Ciao,
 
oggi il mio peregrinare tra i tagli alla scuola pubblica mi ha portato nei
seguenti luoghi:
 
1-Gazzettino-Brusco stop al nuovo tempo pieno ...
 
2-Repubblica-Torino-"Tremila cattedre scoperte"
 
3-Il Giorno-All’appello mancano classi e tempo pieno
 
4-La NAzione-Umbria-La scuola è in crisi Terremoto negli organici dopo la
riforma
 
5-Repubblica-Firenze-Faremo la colletta tra le famiglie per inchiostro,
carta e cancelleria"
 
Un saluto
 
 
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Gazzettino-Brusco stop al nuovo tempo pieno ...
10-04-2004
 
Brusco stop al nuovo tempo pieno ...
 
 
Brusco stop al nuovo tempo pieno nelle elementari friulane. Colpa della
coperta corta degli organici, che, tira da una parte, tira dall'altra, alla
fine lascerà scoperte le nuove richieste di tempo scuola che arrivano dalle
famiglie, penalizzando soprattutto la nostra provincia. Per rispondere alla
domanda crescente dei genitori, i presidi della regione hanno chiesto circa
60 classi di tempo pieno in più (di cui 27 in provincia di Udine e una
ventina a Pordenone), classi che con buona probabilità non saranno autorizzate.
Iltaglia e cuci della direzione scolastica regionale non è bastato a
coprire tutti i "buchi" lasciati aperti dalla esigua dotazione
ministeriale. E, d'altronde, era operazione ardua. Nonostante l'aumento di
1216 alunni nelle scuole della regione (di cui 456 in provincia di Udine e
quasi 200 a Pordenone), il Ministero ha tagliato 63 posti dietro le
cattedre. Colpa di un grossolano errore di calcolo, accusano i sindacati:
il Miur, infatti, si è basato non sul dato reale delle iscrizioni, ma su
una proiezione al ribasso, sottostimando il numero complessivo degli
alunni, «un modo di procedere inaccettabile», sottolinea Paolo Minute
(Cisl). Per cercare di riparare allo "scippo" romano, ieri la direzione
regionale ha presentato ai sindacati la sua proposta: azzerare il taglio di
posti alle elementari recuperando i 34 docenti in più assegnati alle medie,
i 20 posti concessi dal ministero per la lingua straniera e cancellando con
un tratto di penna i 18 progetti autorizzati nelle scuole di ogni ordine e
grado. Un'operazione di sartoria e rammendo che ha fatto saltar fuori una
settantina di posti. «Ma anche così - dice Antonio Luongo (Cgil) - , la
dotazione non basterà a dare soddisfazione compiuta a tutte le richieste
che provengono dalla scuola elementare. La direzione, infatti, non ha
considerato la sessantina di domande di nuove classi di tempo pieno, che
non saranno accolte. E questo nonostante il presidente del consiglio abbia
promesso a tutti i genitori italiani che il 100 per cento della richiesta
di tempo pieno sarebbe stata accolta».
 
«A fronte della ventilata disponibilità di un'ulteriore espansione del
tempo pieno, nella realtà non autorizzeranno le nuove richieste. E'
inaccettabile», gli fa eco Minute. Non solo, aggiunge Luongo: «Nelle
elementari saranno cancellati 7 progetti e verrà ridotto il tempo della
compresenza dei docenti, con la generalizzazione del modello che vuole 4
insegnanti su 3 classi invece che 3 su 2. Inoltre, saranno distribuiti 14
posti in meno per il sostegno».
 
Uno scenario fosco, che i sindacati confederali, compatti, respingono al
mittente. La prossima settimana, in occasione dell'esame congiunto, Cgil,
Cisl e Uil si apprestano a formalizzare la loro contrarietà alla proposta
della direzione regionale, con un documento comune.
 
