La modalità nel pensiero di Jacques Chailley

Jacques Chailley non ha nessuna intenzione di redigere un trattato di armonia.

Per quel che riguarda il discorso storico, tratta il problema modalità-tonalità inserendolo in una retrospettiva di più ampio respiro.

Il passaggio modalità-tonalità si perde dunque in un più vasto percorso di speculazione teorica sulla consonanza che parte dal monocordo di Pitagora e arriva al Trattato di Armonia di Rameau.

Per quel che riguarda invece il discorso tecnico-formale, individua la principale differenza tra modalità e tonalità in questo fatto:

  • in un sistema modale “un suono è solamente un suono” e non riveste nessun ruolo virtualmente armonico. La sola relazione possibile tra i suoni è di tipo melodico ed è retta dalle regole del modo prescelto.
  • in un sistema tonale un suono non ha mai senso solamente in quanto tale, ma ha sempre un valore armonico. Tra i suoni sono possibili relazioni sia orizzontali sia verticali. La composizione si regge su principi armonici prima che su principi melodici.

A questo punto è lecito porsi una domanda: viste queste premesse, come è possibile parlare di “armonia modale”?

In effetti questo concetto è fonte di parecchi malintesi.
Questo perché racchiude in sé due significati che non hanno nulla a che vedere l’uno con l’altro.

Il primo significato è quello di contrappunto, ossia di musica modale polifonica.
In questo caso però è erroneo parlare di armonia, in quanto le regole che reggono questa pratica non hanno nessun carattere di tipo armonico.
Il contrappunto modale consiste nella sovrapposizione di più voci ognuna indipendente dalle altre.

La prospettiva è soltanto orizzontale e non verticale.
Ogni suono acquista significato solo in base ai suoni nella stessa voce e non è legato da nessuna relazione con quelli delle voci superiori e inferiori.
Le sole leggi sul piano “verticale” sono quelle della consonanza.
Il concetto di “accordo” non esiste.

Il secondo significato è quello di armonia modale vera e propria.
In questo caso però bisogna stare attenti all’aspetto cronologico del fenomeno. L’armonia modale nasce infatti in epoca romantica, quando il sistema armonico-tonale era già stato codificato e assimilato.

In piena linea col rinnovato interesse del Romanticismo per il Medio-Evo, i compositori romantici applicano i principi dell’armonia tonale alle scale modali, creando così un sistema ibrido.
Questo sistema ibrido può essere schematizzato in questo modo: si utilizzano gli accordi e le concatenazioni tipiche della tonica prescelta, abolendo però tutte le alterazioni. In questo procedimento bisogna anche cercare di evitare negli accordi forti di I, IV e V le quinte diminuite.

Chailley - modi

Progressioni armoniche secondo il circolo delle quinte

Contrariamente a quanto spesso si pensa quindi l’armonia modale non consiste nell’eliminazione delle sensibili e nell’amore per il tritono.
Come si può vedere nella seguente tabella (la nomenclatura è quella di Rousseau), per sei toni su otto non c’è differenza tra modalità e tonalità.
Solo due modi armonizzati si distinguono da quelli classici.

La nomenclatura più corrente è quella di Rousseau, che riportiamo in tabella

1° modo, detto dorico Re minore
2° modo, ipodorico Sol minore
3° modo, frigio La minore
4° modo, ipofrigio La minore che conclude sulla dominante
5° modo, lidio Do maggiore
6° modo, ipolidio Fa maggiore
7° modo, misolidio Re maggiore
8° modo, ipomisolidio Sol maggiore, con accenni di Do maggiore

Nei due toni diversi si ha la prevalenza della cadenza ascendente IV-I.
Poiché entrambi questi modi sono plagali, la cadenza IV-I ha preso il nome di cadenza plagale.

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