"La storia di Bagnoli: dall'antichita' al 1900."

 

La zona di Bagnoli, fin dall’antichità, era ricca d’acque dotate di proprietà miracolose e questo spinse i greci ad insediarsi. Dopo la venuta dei romani, le terme acquistarono un valore sociale oltre che terapeutico e furono punto d’incontro per le varie classi sociali. Con la caduta dell’Impero romano tutta l’area termale visse un periodo di decadenza soprattutto in concomitanza con la scuola Medica Salernitana. Tra queste due istituzioni, infatti, vi era un forte antagonismo poiché le cure termali erano gratuite mentre la scuola Medica Salernitana offriva le sue prestazioni a pagamento. Per eliminare la forte concorrenza, i salernitani attaccarono via mare le terme di Pozzuoli distruggendole completamente. Una leggenda narra che dopo quest’attacco Dio si vendicò facendo naufragare tutta la flotta salernitana, tutti annegarono tranne un cronista che poté narrare la tragica avventura.

Nel Medio Evo il cronista Riccardo di San Germano, narra che Federico II di Svevia si curò presso le terme di Pozzuoli e proprio a lui fu dedicato un poemetto scritto da Pietro da Eboli in cui sono descritti i benefici delle attività termali. Con l’avvento degli Angioini e degli Aragonesi si creò alle terme di Baia e di Tripergole, di quest’ultima si svilupparono rapidamente con adeguate attrezzature ricettive (farmacie, osterie, etc.). Più tardi a causa di un’eruzione Tripergole fu completamente distrutta rendendo così inutili tutti i tentativi di potenziamento fatto fino a quel momento. Don Pedro d’Aragona avviò il recupero delle terme e affidò a Sebastiano Bortolo il compito di rintracciare e restaurare le terme. Questi divise la sua ricerca in tre settori geografici caratterizzati ciascuno dalla presenza di una lapide.

La prima lapide o epitaffio fu posta fuori la grotta che porta da Napoli a Pozzuoli ancora esistente e tipico esempio di cartellone pubblicitario del tempo. La seconda lapide fu posta nei pressi del tempio di Serapide e individua la zona compresa tra Pozzuoli e il golfo di Baia. La terza lapide è andata perduta ma sappiamo che individuava la zona che va da Baia a Capomiseno comprendendo anche punte epitaffio così chiamata proprio perché ospitava la terza lapide. Nell’ottocento si ha una rivalutazione dell’area termale con l’introduzione della ferrovia per promuovere l’attività turistica. Con l’istallazione dei vari complessi come l’ITALSIDER di Bagnoli si ha la fine del termalismo flegreo.