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Come educare un ateo

Di Michael Martin

Traduzione di Luca Bergamasco


Articolo originale
Copyright

Un mio amico ateo era preoccupato che i suoi figli finissero col diventare religiosi[1]. Suggeriva (e non so quanto seriamente) che il modo per assicurarsi con certezza che accettassero l’ateismo era quello di costringerli ad una stretta pratica religiosa. Sosteneva che questa pratica avrebbe fatto sì che i suoi figli diventassero atei. Il mio amico non aveva tutti i torti. Tutti noi conosciamo dei non credenti che da bambini si ribellarono contro la loro stretta educazione religiosa. Disgraziatamente, non sempre succede così, anzi, è abbastanza raro. Ad ogni modo, gli atei arrivano al loro ateismo in molti modi diversi, e le storie di conversione all’ateismo sono innumerevoli.

Ma la questione dell’educazione[a] atea non è come gli atei arrivano al loro ateismo, ma, essendo atei, che cosa dovrebbero imparare e come dovrebbero impararlo. Assumo che lo scopo di un’educazione atea non sia quello di convertire dei credenti all’ateismo, ma quello di rendere delle persone degli atei con una buona educazione. Per ateo con una buona educazione non intendo semplicemente qualcuno che ha una buona educazione ed è un ateo. In tendo una persona che ha una buona educazione come ateo. Sorge spontanea la domanda: che cosa significa avere una buona educazione come ateo?

Bisogna anche fare una distinzione tra educare qualcuno sull’ateismo, ed educare qualcuno ad essere un ateo. Educare la gente sull’ateismo implica, tra le altre cose, renderli edotti della ricchezza intellettuale e dell’eredità culturale dell’ateismo, e della lunga persecuzione degli atei. Il suo scopo è quello di dare, sia ai credenti che ai non credenti, una comprensione ed un apprezzamento dell’ateismo come movimento culturale ed intellettuale.

Non c’è alcuna ragione per cui un’educazione sull’ateismo non possa essere data nelle scuole ed università pubbliche. In effetti, sono stati solo il pregiudizio radicato da lungo tempo ed una paura irrazionale dell’ateismo, e forse il fatto di non aver mai fatto la distinzione tra educare qualcuno ad essere ateo ed educare qualcuno sull’ateismo, che ha impedito che l’educazione sull’ateismo facesse parte dei programmi della scuola pubblica. Insegnare qualcosa sull’ateismo significa semplicemente presentare l’ateismo come fenomeno culturale, storico e filosofico. Questo tipo di insegnamento non prende posizione sulla verità dell’ateismo, e non fa alcuno sforzo per costringere gli studenti ad adottare le forme di pensiero e di sentire associate con l’ateismo, né per farli diventare antireligiosi. In questo senso, l’educazione atea può avere altrettanto spazio nei programmi della scuola pubblica di quanto può averne la filosofia platonica. Per esempio, si può insegnare agli studenti la filosofia di Platone senza prendere posizione sul fatto che le sue istanze siano corrette o meno, e se esse dovrebbero essere seguite.

Per quanto riguarda l’insegnamento sull’ateismo nelle scuole pubbliche, plaudo con tutto il cuore agli agli sforzi di Jack Massen e del suo OABITAR (Objectivity and Balance In Teaching About Religion - Oggettività ed Equilibrio nell’Insegnamento sulla Religione), e di Gerald Larue e del suo Freethought Across the Centuries (Il libero pensiero attraverso i secoli). Utilizzando il programma di Massen ed il libro di Larue in corsi universitari che danno insegnamenti sulla religione, si potrebbe fornire nelle scuole un resoconto del libero pensiero molto più corretto ed oggettivo di quanto non si faccia oggi. Queste opere meritorie non dovrebbero però farci dimenticare che le scuole non sono le sole istituzioni che danno un’educazione. Come ha sottolineato Jane Roland Martin, c’è un’ampia gamma di istituzioni, dalle gallerie d’arte alla televisione pubblica, dalle biblioteche pubbliche ai musei delle scienze, che fungono da agenzie di educazione nella nostra società. Queste istituzioni hanno le loro proprie distorsioni contro l’ateismo ed il libero pensiero. Chiedetevi, ad esempio, quando la vostra biblioteca pubblica ha esposto per l’ultima volta dei libri di autori non credenti, quando la RAI[b] ha presentato un programma sull’ateismo, quando il vostro museo delle scienze locale ha presentato il conflitto tra scienza e religione.

