IL LIBRO DEI MORTI
Gli egizi ritenevano necessaria la conservazione del corpo per la vita nell'oltretomba. La mummificazione permetteva la salvezza fisica mentre il Libro dei Morti aiutava la parte spirituale, l'anima o ba, ad abbandonare la tomba.
Nell'Antico Regno gli unici
a poter accedere alla vita nell'altro mondo vicino al dio Ra erano i faraoni.
Col tempo i nobili ed i ricchi accrebbero il loro potere ottenendo il privilegio
di dividere con i faraoni la vita nell'aldilà. Questo processo proseguì
durante il Nuovo Regno: in quest'epoca qualsiasi egizio che avesse condotto
una vita giusta aveva la possibilità di rimanere nell'aldilà,
per riuscirvi disponeva del Libro dei Morti, scritto di solito su papiri
deposti vicino al defunto. il libro era un complesso di scongiuri e formule,
compilato durante il Nuovo Regno partendo dai testi dei Sarcofaghi del
Medio Regno. Era il "libro per vedere la luce".
Questo libro veniva scritto
di solito su papiro e talvolta anche sopra le bende. Era posto vicino alla
mummia, o dentro il piedistallo della statuetta del dio funerario Ptah-Sokar.
Il numero dei capitoli o delle formule del Libro, accompagnati a volte
da illustrazioni, variava a seconda del potere economico della persona
che lo richiedeva. Tuttavia, i più semplici venivano elaborati in
serie, lasciando uno spazio in bianco per scrivere il nome del defunto.
Nonostante questa varietà nel numero di capitoli, il contenuto si
può raggruppare per temi. Le prime formule trattavano della preparazione
del cadavere per il viaggio nell'aldilà: il trasporto del sarcofago
alla tomba, la rivitalizzazione dei sensi e il corte funebre. Una volta
l'oltre tomba, il defunto doveva percorrere una strada infestata da animali
feroci che tentavano di divorarlo e di sostanze corrosive.
Nella sala del giudizio,
Osiride, dio dei Morti, insieme ad altri dei, ascoltava la confessione
del defunto, che negava do aver commesso cattive azioni nella sua vita.
Se superava la prova, iniziava una nuova vita nel paradiso dei campi di
iaru o Campi Elisi. Se invece il defunto veniva considerato colpevole,
si procedeva all'annientamento totale della sua esistenza, un destino che
non dovette essere quello della maggior parte degli egizi, che apparivano felicemente rappresentati nel paradiso.
Il defunto doveva munirsi
di ogni genere di oggetti per offrire preghiere e doni agli dei durante
il viaggio verso il mondo ultraterreno. Le divinità a loro volta,
gli concedevano il potere sugli elementi (vento,acqua e fuoco), perché
fosse in grado di lottare contro i nemici che erano in agguato nell'aldilà.
Il mondo sotterraneo aveva
fiumi e laghi di fuoco, nei quali i giusti si potevano rinfrescare mentre
i cattivi morivano. Quattro babbuini sorvegliavano il lago, che era alimentato
da bracieri.
L'anima o ba era una delle
parti dell'essere umano e veniva rappresentata sotto forma di uccello con
testa umana. Alcune formule permettevano al ba di uscire dalla tomba.
Il momento più importante del Libro dei Morti era la psicostasia. L'anima del defunto veniva posta sul piatto della bilancia e contrappesa alla dea Maat: se i piatti si equilibravano il defunto entrava nel regno di Osiride; in caso contrario veniva divorato. Nel viaggio verso il mondo sotterraneo bisognava sfuggire agli agguati tesi da molti animali feroci. C'erano scongiuri e formule per annientare coccodrilli e serpenti. Un nemico temibile era il serpente Apofi, che minacciava di affondare la barca di Ra. Sebbene ogni volta Horo e Seth si unissero per sconfiggerlo, Apofi non moriva mai.