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Come molti dei presenti mi sono sempre occupata di sindacato allinterno della mia professione di musicista e di docente, ma la ricollocazione del comparto dellAlta Formazione Artistica e Musicale nello SNUR, come correttamente è avvenuto dopo lapprovazione della legge di riforma, ha attribuito ad alcuni di noi nuove responsabilità. Nonostante quindi labitudine per motivi professionali ad affrontare il pubblico, sento con un po demozione lonere di rappresentare in questo convegno, il primo organizzato in ambito SNUR, idee e spunti di riflessione che possano essere utili nel travagliato avvicinamento al sistema universitario. Non vorrei affliggere con la storia delle nostre istituzioni i molti presenti che la conoscono a memoria, ma non si può non ricordare che le leggi che ci governano sono tuttora, in mancanza dei regolamenti attuattivi della L.508, quelle emanate tra il 1918 e il 1930. Da allora le poche risposte alle richieste dinnovazione sono state trovate, da parte di alcune delle istituzioni più aperte alla riflessione su se stesse, nellutilizzo dellistituto delle sperimentazioni, più che nellintervento legislativo. Poiché nel nostro paese non cè niente di più definitivo del provvisorio, le sperimentazioni hanno continuato ad essere autorizzate, senza ricavarne peraltro una ricaduta sugli ordinamenti didattici del settore. Anche sul fronte degli organi di autogoverno e dellorganizzazione della didattica, le poche novità sono state il frutto, o di necessità, come lelezione dei Direttori (lespletamento di concorsi per questo incarico era diventato impossibile), o della parziale estensione alle nostre istituzioni delle conquiste sindacali legate allautonomia scolastica. Autonomia che però, ironia della sorte, non ha potuto essere totalmente applicata ad Accademie e Conservatori, perché nel frattempo la lunga marcia verso la riforma era arrivata al termine collapprovazione della legge 508, nellormai lontano dicembre 1999, e quindi lAlta Formazione Artistica e Musicale andava a ricollocarsi in un nuovo comparto che tuttora assomiglia piuttosto a un limbo, o forse, se posso permettermi, un Purgatorio nel quale scontare peccati dei quali unautorità superiore ha deciso che siamo responsabili. E stata solo una coincidenza a far sì che la legge 508 fosse pubblicata sulla gazzetta ufficiale insieme al decreto ministeriale 509, ovvero il regolamento dellautonomia didattica degli atenei. Ma nel momento in cui, poche pagine addietro, lart. 2 della nostra legge riconosceva alle nostre istituzioni il diritto sancito dallart. 33 della Costituzione a darsi ordinamenti autonomi, questa felice coincidenza sembrava indicarci un percorso che, fatte salve le differenze, ma in analogia a quello universitario, ci avrebbe finalmente permesso di ricollocare ai più alti livelli la formazione artistica e musicale.
Decine di disegni di legge di riforma del settore sono stati presentati e discussi nel corso di tanti anni. Alcuni di questi migliori della 508, ma credo che il motivo principale per il quale si è comunque arrivati allapprovazione di questa legge stava nellimpossibilità di continuare a negare ad Accademie e Conservatori, ai loro studenti e docenti, il riconoscimento della dignità universitaria, come in tutta Europa avveniva da tempo per istituzioni analoghe. Le ambiguità e le indeterminatezze sui percorsi previsti fanno temere che lobiettivo, più o meno dichiarato, sia quello di impedire lo sviluppo di questo settore così importante per la vita culturale del Paese, o di spostarne il centro verso altre istituzioni, pubbliche o private.
E inoltre diffuso un senso di frustrazione per lavvilimento delle proprie capacità e delle proprie libertà che trova conferma nellunico provvedimento governativo, il regolamento che sta per essere approvato contro la volontà di gran parte delle istituzioni. Regolamento che, mettendole sotto tutela politica, impedirebbe la costituzione di organi di autogoverno, a garanzia della libertà della didattica e della ricerca, presupposto indispensabile per lo sviluppo dellalta formazione artistica e musicale.
