La Curva di Luce della COMETA C/2002 C1 (IKEYA-ZHANG)
di Toni Scarmato (Associazione Astronomica di San Costantino di Briatico)
Sezione Comete UAI (Unione Astrofili Italiani)
La
cometa denominata C/2002 C1 è stata scoperta visualmente da Kaoru Ikeya (con un
riflettore da 25 cm a 39X) e Daqing Zhang (con un
riflettore da 20 cm a 28X) il giorno 1 Febbraio 2002 ( IAU Circular n° 7812) si
è rivelata una cometa interessante sotto molti aspetti. Il più rilevante
riguarda il fatto che i suoi parametri orbitali sono
apparsi subito simili a quelli di almeno due comete storiche: la
C/1532 R1 e la C/1661
C1. Non appena i dati
astrometrici disponibili sono stati sufficienti B.G.
Marsden ha potuto calcolare che molto probabilmente la nuova scoperta era la
cometa osservata da Hevelius nel 1661, quindi la C/1661 C1.
Cometa C/2002 C1 (Ikeya-Zhang) 12 Marzo 2002 – Toni Scarmato, Calabria, Italy
Dalle
osservazioni storiche del 1661 si evince che la cometa ha raggiunto una
luminosità che tradotta in magnitudini si aggira attorno alla m1~2, con qualche
incertezza su fatto che potesse essere anche più luminosa. Ci si aspettava
quindi che anche questa cometa potesse raggiungere una luminosità simile, ma i
calcoli fatti con le prime osservazioni pre-perieliche davano una probabile magnitudine
massima attorno al valore m1=3.
Naturalmente
le condizioni geometriche dell’ultima apparizione non erano rigorosamente le
stesse del 1661, anche se non molto lontane, e quindi l’indicazione della
magnitudine andava considerata come indicativa.
Era
comunque interessante cercare di confrontare le due
apparizioni e soprattutto tracciare in modo accurato l’andamento della curva di
luce di una cometa cosi’ luminosa.
Si
è cercato quindi di stimare correttamente la magnitudine della cometa anche se
alcuni fattori come la scarsa elevazione sull’orizzonte, il disturbo della Luna
in alcuni periodi e per alcuni osservatori forse anche il cielo non proprio
scuro hanno contribuito a rendere difficili le
osservazioni. Molti osservatori hanno
stimato una magnitudine massima ad occhio nudo pari a 2.8, mentre con il
binocolo non è stata superata la magnitudine 3. C’e’ quindi apparentemente una
certa discrepanza con le stime della precedente
apparizione.
Come
si può capire se le stime di magnitudine sono state fatte in modo corretto
oppure no? Per le osservazioni storiche
sicuramente il dubbio può riguardare più
le metodiche osservative che la qualità del cielo. E’ comunque
chiaro che ogni osservatore si trova in condizioni che possono essere molto
diverse da quelle di un altro osservatore, di conseguenza ci possono essere
delle discordanze tra le stime fatte da osservatori diversi anche allo stesso
momento. I fattori che incidono di più sulla stima della magnitudine
di una cometa sono legati al tipo di strumento utilizzato, alla sua apertura,
alle condizioni del cielo, l’altezza sull’orizzonte, questo per quanto riguarda
fattori indipendenti dall’osservatore, mentre quelli che dipendono direttamente
dall’osservatore sono la capacità di stimare le dimensioni apparenti della
chioma (che influisce in modo determinate sulla stima della magnitudine visuale
totale apparente), l’abilità ad applicare i vari metodi (In-Out, Out-Out,
Metodo di Morris), l’individuazione delle stelle di confronto ricavate da
cataloghi attendibili e non per ultima la sensibilità dell’occhio, differente
da un individuo all’altro. Considerando un osservatore esperto un errore di un
paio di decimi di magnitudine è probabilmente massimo
della precisione ottenibile.
La cometa Ikeya-Zhang disegnata
osservandola al binocolo 7x50 circa due giorni prima del passaggio al perielio
E’
quindi evidente che è necessario disporre di una
rilevante quantità di dati osservativi, possibilmente riferiti ad ogni giorno
in modo da avere un controllo incrociato tra diversi osservatori. Questo
consente di potere avere un quadro più chiaro ed eventualmente di correggere gli errori sistematici nelle
osservazioni. Una curve di luce ben definita permette
di mettere in relazione tra loro vari tipi di fenomeni che potrebbero essere
correlati, come variazioni morfologiche o nella struttura della coda.
