Sara Tremolizzo
Attorno all'inquinamento musicale

Una presenza pervasiva
Una delle conseguenze al giorno d'oggi più importanti indotte dalle possibilità della riproducibilità è l’onnipresenza della musica in tutti gli ambienti della nostra vita quotidiana.

Una musica diventata non voluta, una musica subita e dunque non più fonte di piacere e sollievo dai nostri affanni, come era considerata in passato dall’antica Grecia a Schopenauer, ma fonte di malessere, musica che diventa disperazione.
(Tullia Magrini, Musica come disperazione: il problema dell’ecologia sonora, marzo 1998).

Già Kant metteva in evidenza il fatto che la musica raggiunge anche coloro che non vogliono ascoltarla affermando quindi che, diversamente dalle arti visive, “Alla musica è propria quasi una mancanza di urbanità”.

Se all’onnipresenza si aggiunge l’amplificazione, la sensazione di disagio si moltiplica al punto da parlare di inquinamento musicale.
Su questo tema si è basato un convegno, tenutosi a Bologna dal 17 al 19 maggio 2002 dal titolo “Musica Urbana, Il problema dell’inquinamento musicale”; ad esso hanno partecipato esperti di diversi campi, data la complessità del problema che presenta aspetti politici, civili, ambientali, giuridici, educativi.
(vedi sitografia)

L’inquinamento musicale, che si può considerare un caso particolare di inquinamento acustico, è un problema che emerge in particolare nelle città, anche se ancora non è diffusa la consapevolezza del potere inquinante della musica, la quale in genere è considerata fonte di piacere.

La musica, infatti, occupa uno spazio fisico e psichico e invade lo spazio interiore e relazionale della persona. Non ci si può sottrarre alla musica, come si può fare con qualcosa che vediamo: le orecchie non hanno palpebre. Nel momento in cui il luogo, la situazione, ma soprattutto il nostro stato fisico e psichico non richiedono la presenza della musica, essa diventa fastidiosa, insopportabile, anche se si tratta di una musica che amiamo.

Questo vale ancora di più per un musicista, il quale non può fare a meno di seguire la musica che, come una lingua nota, cattura il sistema cognitivo ed emotivo nella rete della sua organizzazione ritmica armonica e melodica.

Benessere psicofisico
E’ quindi il benessere psicofisico dell’individuo che viene alterato.
La musica di sottofondo, proposta nei luoghi frequentati da molte persone che non si conoscono, per esempio i centri commerciali, non è proposta per l’ascolto, ma serve a definire uno spazio, a creare un senso di familiarità e di comunanza attraverso l’esperienza sensoriale collettiva (Tullia Magrini).
Ma è proprio la continuità che fa diventare la musica un disturbo ambientale che, allo stesso modo del rumore prolungato, impedisce il diritto al silenzio.

La costante presenza della musica ignora, quindi, i principi di convivenza civile. L’inquinamento musicale è, quindi, una questione di civiltà.
Nel titolo del convegno: “Musica urbana, il problema dell’inquinamento musicale”, il termine urbana riferito alla musica da una parte indica che ha luogo in un contesto urbano e dall’altro, nel senso inteso da Kant, che è provvista di discrezione.

Il problema è moltiplicato dall’uso dell’amplificazione, per cui aumenta la violenza della musica imposta al di sopra della soglia fisiologica di tollerabilità, si dilata lo spazio invaso e, quindi, il numero di persone che possono subire danni a livello uditivo e psichico.

La semplice abolizione degli amplificatori renderebbe più vivibile il nostro ambiente, non solo le città, ma anche i luoghi di vacanza. Sempre, nelle sere d’estate, invece delle onde del mare e del canto dei grilli, sono costretta a sentire la musica ritmata e ossessiva proveniente dal villaggio vicino che, invadente, cancella la voce della natura e non lascia nemmeno dormire.

Il problema ha risvolti inquietanti dati gli effetti che la musica è in grado di creare. Essa incide sul sistema limbico e induce all’attivazione senso-motoria, fa emergere ricordi, agisce sulla memoria.

In molti locali sono proposte nelle ore di punta musiche più forti e più veloci, che vanno ad influire sul sistema fisiologico. In certi ristoranti, per esempio, viene diffusa musica ad alto volume e ritmata per accelerare il ritmo dell’alimentazione e dunque il rinnovo dei clienti, cioè per aumentare il ritmo di produzione. (C. Cuomo)

L'abuso distorce l'esperienza
L’abuso di musica, inoltre, distorce l’esperienza stessa dell’ascoltare: impedisce l’ascolto consapevole, per cui il soggetto partecipa attivamente alla interpretazione del brano ascoltato, impedisce il diritto al silenzio che non è passività, ma condizione dell’ascolto, non solo della musica, ma di noi stessi e degli altri.

