il lavoro dello scriba
La Critica dei mestieri è un testo redatto da uno scriba per esortare il proprio figlio ad abbracciare la sua professione. Tra le argomentazioni dell'autore, la più valida è: "Uno scriba, in qualsiasi posto della città, non soffrirà".
L'autore di questo testo
aveva delle motivazioni molto valide per scrivere ciò; infatti in
tutto l'Egitto non c'era professione che fosse più considerata ne
meno faticosa di quella di scriba.
Chi la praticava era di
solito un alto funzionario al servizio del faraone, di un signore
o di un tempio. Egli aveva molteplici compiti: verificare nei campi la
posizione dei confini dopo le periodiche innondazioni del Nilo, stabilire
la quantità di grano dei raccolti per calcolare le imposte che i
contadini dovevano pagare; a lui spettava il controllo del bestiame, del
vino e di tutti gli altri prodotti che entravano nel magazzino reale. Ma
le sue incombenze non finivano qui: a volte doveva scrivere contratti,
atti giudiziari e carte per i privati.
Anche i sacerdoti dei
templi sapevano scrivere e si dedicavano a copiare testi e a recitare formule
rituali.
Uno dei materiali usati
più frequentemente perscrivere era il papiro, realizzato con strisce
ricavate dal fusto di questa pianta. Uno dei documenti frequentemente risprodotto
su pairo è il libro dei morti, un testo religioso: illustrato con
disegni, veniva collocato nella tomba del defunto per proteggerlo nell'aldilà.
Lo scriba portava sempre con se i suoi strumenti di lavoro: papiri, una
tavoletta con pennelli, un portainchiostro, un fiasco contenente dell'acqua
ed un mortaio.
Il papiro gli veniva consegnato
in rotoli, questi venivano tagliati con un cortello della misura adatta
al documento, questo coltello veniva anche usato per affilare i pennelli.
La tavoletta aveva due buchi: uno per l'inchiostro nero ed uno per quello
rosso. Il pennello usato per scrivere consisteva in un giunco affilato
in punta. Il mortaio serviva per pestare e polverizzare i pigmenti. In
una borsa di cuoio aveva sempre con se dell'acqua e gomma o essenza di
pairo per inumidire il pennello ed intingerlo nell'inchiostro. Il compito
di moòte tavolette era rituale, esse venivano poste nel luogo di
sepoltura del defunto affinchè questo potesse utilizzarle nell'altra
vita.
Come ogni professione, anche quella degli scribi aveva un dio protettore: Thot, rappresentato o con fattezze da babbuino o da ibis. Egli era considerato l'inventore della scrittura e del calendario, e signore del tempo. Sotto questa veste lo si trova nelle pitture funebri, il suo compito è quello di trascrivere la durata del regno di ogni faraone sulla foglia di una persea, l'albero sacro di Eliopoli. Egli, naturalmente, gestiva anche la "casa della vita" ovvero la scuola degli scribi, e come dio degli scribi presenziava personalmente alla cerimonia del giudizio dell'anima per trascriverne poi il risultato.
Chiunque poteva diventare scriba, anche se di
solito questa professione veniva tramandata di padre in figlio, e durante
l'Antico regno era il padre ad insegnare al proprio figlio, fu durante
il Medio Regno che comparvero le prime scuole. I bambini entravano all'età
di quattro o cinque anni e uscivano a dodici. Iniziavano copiando frasi
su frammenti di calce o ceramica, il pairo era infatti un materiale molto
costoso, oppure su legno ricoperto di gesso. Oltre a saper scrivere esse
apprendevano le leggi e l'aritmetica che era indispensabile per calcolare
le imposte. La vita all'interno di queste scuole era tutt'altro che semplice,
infatti i maestri non esitavano ad infliggere punizioni corporali se lo
ritenevano necessario.
Nelle tombe di alcuni funzionari vengono rapresentate
le scuole e nella parte superiore dei rilievi, un disegno che illustra
la scena. L'elevata considerazione sociale di cui godevano gli scribi è
dimostrata dal fatto che questa è una delle poche professioni ad
avere un proprio pittogramma, che raffigura uno strumento di lavoro, cioè
la tavoletta. questa è rappresentata in ogni minimo dettaglio. Questo
pittogramma significa scrivere e fa parte delle parole che hanno attinenza
con archivi, registri, imposte e tributi.