Eterna e triste la condizione del musicista:
nel 5° volume della Storia della Musica
della edt – a cura di Alberto Basso,
alla pag. 167 troviamo scritto:

Johann Sebastian Bach […] si trovò più volte in contrasto col Consiglio di reggenza. Particolarmente acuta fu la controversia scoppiata ai prirni dell'agosto 1730, quando il grande compositore fu accusato, senza mezze misure, di negligenza e di disobbedienza: volendo punire il suo spirito d'indipendenza, in quella circostanza fu deliberato di sospenderlo dallo stipendio. Bach rispose con un memoriale, a tratti anche caustico, in cui si limitava a indicare in quali disagevoli condizioni egli fosse costretto a lavorare, potendo contare solo su poche persone sufficientemente preparate. Il documento è importante perché, al di là della situazione contingente, indica quali esigenze si dovessero soddisfare per produrre una regolare “musica di chiesa”.

Ecco il testo bachiano:

Breve ma indispensabile esposizione di ció che deve intendersi per musica di chiesa ben regolata, con alcune modeste considerazioni sopra la sua decadenza.

Dopo aver descritto la situazione, impressionante il paragone con l’oggi, il nostro scrive:
[…]
I vuoti testè indicati sono stati coperti sino ad ora ricorrendo in parte agli studiosi [allievi dell'Università], ma soprattutto agli alumni [della scuola di S. Tommaso]. I signori studiosi si sono dimostrati volonterosi, nella speranza che un giorno o l'altro ne potessero ricevere qualche soddisfazione e fosse loro concesso uno stipendio o onorario (come sarebbe normale).
Ma poiché ciò non è accaduto, e anzi i pochi occasionali beneficia che. un tempo erano dispensati al chorus musicus sono stati successivamente aboliti, è venuta meno, quindi, anche la buona volontà degli studiosi.
E chi mai si adatterebbe a lavorare o a prestar servizio gratuitamente?

[…]

Non posso poi esimermi dal rilevare che l'aver accolto sino ad ora ragazzi cosi poco capaci e senza talento musicale ha necessariamente abbassato il livello delle esecuzioni. Si deve tener presente, infatti, che un ragazzo il quale non abbia conoscenze musicali non sarà mai in grado di cantare un seconda e a maggior ragione se non possiede doti naturali; di conseguenza, non potrà rendere alcun servizio alla musica. E coloro i quali hanno conoscenza di alcuni principi musicali al momento in cui entrano nella scuola, non possono poi essere immediatamente impiegati, come invece ci si augurerebbe. Poiché non c'è tempo da perdere, non si provvede neppure ad istruirli per un anno, prima di impiegarli, ma non appena sono ricevuti nella scuola li si ripartisce nei vari cori e sono impiegati nel servizio liturgico quando a mala pena sono in grado di tenere il tempo e cantare in tono. Ogni anno, poi, alcuni di quelli che sono versati in musica lasciano la scuola e il loro posto viene preso da altri, i quali non sono in grado di subito rimpiazzarli, e il più delle volte anzi non valgono nulla, cosicché è facile concludere che il chorus musicus va completamente alla deriva.

[…]

Lo status musices attuale è totalmente diverso: la tecnica è molto più complessa, il gusto si è alquanto modificato, e la vecchia maniera di far musica non suona più confacente alle nostre orecchie, di modo che sarebbe necessario poter disporre di un aiuto più considerevole. Si dovrebbero scegliere soggetti che fossero capaci di applicare il nuovo modo di far musica; al tempo stesso, costoro dovrebbero essere in grado di soddisfare il compositore nella realizzazione delle sue musiche: e, invece, quei pochi beneficia, che semmai avrebbero dovuto essere aumentati anziché diminuiti, ora sono stati tolti al coro. Non è senza una qualche meraviglia che si constata come si pretenda dai musicisti tedeschi di essere capaci ad eseguire ex tempore qualsiasi tipo di musica, provenga quella dall'Italia o dalla Francia, dall'Inghilterra o dalla Polonia, alla pari dei virtuosi per i quali quelle musiche sono state concepite e che hanno avuto tutto il tempo per studiarsele prima e che per di più, quod notandum, sono ampiamente ricompensati con uno stipendio tale da ripagarli della loro fatica ed applicazione. Questo fatto non vuole essere preso in considerazione, e i nostri musicisti che devono provvedere al proprio sostentamento, e per conseguenza non hanno il tempo di perfezionarsi e tanto meno distinguersi, sono abbandonati a se stessi. Per avere un esempio di questa situazione, basterà recarsi a Dresda e si vedrà allora di quali salari godono i musici che sono al servizio di Sua Maestà; nessuno di loro ha preoccupazioni per il proprio sostentamento e inoltre ognuno di essi ha la possibilità di esercitarsi su un unico strumento, di modo che può mostrare il suo grado di capacità e raggiungere l'eccellenza.
La conclusione che se ne trae è semplice: l'aver abolito i beneficia, m'impedisce di portare a miglior livello la situazione della musica.

[…]

Lipsia, 23 agosto 1730
Joh: Seb: Bach.
Director Musice