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"a stranger rides to the morning and the stranger's name is death" from Portcullis Gate
I Bulldog Breed nascono nel 1968, con una line up originale che comprende il batterista Robin Brandon, il bassista Bernard "Jinks" Fitzgibbons e i chitarristi Rod Harrison e Keith Cross. La formazione del gruppo rimane inalterata fino all'estate del 1969 quando nel quartetto entra il batterista Louis Farrell. Farrell nel 1968 suona nel trio hard dei Gun, con i fratelli Adrian (ch.) e Paul (bs.) Gurvitz. Dopo l'incisione di due album (Gun e Gunsight), il batterista abbandona il gruppo (sostituito nell'ultimo periodo di vita del complesso da Peter Dunton) ed entra nei Bulldog Breed, al posto di Brandon. La formazione trova ospitalità presso la casa discografica Deram (del gruppo Decca) che mette sotto contratto Farrell e compagni. Il primo frutto concreto, nel settembre 1969, è il 45 giri Portcullis Gate / Halo In My Hair, disco nel quale probabilmente compare ancora la batteria di Brandon; basato su un incalzante ritmo condotto dalla batteria, l'interessante brano del lato A presenta buone soluzioni delle chitarre con effetto wah wah e un suono teso e vibrante. Nel marzo del 1970 è la volta dell'album Made In England, pubblicato come quinto numero della serie "progressiva" Nova. A dispetto delle discrete qualità musicali espresse, il disco resta sostanzialmente ignorato e i Bulldog Breed abbandonano frettolosamente la scena.
Bulldog Breed
Jinks e Cross proseguono assieme fondando i Morning, aggregando il batterista Peter Dunton che nel frattempo ha concluso la breve esperienza con i Gun. I tre si rinominano immediatamente come T2 e il nuovo sodalizio si mostra molto attivo dal vivo con una serie di esibizioni al Marquee Club di Londra; si narra che nell'agosto del 1970 i T2 prendano parte a due dei più importanti avvenimenti dell'anno, il decimo National Jazz and Blues Festival tenuto a Plumpton Race e il terzo (e più ricordato) Festival dell'Isola di Wight, anche se nei programmi ufficiali di tali manifestazioni non si trova traccia del nome del complesso. L'unico album It'll All Work Out In Boomland, pubblicato dalla Decca il 31 luglio 1970, arriva quasi subito, a conferma di un marcato interesse per la formazione. Il giovanissimo Keith Cross è eccellente chitarrista ma qualcuno trova il modo, ingiustificato, di definirlo come "nuovo Clapton"; apparizioni a radio, TV, registrazioni per la BBC e di nastri che avrebbero dovuto costituire la base per un secondo album (poi pubblicato postumo nel 1997 col titolo di T2), oltre a concerti infuocati, non salvano il gruppo da un rapido scioglimento. Alla fine del 1970 Cross abbandona i T2 per formare un sodalizio con Peter Ross (un album nel 1972 per la Decca, Bored Civilians) e quindi scompare dalla circolazione. Poco dopo lascia anche Jinks, mentre Dunton tenta di mantenere in vita il gruppo con nuovi musicisti. I nuovi T2 tengono concerti a partire dal luglio 1971 e registrano materiale per un nuovo album che rimane inedito fino al 1992, quando la World Wide Records lo stampa con il titolo di Second Bite. Il definitivo scioglimento dei T2 risale alla fine del 1972. Una formazione interessante, precocemente distrutta dalle troppe attenzioni e dalle eccessive pretese nei suoi confronti.