Data l’importanza dell’educare sull’ateismo, non parlerò oltre di questo argomento, eccetto far notare che tale educazione è necessaria ma non sufficiente per educare qualcuno ad essere un ateo. Quest’ultimo punto implica un’educazione a comprendere ed apprezzare l’ateismo come movimento culturale ed intellettuale. Ma c’è di più.


Fondamenti di Ateismo

Rendere qualcuno una persona con una buona educazione come ateo è una questione che ha molti aspetti. Negli USA, ed in molti altri Paesi, l’ateismo è un movimento minoritario i cui membri sono sotto l’attacco di potenti forze della società. Per sopravvivere e prosperare, gli atei devono sapere come difendersi intellettualmente, e come organizzarsi in gruppi che sostengano e diffondano l’ateismo. Pertanto, oltre ad essere educati alla difesa intellettuale, devono sviluppare dei tratti caratteristici che aumentino la crescita della cooperazione e della comunità tra atei. Per una notevole quota parte, questo tipo di educazione non può essere portato avanti nelle scuole degli Stati Uniti senza violare la separazione costituzionale tra Stato e Chiesa, dato che sarebbe sicuramente considerata un’educazione che favorisce l’antireligiosità rispetto alla religiosità, e pertanto non sarebbe neutrale.

Dato questo contesto culturale e storico, distinguiamo tre diverse mete dell’educazione atea. In primo luogo, c’è l’acquisizione della conoscenza fattuale. Gli atei hanno bisogno di una conoscenza fattuale sulla storia del libero pensiero, ma hanno anche bisogno di un bagaglio culturale che sia utile nella difesa delle loro posizioni: ad esempio, la conoscenza della critica degli argomenti più comuni a favore dell’esistenza di Dio. Poiché la Bibbia ha una grande autorità in società religiose come la nostra, gli atei devono anche conoscere le contraddizioni e gli errori, fattuali e morali, contenuti in quel libro. Bisogna ricordare continuamente ai credenti che i loro argomenti sono fallaci, e che, quando citano la Bibbia, fanno appello ad un libro che fa acqua da tutte le parti.

Gli atei hanno anche bisogno di avere una conoscenza fattuale utile ad incrementare l’ateismo nella nostra società. Qui una cultura sull’etica è particolarmente importante, in modo che gli atei possano valutare i loro stessi sforzi da un punto di vista morale e sviluppare principii etici distaccati dalla religione. Per esempio, molti credenti hanno sostenuto che l’etica deve essere basata sulla religione. Una conoscenza approfondita della teoria etica renderebbe gli atei in grado di controbattere evidenziando la debolezza dei sistemi etici basati sulla religione, e la forza di quelli a base laica. Sarebbe utile anche una conoscenza delle leggi che regolano i rapporti tra Stato e Chiesa. In effetti, senza questa conoscenza sarebbe impossibile sapere su quali leggi si deve concentrare l’attenzione per ottenerne una modifica, e se certe iniziative atee sono conformi alla legislazione vigente.

È però un grave errore supporre che l’acquisizione della conoscenza fattuale sia la sola meta di un’educazione atea. Bisogna anche acquisire la conoscenza di come fare: vale a dire, acquisire le capacità specifiche. Prendiamo ad esempio la capacità di analizzare argomenti anti-ateismo con articoli sui giornali, di organizzare gruppi di atei, di articolare in pubblico una posizione atea ben ragionata. Queste abilità non si acquisiscono solo leggendo libri sulla logica, sul come si parla in pubblico e sulla teoria dell’organizzazione. Si imparano piuttosto con la pratica. Inoltre, non possono essere facilmente trasferite da un campo ad un altro. Pertanto, l’abilità di pensare criticamente nell’ambito della fisica può anche non trasferirsi troppo bene al pensare criticamente, diciamo, riguardo alle affermazioni sul paranormale. Sappiamo, per esempio, che degli esperti scienziati sono spesso creduloni ed ingenui nel valutare le affermazioni di presunte meraviglie paranormali come Uri Geller[c]. L’abilità ad essere un pensatore critico nell’ambito della scienza può anche non trasferirsi troppo bene al campo della religione. Tutti noi conosciamo degli scienziati brillanti e creativi che sono ingenui e creduloni nel loro accettare la religione. Pertanto, il pensiero critico applicato alle religioni potrebbe benissimo doversi apprendere nello stesso contesto religioso. Inoltre, se uno acquista la necessaria abilità per avere un pensiero critico nei riguardi della religione, ciò non implica che questa persona avrà la padronanza anche di altre abilità utili all’ateismo. Gli atei possono anche essere degli esperti pensatori critici nei riguardi della religione, ma a meno che non sappiano come organizzarsi, comunicare, ed adattarsi agli ateismi altrui, l’ateismo come movimento è sicuramente destinato a scomparire.