Camilla De Mori
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Repubblica-Torino-"Tremila cattedre scoperte"
10-04-2004
 
CONTI CHE NON TORNANO
 
"Tremila cattedre scoperte"
 
L´allarme dei sindacati per il prossimo anno
 
 
 
Lo scarto più grande alle Superiori: 15mila iscritti di differenza tra
scuole e ministero
"Faremo un giorno di sciopero se da Roma non arriveranno segnali rassicuranti"
 
SARA STRIPPOLI
 
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Una differenza di 2517 cattedre alle superiori, 221 alle medie e 505 alle
elementari. Tra le richieste delle scuole e le assegnazioni del Ministero
dell´Istruzione (mancano ancora le previsioni per il sostegno), il bilancio
in Piemonte è pesantemente in negativo. L´allarme viene da Cgil, Cisl, Uil
Scuola e Snals Piemonte, dopo un incontro che si è svolto giovedì alla
direzione scolastica regionale, i sindacati prevedono un brutto inizio
d´anno scolastico in autunno e annunciano una giornata di sciopero se entro
la prossima settimana dal ministero non arriveranno segnali rassicuranti. I
numeri sono chiari, spiegano Alberto Artioli della Cgil, Enzo Pappalettera
della Cisl, Diego Mieli della Uil e Sabatino D´Alessandro dello Snals, da
un lato le richieste che arrivano dopo i conti delle scuole, dall´altro le
cifre comunicate dal ministero. Della situazione critica alle elementari
Repubblica ha già scritto, riportando l´allarme della Cisl scuola sul
rischio che la copertura di insegnanti per l´anticipo a cinque anni e messo
fosse soltanto una chimera. La posizione peggiore si rivela però adesso
quella delle scuole superiori, dove i ragazzi indicati dalle scuole sono
154.000, quelli censiti dal Miur soltanto 139.000. Tradotti in posti,
16.426 contro 13.909, una differenza che supera le 2500 cattedre. Vero è
che, fra il calcolo solo approssimativo che le scuole hanno fatto per i
potenziali bocciati e per i ragazzi per il momento iscritti sia ai corsi di
formazione professionale della Regione sia alle scuole, i numeri forniti
dagli istituti sono con tutta probabilità sovrastimati rispetto ai bisogni
reali. «È però altrettanto vero - spiegano i rappresentanti dei quattro
sindacati - che alla fine le differenze non si rivelano mai troppo
significative. Soprattutto sono molto distanti dal passivo attuale».
Martedì prossimo la direzione scolastica regionale invierà una lettera al
Ministero per chiedere rinforzi, ma se le risposte non saranno quelle che
auspichiamo, è la promessa dei sindacati, sarà di nuovo sciopero per i
docenti piemontesi. «Purtroppo non nutriamo grandi speranze - avverte
Pappalettera - se anche ci daranno qualche posto in più prevedo che alla
fine a farne le spese saranno le compresenze. Credo anche che vedremo altri
grossi pasticci sulla saturazione a 18 ore cattedra. Il problema più serio
riguarderà però il numero di alunni per classe che potrebbe arrivare in
molti casi a 30 ragazzi in un´aula, una condizione di lavoro difficilmente
sostenibile per i docenti».
Un altro punto sottolineato dalla denuncia dei sindacati è la disomogeneità
fra alcune province nell´elaborazione delle richieste delle scuole. Novara
e Alessandria avrebbero usato criteri di interpretazione più restrittivi di
quelli concordati con il direttore scolastico regionale e applicati a
Torino e nelle altre province: «Questi dati sono insufficienti per iniziare
il lavoro di suddivisione delle dotazioni organiche che così è destinato a
partire in ritardo».
 
