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.: PIERO PELU' "SOGGETTI SMARRITI" :.

Siamo di fronte (forse) a quello che può considerarsi il vero primo album solista di Piero Pelù. Un disco nel quale il vocalist fiorentino ha smaltito la rabbia e le apprensioni del dopo-Litfiba, andando oltre una ricerca puramente estetica come avvenuto in “U.D.S”. “Soggetti smarriti” è un disco rock, scritto con passione e per amore vero nei confronti della “Dea musica” (brano dedicatole appunto), un disco energico che abbandona barocchismi radiofonici in funzione di un suono più secco, più potente e meno patinato rispetto ai precedenti lavori. Merito di ciò può essere dato a Tim Palmer che si è occupato del missaggio e che ha lavorato in passato con artisti del calibro di U2 e Ozzy Osbourne. Un Pelù rigenerato forse dall’esperienza in “A.C.A.U.” di Gianni Maroccolo e che contraccambia il favore, ospitando Marok per la composizione di “Anche a piedi”, la sognante ballata che chiude il disco. Un Pelù che non ci propone i suoi celebri vocalizzi (ormai divenuti ripetitivi) ma che canta l’essenziale, con umanità regalando vere emozioni come in “Dea Musica” e soprattutto nella splendida versione acustica e malinconica di “Re del silenzio”, classico dei Litfiba targato 1987 che Pelù rilegge in maniera matura e sobria. Oltre al cantato, va segnalato l’uso che si fa delle chitarre, vere protagoniste del disco: energiche, potenti ed essenziali … terribilmente rock!

Il protagonismo delle chitarre si evince sin dall’avvio acustico di “Soggetti smarriti” con il suo cantato contagioso in cui le chitarre e il basso delineano simmetrie retrò ma orecchiabilissime, una ventata di freschezza inattesa che prosegue in “Prendimi così” (primo singolo e brano di stampo radiofonico) per esplodere poi nel potente rock di “Vivo”, un brano trascinante che parte con una base dub ma che regala presto delle scariche potenti e violente di chitarre come neanche gli ultimi Litfiba erano riusciti a proporre! Tra gli altri episodi cito “Esco o resto” (brano elettro-acustico che strizza l’occhio al periodo latino dei Litfiba), la sensualità acustica di “Occhi”, l’energia ritmata e cadenzata di “Anima Animale” e la sperimentazione di “Soddisfazioni” che fonde rock puro a sonorità techno, il cui risultato è molto potente, trascinante … l’ultimo urlo prima della quiete di “Re del silenzio” di cui ho detto prima. Ci troviamo di fronte quindi a un gran bel disco rock, non un capolavoro ma un vero miracolo per quanto prodotto da Pelù nella sua breve carriera solista. Un disco consigliato, anche a coloro che nutrono timori e dubbi sull’onestà della figura di Piero Pelù e che in questio brani potrebbero trovare nuova fonte d’emozioni ed energia. Se Pelù continuerà sulla strada intrapresa con questo “Soggetti smarriti”, attendiamoci grandi sorprese dal futuro di questo nuovo viaggio. Lacio drom!

info: www.pieropelu.it

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