GDN: UN CASO ANCORA APERTO

di Luca Bergamasco

0. Introduzione

Da sempre, ho dato per scontato che il Gesù narrato nei Vangeli fosse stato un reale personaggio storico. Sono però poi incappato in alcuni testi che sostenevano invece la tesi opposta – ovvero, che non ci sia mai stato un Gesù storico, e che il personaggio sia una pura invenzione letteraria – mitologica. In seguito ad una discussione sulla ML [Ateismo], sono andato a frugare tra il materiale disponibile in rete, ed ho trovato tutta una serie di osservazioni ed ipotesi molto interessanti.
In questo breve articolo ho voluto sintetizzare i risultati di queste ricerche, diciamo così, amatoriali. Niente di conclusivo, per carità: una semplice presentazione del materiale che ho esaminato, con qualche commento personale, ed i riferimenti alle fonti originali.
Ecco, dunque, quello che ho trovato sul “caso Gesù di Nazaret”. Spero che possa essere di qualche interesse.

1. Una domanda importante

In una storiella yiddish, un gentile domanda ad un ebreo: “Perché voi ebrei rispondete sempre ad una domanda con un'altra domanda?” Risponde l'ebreo: “E perché no?”
Ecco: dopo aver frugato tra il materiale disponibile sull'argomento “storicità di Gesù di Nazaret”, mi sono sentito un po' l'ebreo della storiella. Alla domanda “è esistito veramente Gesù?”, l'unica risposta che mi sento di dare, almeno in prima battuta, è: “quale Gesù?”
Non si tratta di una domanda oziosa. Vi sono infatti diverse scuole di pensiero al proposito, dall'accettazione letterale delle Scritture, alla convinzione che tutti i Vangeli siano solo una tarda costruzione mitica. Chiaramente, ogni scuola di pensiero ha in mente il suo Gesù: ed il Gesù di un integralista cristiano risulterà chiaramente diverso dal Gesù di uno studioso laico od ebreo, ad esempio.
Ne consegue che prima di rispondere al domandone “è esistito Gesù”, dobbiamo prima stabilire bene le condizioni al contorno, ovvero specificare di quale Gesù stiamo parlando. Nel prosieguo dell'articolo, identifico tre tendenze diverse, che ho definito: fondamentalista, cattolica, laica (vedremo poi come queste tre si possano ridurre a due). Cerco poi di presentare, a grandi linee, le diverse visioni di Gesù, e le prove a favore e contro queste visioni che ho riscontrato nel materiale a mia disposizione. Riporto poi in nota le fonti a cui ho attinto, le quali riportano a loro volta una bibliografia più ampia.

2. Una questione fondamentale

Verso la fine del diciannovesimo secolo, cinque Chiese protestanti americane si coalizzarono in quella che venne chiamata “Chiesa Fondamentalista”, con quello che allora era un ardito neologismo, ed oggi ci riporta alla mente immagini di villaggi interi sterminati in Algeria o di statue del Buddha abbattute in Afghanistan. Cardine del documento di fondazione di questa Chiesa era, ed è tutt'ora, l'interpretazione letterale della Bibbia: in altre parole, il “Buon Libro” è la vera ed autentica Parola di Dio rivelata all'uomo, senza bisogno di interpretazioni, priva di errori e contraddizioni. Quale sarà dunque il Gesù di questa Chiesa? Beh, è facile: leggete i Vangeli, e quello è ciò che Gesù era, quello che ha fatto, dove è nato, come è vissuto, e come è morto. Senza simbolismi, senza aggiunte posteriori, senza forzature: la fredda cronaca.
I Fondamentalisti sono una presenza non trascurabile nel panorama cultural-religioso statunitense: ne consegue che la critica americana sull'esistenza di Gesù si è rivolta principalmente all'evidenziazione delle contraddizioni e degli errori del Vangelo – ed ha avuto perciò vita facile. Le prime analisi di questo tipo condotte negli Stati Uniti risalgono al 1850 – 1860, quando già i Fondamentalisti esistevano, ma ancora non si chiamavano così. Tali analisi sono poi state riprese ed integrate nel corso degli anni, incrociandole con ipotesi diverse sulla reale origine del personaggio evangelico noto come Gesù: dato che, nonostante tutto, i Fondamentalisti non accennano a scomparire, queste analisi vengono riproposte ed aggiornate ancora oggi.
Un buon lavoro di raccolta e classificazione del materiale disponibile è stato svolto da Frank R. Zindler[1], ex insegnante di biologia e geologia, membro di alcune associazioni statunitensi di cultura in senso lato, e soprattutto ateo ed editore della rivista The American Atheist, organo ufficiale dell'associazione American Atheists. In una serie di articoli pubblicati sulla suddetta rivista, Zindler, mettendo insieme farina del suo sacco e materiale di terzi, ha gioco facile nello smontare le affermazioni fondamentaliste – i Vangeli, se sono un'opera di fantasia, sono certo la più scombinata che si potesse mettere insieme.
Si prendano ad esempio alcuni punti fissi, di carattere, diciamo così, “storico”, e si confrontino tra loro i Vangeli: ne usciranno delle cosette interessanti:

a) quando e dove è nato Gesù?
Secondo Matteo, a casa sua a Betlemme, dove i suoi risiedevano, nel 4 AEV[2]; secondo Luca, in una stalla a Betlemme, dove i suoi si erano trasferiti per il più strano censimento della storia, nel 6 EV; Marco e Giovanni non ne hanno la minima idea

b) chi furono le parti in causa nel giudizio di Gesù?
Secondo Matteo e Marco, il sommo sacerdote Caifa ed il governatore della Giudea Pilato; Luca ci comunica che fu coinvolto anche Erode, Re della Galilea; Giovanni non cita affatto Erode, come Matteo e Marco, ma introduce anche Anna, il suocero di Caifa.

c) chi portò la croce di Gesù fino in cima al Golgota?
Secondo i sinottici (Matteo, Marco e Luca), fu Simone di Cirene; Giovanni ci dice invece papale papale che la croce se la portò da sé.

d) come andò veramente la faccenda della risurrezione, quella famosa domenica mattina?
Non riporterò tutti i brani evangelici al riguardo: come dicono i matematici, “la soluzione dell'esercizio è lasciata come esercitazione allo studente”. Comunque, abbiamo quattro storie simili nella struttura, ma diverse nel numero e nell'identità dei personaggi coinvolti, nonché nel come andarono le cose.

