IL PROBLEMA DEL KIWI


di Frank R. Zindler


L’articolo originale è reperibile presso American Atheists



Prima o poi, ogni persona razionale si è trovata faccia a faccia con una di quei tipi pieni di buona volontà ed irrazionali conosciuti come creazionisti. Solitamente, prima che il razionalista possa convincersi che punti di vista cosi primitivi possono ancora esistere, il creazionista andrà all’attacco. In pochi secondi, il razionalista starà cercando di non essere soffocato sotto una vera valanga di dati circa le proteine della rana–toro, le artriti dei Neanderthal, l’impossibilità della catena sinistrorsa degli amminoacidi senza l’intervento divino, l’inutilità di un occhio mezzo evoluto, l’imperfezione del registro fossile, e la supposta falsificazione di tutti i fossili conosciuti di Archæopterix. Solitamente, il razionalista riesce a trovare qualche argomento con cui respingere gli innaturali attacchi del creazionista. Anche cosi, il primo scontro con un creazionista a novanta ottani può essere abbastanza fastidioso, e non è raro per il razionalista passare poi vari giorni pensando a quali migliori argomenti avrebbe potuto usare.
A volte risulta chiaro che l’errore è stato di dare la possibilità al creazionista di prendere l’offensiva. Perché non sono state ricusate le affermazioni del creazionista? Perché non gli sono state richieste prove per supportare le più strane rivendicazioni della geologia del Genesi o della biologia biblica? Perché il creazionista non è stato messo sulla difensiva?
Per fortuna, alcune persone reputano che l’argomentare con gli apologisti del creazionismo può metterli abbastanza facilmente sulla difensiva, semplicemente richiedendo prove per appoggiare il mito dell’arca di Noè, il più vulnerabile dei miti creazionisti. Quando si attacca l’arca di Noè, comunque, è imperativo dirigere i propri siluri verso la parte giusta delle barca.Troppo spesso, razionalisti senza esperienza in dibattiti, domandano come ha potuto Noè catturare gli animali dai quattro quadranti della terra e poi portarli fino alla sua barca piena di termiti (1)

“Come ha potuto Noè arrivare fino in Sud America per imbarcare il formichiere gigante”, domanderanno. “Come ha potuto andare fino in Australia per i marsupiali? Ed in Antartide per i pinguini imperatore? E come ha potuto fare tutto ciò in soli sette giorni, come implicito nel Genesi 7:4?”
È inutile dire che anche un creazionista senza arte né parte può, di solito, fare a pezzi questi cavilli.

“Se spendessi più tempo leggendo la Bibbia e meno sognando impossibilità evoluzionistiche”, risponderebbe un creazionista ragionevolmente abile, “tu avresti la risposta alla tua domanda. È scritto in Genesi 7 : 14 – 16, ‘animali selvaggi di ogni specie, bestiame di ogni tipo, rettili di tutte le specie che strisciano sulla terra, e uccelli di tutti i tipi, tutti verranno da Noè nella sua arca, due a due di tutte le creature che hanno vita in sé. Quelle che verranno, saranno un maschio ed una femmina di tutte le cose viventi; essi verranno come ha comandato Dio’ (si spererebbe che a questo punto il nostro evoluzionista faccia notare che questo punto ne contraddice un altro, ossia Genesi 7 :2, dove Noè è comandato a salvare ‘animali puri’ sette per specie!)

