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.: HIC NIGER EST :.

Band salentina (provenienza Casarano), gli Hic Niger Est presentano questo vero e proprio disco di 10 tracce proprie molto elettrificate e con buone basi sia compositive che interpretative. Un quartetto nato nel 2001 che in brevissimo tempo ha calcato diversi palchi dai centri sociali a vari festival nazionali, producendo anche un videoclip in concorso su Raiclick e che dimostra quanto la band abbia voglia di emergere e maturare a livello artistico. Le sonorità come detto sono elettrificate con una costruzione semplice arricchita da chitarre sinuose e che in alcuni tratti richiamano vecchi suoni targati Marlene Kuntz, le stesse non sono sparagnine al momento di abbandonare suoni secchi per abbracciare amplessi più corposi e violenti, più cadenzati che generano un risultato sicuramente più granitico. Al disco ho trovato allegato un cd-rom con il videoclip di "Sine Die" (il pezzo che apre il disco e che traccia già le rotte sonore dell'intero lavoro, che come le definisce la band stessa si accasano su un rock noise spezzato in diverse sfumature con chitarre acide e percussioni in stile cross-over); vi sono inoltre diversi video live degli Hic Niger Est nei quali traspare l'energica interpretazione in concerto dei salentini (attività tra l'altro in grosso fermento nello scorso 2004).

Delle varie tracce che sono incluse nel disco, mi colpisce da subito "Stanotte". Brano di lunga durata con diversi cambi di tempo e con una seconda parte molto intrigante che rallenta il ritmo appoggiandosi sull'incrocio di chitarre lentamente modulate e che mi fanno pensare ad alcuni lavori dei Primus di metà anni novanta, un bel brano la cui seconda parte personalmente avrei desiderato si elaborasse maggiormente in una energica improvvisazione. Prendo ad esempio "Lamia": la sua intro orecchiabile, presto lascia spazio alle schitarrate punk sottolineando la capacità (o se vogliamo la cifra stilistica) del gruppo che spacca le proprie canzoni in diversi frame ognuno dei quali presenta una propria identità senza per questo isolarsi l'uno dagli altri (da ascoltare assolutamente il finale di "Astratto" nel quale alle percussioni tribali si sommano frenetiche ed acide chitarre). Una capacità questa, sinonimo di maturità e di coscienza nei propri mezzi perchè non solo le intenzioni sono buone ma anche il risultato è perfettamente eseguito durante tutte le registrazioni, per un disco che ha poco da invidiare a lavori di onorati professionisti. Complimenti.

Info: www.hicnigerest.it

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