Astrofisica
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La formazione delle stelle: LE
PROTOSTELLE |
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PREMESSA In generale, i modelli di
formazione stellare con la conseguente evoluzione verso la Sequenza Principale, sono basati sullo studio dell'evoluzione
di una nube di gas freddo (T=10-90 °K), che è una tipica condizione del gas interstellare.
LO STATO DI UN FLUIDO
INTERSTELLARE In condizioni interstellari una nube
è caratterizzata da alcune quantità alla cui variazione temporale è spaziale
sono associati stati di equilibrio e non della nube di gas. Per analizzare le
variazioni di queste quantità che sono, ρ (densità della nube), V (potenziale dovuto a masse interne e/o
esterne alla nube),v
(velocità macroscopica del sistema), B (campo magnetico) e P (pressione del gas), bisogna determinare un insieme di equazioni
differenziali la cui risoluzione ci permette di conoscere, a partire da una
condizione iniziale, lo stato di una distribuzione di gas.
Come si può constatare questo
tempo è molto alto, per cui per L grande il campo rimane costante anche
relativamente all'età dell'universo. Se invece si è in presenza di materiale in
moto ed L è molto piccola, allora il flusso magnetico attraverso il
"circuito" che segue il fluido è costante. In questo caso le linee
di forza del campo magnetico seguono il fluido in moto, perciò si dice che
sono "congelate". Quando il fluido è soggetto a piccole
perturbazioni attorno alla posizione di equilibrio, espressa dal
"Teorema del Viriale", queste considerazioni ci consentono di
analizzare i modi con cui si propagano le onde in un fluido.
In base alle precedenti considerazioni,
è facile intuire che per studiare la dinamica di un fluido bisogna conoscere
in dettaglio lo stato di equilibrio del gas interstellare. La condizione di
equilibrio è data dal Teorema del Viriale, che in forma matematica, nel caso
piu' semplice, cioè in presenza di un potenziale gravitazionale V dovuto solo
alla distribuzione di gas e dell'energia cinetica T del sistema, è espresso
dalla relazione:
Se supponiamo che la velocità
macroscopica del sistema sia nulla, ciò implica che l'energia T è costante,
da cui si ricava che non vi è variazione del potenziale gravitazionale,
perciò il sistema è in equilibrio. Per essere piu' precisi, bisogna tenere
conto del fatto che considerato un sistema di riferimento inerziale, la nube
rispetto ad esso può traslare e ruotare, quindi, l'energia cinetica contiene
anche il contributo dovuto alla rotazione che produce una forza centrifuga
che si oppone alla contrazione. Queste semplici considerazioni valgono se la
nube è isolata e non c'è campo magnetico. È facile intuire che gli effetti di
quest'ultimo complicano la forma del viriale e l'analisi che ne consegue. L’EQUILIBRIO DELLE NUBI
INTERSTELLARI Essenzialmente, possiamo affermare
che il moto del gas tende a produrre una pressione di equilibrio nel senso
che il gradiente di pressione tra le varie regioni della nube si oppone
(bilanciandola) alla forza gravitazionale. Ciò produce espansione nelle
regioni con alta pressione e contrazione nelle regioni con bassa pressione. Infatti, considerando l'equazione
dei gas perfetti, in condizioni interstellari per le regioni di HII con T= 80 °K, rho=3x10^-24 g/cm^3,
nH=20/cm^3,
si ottiene una pressione di
equilibrio Pe=2.6x10^-15 dine/cm^2. Quindi, alcune nubi diffuse si troveranno a basse pressioni, altre
saranno caratterizzate da alte pressioni, soprattutto quelle compresse dal
passaggio di onde d'urto provocate dalle esplosioni delle supernovae o da regioni
di HII in
espansione. Nelle regioni estese di gas ionizzato la pressione può non essere
molto diversa da Pe,
anche se vi sono delle incertezze. Infatti, in generale, in una regione di HII a 8000 °K il corrispondente valore di nH, consistente con il valore di Pe, prendendo 2.1 particelle libere per atomo di H al posto di 1.1 per le regioni di HI, è 0.11/cm^3. Questi valori sono consistenti sia con
quelli osservati sia con il valore della densità elettronica Ne=0.03/cm^3 ottenuto dalla misura della dispersione
delle pulsar. La pressione per le regioni di HII che risulta usando questi valori, è circa 3 volte maggiore