In
questo articolo viene esaminata la curva di luce della
cometa C/2002 C1 (Ikeya-Zhang)
ricavata sia dalle osservazioni riportate nella pagina di International Comet Quarterly, a cura di Daniel Green, e quelli
degli osservatori visuali che aderiscono al programma del GOC – Gruppo Osservatori Comete – sigla che identifica da qualche anno il gruppo di osservatori
attivi della Sezione Comete dell’Unione Astrofili Italiani. Gli osservatori sono indicati in Tabella I.
N° |
Osservatore |
N° Osservazioni
Visuali |
N° Osservazioni
CCD |
1 |
A. Giambersio (Potenza, Italy) |
8 |
0 |
2 |
T. Scarmato (Calabria, Italy) |
64 |
0 |
3 |
D. Tirelli (Sossano, Italy) |
18 |
22 |
4 |
S. Baroni (Milano, Italy) |
12 |
0 |
5 |
G. Milani (Padova, Italy) |
3 |
1 |
6 |
G. Sostero (Remanzacco, Italy) |
2 |
18 |
7 |
R. Ligustri (Talmassons, Italy) |
0 |
24 |
8 |
G. Arcuri (Palermo, Italy) |
5 |
0 |
9 |
M. Martellini (Pedona di Camaiore, Italy) |
6 |
0 |
10 |
S. Checcucci (Foligno, Italy) |
19 |
0 |
11 |
R. Haver (Frasso Sabino, Italy) |
6 |
0 |
12 |
G. Vanin (Seren del Grappa, Italy) |
9 |
0 |
13 |
L. Donato (Remanzacco, Italy) |
0 |
3 |
14 |
V. Savani (Talmasson, Italy) |
0 |
18 |
15 |
M. Giuntoli (Italy) |
6 |
0 |
16 |
S. Stomeo (Scorzè, Italy) |
2 |
0 |
17 |
F. Zucconi (Lodi, Italy) |
2 |
0 |
18 |
G. Degano (Talmasson, Italy) |
0 |
7 |
19 |
L. Guatto (Talmasson, Italy) |
0 |
1 |
20 |
M.V. Zanotta (Milano, Italy) |
5 |
0 |
21 |
P. Beltrame (Talmasson, Italy) |
0 |
4 |
22 |
L. Focardi (Italy) |
0 |
14 |
23 |
F. Zattera (Malo, Italy) |
0 |
3 |
24 |
F. Scarpa (Talmasson, Italy) |
0 |
1 |
25 |
M. Zorzenon (Talmassons, Italy) |
0 |
3 |
Come accennato
in precedenza, oltre ai dati degli osservatori visuali UAI (del settore CCD se ne occupa D. Tirelli), ho usato anche i dati di ICQ di D. Green avendo così in totale ben 800
osservazioni provenienti da tutto il mondo nel periodo che va dal 2 Febbraio al
12 Luglio 2002.
L’arco di tempo considerato è stato quindi completamente
coperto e la curva di luce risulta molto ben definita.
Grazie
a questo è stato possibile effettuare una
interpolazione in modo molto semplice prendendo in esame due punti,
opportunamente separati, che rappresentassero
l’andamento della curva. Dalla
pendenza della curva sono stati ricavati i classici parametri fotometrici n e M0 che indicano
rispettivamente la pendenza della curva e la luminosità “assoluta” della cometa
ad 1 U.A. dal sole. I risultati evidenziano come i due tratti della curva pre e
post-perielica rispecchino un comportamento sensibilmente diverso della cometa.
Le equazioni che rappresentano l’andamento medio della curva di luce sono:
m1 = 7 + 10.8 log (r) + 5 lod (D) (prima del
perielio)
m1 = 6 + 7 log (r) + 5 log (D) (dopo il
perielio)
Se
confrontiamo questi due andamenti noteremo come ci sia
una sensibile discrepanza con l’andamento fotometrico reale della cometa e come
di fatto sia impossibile rappresentare la curva con parametri costanti.
L’andamento
calcolato con i primi parametri sembra essere in accordo con
le osservazioni fino a circa 15 giorni dopo la data del passaggio al perielio,
in seguito è la seconda serie di parametri ad accordarsi bene con le
osservazioni. Il fatto di incontrare una
differenza prima e dopo del perielio non è un evento raro e spesso il ramo post
perielico della curva di luce mostra una pendenza minore. Questo viene spesso correlato al fatto che durante e dopo il
perielio la componente polverosa è più appariscente, oppure potrebbe entrare in
gioco il riscaldamento del nucleo, che in base alla sua conformazione e
composizione raggiunge il massimo con un certo ritardo rispetto al massimo
irraggiamento, tuttavia simili interpretazione richiederebbero ulteriori
indagini con tecniche osservative più appropriate non essendo possibile
discriminare con precisione tra le possibili cause, queste ed altre, dalla sola
curva di luce.
