Voci per Ingrid
Esattamente un anno fa, iniziata la terza liceo, ho preso la buona e sana abitudine di sfogliare il giornale, curiosare soprattutto nelle pagine di politica estera per tenermi aggiornato su quanto accadeva nel mondo; un mondo che avevo intenzione di conoscere fino in fondo in ogni suo aspetto, data anche la mia naturale predisposizione al viaggio e all’avventura e i miei progetti futuri (facoltà di giurisprudenza, specializzazione in diritto internazionale e carriera diplomatica… organizzazione impeccabile, eh?).
Insomma, fu in un giorno qualsiasi (il 2 ottobre 2002 per l’esattezza) che conobbi Ingrid Betancourt, la sua storia, la sua passione e la sua tenacia nel lottare per il suo paese, la sua sorte e la disastrosa situazione in cui versava la Colombia. Corruzione, impunità, debolezza istituzionale se non anarchia, clientelismo, violenza regnante ovunque, massacri e sequestri come "pane quotidiano", violazione sistematica di quasi tutti i diritti umani, analfabetismo, disoccupazione, crisi economica e povertà, sfollati e infine narcos, cartelli, baroni della droga e guerriglia. Un quadro sconvolgente e inverosimile, dove tutti i tasselli combaciano alla perfezione per creare un puzzle di morte e disperazione di cui mai tuttavia avevo sentito parlare.
Ma sono rimasto ancora più scioccato quando ho scoperto che questo schifo (scusate la crudezza del termine…) durava e ancora dura da più di mezzo secolo…50 anni, 50 lunghi anni di atrocità perpetuate contro una popolazione inerme che continua a morire sotto gli occhi dell’intera comunità internazionale… e allora mi sono accorto di quanta disinformazione e ignoranza è condita questa tragedia umanitaria; certo, anche il conflitto israelo-palestinese dura dal 1948, se non prima, eppure quante testate sono state riservate alla vicenda, quanti fiumi di inchiostro si sono spesi per descrivere l’orrore che ogni giorno attraversa quel lembo di terra conteso? Solo un misero articolo era riservato ad Ingrid e alla situazione colombiana…puff, un riassuntino striminzito e molto conciso.
Fu allora che ho deciso di compiere il primo passo fondamentale e essenziale per accostarmi ad Ingrid e capire fino in fondo la sua missione: Informarmi. Quanta carta ho stampato, quanti siti ho cercato per conoscere, capire, interpretare tutti i tasselli di quel famoso puzzle… e poco a poco la missione di Ingrid, la cosiddetta pasionaria delle Ande, mi ha coinvolto e non ho più potuto fare finta di niente, stare fermo e non continuare a fare ciò che deve essere fatto: ricordare Ingrid, facendo sentire la nostra voce, e ricordare e far conoscere la situazione colombiana, sostenendo e entrando inevitabilmente a far parte del progetto di Ingrid cioè rendere la Colombia una nazione democratica e degna di essere chiamata Paese libero.
E così ho firmato la petizione in favore della liberazione degli ostaggi, chiedendo l’adesione di amici e conoscenti, ho scritto qualche lettera ai giornali, sono entrato a far parte del vostro gruppo… piccole cose, piccole gocce di un oceano forse un po’ troppo vasto per noi giovani… ma che moltiplicate per 3000, 5000, 10000 dovranno necessariamente portare l’attenzione dei governi, degli organi e delle istituzioni sovranazionali sulla Colombia…perché questi ultimi devono mettere in atto azioni CONCRETE, mirate prima di tutto ad non abbandonare il popolo colombiano al proprio destino e a ridare credibilità alle istituzioni governative, rese marce dall’imperversante corruzione politica; azioni che devono favorire l’informazione, nell’Europa e nel mondo, su quanto accade ogni santo giorno nelle strade colombiane…100 morti violente al giorno, 9 a carattere politico, 10 sequestri, 2 sparizioni forzate e 1 massacro… e poi continuano a blaterare che la Colombia è il paese più violento e rischioso al mondo…
Purtroppo tutto questo, unito ai già 3000 sequestrati e ai 5 milioni di sfollati, interni ed esterni, non è abbastanza per giustificare un intervento in favore della pace e della democrazia… e intanto il tempo passa, Ingrid è in mano alle Farc da quasi un anno e mezzo e la Colombia è sempre percorsa dal quotidiano circolo vizioso di droga, impunità, violenza, etc…
No, non possiamo stare a guardare o voltare la testa da un’altra parte… l’abbiamo e l’hanno fatto troppe volte ormai…è il momento di dimostrare ad Ingrid che non ha perso tempo, che tutto quello che ha realizzato non è inutile, che non è sola e che la speranza non è ancora morta…
20/07/03
Ferrara Antonino