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.: GREEN
DAY "AMERICAN IDIOT" :.
A
10 anni di distanza dal fortunatissimo Dookie (album che
aprì il periodo d'oro del new-punk e che diede fortuna
sopratutto a band come Blink 182 e Offspring), i sempre
giovani Green Day sfornano un disco bello, potente e
concepito come una sorta di concept-album (cosa davvero
particolare se pensiamo che nella tracklist sono presenti
ben 2 brani della durata di 9 minuti). L'album inoltre
risulta essere il più ambizioso della carriera del trio
californiano, un album che non stravolge quanto fatto finora
ma che attesta una nuova maturità a livello compositivo
della band. Il filo conduttore dell'intero lavoro è la
situazione politica interna ed estera degli U.S.A. e i Green
Day sfruttano questo lavoro per urlare con urgenza la
propria contrarietà a quanto Bush ha fatto dall'inizio del
suo mandato. Musicalmente l'album è davvero ben prodotto.
Punk che non stanca, che vola su riff violenti e graffianti
e che va a ripescare ispirazione anche in lavori passati
della band (sopratutto quelli di "Dookie", "Insomniac" e "Nimrod").
Eppure c'è di più, il desiderio di spingersi oltre i soliti
clichè e cercare con il punk di realizzare una sorta di
"opera rock". La prima prova è la splendida "Jesus of
Suburbia", brano di 9 minuti che include diversi cambi di
tempo e di atmosfere e che non si limita ai soliti
chitarrabassobatteria ma si allarga a un uso delicato di
pianoforte. Un pezzo riuscitissimo ed eclettico come del
resto è tutto il disco!
Dalla ballata
strappalcrime di "Wake me up when September ends" ai
richiami dei Clash ("Holiday"), dalle chitarre sinuose di
"Boulevard of broken drems" (brano delicato, ballad
metropolitana inedita per lo stile dei Green Day) al
metal-punk di "St Jimmy" (e qui il ricordo di Dookie si fa
sentire). Elementi inediti sono anche il cantato corale di
"Are we the waiting", così come "Home coming" altro brano da
9 minuti che non riesce però a risultare completo come "Jesus
of suburbia". "American idiot" come al solito finirà per
spaccare la critica (e sopratutto il pubblico) ma in verità
siamo di fronte a un grande disco rock (perchè definirlo
solo punk sarebbe riduttivo), suonato e prodotto in maniera
egregia che rinverdisce i fasti di uno dei gruppi di punta
del punk mondiale. L'ispirazione sembra essere tornata e il
risultato si vede, onore ai Green Day che nonostante il
successo sono riusciti a mantenere integra la propria
integrità. Un gradito e inaspettato ritorno.
Info:
www.greenday.com
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