Plinio Caio Gracco
Storico e critico d'arte - Direttore Museo Gracco di Pompei

IL BIDONE COME SIMBOLO DELL’UMANITA’
Nell’immaginario collettivo di chi non conosce il movimento culturale denominato “Esasperatismo”, il “bidone” potrà molto probabilmente rimandare a quel contenitore di rifiuti che siamo soliti vedere collocato agli angoli di molte strade cittadine. Niente di più lontano dal “bidone” in questione, di forma cilindrica, che, ritrovato in anni recenti in Via Salvator Rosa a Napoli, era utilizzato per evitare la sosta delle auto davanti ai negozi. Urtato dalle macchine, spostato continuamente, risultava ammaccato, sporco, davvero malconcio. Adolfo Giuliani l’ha “restaurato”, ovvero riverniciato, abbellito, ma non ha potuto eliminare del tutto i “segni” del danno che gli era stato arrecato. Proprio così la vita umana, la natura, l’ambiente in cui viviamo, troppo spesso deturpati, “violati” nella propria innocenza, da chi non ha rispetto né per se stesso né per gli altri. La speranza è quella di “salvare” il salvabile, ovvero recuperare il più possibile quanto di “buono” è rimasto, abbellirlo, valorizzarlo. Ma, proprio come il “bidone, ci è impossibile cancellare del tutto i “segni” del degrado, i danni permanenti che sono stati arrecati alla vita umana, alla natura, e all’ambiente.
In questo senso l’Esasperatismo diventa sì una denuncia dei mali del mondo, ma anche un “esasperato” appello a che non tutto vada perduto. Per certi versi potrebbe ricordare il Decadentismo, nell’analisi reale delle “anomalie” della società fin dentro la psiche umana, o anche i “poeti” dell’Arcadia, per il tentativo di restituire a ciò che lo merita la sua originale bellezza e semplicità, o persino i Crepuscolari, con i quali gli Esasperatisti forse condividono la sfiducia nei confronti di un certo tipo di “progresso” scientifico a spese dei valori fondamentali della vita, e di conseguenza il desiderio di “rifugiarsi” nelle “piccole”, ma genuine “scoperte”, della quotidianità. Cioran parlava della “bestialità della vita” che lo aveva “calpestato e schiacciato…, … tagliato le ali in pieno volo e derubato di tutte le gioie” a cui aveva diritto. Valery arrivò ad affermare che “il capitale della nostra cultura”, ovvero non solo i “beni” culturali ma anche la nostra capacità di usufruirne, “è in pericolo”. D’altra parte, già Giordano Bruno, nel suo “Spaccio della bestia trionfante”, denunciava la “corruzione” degli dèi dell’Olimpo, che per lui rappresentavano “le virtudi e potenze de l’anima” del mondo. Auspicava però una “riforma” morale simboleggiata da Giove che convocava un’assemblea celeste per purificare il cielo dai vizi e ristabilire qualità positive.
Tuttavia l’originalità dell’Esasperatismo, che lo differenzia da ogni tipo di movimento culturale più o meno affine, consiste proprio nella molteplicità degli aspetti che si “muovono” al suo interno, offrendo continuo stimolo a così tanti poeti, scrittori, artisti, ed uomini di cultura, che hanno unito le loro “voci” per fare eco ad un’esigenza così attuale quanto urgente. In particolare gli artisti, che per loro natura sono “sensibili” alle problematiche sociali e in genere ai conflitti dell’essere umano, sono stati felici di aderire numerosi alle nobili finalità del movimento.
Ciascuno, adoperando il proprio stile, linguaggio, o tecnica personali, si è accostato alla tematica proposta ora scandagliando le profondità della “crisi” negli aspetti più inquietanti e rappresentandoli con contrasti “violenti” e colori che sanno di “marcio”, ora tentando la strada dell’ “evasione” da una realtà che si sente insopportabile e rifugiandosi nei “paradisi” incantati dell’immaginazione, fatti di tinte tenui dai colori riposanti.