E questi sono solo alcuni esempi di contraddizione. È chiaro che, così stando le cose, possiamo affermare senza tema di smentita: il Gesù di Nazaret, tal quale ci è stato raccontato dai Vangeli, non può essere esistito.

3. Quadrinaticuti avversari

In Italia, però, non abbiamo i Fondamentalisti – o almeno, non ufficialmente – noi abbiamo i Cattolici. “Embè?” si chiederanno i miei sette lettori, “che differenza fa?” La differenza sta in due natiche supplementari che i nostri cari Cattolici portano al posto delle guance: ecco perché il termine “quadrinaticuti” (ringrazio Paolo Ottaviani per aver coniato questa parola, che mi sembra molto adatta).
I Cattolici non hanno quella schiettezza tipica dei Fondamentalisti americani, figli delle vaste praterie e della vita dura della frontiera, abituati a dire pane al pane e vino al vino, a costo di farci la figura dei fessi. Duemila anni di storia della Chiesa, con certi campioni di doppiezza e bizantinismo come, ad esempio, i Gesuiti, hanno portato i nostri amati Quadrinaticuti ad essere molto, molto attenti a ciò che dicono, ed a saltabeccare tra le posizioni più diverse cavalcando via via quella che loro sembra più adatta alla situazione contingente.
In soldoni. La Chiesa Cattolica sa che non può difendere la posizione dei Fondamentalisti senza farci una figura barbina: i suoi stessi studiosi concordano sulla lettura “mistica” e “simbolica” della Bibbia – e da un pezzo anche, se è vero che già Origene (183? – 254?), trovandosi di fronte alle numerose contraddizioni e lacune dei racconti evangelici, aveva dovuto, per primo, proporne una lettura “mistica”.
Il problema della lettura “simbolica” è che introduce il concetto di “interpretazione”: e quale sarà l'interpretazione giusta? Beh, ovviamente quella fornita dalla Chiesa, Una, Santa, Cattolica ed Apostolica, che potrà spaziare a piacere dall'interpretazione simbolica “pura” a quella più “integralista” con il simbolismo limitato a tamponare le contraddizioni più evidenti. Il che è grosso modo quello che hanno sempre fatto, puntando dapprima, fino almeno al Concilio Vaticano II, a consolidare quanto più possibile la visione letterale, e successivamente, confrontati dagli studi storici effettuati al di fuori della struttura con sede in Vaticano, ammorbidendo i toni e puntando soprattutto sugli insegnamenti morali dei Vangeli (insegnamenti sui quali ci sarebbe anche parecchio da ridire – ma questo discorso è fuori tema in questa sede). Peraltro, visto l'andazzo delle cose, non mi stupirei se a breve i vari Biffi, Ratzinger, Sodano etc. tornassero a tirar fuori interpretazioni molto più letterali dei Vangeli, di quelle che andavano tanto in voga fino agli anni '60 – quando ancora si diceva, nelle edizioni della Bibbia, che l'unica maniera di studiare criticamente la Bibbia era leggerla credendoci ciecamente, e che i laici che si ponevano al suo studio erano solo degli ignoranti presuntuosi.
Insomma, qual è il punto? Il punto è che la Chiesa Cattolica utilizza tutte le armi messe a disposizione sia dall'integralismo che dalla ricerca storica, mescolandole a piacere, e scegliendo volta per volta quelle che meglio si confanno ad un'idea dogmatica di partenza; se, per le mutate condizioni del vento, dovesse cambiare questa idea di partenza (cosa che è successa molto spesso in passato, e continua a succedere ancora oggi), si cambia anche l'arsenale di armi a disposizione, aggiungendo un po' delle une, togliendo un po' delle altre... Ovviamente, le regole in base alle quali si sceglie volta per volta un'interpretazione rispetto ad un'altra non sono chiare e stabilite a priori: ne consegue che la visione cattolica del problema è un guazzabuglio di tali dimensioni, che non ho neanche provato a tentare di districarlo, per evitare gravi perdite di tempo e – chissà – di salute mentale. L'unica cosa che, personalmente, mi sento di fare, è di analizzare il materiale fornito dagli altri due punti (scuola fondamentalista e scuola storica), ed evitare di affrontare l'argomento con dei Cattolici.