Si farà notare che Noè non andò in giro per il mondo a raccogliere gli animali, ma che questi, miracolosamente, andarono direttamente da lui. Non si può combattere contro un miracolo. Anche dopo aver giocato il loro asso nella manica – magia – molti creazionisti si sentono un po’ imbarazzati per aver dovuto ricorrere ad un arma strategica cosi potente, cosi presto nella guerra ed allora tenteranno di trovare un argomento meno esoterico. Non dovranno cercare a lungo.
“Che cosa ti fa pensare che i kiwi sono dovuti venire dalla Nuova Zelanda e le tartarughe giganti dalle Galapagos?” domanderanno. “Prima del diluvio, tutte le specie differenti di animali vivevano nella stessa parte di mondo dove viveva Noè. Fu solo dopo il diluvio che la geografia cambiò e le diverse specie animali si sparsero per il mondo. Sebbene mettere tutti gli animali nell’arca possa sembrare miracoloso, non lo fu poi tanto”.
Certamente, a questo punto, il nostro evoluzionista può far notare che fossili di kiwi non sono mai stati trovati al di fuori della Nuova Zelanda, fossili di canguri fuori dell’Australia, e che i fossili dell’uccello elefante si trovano solo in Madagascar e nell’Africa sud orientale. Il nostro scienziato potrebbe aggiungere che l’Iraq (presumibilmente la regione dove il capitano Noè ed il suo equipaggio iniziarono il viaggio) non è conosciuto per i suoi fossili di ornitorinco o di formichiere gigante. Ma la conclusione che il registro fossile indica che il gigantesco moa dovette scarpinare dalla Nuova Zelanda fino in Iraq per comprare il biglietto per la crociera sarà rifiutata. Con gelido scherno, il difensore della fede osserverà: “È curioso che gli evoluzionisti cerchino di dar ragione dell’incompletezza del registro fossile quando difendono la loro teoria giocattolo, ma poi asseriscono che le incompletezze sono significanti quando usate contro le teorie scientifiche della creazione! Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. Se voi potete dire che le linee di connessione tra gli invertebrati ed i vertebrati esistono, nonostante l’incompletezza dei fossili, allora noi possiamo dire che l’ornitorinco viveva sulle rive dell’Eufrate prima del diluvio! A causa dell’improbabilità che ha qualsiasi animale di fossilizzarsi, nessun monotrema mesopotamico ha avuto la ventura di diventare un fossile”. (2)

Scacco!

C’è, certamente, un modo migliore di esporre l’implausibilità dell’inganno del diluvio. Come già detto, il nostro ipotetico evoluzionista ha lanciato i suoi siluri dalla parte sbagliata della barca. Il dialogo sarebbe dovuto iniziare con una domanda tipo: “Mi stai dicendo che i kiwi sono in realtà dei rifugiati turchi?”

Se l’importanza della domanda non è immediatamente ovvia al nostro apologista fondamentalista, bisogna fargli notare che Noè, suppostamente, ha parcheggiato la sua arca su alcune montagne (al plurale, secondo il Genesi 8:4!) in quella che è oggi la Turchia. Dopo il diluvio, i kiwi (assieme ai dinosauri ed al dodo) dovettero incespicare giù da una o più montagne e poi prendere la via della Nuova Zelanda (senza dinosauri o dodo)– anche se non sapevano nuotare o volare. Non solo il kiwi dovette fare tutta la strada dalla Turchia alla Nuova Zelanda, il gigantesco moa (ora estinto) dovette farlo, insieme al takahe, una gallinula non volatrice e con il weka, un rallide senza ali. L’emù, uccello non volatore, ha dovuto raggiungere il continente isola Australia, cosi come il casuario. I nandù, uccelli non volatori che occupano nicchie ecologiche simili a quelle degli struzzi e gli emù, hanno dovuto fare tutta la strada fino in Sud America.
Dozzine e dozzine di uccelli che non potevano né volare né nuotare, hanno dovuto trovare la loro via per arrivare alle più remote isole del pianeta. Hanno dovuto fare ciò che leoni e tigri non hanno potuto.

Se i nandù poterono prosperare nelle Pampas argentine, perché non sono stati trovati nel veldt africano o nelle pianure australiane? Non è curioso che i fossili di nandù, anche di nandù estinti, siano stati rinvenuti solo in America? Non ne è mai stato trovato nessuno nel tragitto tra Turchia e Sud America.

“Se questi uccelli non volatori che oggi vivono su remote isole sono i discendenti di specie ancestrali capaci di volare” potrebbe far notare il nostro evoluzionista, “possiamo, allora, capire come essi riuscirono ad arrivare dove sono oggi. Solo una spiegazione evoluzionista – in qualche caso aiutata dalla deriva dei continenti durante tempi non – biblici – può spiegare queste stranezze biogeografiche”.

“No affatto”, potrebbe rispondere il creazionista. “Noi creazionisti accettiamo la possibilità di cambiamenti degenerativi nella storia della vita. Infatti, la storia della caduta di Adamo e la Seconda Legge della Termodinamica dice che se occorrono dei cambi, possono solo essere «in discesa». Gli uccelli non volatori che vivono su delle isole deserte sono attualmente prove della creazione”.

“Uccelli alti tre metri e ben adattati al loro ambiente si possono difficilmente considerare degenerati”, potrebbe replicare l’evoluzionista, aggiungendo, “se tutti questi strani uccelli e mammiferi che oggi abitano nelle regioni più remote della Terra hanno viaggiato dall’Ararat insieme agli uomini, non è strano che nessuna cultura umana al di fuori della Nuova Zelanda abbia mai rilevato tracce dei moa giganti, nessuna cultura fuori dell’Australia racconti storie di canguri o ornitorinchi, e che nessuna cultura al di fuori del Sud America sembra ricordare i formichieri giganti che scesero dal monte Ararat accompagnati dai primitivi uomini. È curioso, altresì, che i parassiti che accompagnano i kiwi sono stati trovati solo sui kiwi, ma su nessuna altra specie di uccelli. Ancora più curioso è il fatto che nessuna di queste strane creature è ricordata nella Bibbia!”

