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Intervista a GIANNI MAROCCOLO :.
Giugno 2004 -
pubblicata su www.rocknet.tv
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Innanzitutto, noi di “Rocknet” ti dobbiamo un grande e
sincero ringraziamento per averci reso partecipi (con questa
intervista) di un momento così particolare della tua
carriera di musicista. Ti auguriamo ovviamente, di vivere
grandi soddisfazioni con questa tua creatura, questo
“A.C.A.U. – la nostra meraviglia” che riunisce in 15 tracce
alcune delle migliori personalità della scena musicale
italiana. Personalmente sono stato felicissimo di ritrovare
in un disco la voce e la figura di Andrea Chimenti e di
vivere pure emozioni con le splendide voci di Fiamma,
Francesco Renga e Ginevra Di Marco (giunta a una incredibile
maturità). Cosa ti ha spinto a realizzare questo disco
multisolista (se all’origine della scelta di realizzare un
progetto solista, vi era la scelta di chiamare vari
musicisti a raccolta)?
M: Beh,
innanzitutto mi scuso per il notevole ritardo con cui ho
risposto alle vostre domande, ma mi sono trovato
continuamente in viaggio e non ho mai avuto un momento per
mettermi comodo a leggere e scrivere. Per fortuna l’uragano
sembra passato. Non so bene cosa mi abbia spinto a
realizzare Acau. Sicuramente il “LA” a questo l’ha dato
Hector Zazou, produttore del primo Pgr. Sentendo alcuni miei
spunti musicali mi ha quasi costretto a riflettere sull’
ipotesi di fare per la prima volta qualcosa da solo. Così ho
composto circa tre ore di musica strumentale e strada
facendo mi è venuta l’idea di proporre alle “voci
importanti” della mia vita, di cantarci qualcosa sopra.
Sorprendentemente tutti hanno accettato di buon cuore di
farlo. Ed eccoci qui.
@: In tema
di collaborazioni, in un intervista per MTV hai accennato
alla figura di Massimo Zamboni, dicendo che non invitandolo
in questo disco, hai voluto evitare un suo imbarazzo dovuto
ad un suo sicuro rifiuto (la cosa è comprensibile). Ci sono
altri musicisti che avresti voluto nel tuo disco e che per
vari motivi non hanno potuto prendervi parte?
M: Beh, oltre
Massimo, mi sarebbe piaciuto coinvolgere Enrico Greppi della
Bandabardò, Riccardo Sinigallia, Joe dei La Crus , Ghigo e Antonio dei
Litfiba, Alberto Cottica e molti altri, ma ad un certo punto
ho capito che stavo pericolosamente avviandomi verso un
“doppio”, cosa che Universal non mi avrebbe comunque
permesso, e poi ho dovuto chiudere di gran carriera il disco
anche per dedicarmi a Pgr dopo l’abbandono improvviso di
Ginevra e Magnelli.
@: Una
costante delle tue ultime produzioni, è stato l’uso di
sonorità elettroniche … un cambiamento forse derivato dalla
figura di Hector Zazou. Un cambiamento che si accomuna anche
al tuo recente interessarti a quel vasto mondo che è
internet. “A.C.A.U.” (come gli album dei PGR) rispecchiano
questi tuoi nuovi interessi … cosa è cambiato in Marok in
questo periodo “elettronico” (anche se il termine è di per
sé riduttivo)? E’ cambiato anche il tuo modo di comporre?
M: A
differenza di quanto si possa immaginare, io vengo dall’
elettronica. Ho studiato fonologia e musica elettronica al
Conservatorio di Firenze. Da sempre ascolto musica
elettronica “doc”, ma nonostante sia un bassista, è una vita
che smanetto synt analogici, oscillatori e quant’altro. Non
sempre nei progetti che ho condiviso a livello di gruppo era
possibile utilizzare anche questo tipo di sonorità, ma ogni
qualvolta ne ho avuto la possibilità, ho sempre cercato di
miscelare l’elettronica ai suoni elettrici. Oggi l’HD
recording ti mette a disposizione un’infinità di possibilità
creative in tal senso. Ma sia chiaro che per elettronica
intendo quella “analogica”. Non amo molto i campionamenti di
suoni già esistenti, i grooves and loops già “pronti”. Mi
piace lavorare sulla sintesi e la manipolazione del suono.
Un gran bel viaggio.
@:
L’esperienza di un album solista (o multisolista) era ciò
che ancora mancava alla tua sterminata discografia di
musicista e produttore. Puoi dirci qual è stato il momento
d’apice che hai vissuto come musicista e come produttore?
M: Come
produttore credo debba ancora arrivare. Sto imparando a fare
il produttore e non lo dico per falsa modestia. Acau in
qualche modo nasce anche dall’esigenza di colmare un gap che
si era creato fra me e la musica. L’ HD recording appunto.
Per continuare a fare questo mestiere dovevo comprendere e
imparare questo tipo di tecnologia … Mi sono tirato su le
maniche e l’ho fatto. Per rispetto verso il mio lavoro e
soprattutto per non dover dipendere da nessuno. Sono molto
legato a “Epica, Etica, Etnica, Pathos” di Cccp … alla
collaborazione con Marlene Kuntz, a “Il ritorno dei
Desideri” di Fiumani, ma ripeto, mi sento in viaggio
davvero. Come musicista invece sono molto orgoglioso di “17
Re” dei Litfiba, di “Linea Gotica” dei Csi e,
permettetemelo, del nuovo Pgr “D’anime e d’animali”. Una
vera sorpresa!
