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.: THE NIRO
"THE NIRO" :.
C’è
un elegante cantautore romano di trent’anni dietro questo
pseudonimo che ricorda il noto protagonista di Taxi Driver;
il suo nome è Davide Combusti e si è costruito negli ultimi
anni un seguito di nicchia grazie alla messa on-line dei
suoi pezzi su Myspace (Dio ne benedica l’ideatore) e una
serie di concerti che hanno toccato non solo l’Italia ma
anche gli Stati Uniti. Tappe fondamentali che hanno portato
alla grande attesa per questo primo album nel quale il
songwriter esprime un chiaro gusto verso un pop-rock
crepuscolare interpretato con personalità e sicurezza dei
propri mezzi senza dare precisi punti di riferimento o
spingere l’ascoltatore a ricercare necessariamente dei
musicisti noti al quale farsi accostare. Di certo l’occhio
strizza verso la scena britannica e non solo per la
scrittura di testi in lingua inglese (per altro ottimamente
interpretati) ma anche per quel gusto uggioso e venato di
malinconia che accompagna determinati suoni e atmosfere
tipiche del recente rock anglosassone. Questo non significa
certo che il disco è una lenta marcia fatta di lacrime e
sospiri, anzi non mancano quei picchi di canto e chitarre
elettriche che vanno ad alzare i toni e le emozioni senza
scadere però nel caos, visto che ciò che maggiormente
eccelle nel disco è questa perfetta armonia ed equilibrio
strumentale che dà medesima importanza ad ogni singolo
strumento. Le tracce dell’album sono in totale tredici e
questo garantisce un ascolto per niente avaro e ottiene il
gran pregio di raccontare le varie sfumature di un artista
capace di emozionare giocando con la voce, con la ricchezza
degli strumenti e con una umanità fatta di vanto e debolezze
che rendono l’ascolto intimo, confidenziale e assolutamente
attraente. Per questo ripenso alla vorticosa danza di
“Baisers Volès” o all’incedere energico della stupenda
“Liar” (primo singolo estratto dal disco, nonché pezzo di
sicura presa radiofonica e commerciale), penso alla bella (e
sensuale) interpretazione di “Hollywood”, a “An ordinary
man” (ammiccante al beat-pop degli anni sessanta) e non
dimentico certo “So different” (che suona stile Coldplay) e
la bellissima chiusura di “I wonder” che cala il sipario su
un disco davvero eccellente ed emozionante.
Info:
www.theniro.com
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