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Il Giorno-All’appello mancano classi e tempo pieno
28 09-04-2004
 
 
SCUOLA n Le previsioni dell’ex Provveditorato per il 2004-05 non accolgono
tutte le richieste degli istituti e delle famiglie
 
All’appello mancano classi e tempo pieno
 
MILANO - All’appello mancano classi e posti a tempo pieno. Lo dicono i
sindacati commentando le indicazioni fornite dal Csa (l’ex Provveditorato)
in vista della distribuzione di alunni e docenti per il prossimo anno.
I dati del Csa dicono che alle materne statali le classi proponibili sono
1.748, vale a dire 51 in meno rispetto alle 1.799 chieste dalle scuole.
Alle elementari il quadro presentato dall’ex Provveditorato, per Milano e
provincia, è di 7.435 classi, 23 in meno rispetto alle richieste delle
scuole. Un divario che si allarga se si analizzano le richieste di
iscrizione a sezioni di tempo pieno. Il Csa prevede infatti la formazione
di 6.416 classi a tempo pieno: 36 in meno delle 6.482 chieste dalle scuole,
ma comunque 237 in più di quelle in funzione quest’anno.
E 36 classi mancano all’appello anche alle medie inferiori, dove alla
richiesta di 4.179 "unità" avanzata dalle scuole il Csa risponde con una
proposta di 4.143 classi per il 2004-05. Anche qui è da sottolineare
l’aumento delle richieste di iscrizione al tempo prolungato, che, per le
prime superano le iscrizioni a tempo normale: 712 contro 685.
Infine le superiori, dove, secondo i dati del Csa le classi prevedibili soo
5.521, mentre secondo il sindacato (Uil Scuola) le classi proposte sono
5.549, contro le 5.616 chieste dalle scuole.
Fin qui le cifre. Decisamente negativi i commenti delle organizzazioni
sindacali, reduci da un incontro con il responsabile del Csa, Antonio Zenga.
«Nella scuola primaria - si legge in una nota della Cgil Scuola - aumentano
gli alunni di 2.195 unità e la richiesta di tempo pieno da parte delle
famiglie cresce di 237 classi», mentre restano fuori «59 progetti
stranieri» e «584 posti di lingua straniera». E «non basteranno di sicuro i
278 posti aggiuntivi assegnati a tutta la Lombardia sugli anticipi» per
coprire tutte le esigenze. Lo stesso - secondo la Cgil - accade alle medie,
dove le richieste di tempo prolungato «non potranno essere soddisfatte».
La Uil ribadisce la richiesta «di 500 posti in più per Milano», sostiene la
legittimità delle indicazioini avanzate dalle scuole e afferma che «nessuna
variazione può essere effettuata se non concordata» con i sindacati.
Gi.Gu.
 
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La NAzione-Umbria-La scuola è in crisi Terremoto negli organici dopo la
riforma
09-04-2004
 
 
LAVORO Nuovi tagli
 
La scuola è in crisi Terremoto negli organici dopo la riforma
 
di Annalisa Angelici
TERNI ­ Terremoto nella scuola ternana. La «riforma Moratti» taglia gli
organici nelle scuole elementari, nel sostegno e nelle medie superiori. I
numeri spaventano: in tutto si parla di quasi 120 insegnanti in meno a
disposizione degli istituti scolastici della provincia. «La coperta è
troppo corta ­ tuona Carla Fiori della Cgil-scuola ­. Il risultato è uno
solo: meno insegnanti significa meno attività. Una politica che va a solo
danno della qualità dell’offerta formativa». Partiamo dalle elementari. I
posti tagliati per il prossimo anno scolastico sono 11: in tutto 4 alla
scuola «Mazzini» (coperti da titolari di cattedra che, secondo la
graduatoria, saranno trasferiti), 2 a Orvieto capoluogo e 5 a Fabro
(coperti da precari che, con tutta probabilità, perderanno il posto di
lavoro). «Il taglio alle elementari colpirà tutti gli organici funzionali
delle scuole, a discapito dell’offerta formativa. Questo ­ spiega ancora la
Fiori ­ a fronte di un aumento di 100 alunni, nuovi iscritti nelle classi
che partiranno a settembre 2004». Per quanto riguarda il sostegno, dai 184
di ora si passerà ai 151 del prossimo anno (con 13 insegnanti che
potrebbero, però, essere aggiunti negli organici di fatto). Ancora, nella
scuola superiore: i numeri parlano di 74 insegnanti da tagliare. «E succede
nell’anno in cui la Moratti ha promesso nuove immissioni in ruolo ­
continua la rappresentante della Cgil-scuola ­. Tanto per fare un esempio:
gli istituti di Attigliano e Baschi dal prossimo anno si troveranno ad
avere un numero talmente basso di insegnanti da essere costretti a far
funzionare le classi in pluriclassi. Oppure: a fronte di una richiesta
altissima, per la lingua straniera sono stati concessi solo 15 insegnanti.
O ancora, per la scuola d’infanzia sono state aperte nuove classi solo
perchè altrove ne sono state chiuse altre. Lo diciamo da tempo ­ conclude
la Fiori ­ : la coperta è corta. E a risentirne saranno i ragazzi che vanno
a scuola».
 