In
particolare può risultare utile analizzare le
dimensioni apparenti e reali della chioma prima e dopo il perielio.
La cometa Ikeya-Zhang disegnata
osservandola con il telescopio. Si
possono notare
alcuni dettagli del falso nucleo che però non sono stati
confermati.
Toni Scarmato, Calabria, Italy
L’analisi
dei valori apparenti ricavati dai reports del GOC e dell’IAU
consente di affermare che nella fase pre-perielica la Ikeya-Zhang ha mostrato
una forte attività nella emissione di ioni e come si può vedere nella immagine
all’inizio dell’articolo il colore della coda era completamente blu. La produzione di polvere è stata molto bassa.
Dopo
il perielio, invece, le osservazioni visuali testimoniano l’espansione della
chioma che è arrivata anche a 25’ di diametro apparente mentre il grado di condensazione è sceso fino
a 0-1 nella seconda metà di Luglio.
Questo
significa una buona produzione di polvere, mentre la luminosità totale è
rimasta buona con magnitudini attorno alla 8 . Anche la coda di
polvere si è resa visibile già alla fine di Maggio.
Andamento delle dimensioni apparenti della
chioma e corrispondente valore in Km.
Dopo la veloce
espansione post-perielica, la cometa ha avuto qualche aumento di luminosità, ma
complessivamente la sua magnitudine è aumentata molto lentamente, rimanendo nel
mese di Giugno attorno alla 7.3-7.8, e successivamente
attorno alla 8.0 con il dimetro della chioma compreso mediamente tra 8’ e 10’.
Il grado di condensazione è
diminuito invece drasticamente, DC~1, facendo si che
la cometa anche mantenendo una buona luminosità, appariva molto diffusa anche
in telescopi di medie dimensioni. E’ stato quindi difficile seguirla
visulamente dalla fine del mese di Luglio in poi.
La C/2002 C1 ripresa il 29 Giugno 2002,
mostra già un discreto indebolimento
Toni Scarmato, Calabria, Italy
La
cometa C/2002 C1 (Ikeya-Zhang) è quindi ritornata dopo circa 360 anni a farci
visita ed ha mostrato una buona attivtà, raggiungendo
la magnitudine visuale attorno al valore m1=3.
La sua coda ha
raggiunto una estenzione massima di circa 6 gradi
prima del perielio e secondo alcune osservazioni anche 10 gradi dopo il
perielio. In linea di massima il su
comportamento fotometrico sembra in disaccordo con le osservazioni stroriche
che comunque devono essere considerate non molto
attendibili alla luce di una serie di fatti oggettivi. In primo luogo gli strumenti utilizzati non
erano all’altezza di quelli moderni, mentre le stime di magnitudine si basavano
su confronti diretti con stelle di cui però non si conoseva la lumnosità
apparente e di conseguenza la stima era molto approssimativa.
In questa ultima apparizione la cometa ha mostrato un
comportamento che può essere confrontato con quello di comete che mostrano una
abbondante produzione di gas prima del perielio e una discreta produzione di
polvere dopo il passaggio alla minima distanza dal Sole. Il comportamento
fotometrico è stato quindi influenzato da questi due fattori, e come si può
vedere dalla nostra curva di luce preliminare, l’andamento sembra asimmetrico
rispetto al perielio. Sono necessarie
due curve teoriche per seguire bene l’andamento reale prima e dopo il perielio.
Se si considera il fatto che il fattore 2,5n=10.8 pre-perielio e
2,5n=7 post-perielio con la magnitudine totale rispettivamente Mo=7 e Mo=6,
sembrerebbe realmente che la classificazione fatta in passato secondo la quale
veniva considerata una cometa ricca di polvere se aveva un basso n
(2<n<5), mentre ricca di gas se n è elevato (n>6), non risulta valida
in questo caso (Vedi anche G. Milani “Osservare le Comete” da
i “Quaderni di l’Astronomia”).
Infatti, il
valore di n sembra essersi mantenuto al di sotto del
valore 6 quindi dovevamo osservare una cometa ricca di polvere, mentre abbiamo
visto che solo dopo il perielio si è notato un aumento della produzione di
polvere ma che ha riguardato solo la chioma.
Comunque, queste analisi preliminari non
consentono di avere un quadro chiaro del comportamento globale della cometa
C/2002 C1.
E’
quindi evidente che conclusioni più attendibili possono essere fatte solo dopo una analisi più approfondita che includa il confronto delle
osservazioni visuali con quelle CCD e con tutti gli altri dati raccolti tra i
quali avranno fondamentale importanza le osservazioni spettroscopiche.