L’acquisizione della conoscenza fattuale e delle abilità non è però ancora sufficiente ad educare qualcuno affinché risulti un ateo con una buona educazione. Gli atei possono acquisire la conoscenza fattuale e le abilità utili all’ateismo, e ciò nonostante non sviluppare una tendenza ad applicare queste conoscenze e queste abilità nella loro vita quotidiana. Per esempio, una cosa è sapere come si pensa criticamente su questioni religiose, ed un’altra cosa è avere la propensione a farlo. Lo sviluppo delle tendenze è forse la meta più difficile da raggiungere per l’educazione atea, così come per molte altre aree.

Per molti anni ho tenuto alla Boston University un corso chiamato Filosofia della Scienza e Occulto. Scopo del corso era quello di far sì che gli studenti diventassero critici nei riguardi delle affermazioni sull’occulto. Nel corso prendevamo in considerazione delle affermazioni sul Triangolo delle Bermudas, sulla percezione extrasensoriale (ESP), sugli UFO, sulla rabdomanzia, e cose simili. Gli studenti venivano istruiti ad essere sospettosi nei riguardi di affermazioni non comprovate, a valutare le prove, a stare in guardia verso truffe e distorsioni, e così via. Più tardi durante il semestre, quando pensavo che i miei studenti avessero ormai incorporato le mete critiche del corso nel loro modo di essere, introdussi la questione della rabdomanzia. Discutemmo sulla necessità di provare che la percentuale di successi dei rabdomanti è superiore a quella che ci si potrebbe attendere in base al solo caso, del perché gli esperimenti in condizioni di controllo sono così importanti, del perché la bacchetta del rabdomante sembra muoversi da sola (mentre non è così), e così via. In seguito, uno dei miei studenti invitò un famoso rabdomante a tenere una lezione alla mia classe. Ero convinto che la mia istruzione e quasi un semestre di apprendimento di abilità di pensiero critico relativo all’occulto avrebbero evitato ai miei studenti di farsi prendere in trappola dalle affermazioni del rabdomante. Mi sbagliavo completamente. Benché egli facesse le affermazioni più enormi sul potere delle bacchette da rabdomante, ad esempio che potevano individuare la posizione dei nostri sottomarini nucleari su un planisfero, troppi dei miei studenti credettero ad ogni parola. Perché? Perché sembrava così credibile, così degno di fiducia e così sicuro di sé, che tutta la mia istruzione era stata dimenticata. La morale della mia storia è che i miei studenti avevano la conoscenza utile e persino le abilità, ma non avevano acquisito la tendenza ad applicarle alle nuove situazioni.

Ci sono tre propensioni principali che un’educazione atea deve instillare negli atei. Una molto importante è quella ad essere fieri dell’eredità intellettuale e culturale dell’ateismo e degli atei. Un’altra propensione importante è quella ad essere sensibili alle questioni relative all’ateismo. Questo implica sensibilità alle questioni relative al rapporto tra Stato e Chiesa, al potere politico della religione nella nostra società, ed all’influenza della religione sui mezzi di comunicazione. Senza questa sensibilità, gli atei non riusciranno a tenere il passo delle ultime incursioni della religione, e non saranno in grado di difendersi. Si noti, una volta ancora, che un ateo potrebbe avere la conoscenza fattuale necessaria e persino le abilità relative a queste questioni, e tuttavia non essere sensibile alle questioni che si presentano nella vita quotidiana. Una terza tendenza cruciale è quella ad agire in maniera attiva per quanto concerne le proprie convinzioni atee. Si potrebbe essere fieri dei risultati dell’ateismo e sensibili alle questioni relative all’ateismo, e tuttavia rimanere passivi. L’ateismo passivo non è però un ateismo che possa sopravvivere o prosperare come movimento sociale. Sono rimasto molto compiaciuto nel leggere quanto è riportato sulla carta intestata della Società Razionalista di Saint Louis: “Per la separazione di Stato e Chiesa, per opporsi al soprannaturalismo ed all’ingiustizia, e per promuovere lo studio della scienza”. Questo linguaggio suggerisce sicuramente una presenza attiva nel mondo, e non la passività.


