Da L’UNITA’

Sciopero generale contro la malascuola Moratti

di Roberto Monteforte

 

 

Era nell'aria e alla fine l'annuncio è arrivato. I sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno indetto lo sciopero generale del mondo della scuola. Nella prima decade di novembre docenti, dirigenti scolastici e personale Ata si asterranno dal lavoro. È prevista anche una manifestazione nazionale unitaria a Roma. Così si concluderà un'ampia e articolata mobilitazione che coinvolgerà tutte le scuole italiane.

Il calendario delle iniziative è fitto. Dal 7 ottobre al 19 ottobre si terranno assemblee in orario di lavoro in tutte le scuole. Dal 20 ottobre al 28 ottobre sono programmati scioperi articolati per regione, alla prima ora di lezione o di servizio, per docenti, educatori, dirigenti e personale ATA. Saranno le strutture territoriali a organizzare volantinaggi, presidi e manifestazioni. Sarà la Campania la prima Regione e scioperare. Viene confermato quello già indetto per il 15 ottobre. Poi il 20 ottobre toccherà alla Basilicata e al Friuli, il 21 ottobre a Toscana, Puglia e Marche; il 22 ottobre scioperano Emilia, Umbria, Abruzzo e Lazio.

Il 23 ottobre sarà la volta di Sicilia, Piemonte e Molise; il 25 ottobre di Lombardia e Calabria; il 26 ottobre di Veneto e Sardegna; il 27 ottobre della Liguria e il 28 ottobre di Trento, Bolzano e della Valle D''Aosta. Venerdì 29 ottobre è prevista una «giornata nazionale di mobilitazione» di tutto il personale nelle scuole e nel territorio: i docenti non svolgeranno attività d''insegnamento e funzionali al di fuori di quelle strettamente obbligatorie, il personale ATA non effettuerà attività e incarichi aggiuntivi e i dirigenti scolastici si atterranno strettamente ai compiti definiti nel profilo e parteciperanno, su iniziativa dei coordinamenti unitari regionali, agli incontri presso le direzioni scolastiche regionali.

Queste sono le iniziative di lotta. Le ragioni della protesta sono state puntualizzate in un comunicato congiunto delle segreterie nazionali dei tre sindacati confederali. Cgil, Cisl e Uil giudicano la situazione «particolarmente grave» sia sul «piano contrattuale», che su quello delle «scelte economiche che il Governo si appresta ad assumere», preoccupanti sono considerate anche le condizioni di chi nella scuola lavora.

I sindacati indicano i punti di contenzioso legati al «contratto». Intanto si rivendica l''«apertura immediata delle trattative contrattuali» e l'«incremento retributivo per il biennio 2004-2005», che viene richiesto sia pari all''8% per il personale docente ed ata, quindi vi è sul tavolo «il riconoscimento professionale» e la definizione degli stanziamenti necessari per il contratto dei Dirigenti scolastici scaduto il 31 dicembre 2001.

Ma il punto politico centrale posto dai sindacati è la ferma opposizione dei sindacati a «qualsiasi tentativo di manomissione degli automatismi stipendiali e della conseguente riduzione delle retribuzioni». Si chiedono pure risorse per la scuola pubblica. Questo vuole dire invertire la politica dei tagli. I sindacati non si ritengono soddisfatti dalle assicurazioni fornite dal ministro Moratti a proposito della Finanziaria 2005. Sono ritenute inadeguate rispetto ad una scuola che vede crescere le sue esigenze e le iscrizioni di alunni. Tra gli obiettivi della protesta è indicata «la salvaguardia degli organici», «l'immissione in ruolo su tutti i posti vacanti» e il problema degli insegnanti di sostegno per tutti gli alunni diversamente abili.

Sullo sfondo c'è il giudizio critico di Cgil, Cisl e Uil sulla Legge 53 (la riforma Moratti) e il rifiuto della proposta di tutor così come è stata definita dall'Atto di indirizzo del ministro dell'Istruzione e di quello della Funzione pubblica. Viene ribadita l'esigenza di salvaguardare le prerogative dell''autonomia scolastica e di rispettare il contratto di lavoro.

L'altro punto dell'agenda sindacale è «il più fermo rifiuto della regionalizzazione del sistema d''istruzione» previsto con la devolution recentemente approvata dalla Camera e la «netta contrarietà a qualsiasi intervento legislativo finalizzato alla definizione dello stato giuridico del personale della scuola» che viene giudicata come un attacco «alle prerogative e ai diritti di rappresentanza e di tutela del personale, che minerebbe la libertà di insegnamento garantita dalla Costituzione».

I sindacati chiedono anche al ministro Moratti di ritirare la nota riservata con la quale si minacciano sanzioni disciplinari a docenti e dirigenti scolastici, ritenuto limitativo «dell''autonomia scolastica definita dalla Costituzione» e «la responsabilità collegiale dei docenti nella definizione dell''offerta formativa».

Questa è la tabella di marcia dell'iniziativa sindacale che ha un passaggio preliminare prima della proclamazione formale delle azioni di lotta, l'avvio delle procedure di conciliazione di cui è stata chiesta l'attivazione. Il 1 ottobre sciopero dell'Unicobas per l'intera giornata e manifestazione a Roma, contro la riforma Moratti e la Finanziaria.