di Pe ed è consistente con
una espansione dinamica. EQUILIBRIO DI UNA NUBE DI GAS SFERICASe consideriamo una nube di gas distribuita in una sfera, il teorema del viriale, sotto precise condizioni, metterà in relazione la pressione con l’energia gravitazionale e fornirà una condizione che deve essere soddisfatta all’equilibrio. Ignorando la presenza di masse esterne alla nube, si può considerare solo l’energia potenziale gravitazionale totale del sistema, che per una sfera di densità uniforme e raggio R assume, approssimativamente, il valore GM/5R. Se R è sufficientemente grande allora il termine gravitazionale può essere trascurato, perciò la pressione interna ed esterna alla nube si bilanciano. Se, invece, la pressione esterna aumenta R diminuisce, per cui il termine gravitazionale diventa sempre piu’ grande favorendo la contrazione. Quando il termine gravitazionale diventa molto grande da favorire un ulteriore decremento di R, bisogna che la pressione esterna diminuisca poiché non sono possibili soluzioni con Po che aumenta ancora. Nel caso considerato, sono stati trascurati gli effetti dovuti alla presenza di un campo magnetico. Si può dimostrare che il campo magnetico di una nube in collasso, rimane congelato con la nube contribuendo al collasso, in quanto le forze magnetiche non riuscendo ad arrestare il collasso nelle prime fasi, esse non vi riusciranno neanche in seguito. Chandresseckar ha dimostrato che in presenza di una rotazione uniforme o di un campo magnetico uniforme, o entrambi, il criterio di JEANS vale ancora nel senso che le perturbazioni di densità, che si propagano con una certa lunghezza d’onda producono una instabilità gravitazionale se quest’ultima è maggiore di un certo valore detto lunghezza d’onda di JEANS. Analizzeremo ora la contrazione a simmetria sferica di una nube di gas di massa Mn, raggio Rn e densità rn. Questo ci permetterà di capire, in linea generale, quali sono le condizioni fisiche all’interno di una distribuzione di gas in contrazione e quale è la dinamica del processo. MODELLO PER UNA NUBE IN
COLLASSO GRAVITAZIONALE La presenza di un campo magnetico complica sia fisicamente che matematicamente la dinamica per una nube in equilibrio termodinamico soggetta a collasso gravitazionale a seguito dell’instabilità che può nascere se la nube ha una massa maggiore di un certo valore. Consideriamo inizialmente che il campo magnetico della nube sia nullo. Questa condizione non è una condizione reale, ma poiché il criterio di JEANS è valido, questo ci permette di semplificare il problema. Se la massa è distribuita a simmetria sferica, non sono presenti rotazioni e se la densità è uniforme allora si ha Mn=4/3pRn3rn dove Mn=MASSA
DELLA NUBE Rn=RAGGIO
DELLA NUBE rn=DENSITA’
DELLA NUBE Mentre la pressione è data dalla formula PG=rnKTn/m che è l’equazione per una gas alla temperatura T e peso molecolare m. Queste due semplici equazioni consentono di ricavare una semplice relazione che lega la pressione al raggio: PGµ1/Rn3. Questo implica che quando la nube si contrae si stabilisce un gradiente di pressione e quest’ultima aumenta rapidamente andando verso il centro. Per capire quale importanza ha questo fatto nel collasso bisogna analizzare il problema piu’ in dettaglio. Nel nostro caso abbiamo supposto che la nube non sia influenzata gravitazionalmente o radiativamente da masse esterne o interne, quindi il sistema si dice isolato. Ne consegue che il potenziale F è uguale al potenziale gravitazionale totale. Inoltre, la pressione P è data solamente dalla pressione del gas. Partendo, quindi, dalla condizione di equilibrio, caratterizzata da una pressione iniziale Po, densità inziale ro, raggio iniziale Ro, perturbiamo la nube considerando onde di densità che si propagano al suo interno con una certa frequenza. Come dicevamo precedentemente la causa di queste onde può essere individuata nelle esplosioni delle supernove, nelle interazioni gravitazionali tra galassie etcc…. Poiché il nostro problema è unidimensionale, essendo il collasso a simmetria sferica, bisogna considerare variazioni solo lungo il raggio. Quando la nube è perturbata, nel senso che la sua densità varia sia nel tempo che spazialmente, si crea un’instabilità