@: Diamo
uno sguardo all’Italia: sono passati tanti anni dall’epopea
dei Litfiba e dei CCCP negli anni 80, tanti gruppi sono
nati e tanti altri si sono sciolti. La scena rock italiana
appare impoverita negli ultimi anni (con la perdita di
Scisma, Ustmamò, Disciplinatha, Timoria, EstAsia per
segnalarne alcuni) rimanendo ancorata a band come Marlene
Kuntz, Verdena o Afterhours (per citare le più note). Tu
come giudichi il movimento rock odierno, quali differenze
vedi con quello di 10, 15 anni fa? E come ti collochi oggi
tu (e quindi il tuo disco) all’interno di questo movimento?
M: Come mi
colloco io? Eh eh eh, non saprei. Credo di avere contribuito
alla nascita di un nuovo modo di fare e concepire la musica.
Acau altro non è che un piccolo contributo a questo modo di
vivere la musica e in parte la vita. E’ anche la riprova che
mettere la musica in circolo, collaborare, confrontarsi e
condividere con altri delle esperienze in tal senso è tutto
sommato fattibile anche qui da noi. Il movimento odierno,
perlomeno quello “emerso”, è un po’ stantìo. E sia chiaro
che fra lo stantìo mi ci metto pure io!! Ma non credo stia
più a “noi” fare parte del nuovo che avanza. Siamo in attesa
delle nuove avanguardie … E stanno arrivando …
@: Una
curiosità: Gianni Maroccolo è un musicista (e qui ci siamo)
ma è anche un divoratore di musica? Cosa ascolta oggi
Maroccolo (capita mai di riascoltare i dischi dei tuoi
Litfiba , dei CCCP o dei CSI)? Se dovessimo acquistare dei
dischi di giovani band, tu quali ci consiglieresti?
M: Ero un
divoratore di musica! Di questi tempi lo sono un po’ meno a
dire il vero. Ascolto quasi esclusivamente demo e cd
autoprodotti che mi arrivano a centinaia. Ogni tanto passo
qualche nottata ad ascoltare e a scrivere in tempo reale
alle persone che mi inviano la loro musica. Trovo molto più
bello ascoltare questa musica invece di quella che ci
“propina” il mercato. E poi ho ricominciato a girarmi
rassegne e festivals … a mio parere si respira una bella
aria … di rado ascolto dischi vecchi a cui ho partecipato …
preferisco serbare il ricordo dell’attimo in cui nasce una
canzone. Quel tipo di emozione è ineguagliabile e da quel
momento in poi niente è in grado di ridarti una tale
intensità emotiva. E’ molto più facile quindi che ascolti
vecchi demo, jam, improvvisazioni, preproduzioni che non il
cosiddetto “prodotto finale”.
@: Parliamo
del presente di Gianni Maroccolo. Neanche il tempo di
gustarti questo tuo “esordio” (multi)solistico, che già
sappiamo di ritrovarti al lavoro per il nuovo disco targato
PGR. Come procedono i lavori senza Francesco Magnelli e
Ginevra Di Marco? Due personalità che sappiamo essere state
molto importanti per l’impianto sonoro dei precedenti lavori
di PGR e CSI. Dobbiamo aspettarci novità dal punto di vista
sonoro e dialettico?
M: Il mio
esordio multisolistico è comunque una piacevole “parentesi”.
Una sorta di: “vengo anche io … x vedere di nascosto
l’effetto che fa”! Sono da sempre e rimango animale da
branco e quindi sono ben felice di essermi ributtato a capo
fitto su Pgr. Pgr che ha da poco vissuto l’ennesimo
terremoto interno, l’abbandono di Ginevra e Francesco. Vuoti
incolmabili e quindi l’unica chance è stata quella di
gettare via un disco quasi pronto e ricominciare da capo. Il
risultato: “D’anime e d’animali” è una sorta di ritorno al
futuro! Disco molto diretto. Semplice nella forma … basso
chitarra batteria e la voce di Giovanni. Addolcito in qua e
là dalla produzione magica di Peter Walsh, è un disco molto
scarno, rumoroso, ruvido e dolce al tempo stesso. Un album
di canzoni composto e scritto (testi compresi) in poco meno
di dieci giorni a casa di Lindo. Per noi che abbiamo scelto,
come dice Giovanni, di resistere, una sorpresa sotto tanti
punti di vista.
@:
Concludiamo questa intervista con una domanda: oggi chi è
Gianni Maroccolo e cosa si promette per il suo futuro di
uomo e musicista?
M: Azz … che
domandona! Come musicista non saprei … ho avuto già tanto e
non ho certo il diritto di chiedere altro se non la
possibilità di continuare a vivere facendo quello che per me
è il più bello dei mestieri: il musicista! Come uomo invece
credo di dovere recuperare molto tempo perduto. Ho dedicato
interamente o quasi la mia vita alla musica. E’ stata una
priorità assoluta. Ora vorrei che succedesse il contrario.
Vorrei dare priorità alla vita e a tutto ciò che di bello
essa ci offre. Primi su tutti … gli affetti e i rapporti
umani.
(Si ringrazia
per la simpatia e disponibilità Gianni Maroccolo e Sergio
Delle Cese).
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