4. Santoni, Cittadini, Profeti, Partigiani

Cosa si intende (almeno, in questo mio modesto articolo) per “scuola storica”? Essenzialmente, quella branca degli studi biblici che vuole ricercare, nel Nuovo Testamento ed altrove, quanto di vero ci sia nella vicenda evangelica, e quanto sia invece frutto di manipolazioni, aggiunte, alterazioni successive. In una formula molto, ma molto sintetica, coloro che cercano una risposta alla domanda: “che cosa c'è di reale dietro i Vangeli?”
E qui il panorama si fa molto, molto variegato. Le notizie storiche in nostro possesso, infatti , sono pochine; essenzialmente abbiamo:
  1. i quattro Vangeli canonici, che, come abbiamo visto, sono opere composite, soggette nel tempo a molte, moltissime rielaborazioni. Il più antico di essi (Marco) sembra risalire a non prima del 70 – 80 EV, il più recente al 100 – 110. Almeno, così dicono gli studiosi; ma la realtà è più composita. Le prime notizie certe sull'esistenza dei quattro Vangeli canonici risalgono infatti, secondo la stessa Chiesa Cattolica: per Matteo, al 110 EV; per Marco, al 125 EV; per Luca, al 150 – 170 EV; per Giovanni, al 170 EV. I manoscritti evangelici più antichi che abbiamo si fanno risalire comunemente alla fine del secondo secolo EV: ma, in realtà, quello che è arrivato a noi sono copie del quinto – sesto secolo, che dichiarano di riprodurre fedelmente copie del secondo secolo. Sommate il tutto, e vedrete che i Vangeli sono una fonte più di problemi che di informazioni.
  2. il resto del Nuovo Testamento. A parte l'Apocalisse, che ha chiaramente solo significati simbolici, ci resta un mazzetto di lettere apostoliche, molte delle quali di dubbia attribuzione, ed alcune addirittura senza francobollo. Anche queste sono opere composite e “stratificate”, e dunque difficili da leggere.
  3. i Vangeli apocrifi. Queste opere sono essenzialmente di carattere simbolico,e ci danno ancora meno informazioni ed ancora più problemi dei Vangeli canonici; peraltro, alle volte forniscono indizi interessanti, ma spesso di segno opposto.
  4. gli autori non cristiani, soprattutto Giuseppe Flavio e Filone, entrambi ebrei. Essi ci danno un buon quadro della situazione storico-social-culturale della Palestina del primo secolo, ma sono da prendersi con le pinze lì dove parlano di Gesù (veramente, dei due il solo Giuseppe Flavio ne parla), in quanto le loro opere ci sono giunte attraverso la stessa Chiesa Cattolica, che ha già dimostrato più volte di essere maestra di riscrittura testi.
  5. le opere dei Padri della Chiesa. Anche qui, possiamo tirar fuori delle notizie interessanti – ma anche qui occorre fare una tara molto accurata, visto che, notoriamente, i missionari investiti di una missione divina non sono mai andati molto per il sottile nel contar balle ad majorem Dei gloriam.
  6. alcuni ritrovamenti archeologici relativamente recenti, dei quali parleremo diffusamente più avanti.
Insomma, un guazzabuglio, dal quale sono uscite diverse ipotesi, tutte con un certo livello di plausibilità, e tutte non confermate da riscontri oggettivi.
Per capire meglio alcune delle ipotesi, nonché il dibattito e le nuove direzioni di indagine che si sono sviluppati di recente, è opportuno prima inquadrare brevemente la situazione dell'Ebraismo del primo secolo EV, così come ci appare dalle diverse fonti antiche e recenti.
Come possiamo dedurre da un confronto incrociato del Nuovo Testamento e delle opere non cristiane circa contemporanee, l'Ebraismo del primo secolo EV era diviso in almeno tre correnti principali:
  1. i Sadducei, cui appartenevano i Gran Sacerdoti di Israele. Erano, in un certo senso, custodi dell'Ebraismo “classico”: seguivano piuttosto rigidamente la Torah, e non contemplavano la sopravvivenza dell'anima dopo la morte
  2. i Farisei, cui apparteneva, diciamo così, la “borghesia” ebraica. Si trattava di un Ebraismo più “moderno”, già incrociato con altre religioni e filosofie di origine ellenistica ed orientale: credevano nella sopravvivenza dell'anima, nel paradiso e nell'inferno, interpretavano la Torah piuttosto che applicarla alla lettera, e discutevano di continuo su tutto; attendevano inoltre l'avvento del Messia, che avrebbe restaurato il Regno di Dio sulla Terra. Godevano di elevata considerazione, sia presso gli Ebrei, per la loro conoscenza delle Scritture, che presso i Romani, per la loro elasticità ed il loro (relativo) spirito di adattamento.
  3. gli Esseni, in ebraico hassidim, una specie di Ebraismo tra il fondamentalista ed il new age: riproponevano una lettura abbastanza rigida della Torah, erano antidivorzisti puri e duri, praticavano rituali battesimali per la purificazione dei peccati, consumavano un pasto rituale a base di pane e vino, credevano nella resurrezione dei morti e nella vita che verrà (ehi, un attimo: tutto questo mi suona familiare...). Erano convinti che il Messia sarebbe arrivato da lì a poco, e li avrebbe liberati dai Romani (e qui si sbagliavano di grosso...); e ce l'avevano a morte con i Farisei ed i Sadducei. Alcune comunità si erano ritirate in volontari esilii, ispirandosi ad alcuni passi della Bibbia, relativi alla cattività babilonese, nei quali si dice che gli Ebrei più puri, depositari del vero Ebraismo, si erano esiliati a Damasco; in queste comunità non esisteva la proprietà privata, e chi vi aderiva doveva abbandonare tutti i suoi beni terreni. Giuseppe Flavio ci parla di una di queste comunità, situata non distante dal Mar Morto, tra le montagne.