MADE IN ENGLAND (as Bulldog Breed, Deram Nova SDN 5, marzo 1970) Paper Man / Sheba's Broomstick Ride / IFlew / Eileen's Haberdashery Store / Folder Men / Dougal / When The Sun Stands Still / Reborn / Friday Hill / Silver / You / Top O' The Pops Cock?!?! / Revenge / Austin Osmanspare Keith Cross: ch.v. / Rod Harrison: ch. / Bernard Jinks: bs.v. / Louis Farrell: bt. Disco certamente non privo di spunti interessanti, Made In England, unico parto a trentatrè giri dei Bulldog Breed, mette in mostra le discrete qualità tecniche dei musicisti che evitano di impegnarsi in sterili solismi per privilegiare l'insieme dei suoni; si tratta di un classico lavoro di transizione dalle istanze pop psichedeliche dell'Inghilterra della seconda metà dei Sessanta, verso forme più vicine all'hard rock, realizzata però con almeno un paio di anni di ritardo sull'evoluzione stilistica del rock inglese. Se l'ispirazione di fondo appare sostanzialmente unitaria, la proposta creativa determina risultati estremamente eterogenei, con canzoni che incuriosiscono ma pure a volte disorientano per la notevole reciproca distanza strutturale ed espressiva. Inoltre, la durata piuttosto breve di tutti i brani, in assoluto non un elemento negativo, nello specifico lascia intravedere qualche problema legato a una produzione non impeccabile e in alcuni casi le canzoni faticano a manifestare compiutamente le relative peculiarità, lasciando l'impressione di una pratica sospesa. Apre il disco il rock spigliato ai limiti dell'hard di Paper Man, che presenta qualche rimembranza psichedelica nelle parti vocali e nelle chitarre, spesso utilizzate con l'effetto wah wah. Sheba's Broomstick Ride sceglie ancor più decisamente la strada di un hard rock agile e sufficientemente vario, basato su chitarre e armonica blues. IFlew è una sorta di power blues ad alta velocità e, nota caratteristica di molti brani, le armonie vocali mantengono un afflato vagamente psichedelico risultando originali ed equilibrate, nonostante l'assenza di un performer particolarmente dotato. Il bel pop di Eileen's Haberdashery Store è un ritorno ad arrangiamenti di qualche tempo indietro, con piano e clavicembalo. La varietà stilistica della musica dei Bulldog Breed è confermata dalle placide movenze di Folder Men e dell'aggraziata Dougal (ancora clavicembalo), mentre l'ottima When The Sun Stands Still torna a un rock diretto, condotto da solide chitarre che all'improvviso veleggiano a mezz'aria in ariosi fraseggi. Molto bella anche Reborn, che innesta armonie vocali in stile Pretty Things su cadenze metalliche, spietate più per propensione che per effettiva espressione. Friday Hill cambia ancora le carte in tavola, ballata con melodia nostalgica sottolineata da un lontano organo dai classici toni da chiesa. Se Silver è un rock'n'roll scattante dai remoti ricordi blues, You si cala in un pop d'atmosfera di vaga ispirazione jazz, mentre la strumentale Top O' The Pops Cock?!?! sfodera un solido riff di derivazione blues. Dopo il rock lineare di Revenge, la chiusura è affidata alla psichedelica Austin Osmanspare nella quale appare perfino il flauto solista. valutazione: 6,5
Peter Dunton on drums
IT'LL ALL WORK OUT IN BOOMLAND (as T2, Decca SKL 5050, luglio 1970) In Circles / J.L.T. / No More White Horses / Morning Keith Cross: ch.ts.v. / Bernard Jinks: bs.v. / Peter Dunton: bt.vs. - Stu. Morgan studios - Tds. John Burns, Mike Butcher, Roger Quested, Robin Black - Co. Peter Thaine - Prod. Peter Johnson & T2 L'unico album originalmente prodotto dai T2 arriva subito in avvio di carriera, pochi mesi dopo la costituzione del complesso. Le secche contrazioni che introducono l'interessante In Circles esplodono in vortici di gran forza strumentale, in continue mutazioni ritmico - armoniche dominate dalla possente chitarra hard blues di Keith Cross. Le parti