Etica

Definizione

Per etica atea materialista si intende l'insieme dei comportamenti di una persona che non riconosce come soggetto morale né l'oggetto di una fede né tantomeno le determinazioni e i modi di una fede poiché non riconosce alcun soggetto morale.
Appartengono all'etica atea materialista tutte le affezioni umane che conducono ad una attività e non ad una passività della persona, quindi ogni emozione positiva è prettamente appartenente ad essa.
L'etica atea si fonda sulla Libertà metafisica e sulla Referenza materiale. Per Libertà metafisica si intende la negazione di ogni derivazione metafisica o subordinazione ad alcun soggetto trascendentale. Per Referenza materiale viene invece inteso il riconoscimento della materia vivente (natura, biosfera) come unico termine di riferimento vincolante, in quanto origine e fine dell'esistenza.

Commento

L'etica atea materialista non riconosce come fondamento il peccato in ogni sua definizione; essa è pertanto relativa e non assoluta; riconosce nell'essere umano, nei suoi bisogni ed emotività, un comportamento che poggia solo sulle attività umane sia materiali che culturali (come consiglia il materialismo aperto, d'altronde). Essa non ha dogmi ma solo norme dettate dalla legge umana e, quindi, variabili e migliorabili, nei sensi e nei modi. Appartenere alla società o non appartenere ad essa dovrebbe essere indifferente all'etica ma pensare ad essa disconoscendo il fondamento nella persona e nella dignità umana significa non avere compreso il suo caposaldo.

Commento alternativo

Il fondamento negativo stabilisce la totale libertà morale del soggetto e lo svincolo da ogni etica passata o futura soggetta ad un'entità ipostatizzata che si ponga come giudice trascendentale. L'ateo accetta come unico riferimento esistenziale originario e finale la materia. Negando inoltre ogni antropocentrismo l'ateo si considera costitutivamente identico ad ogni altra entità vivente sul nostro pianeta.

Principi base del comportamento ateo

  1. Libertà metafisica
    Negazione di ogni derivazione metafisica o subordinazione ad alcun soggetto trascendentale
  2. Tolleranza intellettuale
    L'ateo riconosce ai propri simili la libertà e quindi il diritto di professare fedi od ideologie qualsiasi purché non lesive dei diritti civili e naturali riconoscibili ad ogni uomo indipendentemente da classificazioni o razze. Da ciò il riconoscimento del diritto di testimoniare a favore di esse anche quando fossero in contrasto con le tesi e i principi dell'ateismo.
  3. Responsabilità biologica ed ecologica
    Come essere vivente al vertice della scala evolutiva la persona atea si fa carico, nei limiti consentiti dalla natura, di difendere il pianeta e in particolare la biosfera da ogni mutamento lesivo della sua morfologia e della sua integrità. Di proteggere la biosfera in ogni sua espressione e di non privilegiare la specie alla quale appartiene a danno di altre - fatto salvo quanto necessario alla soddisfazione dei suoi bisogni essenziali.
(La parte che segue non č ancora stata adeguatamente dibattuta, e va considerata come bozza di una bozza)
  1. Altruismo utilitaristico o Altruismo compensato o Eudemonismo naturalistico o Egoismo illuminato
    (ancora da definire la denominazione pių adeguata)
    La persona atea si preoccupa di perseguire il massimo benessere, fisico e “spirituale”, per sé e per la società di cui è parte. Il conseguimento di tale benessere comporta un atteggiamento di comprensione, di mutuo sostegno e di cooperazione nei riguardi degli altri esseri umani. Tale atteggiamento si traduce in un incremento del benessere personale e collettivo in quanto:
    1. migliora il rapporto tra le persone
    2. rende l'individuo gratificato e soddisfatto delle sue azioni
    3. a livello sociale produce un vantaggio che si riverbera su ogni componente della società stessa

Corollario

Definizione

L'etica atea materialistica si occupa di definire il comportamento ottimale dell'individuo nei confronti degli altri e della società, e della società nei confronti dell'individuo.
La definizione di tale comportamento ottimale è basata sull'analisi di situazioni sociali e personali diverse, passate e presenti, e sulla valutazione delle loro conseguenze, in maniera da apprendere dagli errori e dai successi passati. Non si riconosce alcuna derivazione di norme di comportamento da soggetti trascendentali o da dogmi ideali aprioristici scollegati dall'osservazione dei fatti.
Si definisce “comportamento ottimale” quello che permette di massimizzare il benessere sia dell'individuo che della società di cui è parte. Tale comportamento non è definito una volta per tutte, ma dipende dalle condizioni al contorno dell'ambiente naturale sociale in cui viene definito. Pur basandosi su un principio generale di “massimo benessere”, permette dunque una modifica dei dettagli applicativi di tale comportamento per adattarsi al mutamento delle condizioni al contorno.
La devianza dalle “norme di comportamento ottimale” non è a priori condannabile: in questo senso le “norme” devono essere considerate come un “comportamento consigliato” piuttosto che “imposto”. Restano salvi i diritti di difesa, dell'individuo e della società, contro comportamenti lesivi del proprio stato di benessere fisico e “spirituale” e dei principii base dell'etica enunciati in precedenza, attuati da individui verso individui, da individui verso la società, dalla società verso l'individuo. La portata, i limiti e le modalità pratiche di tale diritto di difesa sono stabiliti volta per volta mediante “contratto sociale” (legislazione), intendendo comunque anche in questo caso una struttura dinamica, pronta ad essere modificata ed adattata ad eventuali mutazioni delle condizioni al contorno.


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