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.: SUITE "EP" :.

I Suite giungono da Bologna proponendo un rock personale con alcuni riferimenti alla scena inglese. Dopo una buona attività live, producono questo loro primo demo dalle atmosfere delicate e sognanti, una fusione di diversi stili che hanno come fine quello di emozionare e raccontare atmosfere surreali e sinuose. L’iniziale “E il centro?” si muove tra suoni ipnotici e richiami beatlesiani, l’atmosfera è delicata ed essenziale con un cantato che fa riferimento (non so se voluto ma a me ha dato questa impressione) ai timbri vocali di Daniele Groff … un brano cha apre la strada alla ballata acustica di “La stanza”, nella quale la voce del vocalist segue traiettorie più personali. Unica pecca forse è una certa ripetitività che ci priva di un momento di vera esplosione. Il brano è comunque ricco e ben suonato anche grazie all’apporto di archi che ne consolidano l’atmosfera sognante vicina ad alcune produzioni targate Oasis. Molto personale è “Quadri bianchi”, il pezzo che più mi è piaciuto. Davvero maturo e coinvolgente con ancora protagoniste le chitarre acustiche e l’apporto degli archi. Il suono è ancora delicato e sinuoso e non rinuncia a piccoli stacchi più ruvidi, ciò che avviene con la seguente “Parole per chi sei” che mi richiama alla mente sia un’eco di Le Vibrazioni (giusto nella parte iniziale) che in seguito dei passaggi sonori e vocali vicini a quelli dei Marlene Kuntz . Alla base però è sempre una costruzione legata all’ old-sound britannico, secco e semplice. Bella è “3&26”, momento particolare dal ritornello di facile assimilazione con le chitarre più ruvide e che diventa la rottura tra l’atmosfera finora raggiunta e quella della seguente “Anna”, nella quale il tono si fa più scanzonato sia nel tono vocale che in quello sonoro con l’aggiunta di coretti e suoni esterni (applausi, trombette e campanelli). La chiusura è “Giùcandido”, un brano sommesso, dolcissimo e silenzioso a sola voce e organetto nella parte iniziale. Brano essenziale eppure sfumato, maturo e che meriterebbe un maggiore ampliamento al di là dell’ultimo minuto nel quale si arricchisce dell’apporto della batteria. Tirando le somme, questo primo “Ep” è un buon punto d’inizio ma se devo giusto attribuire una critica, posso utilizzare i versi di “Giùcandido”: “E tu sei lì che attendi impassibile, vigorosi fendenti” … ecco, in questo demo mancano picchi sonori che lo renderebbero meno piatto, momenti di maggiore concentrazione sonora, nei quali i Suite potrebbero dare sfogo a tutta la loro creatività, rischiando maggiormente l’atmosfera incantata che questo demo propone. La voglia e comunque la passione sono due elementi ben vivi all’interno del gruppo, quindi c’è da aspettarsi una piacevole evoluzione dei Suite nel prossimo futuro.

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