Nonostante queste premesse lo Snur CGIL della Lombardia, ha voluto presentare, con un titolo un po provocatorio, questo convegno, per proporre alla discussione idee per disegnare un percorso credibile. Con lintenzione che la mobilitazione per lattuazione della legge 508 sia accompagnata da proposte che aiutino a sciogliere i dubbi e le ambiguità contenute nella legge stessa. Idee che sottoponiamo al vostro esame e che quindi cercherò di esporre in modo sintetico per lasciare alle relazioni, e al dibattito che seguirà, più spazio possibile.
Possiamo dividere in due parti le aree dintervento: da un lato gli assetti istituzionali propri del comparto e la nuova configurazione che assumerà lAlta Formazione Artistica e Musicale nel panorama accademico italiano, e dallaltro le caratteristiche dei rapporti di lavoro dei dipendenti in relazione ai nuovi assetti organizzativi e alle risposte contrattuali necessarie. Entrambe richiedono una visione di ampio respiro strategico, capace di portare avanti un processo che sappia valorizzare qualità e competenze ampiamente presenti tra gli operatori del settore.
E innanzitutto necessario essere consapevoli che lattuale articolazione territoriale, didattica e organizzativa dei Conservatori e delle Accademie di belle arti non favorisce la loro ricollocazione dentro il sistema universitario, e ogni insistenza in questo senso non fa che alimentare le resistenze che hanno già fatto sentire tutto il loro peso nella stesura del regolamento, e ancora di più sapranno condizionare i futuri adempimenti.
A che cosa ci riferiamo parlando di qualificazione? Ai due aspetti fondamentali che caratterizzano le attività accademiche: lalta formazione ai massimi livelli possibili, anche nel confronto internazionale, e la ricerca, che nella tradizione universitaria rappresenta lo stimolo e il sostegno per una didattica sempre pronta a innovarsi. E necessario che la riflessione sulle professionalità vecchie e nuove che da tempo le istituzioni e i docenti più avvertiti stanno elaborando e sperimentando divenga finalmente patrimonio comune. Si tratta di ridisegnare i percorsi adeguandoli alla mutata collocazione dellarte e della musica nella società contemporanea. Si tratta di coniugare ciò che di meglio è rimasto della tradizione di bottega darte con lesigenza di aprirsi alle nuove richieste che i nostri studenti ci pongono. Lo scambio e il confronto internazionale lo richiedono sempre di più.
E però necessario che i due regolamenti dellart.2, comma 7, lettera g) e h), riguardanti programmazione, riequilibrio e sviluppo dellofferta didattica; e ordinamenti didattici, vadano in questa direzione. A tuttoggi nulla si sa a proposito dei lavori delle commissioni che il Ministro ha nominato un anno fa per elaborare proposte in tal senso. O meglio: sappiamo che le commissioni hanno da mesi terminato il loro compito, ma non si hanno notizie sullaccoglienza riservata in sede governativa alle loro conclusioni.
Laccorpamento di più realtà è giustificato dal numero delle istituzioni dellalta formazione artistica e musicale che è pari, se non superiore, a quello degli atenei italiani, a fronte di un numero di docenti e studenti talmente inferiore da non essere neppure paragonabile. Può diventare uno strumento per valorizzare le eccellenze, ricollocandole in una prospettiva di sviluppo a rete che sta già impegnando importanti università della nostra regione. Si tratta di aprirsi a nuove prospettive, accettando la sfida necessaria per affermare un ruolo dinamico e non conservatore del comparto, al passo dei cambiamenti che la società sta attraversando e verso cui la stessa produzione artistica non può rimanere indifferente. Si tratta anche di vincere le comprensibili resistenze al cambiamento, per avviare collaborazioni che potranno soltanto arricchire desperienze e di opportunità i nostri studenti.