di tipo gravitazionale e la nube comincia a contrarsi seguendo la legge del moto F=ma. Possiamo cosi analizzare gli stati dinamici che caratterizzano una nube in collasso. Come vedremo il problema sarà caratterizzato dai cosiddetti “tempi dinamici” del processo che ci diranno se la nube è in contrazione o no. Infatti, la soluzione dell’equazione del moto ci porta a calcolare il tempo tff di caduta libera e tef tempo di espansione dinamico. Il confronto di questi due tempi, essendo essi legati strettamente al valore della densità della nube, alla temperatura e alla velocità di contrazione confrontata con la velocità del suono, permette di affermare che se tef è maggiore di tff siamo nella fase di contrazione, mentre se è tff maggiore di tef siamo nella fase di espansione. Nel caso questi due tempi siano uguali, allora la nube sta attraversando una fase di equilibrio. Dobbiamo quindi immaginare uno scenario in cui i processi di contrazione ed espansione della nube si verifichino con una velocità supersonica. Infatti, dall’analisi dei tempi dinamici, si deduce che la variazione del raggio che determina la velocità di contrazione o espansione (ricordarsi che il raggio è uno spazio, quindi la variazione di uno spazio rispetto al tempo è una velocità), è maggiore della velocità del suono (che dipende dalla variazione della pressione rispetto alla densità) all’interno della nube. Un’ analisi ancora piu’ approfondita deve tenere conto oltre che degli aspetti puramente dinamici, anche degli aspetti termodinamici con tutte le conseguenze che ne derivano. Infatti, la temperatura e la densità della protostella dipendono dal tasso di raffreddamento o riscaldamento oltre che dalla espansione e dalla contrazione del gas. TEMPO SCALA DI
RAFFREDDAMENTO E DI RISCALDAMENTO Consideriamo il caso di una protostella ancora debole, cioè che emette poca radiazione, in grado di confinare quest’ultima al suo interno in quanto sufficientemente densa. Indichiamo con L il tasso di perdita di energia per unità di volume dovuta alla radiazione emessa dai grani, dagli atomi e dalle molecole. Sia G il guadagno di energia, che contiene il contributo dovuto alla radiazione prodotta dalla protostella che viene assorbita interamente dagli atomi e dalle molecole, e il contributo dovuto all’interazione tra la radiazione interstellare e i grani. Se il tasso di perdita di energia è maggiore del guadagno, si ha un raffreddamento della stella con un tempo scala trafµ(L-G), mentre se si verifica la situazione opposta si ha un tempo scala di riscaldamento trisµ(G-L). Quando stella è debole e densa da confinare la radiazione da essa stessa prodotta, la perdita di energia è dovuta soltanto alla diffusione dei fotoni al suo interno. Di conseguenza si ha un flusso di energia uscente che è proporzionale alla variazione di temperatura rispetto al raggio. Si ricava che il tempo di raffreddamento dipende sicuramente dal flusso uscente che ne determina il valore. In particolare, i tempi scala di raffreddamento e riscaldamento possono essere calcolati in funzione della densità e temperatura e confrontati con quelli di espansione e contrazione per una stella di data massa e composizione chimica. Usando questi risultati si può produrre un diagramma densità-temperatura per l’evoluzione di una protostella, di data massa, in un intervallo si temperatura da 1-1000 °K e di densità da 1023-1012 gm/cm3. Si possono tracciare i lineamenti evolutivi, tenendo presente che per stelle di massa maggiore di 10-2 Mo (masse solari) la curva traf= tff si trova vicino alla linea di equilibrio tef=tff. Come si può vedere nella figura, nella regione attorno alle curve traf= tff e traf= tef , il raffreddamento è piu’ veloce dell’espansione o contrazione, perciò l’evoluzione procede verticalmente. D’altra parte, nella regione tris= tff e tris= tef, il riscaldamento è piu’ veloce dell’espansione o contrazione. Quindi, le condizioni di equilibrio idrostatico non sono necessariamente soddisfatte quando la stella si trova nella regione della linea di equilibrio. Primo perché la stabilità che si oppone al moto adiabatico della protostella fuori dalla linea di equilibrio richiede che g>4/3 (esponente adiabatico nell’equazione di