Gli Ebrei commisero però il grande errore di tentare un'azione militare contro l'Impero Romano: come conseguenza, nel 70 EV le truppe di Tito (l'imperatore romano, non il dittatore jugoslavo) invasero Gerusalemme, distrussero il Tempio, “sedarono” la rivolta e dispersero gli Ebrei, ponendo così fine al Regno di Israele (che non tornerà fino al 14 Maggio 1948). Per “sedarono la rivolta” si intende che sterminarono sistematicamente tutti gli Ebrei più intransigenti – vale a dire, Sadducei ed Esseni – e risparmiarono solo i Farisei, più malleabili ed adattabili, che pertanto si diffusero per il mondo allora conosciuto. Da questi Farisei superstiti si sviluppò poi quella tradizione rabbinica che, attraverso i secoli, ha portato all'Ebraismo moderno.
C'è un fatto strano a proposito delle notizie storiche sui tre gruppi di cui sopra. Giuseppe Flavio ci parla di tutti e tre i gruppi, ma nel Nuovo Testamento troviamo solo Farisei e Sadducei. Ci sono varie ipotesi su questa mancanza, ma, quale che ne sia la ragione, la conseguenza fu che, per circa diciannove secoli, ogni qual volta si analizzava l'Ebraismo del primo secolo, si tenevano in considerazione solo questi due gruppi, e di conseguenza, poiché i Sadducei non credevano alla vita dopo la morte, automaticamente si classificava Gesù tra i Farisei, sostenendone un ruolo di riformatore di quella branca dell'Ebraismo.
La situazione è un po' mutata da un secolo a questa parte. Nel 1896, infatti, venne ritrovato il cosiddetto Documento di Damasco, un documento del primo secolo con testi Esseni originali; nel 1948, a Qumran, una località sinistramente coincidente con la descrizione geografica della comunità Essenza riportata da Giuseppe Flavio, vennero ritrovati gli ormai famosi Rotoli del Mar Morto o Rotoli di Qumran, testi chiaramente appartenenti ad una comunità Essenza. Questi testi furono affidati ad una commissione di studio pesantemente controllata da persone che godevano di piena fiducia da parte del Vaticano, e la loro traduzione e diffusione fu notevolmente rallentata – finché, nel 1992, parte di questi testi furono pubblicati a beneficio di tutti gli studiosi. Si vede dunque come l'arrivo recentissimo di nuove informazioni abbia scatenato un feroce dibattito, e come oggi possano convivere le opinioni più disparate.
A completare il garbuglio, c'è ancora il ruolo di San Paolo. Nel Nuovo Testamento, al di fuori dei Vangeli, è lui il vero eroe: e se confrontiamo le lettere apostoliche con i Vangeli, troviamo quasi due Cristianesimi diversi! Il Cristianesimo come noi lo conosciamo oggi deriva certamente da Paolo: ma chi era costui? In che rapporti era con il Cristianesimo primitivo? Quanto ha preso da fonti preesistenti, e quanto ha inventato di suo? E quali fonti ha utilizzato: ebraiche, ellenistiche orientali...? E queste fonti, quanto avevano di storico, e quanto di mitologico? E, anche lui, è davvero esistito, oppure è solo un personaggio mitologico?
Insomma, un bel guazzabuglio davvero: ed in questo guazzabuglio, possiamo trovare le opinioni più disparate.

Un esponente della scuola “classica”, quella del Gesù Fariseo per capirsi, è Hyam Maccoby[3]. Questo studioso americano è di origine e cultura ebraica, ovvero, come abbiamo visto, è un Fariseo, ed è un esperto di studi Talmudici. Nelle sue opere sostiene l'ipotesi della reale esistenza storica di un Gesù Fariseo, la cui farisaicità è stata successivamente nascosta e mascherata dalla Chiesa Cattolica, che voleva in qualche maniera sottolineare la sua distinzione dall'Ebraismo, anche attraverso la denigrazione dell'Ebraismo stesso (una pratica deprecabile iniziata con qualche frase scritta qua e là nei Vangeli, e sviluppatasi poi nel tempo fino all'apice dei camini di Auschwitz). In particolare, secondo Maccoby, Gesù era un leader Fariseo messianista, un po' fulminato, che credeva di essere il Messia profetizzato dalle Scritture; egli avrebbe organizzato un gruppo di altri mattoidi che lo seguivano, ed avrebbe organizzato un “colpo di Stato divino”: la famosa notte sul Monte degli Ulivi non sarebbe stata altro che l'attesa del miracolo divino che avrebbe sterminato i Romani ed avrebbe ripristinato il Regno di Dio in Israele. La delusione per il mancato miracolo si unì all'arrivo dei soldati Romani, che arrestarono Gesù e lo crocifissero per “insurrezione armata contro i poteri dello Stato”, dunque per motivi politici, mentre la condanna religiosa arrivò dalle autorità ebraiche. I seguaci di Gesù non si dispersero: convinti che egli fosse il Messia, e che fosse risorto dai morti, crearono la prima Chiesa cristiana – che diventò poi la setta degli Ebioniti. In questa incappò Paolo, un avventuriero proveniente dal mondo ellenistico, che dapprima si era messo al soldo dei Gran Sacerdoti di Israele nella caccia agli eretici messianismi, poi, non vedendo possibilità di carriera, aveva fatto il “salto della quaglia” e si era messo con gli eretici stessi. Qui, avrebbe fiutato il business, ed avrebbe creato una religione sincretistica, buona sia per gli Ebrei che per i Gentili, fondendo messianismo ebraico, elementi della Gnosi greca, ed alcune religioni pagane, tra cui principalmente il culto di Attis. Cominciò pertanto a spacciarsi per Fariseo, per godere della reputazione favorevole che essi avevano presso Ebrei e Gentili. Ovviamente, entrò in contrasto con gli Ebioniti per motivi di “ortodossia”: questa sarebbe stata la scintilla da cui scaturì il successivo antifarisaismo, poi antisemitismo, della Chiesa Cristiana “Paolina”.