Si potrebbe far notare che il pidocchio Rallifora gadowi infesta solamente il kiwi Apterix australis. E non solo questa specie di pidocchio non vive su nessun altro animale al di fuori della Nuova Zelanda, non infesta nemmeno altre specie di kiwi, Apterix haasti e Apterix oweni, hanno il loro pidocchio “dedicato” Rallifora gracilentus e Rallifora pilgrimi, rispettivamente.
Se gli antenati dei kiwi avessero vissuto, una volta, stipati con altre specie di uccelli a bordo di una stretta nave di legno, sicuramente Rallifora gadowi si sarebbe trovato su qualsiasi altra specie di uccello del mondo, e tutte le altre innumerevoli specie di pidocchi degli altri uccelli si troverebbero sui kiwi, oltre Rallifora. La biogeografia dei parassiti ha un senso se c’è stata evoluzione,ma è del tutto incompatibile con l’idea che tutte le specie di animali abbiano vissuto confinate insieme in una “scatola” solo poche migliaia di anni fa.

I problemi posti dagli uccelli non volatori ed i loro parassiti alla “teoria” del diluvio universale sono poca cosa comparati ai problemi posti dalla biogeografia in generale. Si consideri la fauna di mammiferi dell’Australia, per esempio. La popolazione marsupiale dell’Australia contiene famiglie, generi e specie animali che non si trovano in nessun altro posto sulla Terra, neanche come fossili. Noi dovremmo supporre che ogni specie di marsupiale cercò di andare dall’Ararat in Australia,ma non riuscì a trovare nessun altro luogo, incluse quelle regioni localizzate tra la Turchia e l’Australia. Nonostante il fatto che la maggior parte delle specie marsupiali sembrano essere in svantaggio quando entrano in competizione con i mammiferi placentati (da qui l’estinzione di cosi tante specie marsupiali dopo l’introduzione di mammiferi europei), dovremmo supporre che i wombat, wallabi, koala, riuscirono a tener testa a tigri, leoni, orsi per tutto il cammino fino in Indonesia, e poi – anche se i superiori placentati non ci riuscirono mai – arrivare in Australia. E come se non fosse già abbastanza cervellotico tutto questo viaggio per mezzo mondo, dopo aver sollevata tanta polvere, risulta che i tipi di marsupiali che riuscirono ad arrivare in Australia ebbero la fortuna di formare un insieme di animali capace di riempire completamente tutte le nicchie ecologiche a disposizione.

Cosi, ci furono marsupiali talpa, formichieri, topi, erbivori, carnivori, frugivori, etc... – nessuno dei quali è mai stato trovato in nessun altro luogo nel mondo. Se questa popolazione altamente diversificata di marsupiali è discesa modificandosi (evolvendosi) da una o da poche primitive e non specializzate famiglie di marsupiali che raggiunsero l’Australia per mezzo di una “dispersione casuale” milioni di anni fa, questa situazione peculiare si fa comprensibile. Ma se tutte queste creature dovettero viaggiare dalla Turchia all’Australia come un sol gruppo, è incredibile al di là di ogni immaginazione.

Un altro caso ancora più incisivo si può fare comparando le faune di qualsiasi zona biogeografica che abbiano climi e caratteristiche geomorfologiche simili. È probabile, ad esempio, che ogni tipo di habitat che si trova in Africa, è riscontrabile in Sud America. Nonostante ciò, quasi nessuna specie di vertebrati che abitano queste due regioni sono simili tra loro. Se i leoni (Pantera leo) prosperano in Africa, perché non si trovano anche in Sud America. Se i puma (Felis concolor) abitano l’America, perché non l’Africa? Se i puma dovettero viaggiare dalla Turchia fino al Sud America, non ci aspetteremmo di trovarli anche in Africa che è, in comparazione, la porta accanto?