stato del gas). Così la stella può essere sempre in quasi-equilibrio idrostatico se la sua densità e temperatura media sono valori che si trovano nella zona di ionizzazione dell’atomo di idrogeno e nella zona di dissociazione per la molecola di H2. Secondo, il tempo scala di raffreddamento o riscaldamento come abbiamo visto possono essere maggiori di tff . tutto ciò è importante per la definizione di quasi-equilibrio idrostatico. Quindi, per trovare i lineamenti evolutivi di una protostella è necessario conoscere G e L in ogni punto del diagramma densità-temperatura. Consideriamo la regione sufficientemente vicino alla linea di equilibrio tef= tff. E’ importante notare che la direzione di una linea evolutiva è orizzontale quando essa attraversa la curva traf= tff e tris= tef . come mostrano le curve tratteggiate nella figura 1, se una stella nasce con una densità uguale a quella del punto P, essa si avvicina alla curva tris= tef senza ritorno alla temperatura iniziale. D’altra parte, una stella nata con densità tra il punto A e il punto P si avvicina alla linea che parte dal punto A. l’evoluzione dopo il punto A, dove la stella diventa opaca, è una contrazione in caduta libera quasi adiabatica. In un certo senso, il punto A può essere visto come uno stato iniziale per una stella opaca che è indipendente dal suo passato. Nelle sezioni che seguono ci occuperemo delle stelle opache, analizzando in dettaglio questi stadi evolutivi. Vedremo che certi lineamenti evolutivi sono uguali a tutte le stelle con massa maggiore di 10-2 Mo per le quali il punto A si trova attorno alla linea di equilibrio. PROCESSI DI RISCALDAMENTO E RAFFREDDAMENTO NELLE PROTOSTELLEQuesti processi devono essere studiati in due casi, che riguardano le stelle trasparenti o opache alla radiazione interstellare e stellare. Analizzeremo questi due casi confrontando i tempi caratteristici di questi processi con i tempi di caduta libera o espansione. Ciò ci darà delle indicazioni importanti sulla evoluzione della protostella. Infatti, questa si evolverà a seconda dello stato in cui si trova. Lo stato può essere trasparente o opaco, per cui la stella, che cercherà di raggiungere l’equilibrio, si riscalderà o si raffredderà in modo da sopravvivere al collasso o alla esplosione. Stadi trasparenti: le molecole che producono un efficiente riscaldamento della protostella sono quelle di idrogeno che emettono radiazione a circa 28 micron (IR). Poi, ci sono i grani che emettono radiazione termica. Infine, gli ioni come C+ , Si+ ,Fe+, che emettono per eccitazione dovuta ad impatto con un elettrone. Bisogna tenere conto anche dei raggi cosmici che ionizzano gli atomi e le molecole. Essenzialmente, in una analisi dettagliata il processo di collisione tra elettroni e atomi può essere trascurato, primo perché il tasso di interazione è basso, secondo perché quando la stella è opaca alla radiazione interstellare questo processo è inefficiente. Idrogeno molecolare: a basse temperature, circa 150 °K, la maggior parte delle molecole di H si trova nello stato rotazionale J=0. la principale eccitazione è lo stato J=2 sia per atomi di idrogeno che per le molecole con energia di eccitazione di 0.044 eV. Questo stato è diseccitato parzialmente dalle collisioni con particelle e parzialmente con emissione di fotoni a 28 micron. Cercherò, ora, di rendere l’idea di cosa succede senza l’uso di particolari equazioni, ma facendo riferimento a quelle che sono le quantità fisiche in gioco nei porcessi che stiamo descrivendo. A temperature di circa 150 °K, il contributo dei livelli alti rotazionali non può essere trascurato. Assumeremo, quindi, che per gli stadi trasparenti la concentrazione di idrogeno è: nH2=
nH. A basse densità il contributo al processo di raffreddamento dovuto alle molecole di idrogeno, supera quello dovuto ai grani. Il caso inverso succede quando una stella è opaca alla radiazione interstellare. Questo fa si che le molecole di idrogeno non giochino un ruolo determinante per raggiungere il punto critico A, dove la densità dei grani è più piccola di 10-13 nH2. (Fig. 1) Fig. 1- Confronto
dei processi di riscaldamento e di raffreddamento per stelle completamente
trasparenti alla radiazione interstellare.