La lettura di Maccoby è interessante, ma presenta almeno due difetti:

  1. presuppone molte, forse troppe, forzature nella storia evangelica: è il festival della lettura tra le righe, e delle ipotesi di soppressione, modifica, censura etc. - come tutte le teorie del genere, d'altro canto
  2. trascura palesemente e volutamente il materiale a disposizione sugli Esseni, vuoi per tradizione storica, vuoi per un rifiuto culturale verso l'estremismo Essendo ereditato dagli antichi Farisei, vuoi per evitare di giungere alla conclusione che il Cristianesimo deriva dallo sviluppo di una setta ebraica, anziché dal tradimento degli ideali di un'altra setta

Il secondo di questi punti è fatto ben rilevare da Sid Green[4] in un suo interessante articolo, nel quale l'autore non si sbilancia sulla questione dell'effettiva storicità di Gesù, di Paolo o di quant'altri, sostenendo (ed a ragione, secondo me) che le sue argomentazioni si applicano altrettanto bene ad un Gesù reale come ad un Gesù mitico. Green pone la sua attenzione in particolare su alcuni punti:

  1. la continua e ripetuta ostilità di Gesù verso i Farisei, che non può essere vista come l'occasionale rimbrotto di alcuni Farisei “devianti”, ma piuttosto come un sistematico attacco al Fariseismo in sé;
  2. la coincidenza della figura del Gesù evangelico con il Messia atteso dagli Esseni, che, secondo un autore citato dallo stesso Green, sarebbe stata una persona unica che racchiudeva in sé caratteristiche sia regali che sacerdotali;
  3. la coincidenza tra alcune pratiche esseniche e successive pratiche cristiane (ne abbiamo visto qualche esempio in precedenza)
  4. il fatto che tutti gli Ebrei, Farisei, Sadducei o Esseni, osservavano la Torah: non basta dunque dire che Gesù osservava la Torah per asserire che fosse un Fariseo piuttosto che un Esseno (Sadduceo, come visto, non poteva essere, date le diverse concezioni dell'aldilà)

In sintesi, Green sostiene che l'origine di Gesù, reale o mitico, sta nella setta Essena, e che i sostenitori della teoria Farisaica devono produrre qualche prova in più.

Su una linea simile si trova David Donnini[5], studioso e storico italiano, che nelle sue opere propone un'interpretazione molto interessante, ma anche un po' sconvolgente, dell'intera questione. Sulla base dei manoscritti di Qumran e degli altri testi Esseni, di altri lavori storici, e di una lettura invero rivoluzionaria dei Vangeli, egli ci propone il seguente quadro della situazione.
Contrariamente a Green, Donnini sostiene che gli Esseni attendevano in realtà due Messia: un Messia regale (davidico), che sarebbe stato consacrato Re d'Israele, ed un Messia religioso, che sarebbe stato Gran Sacerdote ed avrebbe purificato la religione ebraica. Si noti che la consacrazione dei Re d'Israele avveniva con una cerimonia in cui il re veniva unto con olio d'oliva: “unto” è proprio il significato letterale del termine “messia” in Ebraico, ed anche del termine “cristo” in Greco. Gli Esseni sarebbero stati una setta rivoluzionaria, tipo l'IRA irlandese per intenderci, a monte di alcune rivolte storiche come quella del Censimento, avvenuta verso il 6-7 EV, e guidata da Giuda il Galileo; o la presa della Masada, la fortezza che fu l'ultima roccaforte degli Ebrei dopo la caduta di Gerusalemme, guidata da Eleazar ben Jair; ed erano detti anche Galilei o Nazorei.
Questi due Messia sarebbero andati sempre di conserva, come i Carabinieri: uno, che chiameremo “Gesù il Messia”, o più semplicemente “Cristo”, era il capo militare, ed era il figlio di Giuda il Galileo, mentre l'altro, che chiameremo “Gesù il Figlio del Padre”, o più semplicemente “il Figlio del Padre”, si occupava della parte spirituale, di guarigioni, prediche etc. Nei Vangeli troviamo tracce di questa duplice natura, ad esempio nei due racconti della Natività fatti da Matteo e Luca. Matteo indugia sull'origine a Betlemme, sul fatto che i Magi vennero ad adorare il “futuro Re d'Israele”, sulla fuga in Egitto causata dalla reazione di Erode a quella notizia, mentre Luca indugia sugli aspetti profetici, religiosi e lirici della nascita, sugli Angeli che cantano “Osanna”, sulla presentazione al Tempio, su Gesù che a dodici anni disquisisce dottamente con i maggiori Dottori della Legge...e non è l'unica differenza di approccio tra i due, come vedremo più avanti. Tra parentesi, il fatto che si stia parlando di due persone diverse giustificherebbe i dieci anni di differenza tra le natività di Matteo (4-5 AEV) e di Luca (7 EV).
Intorno ai due Gesù ci sarebbero stati alcuni caporioni, molti dei quali erano fratelli carnali di Cristo, che portavano nomi di battaglia tipici dei guerriglieri: Taddeo (ossia “il coraggioso”), “i figli del tuono” (Giacomo e Giovanni”), “roccia” (Simone, ossia Pietro), e così via. Il Cristo era sposato a Maria Maddalena, o a Maria di Betania, che sarebbero poi la stessa persona; Lazzaro era suo cognato, ed era un iniziato ai misteri “superiori”, mediante una cerimonia che prevedeva una simbolica morte e risurrezione, poi distorta nei numerosi miracoli di resurrezione dei Vangeli. Al proposito, Donnini fa notare come la resurrezione di Lazzaro ci sia solo nel Vangelo di Giovanni, mentre negli altri tre c'è la resurrezione della figlia di Giairo: se notiamo che “Lazzaro” = “Eleazar”, e “Giairo” = “Jair”, ecco che ritroviamo Eleazar ben Jair, l'eroe della Masada, trasformato in una bimba nei Vangeli sinottici per mascheramento e spregio. Questo cognato di Gesù sarebbe il “discepolo che egli amava” di cui si parla sempre nel Vangelo di Giovanni: infatti, per chiamarlo a Betania dove Lazzaro sarebbe sepolto, Maria gli dice “colui che ami sta male”: e se, a sentire “colui che ami”, il Cristo capisce subito di chi si sta parlando e se ne parte portandosi dietro il Figlio del Padre, è facile fare due più due.
Insomma: per la Pasqua del 33 EV il gruppo avrebbe preparato un golpe contro i Romani, approfittando dell'appoggio di parte della popolazione (quelli che nel Vangelo osannano Gesù che entra a Gerusalemme), e radunandosi sul Monte degli Ulivi. Purtroppo, qualcuno (Giuda) fece una soffiata; i Romani mandarono una coorte (600 uomini) contro i ribelli, e ne seguì un tafferuglio che portò a morti e feriti, ed all'arresto dei due Gesù. In seguito, Giuda fu punito dai partigiani superstiti con il trattamento riservato ai traditori: fu sventrato, e le sue viscere sparse intorno (il che corrisponde alla descrizione della morte di Giuda che si trova negli Atti degli Apostoli). Nel processo che seguì al fallito golpe, e che durò almeno una settimana, il principale imputato fu il Cristo, accusato di “insurrezione armata contro i poteri dello Stato”: fu ritenuto colpevole dal tribunale Romano, e di conseguenza condannato alla croce (la pena prevista per i "terroristi"). Lo affidarono quindi ai soldati, che lo sbeffeggiarono ben bene, travestendolo da Re con un mantello porpora ed una corona di spine, ed esaurendo il vocabolario degli insulti in latino, greco e lingue moderne (per allora); infine, gli caricarono la croce sulle spalle e lo portarono al patibolo. Intanto, il Figlio del Padre era stato riconosciuto come semplice capo religioso, e come tale non aveva infranto alcuna legge romana; Pilato si limitò a mandarlo da Erode, Re di Galilea in visita a Gerusalemme, che, avendo sentito parlare di un noto profeta e santone che era in città, lo volle vedere. Ricevutolo, gli chiese di mostrargli qualche miracolo, ma il Figlio del Padre, comprensibilmente scazzato, non volle: allora Erode lo rivestì di una veste bianca sacerdotale, come a dire “bel santone che sei!”, e lo rimandò da Pilato, che lo fece liberare. L'episodio di Erode ci è narrato da Luca, che invece tace sull'episodio dello scherno dei soldati: ed è appunto un altro esempio del suo incentrarsi sul Gesù sacerdotale; ma da dove salta fuori la liberazione del secondo Gesù?
E qui, tenetevi forte, ché la strada si fa tortuosa. In alcune versioni antiche del Vangelo secondo Matteo, al capitolo 27, versetto 16, anziché l'anonimo

