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.: EUGENIO
FINARDI "ANIMA BLUES" :.
Primo
e speriamo non ultimo disco blues per il cantautore milanese
che proprio con il blues mosse i primi passi nella magmatica
scena locale con una band chiamata “Il Pacco”. “Anima Blues“
ha il pregio di essere un album di brani originali e la
felice constatazione da parte del recensore di ritrovare
quel Finardi semplice, a volte un po’ naif degli esordi che
non nasconde lo sfegatato amore per questo o quello, senza
troppe preoccupazioni. Eugenio Finardi, che ha al suo fianco
il grandissimo Pippo Guarnera all’organo Hammond e al piano,
un musicista che fa la differenza, Massimo Martellotta che
dimostra tanta sensibilità e Vince Vallicelli alla batteria
che fa il suo mestiere, si muove nell’ambito di un rock
blues classico, senza la pretesa di dover riscoprire chissà
quale radice o quale suono sconosciuto. La voce del
cantautore fa il resto e soprattutto la scrittura dei brani
che cercano e trovano, frequentemente, sbocchi originali
come in “Pipe Dream“ dalla linea melodica inusuale.
Immaginate il percorso di John Hiatt e – per chi non conosce
Finardi e la sua musica – il paragone potrà servire come
calzante. Più calzante però sarebbe il riascoltare adesso i
primi dischi per la Cramps del cantautore per pravre a
ritrovare più che termini di paragoni con altri (se ne
potrebbero fare altri) quel se stesso che Finardi ricercava
da tempo nel blues, una musica che non ha mai dimenticato
(lo ricordiamo nel 1980 interpretare dal vivo “Hoochie
Coochie Man”, gomito a gomito con i successi di allora e le
canzoni di Bob Marley).
Si respira un’atmosfera
molto positiva in “Anima Blues“ e per chi come Eugeno
Finardi ha cominciato a fare dischi molto presto anche
questa è una buna notizia da segnalare. Dal Gospel alla Ry
Cooder di “Holy Land“, a piacevoli soluzioni come in “Long
Way Home ” dal sapore westcostiano, fino alla waitsiana
“Estrellita” in “Anima Blues“ non troverete innovazioni ma
buona musica. Non dimenticate di ascoltare con attenzione
anche il bel brano strumentale di Martellotta “Marta’s
dream“ che mette in luce le qualità del multistrumentista
che nel disco mette tanta energia.
In “Anima Blues“ di
Eugenio Finardi i seguaci di blues italiano potranno trovare
delle risposte sul perché della piattezza e incongruenza di
certi dischi di blues italiano. La differenza – e “Anima
Blues“ lo spiega egregiamente - è fatta, in ogni genere
musicale oltretutto, dalle canzoni, dalle composizioni
originali, un tema affrontato spesso sulle pagine de “Il
Popolo del Blues “ le cui sollecitazioni arrivano ai
blueslovers locali anche da personaggi importanti del Blues
internazionali quali Marshall Chess. Finardi ha messo in
pratica il suggerimento. Piuttosto che ripetere all’infinito
il repertorio altrui ( anche perché ci sono artisti come
John Hammond che lo fanno egregiamente trovando sempre nuove
chiavi ) ha portato avanti con coerenza la sua musica. Nelle
note che accompagnano il disco Finardi afferma che " Anima
Blues "“è l'album che voleva fare da quarant’anni e siamo
contenti che ci sia finalmente riuscito. Un disco del genere
avrebbe fatto ancora più bene al blues italiano una decina
di anni fa ma non è mai tardi e ci si auguri che Finardi
abbia il coraggio di portarlo in giro anche nelle situazioni
più sotterranee, dove più c’è bisogno che artisti del suo
calibro si facciano vedere e sentire la loro presenza,
proprio come faceva Muddy Waters negli anni d’oro,
alternando i palcoscenici dei grandi festival europei ai
fumosi juke joint del Southside, sempre sicuro di compiere
una operazione che aiutasse al Blues a crescere in
autorevolezza e rispetto: pensate poi se questo blues ha un
anima italiana!
Recensione di
Ernesto De Pascale. Info:
www.eugeniofinardi.it
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