Le curve continue rappresentano i bordi delle regioni dove ognuno dei
quattro processi è predominante. (Cooling=Raffreddamento;
Heating=Riscaldamento). Grani A basse temperature la maggior parte degli elementi sono condensati sotto forma di grani come nel mezzo interstellare. Questi grani hanno temperature attorno ai 20 °K, che, in generale, è diversa dalla temperatura cinetica del gas. I grani sono il mezzo più efficiente di raffreddamento a densità relativamente alte e sono anche la maggior sorgente di opacità se adottiamo come valori della densità e del raggio quelli trovati da Van de Hulst dall’assorbimento della luce stellare dovuto al mezzo interstellare. In accordo con gli studi di GUSTAD sulla temperatura di evaporazione di varie molecole composte da grani solidi, intorno a temperature di 100 °K, i grani sono composti essenzialmente da ghiaccio, NH2, CH4, con temperature in un range di 100-1300 °K. Vi sono anche composti di MgSiO3, Fe, SiO2, Fe2O3. Raggi Cosmici Per quanto riguarda i raggi cosmici, questi, interagendo con le particelle, producono un riscaldamento il cui rate diventa un contributo importante quando si è a densità di 10-18 g/cm3. CONFRONTO DEL RATE DI RAFFREDDAMENTO, DI
RISCALDAMENTO E DI CADUTA LIBERA Quando una stella è completamente trasparente alla radiazione interstellare, il rate di raffreddamento e quello di riscaldamento dipendono soltanto dalla densità e dalla temperatura e non dalla massa della stella. La temperatura dei grani, come abbiamo visto è di circa 15 °K. Il tempo di caduta libera, invece, dipende solo dalla densità. Nella fig.1 sono confrontati il tasso di riscaldamento, di raffreddamento e di caduta libera nel diagramma T-r. Il diagramma è diviso in quattro regioni che, essenzialmente, indicano le zone in cui uno dei quattro processi domina sugli altri. Questi processi non sono scambi di energia sul bordo che delimita le regioni di raffreddamento o riscaldamento. Ora, per una setlla di una massa solare, si trova che la linea di equilibrio te=tf passa attraverso la regione di raffreddamento dei grani e non attraverso la regione di raffreddamento delle molecole di H2. Così, per quelle stelle non è importante studiare il loro passato, sempre che la concentrazione degli atomi di idrogeno è confrontabile con la concentrazione degli atomi di H, come è stato assunto nel disegnare la figura 1. Si può quindi vedere che ad alte densità il rate di riscaldamento, che dipende dal quadrato della densità, è più importante del contributo dovuto ai raggi cosmici. Consideriamo una stella opaca alla radiazione interstellare, ma con densità così bassa da risultare trasparente alla radiazione termica emessa per la maggior parte dai grani. Le densità intorno alle quali una stella è opaca alla luce interstellare sono mostrate in figura 2 dalle linee e dai cerchi (neri e bianchi) per stelle di 10-2 Mo, 1 Mo, 102 Mo. Fig. 2 – Confronto tra il tempo-scala di
raffreddamento e quello di caduta libera per stelle opache alla radiazione
interstellare. Le curve tratteggiate
col punto rappresentano lo stato di equilibrio gravitazionale con indice
politropico uguale a 3. sia i cerchi
neri che quelli bianchi rappresentano lo stato in cui lo spessore ottico per
la radiazione termica è uguale al raggio stellare. In questo caso domina il contributo dei grani per il raffreddamento ed i risultati non dipendono dalla massa della stella per le curve tc=tf e tc=0.1tf che sono quasi orizzontali. E’ da notare che la curva tc=tf per densità intorno a 10-16 g/cm3, la differenza tra T e Tg è più piccola dell’ 1%. Se nella figura 2 si sostituisce 10-14 al posto di ng/n=10-13 , allora la curva tc=tf coincide con la curva tc=0.1tf. questo significa che la curva tc=tf non risente molto dal numero di grani nella regione di alta densità. CONTRAZIONE DINAMICA Nel diagramma densità-temperatura l’evoluzione di una stella opaca può essere analizzata partendo dallo dallo stato inziale descritto dal punto A (vedi astroemagazine n° 12). Quando la densità aumenta, la contrazione della stella può essere vista come una caduta libera adiabatica (vedi figura 3). Fig. 3 – Variazione della densità e temperatura
centrale per una stella opaca di 1 Mo.