“In quel tempo c'era un prigioniero distinto, di nome Barabba”
delle edizioni moderne, si può leggere:

“Avevano in quel tempo un prigioniero famoso, Gesù Barabba, il quale era stato messo in carcere in occasione di una sommossa scoppiata in città e di un omicidio”
cioè: Barabba si chiamava Gesù; ed era stato messo al gabbio non per omicidio, ma in occasione di una sommossa e di un omicidio; inoltre, sapete come si dice “figlio del Padre” in ebraico? bar Abbà. C'è bisogno di aggiungere altro?
Sempre secondo Donnini, Paolo sarebbe stato in origine un Fariseo molto preoccupato per le tendenze estremistiche di parte della società ebraica, che avrebbero potuto portare (come poi fecero) a risoluzioni di forza contro i Romani che si sarebbero fatalmente risolte in modo disastroso per Israele. Per questo, cercò dapprima di sedare, sotto le direttive del Gran Sacerdote, gli estremismi, al punto di essere incaricato di recarsi in una di queste comunità (una di queste “Damasco”, come abbiamo visto prima) a scopo, diciamo così, inquisitorio. Qui, sulla “via di Damasco”, fu “folgorato” e, grazie agli abitanti di “Damasco”, “vide la luce”. In seguito, si distaccò dagli estremismi sionisti degli Esseni, e pensò di creare una religione sincrestica con il meglio delle scuole mistiche gnostica, ellenistico-pagana ed ebraico-essena, in modo da sedare i bollenti spiriti e portare ad un “volémose bbene” universale. Proprio per questo motivo tentò di nascondere l'origine Essena e partigiana del suo Messia, strada che fu poi perseguita

Ipotesi affascinante, no? Peraltro, mi sembra un po' forzata. In primo luogo, bisogna osservare che tutto il lavoro è basato, come già nel caso di Maccoby, su letture “fra le righe” dei Vangeli ed ipotesi non meglio confermate di tagli e manomissioni. In secondo luogo, l'autore mi sembra indulgere un po' troppo da un lato in un “guerriglierismo” figlio del Che Guevara e cugino di Hamas, dall'altro in un apprezzamento un po' acritico dei misticismi in genere ed in quelli legati alle religioni orientali in particolare, come si può vedere dalla sua interpretazione di Paolo. In sintesi, la cosa mi puzza un po' di ideologie anni '70, “un sacco bbello, un sacco alternativo” per capirsi: ma è solo una mia visione personale – e, per essere del tutto sincero, probabilmente dovuta al fatto che le mie idee sono di tutt'altro stampo.

Partendo dagli stessi materiali, Frank R. Zindler, di cui abbiamo già parlato, arriva invece a conclusioni opposte. Può darsi che ciò sia dovuto ad una differente impostazione culturale: la latinità focosa, il socialismo guerrigliero e la mistica orientale, tipici dell'Italia anni '70, per Donnini, contro la cultura anglosassone nordamericana, ricca ancora di antiche mitologie celtiche trasformate, ed abbastanza aliena al concetto di guerriglia, per Zindler. Fatto sta che l'autore americano propende invece per un'origine completamente mitica di Gesù. In questo, la sua teoria coincide parzialmente con quella di Maccoby e quella di Donnini, nel senso che attribuisce a Paolo, o chi per esso, la fondazione di una religione sincretistica che unisse elementi dell'ebraismo ellenistico (confortato in ciò dal fatto che le citazioni bibliche che si trovano nel Nuovo Testamento coincidono con la versione greca dell'Antico Testamento, la cosiddetta Bibbia dei Settanta, che era una traduzione abbastanza scorretta dell'originale ebraico – e che fu infatti rimpiazzata dalla Chiesa Cattolica, alla fine del quarto secolo, dalla Vulgata, “nuova traduzione dai testi originali in lingua corrente” [per l'epoca: era in Latino]) ad elementi delle sette gnostiche e delle religioni pagane diffuse nell'Impero Romano. In particolare, Zindler vede una fusione tra elementi messianici Esseni e Mitraismo – ma qui occorre aprire una parentesi.