L’educazione atea in pratica

Assodato che gli atei hanno bisogno di certe conoscenze, abilità e propensioni, come dovrebbe svolgersi un’educazione atea? Quando dovrebbe iniziare? Chi dovrebbero essere gli educatori?


Educazione infantile

In teoria, questa educazione dovrebbe cominciare nella prima infanzia. Questo non è però strettamente necessario, dato che noi tutti conosciamo persone che hanno una buona educazione come atei pur essendo stati allevati su basi religiose. Peraltro, la maggioranza dei genitori atei hanno il desiderio di educare il loro figli ad essere atei, e dato che questa educazione non viene impartita nelle scuole pubbliche, ragionano in termini di educazione domestica. Benché questa educazione domestica ad essere un ateo sia sicuramente desiderabile, essa deve però essere condotta in modo che i figli non si ribellino. Niente dovrebbe essere imposto o spiacevole, altrimenti i genitori atei, con loro grande disappunto, si troveranno i loro figli in Comunione e Liberazione[d].

Forse, la migliore educazione domestica per i figli non dovrebbe affatto sembrare un’educazione: fate in modo che assumano gli atteggiamenti e le modalità di pensiero dei loro genitori atei da conversazioni casuali e dalla vita quotidiana. Questa educazione informale ed inconscia, ovviamente, può essere integrata e migliorata in diversi modi con metodi più formali ed espliciti. Si possono utilizzare dei libri per ragazzi al fine di migliorare il pensiero critico[2]. Ad esempio, nel libro di Joe Nickell The Magic Detectives[e] (I detective magici) (Prometheus Books) vengono presentati trenta casi reali di fenomeni in apparenza soprannaturali e paranormali. Almeno due di questi casi hanno un riferimento diretto alla religione: la Sindone di Torino ed il Reverendo Peter Popoff, il Guaritore Religioso. Si chiede al giovane lettore di fornire delle soluzioni ai misteri basandosi sugli indizi forniti nelle presentazioni dei casi, e di paragonare le sue risposte con quelle contenute nel libro, che mostrano come il mistero sia stato risolto in termini razionali. Viene detto ai lettori di non scoraggiarsi se le loro risposte sono diverse da quelle riportate nel libro, in quanto essi potrebbero avere delle idee valide delle quali vale la pena parlare con i loro insegnanti di scienze. Viene detto loro che la cosa importante è pensare in maniera critica. Vengono incoraggiati a mettere alla prova le loro abilità al riguardo provando a risolvere altri misteri di cui hanno sentito parlare conducendo delle ricerche, e vengono rimandati ad una lista di fonti riportata alla fine del libro.

È indubbio che, se ben utilizzato. il libro di Nickell può essere un valido sussidio per aiutare i genitori atei ad insegnare ai proprii figli ad essere pensatori critico per quanto concerne la religione. I genitori dovranno però badare a che i loro figli non solo leggano questo libro, m che cerchino davvero di risolvere i misteri prima di guardare le risposte. Per esempio, si potrebbe discutere di ogni mistero come progetto familiare, prima di leggere la risposta del libro. Inoltre, il modello di pensiero critico fornito dalle soluzioni potrebbe essere applicato ad altri casi che non si trovano nel libro, e potrebbe pertanto diventare un approccio abituale. L’approccio scettico e critico assunto dal libro potrebbe così diventare parte del modus vivendi del bambino.

Questi libri dovrebbero avere lo scopo di presentare le prove e gli argomenti a favore dell’ateismo, e non presentare l’ateismo come un altro dogma.

Un altro sussidio all’educazione informale da parte della famiglia potrebbe sconvolgere qualcuno. I bambini educati in famiglie atee dovrebbero essere esposti alla religione nelle chiese, in televisione, nei libri eccetera, ma all’inizio solo con la guida di un genitore ateo che incoraggi il figlio a porre domande critiche. Per esempio, un progetto familiare potrebbe essere quello di guardare un predicatore televisivo, vedere quante affermazioni dubbie o non comprovate fa, e considerare quale tipo di prove, se pure ve ne sono, potrebbero confermare o smentire queste affermazioni. Non c’è bisogno di dire che lo spirito che dovrebbe pervadere questo progetto familiare è uno spirito di indagine onesta e di apertura, non di rifiuto aprioristico e risentito.