Il punto A rappresenta lo stato inziale. Il punto C e il punto D, rappresentano lo
stato di rimbalzo del core e la linea DE indica la fase di riscaldamento
rapido. Il punto E indica lo stato di
quasi-idrostatica contrazione,mentre le linee tratteggiate rappresentano lo
stato di equilibrio di indice politropico 3/2.
La figura 3 si riferisce alla variazione della densità e della temperatura centrale (rhoc e Tc), assumendo che inizialmente tutto l’idrogeno era sotto forma di molecole che hanno alta densità. La linea BCD è sufficientemente in accordo con la linea EF che rappresenta l’equilibrio gravitazione per indice politropico 3/2. Se la densità diminuisce andando verso l’esterno, le shells (strati) più in alto tendono a contrarre le altre. Ciò implica che sotto le condizioni di adiabaticità l’aumento della pressione al centro è molto rapido. Quando la contrazione procede fino ad un certo limite, il contributo gravitazionale nella regione centrale diventa confrontabile o minore del contributo dovuto alla pressione; il risultato è un rimbalzo del core. La traccia evolutiva di una stella nel diagramma H-R è illustrata nella figura che segue. Fig 4 – Traccia evolutiva di una stella di una massa
solare, nel diagramma H-R, opaca. I punti da A ad E sono gli stessi della
figura 3. La linea EF indica lo stadio
di contrazione quasi idrostatica verso la sequenza principale. Herbig ha trovato che FU Orionis nella regione HI ha avuto un flare-up (aumento improvviso di luminosità) il 6 maggio, per circa 120 giorni, nel 1936. Questo fenomeno può essere interpretato come l’ultimo stadio dell’evoluzione dinamica qui descritta. CONTRAZIONE QUASI-IDROSTATICA ED EVOLUZIONE VERSO LA
MAIN-SEQUENCE Il flare-up di una stella è seguito da una fase di transizione. In questa fase l’energia del moto di massa è dissipata sotto forma di energia termica, con l’entropia che si avvicina a quella di uno stato di quasi-equilibrio idrostatico. Il tempo scala di questa transizione sta in un intervallo di 0.1-100 anni per una stella di 1 Mo. Dopo la stella si stabilisce sulla linea EF della figura 4 contraendosi in quasi-equilibrio idrostatico. L’energia totale di questo stadio è uguale alla energia spesa per dissociare le molecole di H e ionizzare gli atomi di idrogeno e di elio. Il punto E nelle figure 3-4 e i cerchi bianchi in figura 6 corrispondono a questi valori. L’evoluzione della stella può essere analizzata nella figura 5. Fig.
5 –Variazione della densità e della temperatura in una stella di una
massa solare basata su un modello con opacità costante. I cerchi neri indicano i punti del
gradiente di temperatura adiabatico, mentre i cerchi bianchi sulla curva M
indicano il bordo superiore della regione convettiva (HAYASHI) La contrazione quasi-idrostatica di una stella, continua finchè la protostella non raggiunge la sequenza principale dove la temperatura centrale è così alta da innescare l’idrogeno. L’entrata in sequenza principale di stelle con masse diverse può essere analizzata in figura 6. Fig. 6 – Entrata in sequenza principale di stelle che in pre-sequence si trovano in uno stato di contrazione quasi-idrostatica. I cerchi bianchi sono lo stato iniziale, qualli neri indicano lo stadio convettivo o stadio di età zero di sequenza principale. Dal punto di vista dinamico, quindi, l’evoluzione verso la sequenza principale di una protostella, è caratterizzata da diverse fasi di contrazione ed espansione adiabatica che dipendono dalla temperatura interna e dalla luminosità emessa. Il modello qui analizzato, di contrazione a simmetria sferica, è molto idealizzato. In realtà la nascita di una stella è caratterizzata da processi più complicati che dipendono dalla rotazione e dal campo magnetico della nube originaria.
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