|
.:
C.S.I. "LINEA GOTICA" :.
E’
incalcolabile, l’importanza dei CSI nella scena rock
alternativa italiana. Nei loro pochi anni di vita (dopotutto
solo 8), i CSI hanno creato attorno a loro, un interesse che
va ben oltre, la sola voglia di musica. Hanno influenzato
tantissimi gruppi italiani e ne hanno scoperti altrettanti
(dopotutto è dalla loro scuderia C.P.I. che sono emersi
Ustmamò, Marlene Kuntz, Radiodervish e tanti altri). I CSI
non sono stati solo un gruppo musicale: hanno sempre cercato
di portare avanti un discorso culturale ben più vasto, un
discorso che coinvolgesse anche la letteratura e la
cinematografia (giusto per citare due casi). Eppure, conti
alla mano, sono solo 3 i dischi realizzati in studio dal
gruppo tosco-emiliano … tre dischi che sono diventati (col
tempo) dei veri punti fermi per l’evoluzione del rock
alternativo nazionale. Ognuno di questi tre dischi, ha avuto
vita a sé, ha avuto le sue vendite, le sue critiche o i suoi
plausi. Di questa triade, è però certo che “Linea Gotica”
(pubblicato nel 1996) resta il capolavoro assoluto dei CSI,
uno dei dischi più importanti del decennio musicale italiano
(sicuramente il più alternativo e sorprendente in ambito
rock). Un disco che spazia e si muove tra note malinconiche
e urla di dolore, tra riferimenti a Pasolini e Fenoglio a
danze di chitarre elettrificate e pianoforte … un disco che
ha il cuore rivolto alla Jugoslavia bellica e la lingua
diretta a coloro che l’orrore non hanno capacità di
raccontarlo. “Linea Gotica” è un disco di una profondità
disarmante: semplice nella forma e nella struttura, ti
travolge con la potenza dei suoi testi, con l’emotività
delle sue atmosfere … la ricchezza dei contenuti è
grandiosa. Urla sommesse di orrore, raccontano con dolcezza
e semplicità storie sanguinose poco lontane da noi che
dovrebbero portarci a riflettere. Ecco cos’è questo disco:
riflessione. Non si può “sentirlo” con sufficienza, bisogna
“ascoltarlo” assimilando ogni nota, ogni pausa, ogni
sospiro, ogni singola parola … niente in “Linea Gotica “ è
fuori posto, ogni minimo carattere ritrova il suo spazio, il
suo significato, la sua ragione d’essere e pretende
attenzione. Qui sta la perfezione di questo disco umile e
allo stesso tempo geniale.
Il cammino di “Linea Gotica” è emozionante, massiccio e
straziante (ho dato al mio dolore, la forma di abusate
parole) … un album che passa in rassegna 10 meravigliose
gocce di poesia, secche e graffianti. Impossibile non
ricordare il ritornello di “Cupe Vampe” (s’alzano gli occhi
al cielo, s’alzano gli occhi in cupe vampe), le chitarre di
“Esco”, le melodie di “Blu” o i testi di “Linea Gotica” (con
i chiari riferimenti a Beppe Fenoglio) e quelli di
“Millenni”, il cui ritornello (non sono scrupoloso al
riguardo di Dio, è a nostra immagine somiglia a noi) muove
un’accusa verso una smitizzazione divina, intesa come
scusante maggiore di coloro che in nome di un dio, mettono
in gioco le vite e gli interessi di tantissimi altri uomini.
“Linea Gotica” include anche la stupenda “L’ora delle
tentazioni” (nella quale compare protagonista la voce di
Ginevra Di Marco) e la meravigliosa “Irata” (secondo molti,
la più bella canzone scritta dai CSI) che avvolgono
l’ascoltatore con tenera passione. La particolarità e la
singolarità di questo disco, non è solo nei testi e nei
contenuti. “Linea Gotica” infatti è un album, nel quale è
quasi totalmente assente l’uso del basso elettrico e della
batteria. Nel primo caso, Gianni Maroccolo si cimenta spesso
e volentieri (come già fatto in passato) con la chitarra
acustica, suonando il suo basso in alcuni episodi. Nel
secondo caso invece, la fuoriuscita dai CSI di Pino Gulli,
aveva lasciato un vuoto che la band aveva deciso di colmare
solo in parte assumendo (in qualche brano) Marco Parente
alla batteria. Il suono che ne scaturisce è molto greve,
pesante e allo stesso incredibilmente melodico (assoluti
protagonisti sono le chitarre e il pianoforte). Un suono che
molti non hanno tardato a definire “punk” non tanto per la
forma, quanto per la sua cruda essenzialità: “Linea Gotica”
è un disco consigliato a chi con la musica vuole emozionarsi
e riflettere, a chi vuole urlare con rabbia la propria
infinita dolcezza. Un capolavoro assoluto della musica
italiana. |