I genitori dovrebbero dare ai loro figli un insegnamento sui razionalisti e sugli scettici coraggiosi e compassionevoli del passato, allo scopo di fornire loro dei modelli di vita razionalistici. Questo potrebbe implicare la lettura ai loro figli di storie relative alla vita ed alle opere di famosi liberi pensatori e critici della religione, e la discussione di questi libri con i figli.

Per illustrare un approccio unitario all’educazione atea domestica, permettetemi di descrivere brevemente il programma educativo che una coppia ha studiato per i suoi tre figli in età scolare. La loro meta era quella di educare i loro figli ad essere pensatori critici. Crescerli per farli diventare atei era un sottoprodotto. I loro figli leggevano The Magic Detectives e riviste come Zillions: For Kids (Zillioni: per ragazzi) del Consumer Reports (Il Bollettino del Consumatore). Facevano esercizi di matematica e logica, e guardavano programmi televisivi come “Bill Nye: The Science Guy” (Bill Nye, quello della scienza).

Gli argomenti di conversazione intorno alla tavola erano particolarmente degni di attenzione. La famiglia parlava dei problemi logici dei viaggi nel tempo, dell’esistenza dell’omofobia nella nostra società, delle obiezioni di Galileo all’idea di Aristotele secondo la quale i corpi pesanti cadono più velocemente di quelli leggeri, e della Giornata Nazionale del Lamento che commemora il genocidio degli Indiani d’America. Criticavano libri o programmi televisivi popolari che promuovono il pubblico godimento di pseudologica e pseudoscienza, come i misteri di Sherlock Holmes, di Arthur Conan Doyle, e la serie televisiva Star Trek di Gene Roddenberry[f].

L’educazione domestica non è però l’unico tipo di educazione atea per i bambini. C’è anche l’equivalente di un catechismo ateo. In questi casi, l’istruzione ha luogo in alcuni centri atei o razionalisti. Un buon esempio di ciò è il lavoro che viene svolto alla Chiesa del Libero Pensiero del Texas Settentrionale da Tim e Deborah Gorski. Questa è una vera Chiesa con uno spirito di comunità, prediche edificanti, riunioni sociali, un gruppo di riunione per singles, ed un catechismo: solo che non si fa menzione di Dio. Deborah Gorski è la direttrice della sezione Educazione Giovanile della chiesa, e gestisce due corsi di catechismo: uno per i bambini fino a 5 anni, ed un altro per bambini e ragazzi dai 6 ai 14 anni. Sceglie un argomento fattuale o relativo alla scienza per ogni lezione. Questi argomenti spaziano dall’evoluzione alla meteorologia all’anatomia umana. Nelle sue lezioni Deborah insegna tanto le abilità del pensiero critico quanto come affrontare i problemi dell’essere ateo in un ambiente che ha poca simpatia per gli atei. Ad esempio, uno di questi problemi è come dovrebbero comportarsi i ragazzi atei quando subiscono atti di bullismo da ragazzi cristiani. Un altro programma del genere è svolto al Centro per l’Indagine di Amherst, New York. Il programma, suddiviso in sessioni di educazione morale, pensiero critico ed istruzione scientifica sull’evoluzione, è stato espanso e raffinato ogni volta che è stato riproposto.

Un altro esempio di educazione atea extradomestica per i figli è un campo estivo umanista, chiamato Camp Quest (Campo Ricerca), gestito dalla Free Inquiry Group Inc. of Greater Cincinnati and Northern Kentucky. Le attività del campo includono attività classiche, come arte e artigianato, passeggiate naturalistiche e danze folk, e convegni sull’ecologia e sull’astronomia che sottolineano il significato dell’umanesimo laico. Viene insegnato ai ragazzi che non ci sono dèi, diavoli, paradiso o inferno; che mediante un attento pensiero e l’uso della scienza possiamo comprendere il mondo e risolvere i nostri problemi; che siamo tutti cittadini dello stesso mondo, e che lavorando insieme la gente può costruire un mondo migliore.


