ROMA. Ai margini partiti e sindacati, sono stati i comitati spontanei
nati in tutta Italia, il motore di una contestazione che non si ferma
Genitori e bimbi contro la Moratti
ecco i "dilettanti della protesta"
di ANDREA DI NICOLA
Un momento della manifestazione
ROMA - "Secondo te ha fatto più male il cognato all'Inter o lei alla scuola pubblica?". Il cognato è Massimo Moratti presidente dei nerazzurri del calcio, lei, Letizia Brichetto Moratti ministro, fischiatissimo, dell'Istruzione. La domanda, inevasa, di un genitore è la metafora di una giornata che ha visto oltre centomila persone autorganizzate (tanti, tantissimi i bambini) arrivare a Roma e sfilare in corteo contro la riforma della Moratti accusata di voler smantellare il tempo pieno nella scuola primaria.
Parte da lì, dalla paura che la scuola pubblica possa finire alla deriva - un po' come l'Inter, appunto - la marea cresciuta nelle ultime settimane e che oggi ha riversato a Roma la sua onda con parole d'ordine semplici, richieste precise come quella di un bambino che sul suo cartello da uomo sandwich portava scritto: "Antonella è la mia maestra, Giovanni il mio maestro e li voglio tutti e due". Il maestro "prevalente" della Moratti viene cancellato così, con semplice ingenuità infantile.
Gli "strumentalizzatori", ovvero i partiti dell'opposizione nell'accezione della Moratti, sono rimasti ai margini. C'erano in corteo, ovviamente, ma i protagonisti sono stati i Comitati sorti spontanei in centinaia di scuole di tutto il Paese. Professionisti e impiegati, operai e insegnanti, nei quartieri bene e in quelli delle periferie, a nord e a sud, in tanti si sono trovati a lavorare fianco a fianco da settimane nel corso di assemblee, occupazioni, blocchi stradali per dire "Giù le mani dal tempo pieno", oppure come dicevano dal VII Circolo Montessori di Roma: "Il tempo pieno non è tempo perso". "Demorattizziamo la scuola" intimavano invece i genitori del Comitato di Trieste mentre Genova rispondeva: "Maestra unica per risparmiare, ne vogliamo due per imparare".
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Niente organizzazioni di massa ma tanti, tantissimi gruppi nati spontaneamente, e lo si vedeva dagli striscioni dipinti a mano, dalla difficoltà di far quadrare la metrica degli slogan. Una protesta fai da te, spesso disorganizzata ma allegra e vivace con le mamme divise fra gli striscioni da sostenere e i figli da non perdere nella calca.
Dilettanti della protesta ma non "cretini" come fanno dire ai loro figli. Non "così ingenui da credere alle lettere aperte del ministro", dice Giorgio che si è portato due figli in corteo. Più incisivo il disappunto dei genovesi che su uno striscione portato dai più piccoli hanno scritto: "Ministra Moratti siamo bambini non siamo cretini, racconta le favole ai tuoi burattini".
Hanno sfilato per tre ore con una colonna sonora del tutto inedita per una manifestazione politica: niente bandiera rossa o internazionale, nel centro di Roma risuonavano le note di "Torero Camomillo", "Cirillo curiosone" e altre hit dello Zecchino d'oro in versione originale, oppure il rifacimento ad hoc per la Moratti di canzoni famose.
I genitori e gli insegnanti di Concorezzo cantavano, sulle note di "Azzurro": "Scelgo la scuola a tempo pieno ma all'improvviso non si può più, una ministra italiana con la sua legge la butta giù", mentre i genitori di Piombino hanno rifatto "44 gatti". Tutto molto efficace come quel girotondo, non quello di Moretti e compagnia, la cui filastrocca diceva: "Giro giro tondo, casca il mondo, casca la Moratti, tutti soddisfatti".
In piazza del Popolo un palco piccolo, anch'esso fatto in casa, aspettava la massa dei genitori mentre per i bambini giochi e palloncini servivano a far passare la stanchezza. E mentre sui cellulari viaggiava la soddisfazione per un successo insperato, nonostante la stanchezza del doppio ruolo di genitori e manifestanti si organizzava già il prossimo appuntamento: il tam tam batteva un messaggio preciso "Martedì a Montecitorio per un sit in". La Moratti è avvisata.
(17 gennaio 2004)