Per raggiungere un livello di ascolto più profondo occorre, come sottolinea Daniel Levy, “ottenere più significato dal silenzio. Tutte le forme di sordità causate da volumi alti hanno fatto sì che vita sia sinonimo di rumore e morte sia sinonimo di silenzio” (intervista con Daniel Levy pubblicata sulla rivista inglese “Positive Health”
http://www.daniellevymusician.com/italian/it_syninter.html)

L’inquinamento musicale ha, quindi, un risvolto educativo.
Come afferma Carlo Delfrati, “Abituandosi a non ascoltare la persona finisce col diventare incapace di ascoltare. La capacità di ascoltare gli eventi sonori e musicali è fondamentale per apprendere ad ascoltare se stessi e gli altri”. A questo si aggiunge la necessità di fornire strumenti critici anche per interpretare la componente musicale dei media e non lasciarsi manipolare.
(Carlo Delfrati, Quindici ragioni che spiegano la necessità di un’educazione musicale scolastica:
www.amadeusonline.net-delfrati.pdf.url)

Inquinamento acustico
Nella Legge n. 447 del 26/10/1995, si dà questa definizione: “L’introduzione di rumore nell’ambiente abitativo o nell’ambiente esterno tale da provocare fastidio o disturbo al riposo ed alle attività umane, pericolo per la salute umana, deterioramento degli ecosistemi, dei beni materiali, dei monumenti, dell’ambiente abitativo o dell’ambiente esterno o tale da interferire con le legittime fruizioni degli ambienti stessi”

In Europa circa 130 milioni di individui sono esposti a livelli di rumore considerati inaccettabili, l’85% di costoro ne riceve danni non trascurabili. Più del 15% della popolazione europea è vittima di rumori eccessivi durante la notte (oltre i 65 dB).
(Lucidi delle lezioni del prof Stefano Camerini, Facoltà di ingegneria di Lecco, Anno Accademico 2002/03):
www.Amb.polimi.it/Camerini/Inquinamento_acustico.PDF

Ascolto consapevole
“Ascoltare vuol dire applicare la mente ai suoni che l’orecchio… riesce o non riesce a sentire” Percy C. Buck

C. Cuomo, Inquinamento musicale – una questione di civiltà, relazione introduttiva al convegno “Musica Urbana, Il problema dell’inquinamento musicale”, Bologna, maggio 2002

“… tra udire e ascoltare vi è la differenza che passa tra una mera percezione quantitativa dei suoni, che non vengono interpretati, ed una percezione qualitativa che via via mette in atto processi cognitivi superiori”.

“… Ad un livello superiore, ascoltare … è coinvolgimento del soggetto nell’atto di interpretare la cosa ascoltata, perciò è un esercizio di intelligenza”.
“ …ascoltare significa entrare in relazione viva con la musica …partecipare alla costituzione del significato …”

Silenzio
Il silenzio è il momento del riposo, del rapporto con se stessi, della riflessione; è indispensabile perché sia possibile l’ascolto attento (vedi C. Cuomo, relazione cit.)

Nella nostra società rumorosa non c’è spazio per il silenzio, vissuto come stasi, immobilità, horror vacui.

Invece il silenzio è attività: permette l’attenzione, la capacità critica.

“… il silenzio è diventato oggi – nei termini propri dell’ecologia- “risorsa”, e da un punto di vista giuridico “bene comune”.

Sitografia (torna al testo)

Convegno di Bologna:

Il programma:
http://www.muspe.unibo.it/period/saggmus/attivita/2002/programma.htm

Il comunicato stampa sulle conclusioni
http://www.muspe.unibo.it/attivita/soffitta/2002/stampa/urbanabis.htm

Relazione Cuomo:
http://www.muspe.unibo.it/period/saggmus/attivita/2002/cuomo.htm

Relazione G. La Face Bianconi:
http://www.muspe.unibo.it/period/saggmus/attivita/2002/laface.htm

Relazione Magrini:
http://www.muspe.unibo.it/period/saggmus/attivita/1998/magrini.htm

Relazione Calzolaio:
http://www.muspe.unibo.it/period/saggmus/attivita/1998/rumore.htm