Educazione degli adulti

Un’educazione atea degli adulti può assumere molte forme diverse. Tra queste forme abbiamo: seguire corsi e gruppi di studio organizzati da associazioni atee; libri, giornali ed articoli atei, sia su carta che su web; sponsorizzare concorsi per saggi ed articolo a contenuto ateo; e canti atei.

Il “Centro per l’Indagine - Midwest e Centro di Eupraxofia” di Kansas City ha uno dei programmi di educazione umanitsa per adulti più ampio del mondo. Già da parecchi anni il centro offre un’ampia varietà di corsi, lezioni e discussioni. Per esempio, nell’autunno del 1997 offriva un corso di Libero Pensiero sulla storicità di Gesù, e nel 1995 il suo Catechismo Senza Religione offriva un minicorso sulla questione: Esiste Dio? Il suo pregevolissimo lavoro è la perfetta illustrazione di uno dei punti che ho trattato in precedenza: gli atei hanno bisogno di una conoscenza che sia utile a difendere le loro posizioni. Il programma educativo del Centro di Eupraxofia cerca di soddisfare questo bisogno.

Un approccio più formale all’acquisizione della conoscenza e delle abilità necessarie a valutare le affermazioni religiose è il programma sviluppato al Center for Inquiry Institute di Amherst, New York. Questo istituto fu fondato nel 1987 come progetto congiunto del Committee for the Scientific Investigation of the Paranormal (Comitato per l’Investigazione Scientifica del Paranormale, CSICOP[g])e del Council for Secular Humanism (Concilio per l’Umanesimo Laico). L’Istituto ha programmi universitari triennali in due aree. Tra i corsi che sono stati offerti, e che sono più interessanti per educare qualcuno ad essere un ateo, troviamo: Esame scientifico della religione, Etica umanista, Critica biblica, Esame di affermazioni miracolose, e Separazione tra Chiesa e Stato.

Gli atei che non possono o non vogliono seguire corsi di studi formali che li aiutino ad acquisire una conoscenza critica riguardo ad argomenti teistici non restano comunque senza risorse. Una di queste risorse è il Secular Web (il Sito Laico), dove possono tenersi aggiornati su nuovi argomenti di interesse ateo, leggere recensioni critiche di libri religiosi, e seguire dibattiti tra atei e teisti. Concorsi per saggi ed articoli a carattere ateo sono stati utilizzati dalla Freedom From Religion Foundation (Fondazione Libertà Dalla Religione) di Madison, Wisconsin. Alcuni anni fa, per esempio, l’organizzazione organizzò concorsi sia per le scuole superiori che per le università. Questi concorsi rendono evidente che rifiutare la religione ed essere un libero pensatore non è qualcosa di cui doversi vergognare. Essi incoraggiano gli atei ad essere fieri di rendere pubblici i loro punti di vista ben articolati. In aggiunta a queste funzioni educative, questi concorsi creano giovani esempi di vita. Dalle descrizioni che i giovani liberi pensatori vincitori hanno fatto di sé in Freethought Today (Libero Pensiero Oggi, la rivista della fondazione) che non solo essi sono dei buoni scrittori, ma che sono anche ambiziosi, idealisti e ricchi di talento.

Cantare canzoni atee è uno strumento educativo molto potente, ma spesso trascurato. La musica riunisce la gente creando uno spirito di comunità, rimescolando le emozioni ed educando il cuore, e non solo la testa. I leader religiosi capiscono molto bene questa lezione, ed utilizzano la musica come parte essenziale dell’educazione religiosa. Sfortunatamente, pochi leader atei hanno fornito canzoni trascinanti ai loro gruppi. Non c’è però ragione alcuna per cui gli atei non possano creare dei nuovi testi da adattare alla musica trascinante degli inni religiosi. E in effetti è esattamente quello che ha fatto Barbara Stocker scrivendo un nuovo testo per il più noto degli inni religiosi americani, Amazing Grace (Meravigliosa grazia), che è diventato Amazing Place (Meraviglioso Posto) (copyright © 1998 Barbara Hamill Stocker).

Amazing place, this world I find,
No gods nor creed need be.
I once believed, but now my mind
Unbound, at last is free.

A mind that’s free to plan and build
For all humanity
Will find its life and dreams fulfilled
In true eupraxophy

I need not strive for heaven above
Nor fear no hell below.
So free to live in peace and love
In kinship I will grow.

