       Perciò un serio tentativo di superamento delle contrapposizioni individuo-società e società civile-Stato dimostra come solo la democrazia della partecipazione pone ogni persona nelle condizioni di esprimere il proprio contributo secondo il meglio di se stesso. Tutte le istituzioni acquisteranno un senso ed un proporzionamento, un versus ed una sintonia rispetto ad una realtà popolare divenuta finalmente ed effettivamente “soggetto storico”.

       D’altronde il tempo del lavoro, ossia dell’attività retribuita andrà riducendosi nel tempo quotidiano e prolungandosi nel tempo anagrafico, lasciando ampi spazi per la partecipazione che risulterà una  attività altamente proficua ridimensionando il fenomeno consumistico.  Si tratta di imprimere una dinamica che permetta di fuoriuscire dal disordine per favorire un progetto di sviluppo; infatti è preliminare che siano le persone umane a divenire globalmente soggetti del processo di sviluppo e non pedine nelle mani di ambigui persuasori occulti. Certamente ciascuno di noi produce il male , spesso anche inconsapevolmente; la democrazia del consenso o rappresentativa offre la possibilità di critica e di rigenerazione continua. Ma la critica e il dibattito favoriscono l’emergenza dell’errore ma poiché i mezzi informatici e telematici hanno raggiunto un livello di maturazione tale da consentire il controllo reciproco che la trasparenza promossa dalla partecipazione può rendere determinante, la democrazia della partecipazione è il fondamento della democrazia del futuro.