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Nazione-Massa-La riforma Moratti mette a rischio l’istruzione pubblica
redazione 102 08-04-2004 06.55
 
SCUOLADs e Sinistra Giovanile
 
«La riforma Moratti mette a rischio l’istruzione pubblica»
 
MASSA ­ Strano ma vero: a Massa le critiche alla riforma Moratti partono
dalla sede di una scuola privata: il teatro dei Fratelli Cristiani. Siamo
di fronte ad una riforma o ad una controriforma quando si parla di ciò che
sta vivacizzando il mondo della scuola e che è condannato con durezza dai
partiti di opposizione e da associazioni, compresi i bambini scesi in
piazza insieme ai genitori? Si dovrebbe parlare, senza meno, di
controriforma considerando che la riforma era stata effettuata soltanto
pochi anni fa dal diessino Luigi Berlinguer, ex ministro alla Pubblica
Istruzione. Il tema è stato affrontato e discusso nel corso di un incontro
promosso dai Ds e dalla Sinistra Giovanile, all’insegna del motto
“Promuoviamo la scuola, bocciamo la riforma Moratti”. Riduzione della
scuola dell’obbligo e delle ore da trascorrere in classe, introduzione di
ore facoltative e differenziazione di trattamento fra bambini poveri e
ricchi. Sono solo alcune delle critiche mosse nei confronti della ‘riforma’
giudicata non solo molto farraginosa ma anche di difficile attuazione. Una
riforma che, stando ai giudizi dai partecipanti al dibattito, fa acqua da
tutte le parti e mette a serio rischio la scuola pubblica favorendo lo
sviluppo di quella privata. Un duro attacco è stato sferrato ai due punti
maggiormente propagandati dalla riforma: l’introduzione, fin dalla scuola
primaria, dello studio dell’inglese e dell’informatica. Il problema emerso
è come sia possibile studiare queste materie se le ore dedicate vengono
ridotte e non ci sono i fondi per acquistare computer. Un altro aspetto che
ha alimentato molte polemiche è l’introduzione delle ore facoltative: i
giovani sceglieranno il percorso formativo insieme alla famiglia e
chiaramente chi ha una certa cultura di base sarà avvantaggiato mentre
nelle famiglie disagiate «sarà tolta la speranza di una mobilità morale» al
ragazzo. Infine si è parlato del bilinguismo: la riforma ne prevede
l’introduzione obbligatoria fin dalla scuola media inferiore anche se sono
già attive sperimentazioni. Il ministro giustifica questa scelta con il
fatto che alle elementari si studia già una lingua ma un’ora di Inglese
studiata alle elementari non ha lo stesso valore di un’ora alle medie.
Inoltre, la somma complessiva delle ore risulterebbe ugualmente inferiore.
Per quanto riguarda i numeri è emerso da uno studio che ogni alunno della
scuola statale ha a disposizione 118 euro contro i 775 di quelli privati.
La voce innovazione tecnologica e dotazioni dell’informazione ha subito un
taglio del 30%. Per attuare la riforma Moratti erano previsti 8.000 milioni
di euro, la finanziaria ne ha stanziato soltanto 90 milioni. Non è escluso
che possano essere effettuate clamorose forme di protesta quale
l'occupazione simbolica delle scuole al fine di discutere con gli studenti
e le famiglie il problema. Al dibattito sono intervenuti Carmen Menchini,
consigliera comunale dei Ds, Massimo Zanetti presidente della consulta
provinciale studenti, Nicola Nicolai della Sinistra giovanile per
l’università di Pisa, Patrizia Della Giovampaola insegnate scuola
elementare, Paolo Innocenti presidente del comitato “Genitori di Ronchi”,
Alberto Bardi presidente Cidi, Fabrizio Rocca segretario provinciale Cgil
scuola, l’onorevole Elena Cordoni e Luciano Bartoli della segreteria
regionale Ds.
Massimo G. Pighini
 