No prayer of mine need e’re be heard,
Just rationality,
For reason reigns o’er holy word
For all humanity.

Meraviglioso posto, trovo che sia questo mondo
Non c’è bisogno che ci siano dèi o fedi.
Un tempo credevo, ma ora la mia mente,
Slegata, alfine è libera.

Una mente che è libera di pianificare e costruire
Per l’umanità intera
Troverà la sua vita ed i suoi sogni soddisfatti
Nella vera eupraxofia.

Non devo sforzarmi per un Paradiso in cielo
Non devo aver paura di un Inferno sottoterra.
Pertanto, libero di vivere in pace e amore
Crescerò nella fratellanza.

Non c’è bisogno, qui, che si oda una mia preghiera,
Solo razionalità,
Perché la ragione regna sulla parola sacra
Per tutta l’umanità.

Bollettini d’informazione e giornali atei possono anche assolvere ad un’importante funzione educativa per i loro lettori. Una tendenza importante che gli atei dovrebbero acquisire è la sensibilità alle questioni relative all’ateismo, come i rapporti tra Stato e Chiesa ed il potere politico della religione. Bollettini e giornali atei possono sensibilizzare i lettori, sia su scala locale che su scala nazionale, su quei temi che non sono trattati dai normali mezzi di comunicazione. Questa funzione è ad esempio assolta da Secular Subjects (Argomenti Laici). Lo stesso vale per The Newsletter of the Rational Society of Saint Louis (Bollettino della Società Razionale di Saint Louis) e Freethought Today della Freedom From Religion Foundation[h].


Conclusione: Prospettive per il futuro

Le prospettive per un’educazione atea sono strettamente legate alle prospettive del movimento ateo nel suo insieme. Benché si stiano facendo progressi, troppo pochi gruppi atei hanno l’equivalente di un catechismo ed un programma educativo per adulti. C’è bisogno che siano scritti più libri per ragazzi, ed ancora migliori di quelli esistenti, e servono programmi universitari più estensivi. In breve In breve, gli educatori atei si sono comportati bene con risorse limitate. Ma hanno bisogno del nostro supporto per fare di più e farlo meglio.


Note dell’autore

[1] Questo articolo è basato su un intervento presentato nel 1998 alla Conferenza della Atheist Alliance (Alleanza Atea)

[2] Cfr. Michael Martin, “Atheistic Education” (Educazione Atea), (8 Febbraio 1999, in inglese).


Note del traduttore

[a] L’originale utilizza spesso “educare” in un senso che forse si potrebbe meglio tradurre come “istruire”. Nella traduzione, ho preferito utilizzare sempre il termine “educare”, per conservare il sapore delle contrapposizioni dell’utilizzo del termine nell’originale. Sarà il lettore, di volta in volta, a decidere dove “educare” e derivati sarebbero meglio resi con “istruire” e derivati, e ad interpretare di conseguenza il brano. [indietro]

[b] Chiaramente, nell’originale il riferimento era alla televisione pubblica americana. Ma credo che la sostituzione ci stia a pennello... [indietro]

[c] Il caso Uri Geller ha portato scienziati validi e stimati a fare figure barbine. Per una maggior conoscenza della vicenda, si veda ad esempio: Piero Angela, “Viaggio nel mondo del paranormale”, Garzanti. Utili notizie si possono trovare anche sui seguenti siti: CICAP (in italiano), CSICOP (in inglese), The Skeptic’s Dictionary (in inglese). [indietro]

[d Il riferimento originario era alla Chiesa Evangelica, paragonabile, per apertura mentale e laicità, a movimenti come CL. [indietro]

[e] Non mi risulta che il libro sia attualmente disponibile in italiano. [indietro]

[f] Pur ammettendone i difetti, io, in quanto trekker incallito, mi dissocio completamente da questo approccio essenzialmente negativo a Star Trek. E mia moglie, appassionata giallista, si dissocia anche dall’approccio negativo verso le avventure di Sherlock Holmes. [indietro]

[g] Lo CSICOP ha il suo equivalente italiano nel CICAP, Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale. [indietro]

[h] Per chi ancora non la conoscesse, una funzione simile è assunta in Italia dalla rivista L’Ateo dell’Unione Atei ed Agnostici Razionalisti (UAAR), nonché dalla mailing list Ateismo, a cura della stessa UAAR. [indietro]


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