vocali, prevalentemente affidate a Dunton, non appaiono troppo dotate e originali, ma ciò che importa nell'ambito di questa espressione stilistica è l'abilità dei musicisti nell'elaborare una musica dai toni robusti che non permette eccessivi rilassamenti e coinvolge intensamente. Anche la moderata ballata di J.L.T. conserva la giusta tensione nell'ambito di un arrangiamento più ricercato, mentre No More White Horses indurisce i toni, alternando possenti ondate chitarristiche a frasi pacate e a interessanti interventi dei fiati. La sezione ritmica appare potente e sufficientemente malleabile, anche se non sempre inappuntabile, ma è in particolare il diciassettenne Keith Cross che si dimostra strumentista dotato e brillante, apparentemente destinato a una fulgida carriera. Gli oltre venti minuti di Morning rappresentano il culmine del lavoro dei T2, fantasiosa quanto un pò prolissa escursione in un hard concept dagli umori underground; gli arrangiamenti sono semplici ed azzeccati, contemplando momenti rilassati da ballata acustica e accelerazioni hard fuse in angolazioni dalle prospettive non sempre ordinarie, senza mai perdere di vista una buona unità tematica nonostante qualche sezione un pò "improvvisata" e carente di lucidità. In fase di ristampa, il disco è stato completato con alcune registrazioni effettuate per conto della BBC nell'ottobre del 1970, poco prima dell'abbandono di Cross, che possono essere annoverate tra i loro migliori risultati in assoluto. Nella dimensione a loro congeniale della "presa diretta", i T2 propongono l'inedita ballata hard di Questions And Answers, le impressionanti sequenze di In Circles e l'assolutamente devastante CD (pensata per una seconda uscita a 33 giri), tutti brani contrassegnati dalle evoluzioni della chitarra di Keith Cross. valutazione: 7-
T 2 (as T2, Acme Deluxe ADCD1029, 1997) Highway / Careful Sam / Timothy Monday / CD / The Minstrel / Fantasy / T2 Keith Cross: ch.pn. / Bernard Jinks: bs. / Peter Dunton: bt.vs.cha.me. - previously unissued 1970 recordings - Co. Inner Revolution Nella seconda metà del 1970 i T2 iniziano a lavorare su alcuni brani che dovrebbero, nelle intenzioni, fornire il materiale sufficiente alla pubblicazione di un secondo album. Il lavoro non sarà mai terminato e l'album, nella sua forma provvisoria, trova pubblicazione solo nel 1997. Detto della non esaltante qualità dell'incisione, il disco merita comunque un attento ascolto e mostra certamente spunti degni di interesse. Apre Highway, un hard blues appena sfiorato da variazioni melodiche con interventi di mellotron. Ancora una volta Cross si conferma chitarrista di notevole impatto fisico, capace di evoluzioni non prive di originalità, in grado di scuotere ed elettrizzare. Careful Sam è una delicata ballata elettroacustica dai toni romanticamente underground che sfocia in poderose escursioni hard; più o meno sulla stessa linea si colloca la seguente Timothy Monday. Già conosciuta grazie alle sessioni BBC emerse sulla ristampa di It'll All Work Out In Boomland, CD conferma le proprie qualità anche se non può competere con la furia devastante espressa nella precedente versione. The Minstrel si risolve in un afflato romantico dominato dal mellotron, molto vicino a contemporanee esperienze "progressive", creando un netto contrasto con la successiva Fantasy che si ciba di atmosfere elettriche da incubo, mediate da inflessioni jazz blues. La conclusiva T2, nei suoi 14 minuti, recupera con modi impressionisti tutti i principali elementi della musica del gruppo, nel probabile quanto illusorio tentativo di fornire un adeguato seguito alla lunga elaborazione di Morning. valutazione: 6,5
T2
children of the sun ... in search of space (by Giancarlo Nanni) pagina pubblicata il 11.01.2003; ristrutturata completamente il 9.05.2003
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