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.: BAGDAD CAFE' :.

I Bagdad Cafè sono un duo della provincia di Lucca: Joe e Luca, che in questo lavoro si dividono il ruolo di vocalist, suonando chitarra (il primo) e basso (il secondo) e facendosi aiutare da altri validi musicisti nella registrazione di percussioni e batteria. La prima parola che mi viene in mente, dopo l’ascolto di questo lavoro dei Bagdad cafè è: MEDITERRANEO. Non me ne vengono altre. Il suono è pulito (merito di una registrazione professionale) e permette (meglio in cuffia) di godere al meglio dell’alchimia creata dalle chitarre, dalle percussioni e dalle voci, che generano un sound caldo e avvolgente. Anche la grafica è ben curata, con in copertina il logo della band: una palma (che mi fa pensare all’etichetta ISLAND degli U2) sagomata su di un bottone arancio … un’immagine calda, simbolo di tante isole lontane. “Bagdad Cafè” (è il titolo dello stesso demo) conta 6 tracce. Il lavoro prende avvio con “L’America”,un brano che mette subito in evidenza le chitarre (protagoniste dell’intero album, acustiche o elettrificate che siano) e si snoda in veloci ritmiche … come biglietto da visita è più che buono! Sopratutto perché l’ottima registrazione mette in mostra dei musicisti molto capaci e ben consci dei propri mezzi. Un giro di basso ci introduce in “Io sono Dio”, il secondo pezzo. Un brano più tranquillo, dove l’attenzione si sposta dalle chitarre (del brano precedente) alla voce di Luca (soprattutto nella parte finale). Quella che io ritengo la gemma dell’album, è la terza traccia: “Un sogno”. Una canzone avvolgente e sognante, nella quale chitarre e basso si sposano perfettamente facendo da cornice al cantato di Luca e Joe. Un’atmosfera ( e solo quella, non il suono) che mi rimanda ad alcuni brani degli ultimi Litfiba (“Vivere il mio tempo” o “Il mio corpo che cambia”). La tromba che compare alla fine del brano, suggela un momento emozionante e molto speciale, il più particolare e originale del disco. La traccia che segue (“Nina”) riprende le ritmiche e le sonorità della seconda traccia, resta un po’ anonima dopo “Un sogno” nonostante il ritornello, facile da assimilare e quello che meglio si ricorda dopo l’ascolto dell’album. Diventa però un po’ una sorta di pausa, dato che la seguente “Viaggiare” parte a mille con chitarre graffianti e batteria in primo piano. Un brano molto trascinante, nella quale si evidenzia il bel cantato di Luca che dà spazio nel finale alle chitarre davvero molto coinvolgenti quando si tratta di picchiare duro (aiutati anche da una batteria particolarmente ispirata). Il brano che chiude il lavoro è “La mia onda”, una canzone che parte con delle percussioni lontane e propone gli schemi già sentiti in “Un sogno” ma in una maniera più rock, dove sono nuovamente le chitarre a guidare l’ascolto quando sono assenti le voci di Luca e Joe. In definitiva questo “Bagdad Cafè” è un bel lavoro rock, suonato e registrato ottimamente. Un lavoro molto professionale: qui non mancano idee, tecnica musicale e buona volontà.

info: www.bagdadcafe.info

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