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ROCCAFORTE "Per volontà del re" :.
I
Roccaforte mi sono piaciuti. Mi è piaciuto questo disco
ampio, vario, leggero come il vento. Un disco che attraverso
undici tracce, manifesta la grande sensibilità umana e
artistica del gruppo piemontese capace di regalare un rock
graffiante ma senza eccedere nella ruvidità ma anzi
levigando e ripulendo il suono tanto da farlo ammiccare alla
“leggera”, contaminando le chitarre elettrificate con
percussioni africane, pianoforti e vocalità davvero
mirabili, convincenti e perfettamente intrecciate alle trame
sonore dei diversi brani. “Per volontà del re” scivola via
piacevolmente, nonostante la lunghezza di alcune tracce, non
se ne avverte stanchezza forse proprio per quella varietà
già citata. Merita una menzione a parte la title track che
chiude idealmente il disco (visto che le ultime due tracce
sono una versione acustica della intensa “Bambino” e una
bonus track), “Per volontà del re” viene infatti spaccata
(un po’ come si faceva nel periodo d’oro della progressive)
in tre capitoli suddivisi in “L’ordine”, “La battaglia” e
“La coscienza”. La prima sezione si avvale di un sound più
rapido e pulito, con bei giochi di cori in secondo piano e
un cantato molto intenso che insieme alle parti ritmiche e
alle chitarre elettriche rende molto efficace questa
introduzione (un canto alla libertà e al sacrificio) alla
battaglia. Molto bello l’intermezzo centrale con le tastiere
e ancora le chitarre che si fanno rocciose e che vanno ad
arricchire un brano davvero molto coinvolgente che tocca
l’apice proprio nella parte centrale strizzando l’occhio al
rock progressivo moderno con quei tamburi che vanno a
disegnare perfettamente il giungere sul campo di battaglia.
Frenetica, energica, massiccia è il secondo capitolo che
inizialmente mi fa ricordare alcune vecchie sfumature dei
Timoria … la qualità non manca ma mi coinvolge meno del
pezzo precedente (anche a livello testuale). Il capitolo
conclusivo invece torna alla calma, con un uso diverso delle
chitarre e con la presenza di un organo sotterraneo ma
avvertibile. Anche qui fa capolino una sorta di marcetta, la
ricerca è quella della quiete del rock levigato ma anche in
questo capitolo non si ottiene l’intensità del primo
capitolo. A ogni modo il trittico regge bene e funge
perfettamente da apice dell’opera che risulta
complessivamente di grande intensità, qualità e ricerca.
info:
www.roccaforte.it |