Anche in questo caso cè il regolamento alla lettera d) del famoso art.2 comma7 che prevede questo percorso. Se non vogliamo lasciarlo alle scelte governative, dobbiamo aiutare il sindacato a gestirlo in modo che non diventi punitivo. Sarà certamente un confronto difficile, ma dal quale le nostre istituzioni potranno uscire rafforzate, premiando chi avrà saputo, e voluto, valorizzare le proprie peculiarità, legate alla propria storia e anche al rapporto col territorio.
La selezione, infine, dovrà verificare, sulla base di criteri oggettivi, lo sforzo innovativo, limpegno nella ricerca e lofferta didattica coerente con la riforma dellordinamento universitario. E auspicabile quindi che le istituzioni prevedano un sistema di autovalutazione, eventualmente anche con la partecipazione di esperti internazionali. Questo nell'attesa delle verifiche periodiche previste dalla legge da parte dellOsservatorio per la valutazione del sistema universitario.
Limpegno verso questi tre obiettivi deve trovare nella libertà della didattica e della ricerca la condizione ineludibile per lo sviluppo dellarte e della musica nella loro espressione più alta. Libertà della didattica e della ricerca presuppongono a loro volta la presenza di strumenti di autogoverno coerenti con lattuale ordinamento universitario e per nulla simili alle impostazioni regolamentari disposte dallEsecutivo che riaffermano, al contrario, antiche soggezioni verso propositi e interessi estranei allo sviluppo della didattica e della ricerca artistica e musicale.
Non si può non ricordare infine lobiettiva difficoltà nellapplicazione della legge ai Conservatori di Musica a causa della loro particolare storia e della conseguente articolazione verticale degli studi. Certamente la loro trasformazione è più complessa, e richiederebbe dei regolamenti di settore per ogni tipologia di istituzione, come è già stato da tempo segnalato, e nuovamente ricordato dalla CGIL due giorni fa, allaudizione che i sindacati confederali hanno richiesto alla Commissione cultura della camera. Ciò sgombrerebbe il campo anche da polemiche interne al comparto, che attribuiscono le lentezze attuattive esclusivamente a questi problemi, innescando così tentativi di fughe in avanti e divisioni, funzionali queste sì, a chi volesse ritardare ulteriormente il percorso regolamentare.
Il richiamo rigoroso alla Legge 508 può però essere sufficiente a favorire un percorso coerente purché ad esso, e al dibattito che ne ha dato impulso, si riconduca la produzione regolamentare, statutaria e organizzativa del comparto.
Ciò che invece non coincide con il normale processo di riforma, nemmeno se ispirato ai più rigorosi criteri selettivi, è la parte riservata al personale, alla sua qualificazione e alla sua collocazione nel comparto di nuova istituzione. La contrattazione si ispirerà a questa nuova dimensione. Pur riaffermando il valore collettivo dovrà saper rispondere a domande individuali come la formazione continua, il possesso dei diritti delle opere, il diritto ad arricchire la propria competenza o valorizzare la propria attività artistica anche mediante periodi sabbatici o temporanee collocazioni presso strutture diverse. Tutto ciò in piena autonomia, con la partecipazione e il consenso dei lavoratori interessati, a tutti i livelli di contrattazione. Se qualcuno pensa di allontanare questi obiettivi, magari incoraggiando atteggiamenti accomodanti o poco rigorosi, non avrà il favore della CGIL che, al contrario guarda allinteresse autentico dei docenti, del personale tecnico e amministrativo, ma soprattutto degli studenti che, al pari dei loro compagni degli istituti superiori europei, hanno diritto ad un percorso formativo che dia sostanza e riconoscimento alle loro aspettative.
Permettetemi di chiudere questo intervento con la lettura di un contributo che il compositore Franco Donatoni mi ha dettato nel maggio del 1999, un anno prima della sua scomparsa, proprio per un convegno della CGIL tenuto a Roma pochi mesi prima dellapprovazione della legge di riforma. Sono poche parole ma tuttora attuali.
Sono contrario a qualsiasi riforma degli studi musicali se poi tale riforma istituisce programmi che rimangano tali per una quantità di tempo indeterminata. Marisella De Carli |