Quando si parla di Mitra e del Mitraismo, spesso si fa grande confusione tra cose diverse; ho raccolto al proposito alcune notiziole in giro, che riporterò di seguito.
Il dio Mitra appare per la prima volta intorno al 15° secolo AEV, nei Veda, testi sacri dell'Induismo, nei quali compare come un dio minore. In questa fase, Mitra non fu mai oggetto di un culto proprio, almeno in India; col tempo però i culti Indù si spostarono ad Occidente, in Iran, dove pare che si sviluppasse un vero e proprio culto mitraico.
Verso il 6° secolo AEV l'Iran vide la comparsa di Zoroastro, o Zarathustra – altro fondatore di una religione, lo Zoroastrismo. Questa religione si oppose fortemente ai culti preesistenti, che dovettero adattarsi o morire: si sviluppò dunque un Mitraismo “Zoroastrizzato”, per certi versi simili a certe strane religioni sincretistiche tipiche dell'America Latina – dove, ad esempio, vengono portati insieme in processione il Cristo ed il Quetzalcoatl. Con il crollo dell'Impero Persiano, lo Zoroastrismo perse grande presa, ma con esso anche gli altri culti preesistenti, sostituiti da nuove religioni provenienti da Ovest con gli invasori; il Mitraismo rimase però endemico nelle zone occidentali dell'ex Impero Persiano.
Non si hanno più notizie del Mitraismo fino al 60-70 EV, quando si trovano i primi esempi di dedicazioni a Mitra di altari e simili nelle Province Romane della Pannonia e della Dacia, ad opera di soldati tornati dal fronte. All'inizio del secondo secolo EV, il Mitraismo conosce un nuovo boom a Roma, ma si tratta di un Mitraismo di nuova fattura: qualche geniaccio ha preso una vecchia religione che, grazie ai soldati romani in continuo spostamento, cominciava ad essere nota in tutto l'Impero, e vi ha sovrapposto una struttura neoplatonica, che per l'epoca andava per la maggiore. Il risultato fu un culto misterico, riservato ai soli uomini, che, appunto essendo misterico, non ha lasciato testimonianze scritte. Il culto non era esclusivo – permetteva cioè di essere contemporaneamente fedeli di altre religioni: pertanto, anche sacerdoti di altre religioni vi partecipavano, e pare che ci fossero anche delle deviazioni sincretistiche in cui Mitra, oltre che essere associato a degli dèi solari, era proprio identificato con esse. Il Mitraismo ebbe anche sostenitori altolocati, tra cui Diocleziano, e perdurò fino a Costantino, quando, come tutti i paganesimi, cominciò ad essere perseguitato. Gli ultimi riflussi si ebbero alla fine del quarto secolo, ad opera di nobili romani nostalgici ed un po' codini che intendevano con ciò rifiutare il nuovo Stato cristiano, ma a forza di roghi e pogrom ante litteram il Mitraismo fu estirpato completamente dall'Impero Romano.

Perché tutto ciò? Perché Zindler fa riferimento appunto ad un ipotetico Mitraismo sincretistico nella sua ipotesi, attribuendo a Mitra caratteristiche che invece sono tipiche di altri personaggi (come ad esempio Attis, di cui parla anche Maccoby), quali la nascita da una vergine. In realtà, quando parla di Mitraismo dovrebbe parlare di “paganesimo”, intendendo con ciò quell'intricato complesso di religioni, convinzioni e filosofie, spesso difficilmente distinguibili l'una dall'altra, che permeava l'intera società e cultura dell'Impero Romano.

Tenendo conto di ciò, possiamo andare avanti. Secondo Zindler, il Cristianesimo come lo conosciamo oggi pullula di riferimenti astrologici, tipici appunto di alcune religioni pagane dell'epoca, ed avrebbe pure un'origine astrologica/astronomica (all'epoca la distinzione non esisteva): come Mitra uccide il toro, simboleggiando così il passaggio dell'equinozio di primavera dalla costellazione del Toro a quella dell'Ariete, così nel primo simbolismo cristiano abbiamo la morte dell'Agnello (ad esempio nell'Apocalisse), ed il trionfatore della morte è rappresentato con un pesce, o meglio con due pesci, il che starebbe a simboleggiare il passaggio del punto equinoziale dal segno dell'Ariete al segno dei Pesci. Insomma, qualcosa di simile al gran can-can che le sette new age stanno facendo, da qualche anno a questa parte, a proposito dell'“Era dell'Acquario”. Gli stessi dodici apostoli rappresenterebbero le dodici costellazioni, e contemporaneamente i dodici giudici e re delle dodici tribù di Israele, a loro volta retaggio di antiche tradizioni astrologiche; ed i nomi dei dodici avrebbero significati astrologici. I Magi di cui parla Matteo sarebbero stati sacerdoti mitraici, partiti dall'Anatolia (l'“Oriente” delle traduzioni bibliche, terra appunto di riti mitraici) alla volta di Gerusalemme in cerca del nuovo “Signore del Tempo”, come era definito Mitra. I Vangeli, poi, sarebbero da interpretarsi completamente in chiave simbolica, alla luce del fatto che le località descritte dai Vangeli non esistono nella realtà, mentre i loro nomi possono avere un evidente significato simbolico. Lo stesso Gesù sarebbe un personaggio di fantasia, il cui nome sarebbe simbolico, ed avrebbe dei significati legati ad antiche profezie – o comunque a brani dell'Antico Testamento ritenuti tali.
In seguito, l'ortodossia cristiana, nel tentativo di allontanarsi dal paganesimo, avrebbe dimenticato il significato astrologico, misterico e simbolico delle intere scritture, e le avrebbe manipolate e rigirate a piacimento durante quel micidiale processo che tra il quarto ed il quinto secolo EV portò il Cristianesimo dallo status di superstizione minoritaria a quello di religione di Stato ed incubo di ogni libero pensatore.