Se tutto ciò non è sufficientemente evidente contro l’idea che un vulcano spento in Asia Minore sia il centro da cui tutte le specie animali si sono disperse, possiamo allora considerare il problema degli animali abitatori di caverne. Molti di questi animali sono ciechi, e ci possiamo immaginare i problemi che avranno avuto per leggere le mappe stradali mentre cercavano la strada per le caverne della Patagonia, Florida, Nuova Zelanda e Sardegna. Mentre gli evoluzionisti non hanno problemi nello spiegare come mai tutti i sistemi di grotte isolate hanno faune uniche, è difficile comprendere come questo fatto possa venire spiegato da un creazionista. (È anche abbastanza difficile capire come le delicate stalattiti e stalagmiti che si trovano in alcune di queste caverne possano non essere state distrutte quando il mondo finì nell’anno 2348 A.C.)

Per mettere l’ultima perla nello scrigno del creazionismo, prendiamo in considerazione la biogeografia acquatica. La più clamorosa prova che il mito del diluvio fu il prodotto di culture prescientifiche è il fatto che Noè abbia preso con sé solo animali che respiravano aria dall’atmosfera. Piante ed animali acquatici furono lasciati a se stessi. Ora, certamente, delicati coralli e pesci d’acqua dolce sensibili alla salinità non poterono certo sopravvivere ad un diluvio veramente universale, e Noè avrebbe dovuto provvedersi di enormi acquari (sia di acqua dolce che salata) sul suo guscio di noce. Ma supponiamo, per il piacere della discussione, che i pesci riuscirono a sopravvivere al tremendo cataclisma che si abbattè sulla terra verso la fine dell’Antico Regno Egiziano, noi allora ci domandiamo perché ci sono specie, generi ed addirittura intere famiglie differenti nei laghi e fiumi di Australia, Africa e Sud America? Non è straordinario che 170 specie di Ciprinidi sopravvissero al diluvio nel Lago Vittoria, ma da nessun’altra parte, neanche nei laghi lì vicino? Non è risibile il pensiero creazionista quando sappiamo che delle 17 specie di Ciclidi che abitano il lago Barombi Mbo, un cratere vulcanico spento in Camerun, 12 rappresentano specie trovate solo lì? dove ne Genesi ci insegna che ognuno dei tre continenti meridionali possiede un genere di pesci polmonati, la famiglia Australiana forma addirittura una famiglia separata da quelle africane ed americane?

Di certo, quando si è preparati ad ammettere la magia come plausibile spiegazione delle stranezze del mondo che ci circonda, tutto è possibile – incluso la fauna del Barombi Mbo. Ma per i creazionisti che non hanno abdicato completamente all’irrazionale, l’argomento della biogeografia dovrebbe essere una prova convincente della realtà dell’evoluzione e dell’impossibilità del diluvio universale.


Traduzione di:
Roberto Anzellotti
socio UAAR



NOTE

(1) Termiti. Non solo Noè dovette imbarcare le termite per salvarle dall’estinzione, come comandato da Yahweh, egli dovette prenderne migliaia, milioni, come cibo per le varie specie di formichieri e pangolini. Poiché le termiti appaiono essere animali ritualmente impuri, Noè dovette imbarcarne solo una coppia per specie. Ciò crea un dilemma per il creazionista. Se gli animali mangia termiti dovevano sopravvivere durante il diluvio (veramente, secondo il testo ebraico del Genesi 8:19, essi si riprodussero durante la crociera, poiché scesero dall’arca con lel oro famiglie), dovevano mangiare termiti. Ahimè, con ogni slinguata di pangolino, molte dozzine di specie diverse di termiti si sarebbero estinte, benché a Noè fosse stato comandato di salvare le termiti prendendole a bordo! Lasciamo al lettore il piacere di calcolare quante specie di termiti e di formiche Noè dovette imbarcare per cibare dieci o venti specie di formichieri per tutta la durate del diluvio. Ogni animale mangiava diverse migliaia di termiti al giorno ed ogni specie aveva uno o due cuccioli all’anno. Avendo calcolato la popolazione di termiti nell’arca di Noè, il lettore potrà computare quanto legno abbiano dovuto rosicchiare le termiti durante la loro residenza con Noè e la sua famiglia spala letame.  [indietro]

(2) Monotremi. Mammiferi depositori di uova, oggi comprendono solo echidna e ornitorinco. L’ordine dei Monotremi deve il suo nome a due parole greche che significano “un solo buco”, un’allusione al fatto che questi primitivi mammiferi, come i loro avi rettili, hanno solo una apertura posteriore, la cloaca, che serve per l’eliminazione dei rifiuti solidi e liquidi, e per le funzioni riproduttive. Nei mammiferi superiori, il maschio ha due aperture separate, la femmina tre. [indietro]


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