Presentazione dell’evento internazionale “Esasperatismo nel contenitore della storia” - Pompei, 29 aprile 2009

IL BIDONE COME SIMBOLO DELL’UMANITA’
Nell’immaginario collettivo di chi non conosce il movimento culturale denominato “Esasperatismo”, il “bidone” potrà molto probabilmente rimandare a quel contenitore di rifiuti che siamo soliti vedere collocato agli angoli di molte strade cittadine. Niente di più lontano dal “bidone” in questione, di forma cilindrica, che, ritrovato in anni recenti in Via Salvator Rosa a Napoli, era utilizzato per evitare la sosta delle auto davanti ai negozi. Urtato dalle macchine, spostato continuamente, risultava ammaccato, sporco, davvero malconcio. Adolfo Giuliani l’ha “restaurato”, ovvero riverniciato, abbellito, ma non ha potuto eliminare del tutto i “segni” del danno che gli era stato arrecato. Proprio così la vita umana, la natura, l’ambiente in cui viviamo, troppo spesso deturpati, “violati” nella propria innocenza, da chi non ha rispetto né per se stesso né per gli altri. La speranza è quella di “salvare” il salvabile, ovvero recuperare il più possibile quanto di “buono” è rimasto, abbellirlo, valorizzarlo. Ma, proprio come il “bidone, ci è impossibile cancellare del tutto i “segni” del degrado, i danni permanenti che sono stati arrecati alla vita umana, alla natura, e all’ambiente.
In questo senso l’Esasperatismo diventa sì una denuncia dei mali del mondo, ma anche un “esasperato” appello a che non tutto vada perduto. Per certi versi potrebbe ricordare il Decadentismo, nell’analisi reale delle “anomalie” della società fin dentro la psiche umana, o anche i “poeti” dell’Arcadia, per il tentativo di restituire a ciò che lo merita la sua originale bellezza e semplicità, o persino i Crepuscolari, con i quali gli Esasperatisti forse condividono la sfiducia nei confronti di un certo tipo di “progresso” scientifico a spese dei valori fondamentali della vita, e di conseguenza il desiderio di “rifugiarsi” nelle “piccole”, ma genuine “scoperte”, della quotidianità. Cioran parlava della “bestialità della vita” che lo aveva “calpestato e schiacciato…, … tagliato le ali in pieno volo e derubato di tutte le gioie” a cui aveva diritto. Valery arrivò ad affermare che “il capitale della nostra cultura”, ovvero non solo i “beni” culturali ma anche la nostra capacità di usufruirne, “è in pericolo”. D’altra parte, già Giordano Bruno, nel suo “Spaccio della bestia trionfante”, denunciava la “corruzione” degli dèi dell’Olimpo, che per lui rappresentavano “le virtudi e potenze de l’anima” del mondo. Auspicava però una “riforma” morale simboleggiata da Giove che convocava un’assemblea celeste per purificare il cielo dai vizi e ristabilire qualità positive.
Tuttavia l’originalità dell’Esasperatismo, che lo differenzia da ogni tipo di movimento culturale più o meno affine, consiste proprio nella molteplicità degli aspetti che si “muovono” al suo interno, offrendo continuo stimolo a così tanti poeti, scrittori, artisti, ed uomini di cultura, che hanno unito le loro “voci” per fare eco ad un’esigenza così attuale quanto urgente. In particolare gli artisti, che per loro natura sono “sensibili” alle problematiche sociali e in genere ai conflitti dell’essere umano, sono stati felici di aderire numerosi alle nobili finalità del movimento.
Ciascuno, adoperando il proprio stile, linguaggio, o tecnica personali, si è accostato alla tematica proposta ora scandagliando le profondità della “crisi” negli aspetti più inquietanti e rappresentandoli con contrasti “violenti” e colori che sanno di “marcio”, ora tentando la strada dell’ “evasione” da una realtà che si sente insopportabile e rifugiandosi nei “paradisi” incantati dell’immaginazione, fatti di tinte tenui dai colori riposanti.

Presentazione dell’evento internazionale “Esasperatismo nel contenitore della storia” - Pompei, 29 aprile 2009