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Repubblica-Firenze-Faremo la colletta tra le famiglie per inchiostro, carta
e cancelleria"
07-04-2004
 
VOCI DALLE SCUOLE
 
Con la riforma meno ore per inglese, storia e geografia. La Magna Grecia?
Scomparsa
 
"Faremo la colletta tra le famiglie per inchiostro, carta e cancelleria"
 
 
 
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Meno ore di inglese alla media: «Sarà pure la scuola delle tre "i", ma
voglio proprio vedere come si può imparare meglio una lingua straniera
studiandola di meno» dice Rossana Casu, docente, precaria in una scuola
media del Valdarno. Le ore di inglese con la riforma passano da 99 annuali
a 54 per far posto, in parte, alla seconda lingua (francese, spagnolo,
tedesco). Così nascono le prime toppe, le prime correzioni fatte dalle
scuole grazie all´autonomia: in alcune l´inglese passa al pomeriggio, nelle
ore facoltative (ma soltanto per chi le ha scelte), al posto di musica o
degli altri laboratori. L´incertezza invece regna sul capitolo risorse:
arriveranno? Saranno sufficienti?
Con la riforma diminuiscono pure le ore di storia e geografia. Silvia
Persiani insegna lettere alla scuola media Papini di Rignano ed è
preoccupata: «Già adesso stiamo combattendo contro l´adozione dei nuovi
testi a partire dal settembre prossimo - spiega Silvia - Come facciamo a
far studiare i ragazzi che hanno seguito i vecchi programmi alle elementari
improvvisamente sui nuovi? Dalle elementari "non riformate" alle medie
modificate secondo la Moratti verrebbe a mancare un intero periodo storico,
quasi tutta la Magna Grecia».
Sul capitolo risorse, il problema è trasversale, va dalle materne alle
medie. «Se cresceranno molto le richieste del tempo scuola - dice il
preside della Pieraccini Lucido Capozzoli - noi non saremo in grado di
soddisfarle perché al momento non sono previsti fondi in più".
Più o meno stessa cosa per le elementari: «Quest´anno dovremo chiedere un
contributo volontario alle famiglie. Non basterà stringere la cinghia e
fare economie, saremo alla colletta per l´inchiostro delle stampanti, per
la carta e la cancelleria scolastica. Del resto in tre anni ci hanno
tagliato il 60 per cento dei contributi sul funzionamento della scuola, una
media del 20 per cento l´anno: mi chiedo se è questa la riforma Moratti».
Chi parla è Lia Nannoni, una mamma, presidente del circolo II di Bagno a
Ripoli. E´ una di quelle che non vorrebbe arrendersi, che partecipa a
marce, assemblee, incontri per scongiurare gli effetti di questa riforma.
Perché? «I motivi sono tanti. Prendiamo il tempo pieno - riprende Lia
Nannoni - è inutile che il ministro cerchi di rassicurare le famiglie sulle
quaranta ore che continuano a essere garantite, noi le rassicurazioni le
vogliamo sui contenuti e, tanto per dirne una, la riforma raddoppia le ore
della mensa, due ore al giorno per far mangiare i bambini, le sembra un
passo avanti?».
 
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