L'analisi di Zindler è pure interessante, benché non priva di errori (la confusione sulle caratteristiche del Mitraismo “puro”) e di forzature (la storia dei Magi appare un po' tirata...). Anch'essa, ovviamente, è un festival di letture fra le righe e ipotesi non confermate: ma in tutti gli autori che ho esaminato si possono riscontrare pacchi di ipotesi ad hoc, volte a confermare una teoria che appare già preformata a monte.

5. Uno, nessuno, centomila Gesù

Quali conclusioni posso trarre da quanto visto sopra?
L'unica conclusione certa è che il Gesù dei Fondamentalisti, quello che ha detto e fatto tutto quanto riportato nei Vangeli, non può essere esistito; e che lo stesso discorso vale per il Gesù cattolico, ove esso coincida con quello fondamentalista.
Dal punto di vista di un Gesù storico, però, la questione si complica notevolmente: gli indizi a nostra disposizione sono veramente fragili, e partendo da essi possiamo sviluppare miriadi di ipotesi, ciascuna con punti di forza e talloni d'Achille grandi quanto tutto il corpo.
Mi sento però di condividere l'impostazione “forense” di Frank R. Zindler, che cercherò di spiegare con un esempio.
Sulla base dei dati che abbiamo, possiamo ipotizzare miriadi di scenari diversi per spiegare la morte di John Kennedy, dai più plausibili, che ad esempio individuano il mandante in Lyndon Johnson, a quelli che prevedono l'ingresso in scena di UFO e démoni delle tenebre; ma, comunque sia, se vogliamo mandare in galera Lyndon Johnson, dobbiamo ammettere che non abbiamo le prove sufficienti a dimostrarne la colpevolezza. Idem in questo caso: benché moltissime siano le ipotesi, e quelle che prevedono un Gesù storico siano le più plausibili, non abbiamo prove sicure della sua esistenza. Propendo dunque per una sospensione del giudizio, ed una presunzione di inesistenza fino alla presentazione di ulteriori prove. Agnosticismo storico? Chiamatelo come volete, questo è il mio pensiero.
Anche perché si pone un problema della qualità dei materiali che abbiamo. Farò riferimento ad un'ipotesi “tipo Maccoby” o “tipo Donnini”, che prevede un Messia crocifisso per motivi politici. Ora, nei manoscritti di Qumran, non mi pare che si parli di un simile Messia – se se ne fosse parlato, d'altro canto, penso che la Chiesa non avrebbe esitato a sparare la notizia in prima pagina sull'Osservatore Romano: né abbiamo citazioni precise dai testi neotestamentari al di fuori dei Vangeli, che, come abbiamo visto, anche nella migliore delle ipotesi risalgono a dopo il 70 EV. C'è dunque un buco informativo di almeno 40 anni, nei quali avrebbe potuto benissimo svilupparsi una “leggenda urbana” su un Messia crocifisso. In altre parole: cosa c'è dietro il materiale dal quale attinsero i compilatori dei Vangeli? Una persona vera, o semplicemente dei ricordi distorti, o addirittura fasulli, od ancora delle pure parole vuote di significato ed intese solo ad essere simboliche? O, perché no, le farneticazioni di un folle?
C'è un buco, l'ho detto. Anche concedendo che effettivamente il primo Vangelo di Marco risalga, diciamo, al 75 EV, la nostra conoscenza fattuale arriva sino lì, ed all'indietro non ci sono prove né dati certi. A mio avviso, sostenere che il Gesù evangelico implica l'esistenza di un Gesù fisico, è come sostenere che lo Zarathustra di Nietzsche implichi l'esistenza di uno Zarathustra fisico: quello che implica lo Zarathustra di Nietzsche è l'esistenza della tradizione di uno Zarathustra fisico, ma non ci dice nulla di quali basi vi siano per questa tradizione.
Personalmente, propendo per una ipotesi “tipo Zindler”; ma oggettivamente, il caso Gesù di Nazaret è ancora aperto, Signori della Corte: e tutte le opzioni sono teoricamente possibili.


Note:

[1] Gli articoli in originale di Frank R. Zindler sono disponibili on line presso American Atheists e presso la loro rivista The American Atheist; in particolare, quelli relativi al tema in questione si possono trovare presso la sezione "Church" del sito American Atheists. Alcune traduzioni sono disponibili nella sezione Traduzioni di questo sito.
La teoria di Zindler sull'origine del personaggio Gesù è descritta nel suo libro Inventing Jesus, non reperibile in Italiano. [indietro]

[2] Le date così indicate vanno intese come segue:
AEV = Ante Era Volgare = a.C.
EV = Era Volgare = d.C. [indietro]

[3] Un estratto delle opere di Hyam Maccoby (nell'originale inglese) può essere letto presso Positive Atheism; in particolare, si trovano il brano principale del libro Revolution in Judea: Jesus and the Jewish Resistance e l'introduzione, con presentazione delle tesi discusse in seguito, del libro The Mythmaker: Paul and the Invention of Christianity [indietro]

[4] L'articolo in originale di Sid Green, From which religious sect did Jesus emerge?, è disponibile on line presso Internet Infidels - The Secular Web. Una traduzione dell'articolo è disponibile presso la sezione Traduzioni di questo sito. [indietro]

[5] Presso il sito di David Donnini è disponibile, oltre a molti articoli ed immagini sui rotoli di Qumran, l'intero testo, in formato Word per Windows, del suo libro Cristo, una vicenda storica da riscoprire, uscito in origine su carta per i tipi di Roberto Massari Editore [indietro]